Capitolo VIII
Ore 18.00 - Aeroporto di Los Angeles
Xander procedeva spedito lungo il corridoio che li avrebbe portati al gate d'imbarco del volo per Mosca, Irina che gli camminava di fianco silenziosa, e dietro di loro McDonall e Dimitri, più un paio di poliziotti venuti a fare da scorta per il russo. L'altoparlante che annunciava gli orari dei voli che copriva il rumore dei suoi passi sul lucido pavimento di marmo.
Era nervoso, e sapeva che tutti se n'erano accorti. Quella storia non gli era piaciuta e continuava a non piacergli, soprattutto ora che doveva lasciare andare Irina e che si rendeva conto di quanta follia ci fosse in quella missione.
Si fermò davanti all'imbarco, dove due hostess erano pronte a effettuare gli ultimi controlli sui biglietti, guardando il tunnel che portava all'aereo con una certa insofferenza. Di solito era lui a passare di lì, l'eccitazione per una nuova missione addosso, e la consapevolezza che Irina era a casa, al sicuro, che dopo aver rischiato la vita fosse pronta a coccolarlo con le sue torte al cocco... Quel cambio non gli piacque per niente.
Ad aspettarli, vestito in giacca e cravatta e l'espressione insolitamente truce, c'era Rafail Demidoff, un pesante soprabito appoggiato al braccio e una valigetta ventiquattrore in mano. Fece loro un cenno di saluto, e rimase ad aspettare in silenzio. Come nei patti, avrebbe accompagnato Irina e Dimitri durante il volo, per dargli le ultime dritte ma soprattutto per osservare il comportamento del Mastino e scongiurare eventuali suoi tentativi di fuga.
Se prima si era convinto che mandare il russo con Irina fosse la soluzione migliore, ora si rendeva conto che forse non aveva avuto una grande idea. Dimitri si era rivelato poco collaborativo in quei giorni, e particolarmente scontroso oltre che strafottente; però, nonostante lo avessero lasciato in una stanza d'albero da solo, naturalmente controllato a vista, non aveva tentato nemmeno una volta di darsela a gambe. O rispettava davvero i patti, oppure era quello che voleva far pensare.
<< Ciò che possiamo fare ora è solo più augurarvi buon viaggio >> disse McDonall, stringendo la mano a Irina, << E chiedervi di usare tutta la prudenza possibile. Al vostro arrivo troverete la Punto nel parcheggio dell'aeroporto di Mosca, e verremo informati su come è andato il viaggio >>. Lanciò un'occhiata a Dimitri. << Dopodichè ci aggiorneremo solo quando necessario. In caso di bisogno, i servizi russi saranno a vostra disposizione >>.
Irina annuì. << Va bene... >>. Gettò un'occhiata verso Xander.
Lui la ignorò. Voleva salutarla per ultima. Afferrò malamente Dimitri per un braccio e lo trascinò lontano, in modo che nessuno potesse sentire ciò che dicevano.
McDonall non era stato particolarmente contento della sua idea sul Mastino, ma aveva accettato solo per farlo stare più tranquillo. Per precauzione, avevano fatto indossare a Dimitri un braccialetto con una microspia e un rilevatore, che glielo avrebbe fatto trovare ovunque e comunque, la cui chiave era in possesso, al momento, solo di McDonall.
Il russo ringhiò, fulminandolo con gli occhi. << Finiscila di trattarmi come un cane >>.
<< 'Sta zitto e ascolta cosa ho da dire >>. Xander gli si piazzò davanti, lo sguardo minaccioso. << Fai solo un passo falso, e ti vengo a prendere personalmente, chiaro? Se ho anche solo il sentore che tu stia facendo il furbo, ti chiudo con Challagher per il resto dei tuoi giorni... >>.
<< Non sono così idiota da giocarmi la possibilità di uscire prima di prigione >> lo interruppe Dimitri, il labbro arricciato in segno di fastidio. << Non prendertela con me, se la tua ragazza è un'incompetente... >>.
<< Invece me la prendo con te >> disse Xander, << Ti mando là solo perché non sarà da sola... La devi tenere d'occhio, chiaro? Sei tu l'esperto di quella zona, quindi fa in modo che non le succeda niente... Se le viene torto anche un solo capello, siete finiti, tutti quanti >>.
Il russo doveva avere una incredibile voglia di tirargli un pugno in faccia, a giudicare dalla sua espressione, ma si limitò a guardarlo in cagnesco. Le spalle sotto il suo maglione nero si irrigidirono, mentre i suoi occhi grigi guizzarono per un momento verso McDonall e Irina.
<< Se hai così poca fiducia in noi, perché ci stai mandando? >> ringhiò.
Xander rimase zitto, colpito da quell'affermazione: Dimitri aveva colto il problema. Però non si aspettava che gli ponesse una domanda del genere.
"Appunto, perché vi sto mandando?"
Xander lo fissò per un istante, rimanendo il silenzio. La verità era che era l'unica alternativa che aveva, ma non poteva certo dirlo al russo. Doveva dimostrargli che aveva tutto sotto controllo, che non ci fossero margini di errore.
<< Controlla tutto quello che fa >> continuò, ignorando la sua domanda, << E soprattutto quello che le danno da bere, chiaro? >>. Ricordava bene cos'erasuccesso quella volta che le avevano rifilato qualcosa di strano nel bicchiere...
<< Vuoi anche che la imbocchi quando è ora di mangiare? >> chiese sarcastico Dimitri.
<< No >> rispose secco Xander, << Voglio che tu faccia in modo che non le accada niente, sono stato sufficientemente chiaro? Il tuo compito è quello >>.
<< Che altro vuoi, Went? >> sbottò Dimitri, << Se mi hai fatto uscire per riempirmi di minacce, potevi lasciarmi la dentro... >>.
"E' una mia impressione, o sembra che preferiva stare in cella?".
<< Tu rispondi a me >> lo interruppe Xander, << Anche se i patti con White non sono questi. Qualsiasi cosa succeda, i miei ordini avranno la priorità su quelli di tutti gli altri, compreso McDonall. Non darmi modo di pentirmi di ciò che ho fatto >>.
Dimitri gli diede le spalle senza dire nulla, e raggiunse il gate d'imbarco. Irina li aveva guardati fino a quel momento, gli occhi spaventati puntati su di lui. Xander la raggiunse e la tirò da parte, sentendo che l'ansia saliva.
<< Andrà tutto bene, Xander >> disse lei dolcemente, << La stiamo facendo più tragica di quello che è... >>.
<< E' tragico, Irina >> disse lui, << Non voglio che te ne vada laggiù... Potrebbe succedere qualsiasi cosa... >>.
Irina sorrise. << Io non faccio tutte queste storie, quando sei tu a partire >> sussurrò, << Starò bene, vedrai. Quando arrivo ti telefono. E poi tra un paio di giorni sarai a San Pietroburgo, magari una volta possiamo incontrarci a metà strada, no? >>.
Xander le prese il volto tra le mani, esasperato. Non era così che dovevano andare le cose: avrebbe dovuto essere lui a prendere quell'aereo, e lei a salutarlo...
<< Promettimi che non farai sciocchezze, ok? >> disse lui, ignorando lo sguardo di McDonall, << Che farai attenzione, perché ti rivoglio tutta intera come ora, d'accordo? Piuttosto abbandoni la missione, ma ritorni da me... >>.
<< Certo che torno da te >> disse Irina, sorridendo quasi pensasse di trovarsi davanti a un bambino, << Non fare così, dai. Tu però nel frattempo non trovarti un'altra ragazza, ok? >>.
Xander la tirò vicino e la baciò sulle labbra. << Non posso trovarne un'altra uguale a te... Qualsiasi cosa e ti vengo a prendere >>.
Irina li accarezzò la guancia. << Stai tranquillo... E anche tu non fare sciocchezze, quando sarai a San Pietroburgo >> disse, << Non pensare a me, pensa a tornare tutto intero anche tu >>.
Xander la abbracciò, l'istinto che gli diceva di non farla partire. Forse era solo suggestione, forse solo il fatto che aveva paura che finisse nei guai, ma aveva un brutto presentimento... Era troppo giovane per andare laggiù...
<< Fa' attenzione, piccola >> sussurrò.
<< Anche tu... Ti amo >>.
<< Ti amo anche io >>.
Irina lo baciò a lungo, esattamente come faceva tutte le volte che si separavano, e Xander assaporò a fondo quel gusto dolce e piccante delle sue labbra, per poterselo portare con sé per un po' e sentire meno la sua mancanza. Non riusciva a rassegnarsi all'idea di saperla lontana e in pericolo, e non ci avrebbe mai fatto l'abitudine: la conosceva così bene che sapeva che da sola Irina era in grado di combinare qualsiasi danno, soprattutto a se stessa.
<< Xander... Dobbiamo andare >> sussurrò Irina, gettando un'occhiata verso l'imbarco, << Lo so che è difficile per te, ma non preoccuparti, ok? Tra due giorni saremo meno distanti, va bene? >>.
Lui sfiorò di nuovo le sue labbra. << Cercherò di non farlo, piccola. Quando arrivi telefonami, ok? >>.
Irina gli schioccò un ultimo bacio, poi si allontanò di un passo. Aveva gli occhi lucidi, ma non piangeva; cercava di non farlo mai, quando si separavano. Perché Irina era fatta così, donna e bambina al tempo stesso, forte e fragile insieme. Temprata dal dolore ma anche dolce come il miele, con quegli occhi da cerbiatta che gliela facevano apparire come un libro aperto.
La guardò abbassarsi e afferrare la piccola valigia che era concessa come bagaglio a mano, i capelli che le nascondevano il volto.
"La posso ancora fermare, la posso ancora fermare...".
Rimase inchiodato dov'era, paralizzato. Bastava allungare la mano e afferrarla, prenderla di peso e costringerla a tornare a casa... Era per il suo bene, in fondo.
Ma non si mosse. Non si mosse perché sapeva che se si fosse comportato in quel modo, Irina non lo avrebbe mai perdonato: oltre a dimostrarle che non aveva fiducia in lei, l'avrebbe umiliata facendola sentire quasi una bambola. E lui aveva sempre voluto dimostrarle il contrario, da quando stavano insieme.
Irina si voltò lentamente, avviandosi verso l'imbarco, con la valigia che sembrava incredibilmente pesante. Xander fissava le sue spalle, senza riuscire a dire nient'altro, finché non la vide inchiodare e girarsi di nuovo verso di lui.
"Ci ha ripensato!".
No, Irina non ci aveva ripensato, perché nei suoi occhi, all'improvviso, c'era qualcosa di diverso. Non più da cerbiatta, non più dolci come li vedeva sempre lui... C'era Fenice, dietro quell'espressione determinata.
<< Perdonami per quello che sto facendo >> disse lei, << Ma sento che è la cosa migliore per tutti quanti >>.
Irina guardò il sedile vuoto vicino al finestrino dell'aereo, l'hostess bionda e carina che sorrideva a tutti i passeggeri e indicava i posti a pochi metri da lei, nella sua bella divisa blu oceano.
<< Ti siedi, o hai bisogno di una mano anche per questo? >>.
Irina si voltò di scatto, Dimitri che le incombeva addosso e Demidoff dietro di lui. Non si era aspettata che il russo fosse migliorato, ma sembrava addirittura più scontroso che in passato, e continuava a esserne ancora intimidita. Quegli occhi grigi sembravano trapassarla da parte a parte nella speranza di fulminarla all'istante.
Tuttavia, mostrare paura era l'ultima cosa che doveva fare per dimostrarsi determinata, cosa che in effetti era. Si scostò, alzò il mento per indicare il sedile e disse, serafica: << Quello è il tuo posto >>.
Dimitri sbuffò e si sedette, e Irina attese che Demidoff prendesse posto vicino al russo. L'agente però non accennò minimamente a farlo, rivolgendole un'occhiata eloquente.
"Ho capito... Tanto vale che scambiamo quattro chiacchere durante il viaggio".
Si sedette di fianco a Dimitri, scrutandolo con la coda dell'occhio. Si erano incontrati qualche giorno prima nell'ufficio di McDonall, ma in quel frangente non si erano praticamente parlati. Visto che dovevano lavorare insieme, forse era meglio che iniziavano a "fare amicizia".
Dimitri si allacciò la cintura, mentre Demidoff si accomodava di fianco a lei e iniziava a sfogliare una rivista. L'hostess stava continuando a mostrare ai passeggeri i loro posti, sorridente, l'orlo della gonna che si muoveva incessantemente mostrando le sue gambe snelle...
Metà degli uomini dell'aereo stavano cercando di non farsi vedere mentre sbirciavano ciò che la divisa dell'hostess lasciava vedere, e Irina fece una smorfia. Persino Demidoff, di fianco a lei, gettò un'occhiata.
Curiosa di vedere la reazione di Dimitri, lo guardò con la coda dell'occhio. Di sicuro due anni di cella dovevano averlo reso piuttosto famelico, dal quel punto di vista, e Xander doveva saperlo meglio di lei perché l'aveva avvertita di non commettere nessuna imprudenza, ed evitare di provocarlo anche solo inconsciamente.
Vide il russo rivolgere lo sguardo sulla ragazza intenta a smistare i passeggeri, squadrarla da capo a piedi con l'espressione imperscrutabile come a valutarla, e poi spostare la propria attenzione fuori dal finestrino dell'aereo, sulla pista.
Irina ricordò le voci che giravano su Dimitri riguardo ai suoi gusti difficilissimi in fatto di donne: qualcuno aveva insinuato che fosse gay, ai tempi dellaBlack List, ma lei non ci aveva mai creduto. Challagher una volta le aveva accennato di aver avuto "l'onore" di conoscere una delle ragazze con cui era andato a letto Dimitri, una asiatica di passaggio a Los Angeles.
"Non sarà abbastanza carina per i suoi gusti..." pensò.
Distese le gambe, guardando svogliatamente gli ultimi passeggeri che prendevano posto lungo l'aereo, la pista che si intravedeva dal finestrino quadrato, il sole ormai basso. Sarebbero state ore molto lunghe, ferma immobile su quella poltrona, perché ci sarebbe voluta tutta la notte per arrivare a Mosca.
Appoggiò la testa contro lo schienale, gettando un sospiro a metà tra l'ansioso e il soddisfatto. Era sull'aereo, ormai era fatta.
"Chissà quanto tempo ci vorrà prima che mi penta di tutto questo...".
Sbuffò. Si era ripromessa di non pentirsi mai di aver fatto quella scelta, proprio perché aveva sconvolto tutti quanti, persino sé stessa, ma sapeva che sarebbe stato difficile. Sapeva che, nonostante fosse stata una pilota clandestina per due lunghi anni, non era pienamente conscia a cosa stava andando incontro, che comunque avrebbe sofferto e avrebbe avuto paura...
Scosse il capo. No, non ci doveva pensare. Come sarebbero andate le cose, lo avrebbe scoperto presto, e altrettanto presto avrebbe imparato a cavarsela da sola. Solo allora si sarebbe data il privilegio di valutare la sua decisione.
Guardò Dimitri, completamente assorto a guardare fuori dal finestrino, e decise di provare a scambiare due parole con lui, visto che Demidoff non sembrava proprio averne l'intenzione: aveva già tirato fuori il suo pc portatile e stava scrivendo qualcosa con aria professionale.
<< Di preciso, dove si trova il tuo appartamento? >> domandò Irina, ricordando la faccia che aveva fatto Xander quando White gli aveva detto che, visto l'entrata di Dimitri nella missione, sarebbero andati a stare nel suo appartamento per destare meno sospetti...
<< Quando ci arriveremo, lo vedrai >> rispose laconicamente il russo, afferrando la rivista di auto che le venne passata da un'altra hostess, decisamente meno carina della prima.
Irina si appoggiò allo schienale, fissando la lampadina al neon nel soffitto dell'aereo. Sarebbe stato un viaggio molto lungo, e anche molto silenzioso...
Ore 16.00 - Carcere di San Francisco
<< Sembra sparita dalla circolazione >> disse Sebastian, il volto mezzo coperto dalla sciarpa, << E' da una settimana che c'erano strani movimenti, a casa sua, e ora sembra scomparsa... >>.
William guardò il meccanico oltre il vetro che lo separava dalla libertà, il labbro arricciato per il fastidio di quella notizia. Il borbottare degli altri detenuti che parlavano con i loro parenti copriva le loro voci, le luci che gettavano strane ombre sui volti arcigni degli sbirri a pochi metri da loro.
<< Cosa vuol dire scomparsa? >> ringhiò.
<< Deve essere partita >> rispose il meccanico, grattandosi la testa, << Ma non so per dove... E' strano, ma... >>. Si interruppe, lasciando la frase a metà.
<< Strano cosa? >>. William gettò uno sguardo verso il poliziotto appoggiato alla parete dietro il meccanico.
Sebastian gli lanciò un'occhiata. << Credo stesse preparando qualcosa >> disse, a il tono basso, << Mi sono giunte voci che in questi due anni non ci sono stati movimenti di piloti clandestini, a Los Angeles, ma qualche settimana fa la sua auto è stata vista correre lungo l'autostrada... Più di una volta, verso San Francisco... Adesso sono due giorni che non si vede da nessuna parte, sembra scomparsa nel nulla... >>.
William rimase in silenzio, appoggiandosi allo schienale della sedia di legno, perplesso. Il comportamento di Irina era strano, e in più veniva a sapere che aveva ancora la sua auto... E ora spariva?
<< Come fai a essere sicuro che sia partita? >> domandò.
<< Mi sono appostato davanti a casa sua più di una volta >> rispose Sebastian, << Non c'è. Sono rimasti solo suo padre e i suoi fratelli >>.
Strano, davvero strano. Irina che tirava fuori la Punto dopo due anni, e si dirigeva verso San Francisco... Esattamente dove si trovava lui. Si era aspettato di saperla a casa, a frequentare l'università o a cercare un lavoro onesto...
<< Went? >> chiese William.
<< L'ho visto un paio di volte, le bazzica ancora intorno >> rispose Sebastian, << Ma non è partito con lei. E' ancora a Los Angeles, di questo sono sicuro. Ho visto la sua Ferrari in giro, in questi giorni >>.
"Si sono lasciati" pensò William di getto, poi scosse il capo.
Il fatto che si trovassero da due parti differenti non doveva per forza significare che non stessero più insieme, anche se lui lo sperava vivamente. Tuttavia, doveva per forza essere successo qualcosa... Went da una parte, e Irina dall'altra...
Possibile che se ne fosse andata? Che lei e lo sbirro si fossero lasciati veramente? E poi era strano che avesse di nuovo messo in circolo la sua auto, quando da due anni non si vedevano piloti clandestini a Los Angeles...
<< La fuga? Sai qualcosa? >> chiese, per togliersi quel pensiero dalla testa.
<< Blacktree mi ha detto qualcosa, in proposito, ma sta ancora progettando >> rispose Sebastian, << Pare voglia farti uscire facendo credere che tu stia male... Si spaccerà per un medico, o qualcosa del genere... >>. Il suo tono era quasi un sussurro, e si era sporto completamente in avanti per evitare che i poliziotti riuscissero a cogliere cosa stavano dicendo.
<< C'è un cambiamento >> disse William, secco, << Voglio far uscire anche un altro detenuto... Deve studiare un altro piano >>.
Sebastian lo fissò. << Sei pazzo? Già tanto se riuscirà a far uscire te! >> sussurrò, << Siete tutti controllati a vista, come credi che riuscirà a far scappare due persone di qui? >>.
<< Non mi interessa >> ringhiò William, << Lo pago bene apposta. Ha tutti i soldi che gli servono, riuscirà a farci uscire, se vuole >>.
Sebastian sembrava poco convinto, ma non insistette.
<< La fuga potrebbe slittare, allora >> disse.
<< Aspetterò >>. William fece il gesto di stiracchiarsi. << Quando usciremo, avremo bisogno di un auto non troppo vistosa, ma potente. Trova un posto tranquillo per nasconderci un paio di giorni, intanto deciderò cosa fare >>.
<< Vuoi lasciare la California? >> chiese Sebastian.
<< Sicuramente >> rispose lo Scorpione, << Ce ne andremo finché le acque non si calmeranno... Posso chiedere aiuto a qualche mia vecchia conoscenza, ma non sono sicuro che me lo daranno. Nel frattempo, cerca Irina. Dovunque sia, la voglio ritrovare >>.
Ore 7.00 - Aeroporto di Mosca
Quando Irina mise piede fuori dal tunnel che l'aveva condotta fino al gate di imbarco, la prima cosa che le saltò all'occhio fu l'abbigliamento della gente che camminava intorno a loro. Totalmente diverso dal suo, e notevolmente più pesante.
Lasciò vagare lo sguardo nella grande hall dell'aeroporto, incuriosita dall'atmosfera "invernale" che aleggiava; nonostante fosse ancora novembre, sembrava già Natale per via della neve che vedeva brillare dalle ampie vetrate azzurre che davano sulla strada e sui parcheggi.
<< Benvenuti a Mosca... >> disse Demidoff, tirando fuori il suo cellulare con aria truce.
Irina guardò Dimitri, aspettandosi di vederlo almeno un po' felice, ma rimase delusa anche questa volta. Il russo non sembrava provare nessuna emozione, e si limitò a raccogliere la sua valigia che aria stanca.
<< Qui ci sono le chiavi della vostra auto >> disse Demidoff, consegnando a Irina una busta di carta che aveva tenuto fino a quel momento nella tasca interna della giacca, << L'abbiamo lasciata nel parcheggio sotterraneo. Da questo momento in poi dovete procedere da soli, perché non possiamo rischiare di farci vedere insieme. Sicuramente qualcuno riconoscerà Dimitri, quando si farà vedere in città >>.
Irina annuì, accorgendosi di essere molto stanca. Aveva dormito molto poco sull'aereo, ma non poteva dire di essere stata disturbata: Dimitri non aveva spiccicato parola nemmeno una volta.
In quel momento il russo si avvicinò, massaggiandosi il polso dove Xander gli aveva legato il braccialetto che lo avrebbe reso sempre reperibile. Fece una smorfia e fissò Demidoff.
<< Sappiamo cosa dobbiamo fare >> ringhiò, << Provvederemo ad aggiornarvi quando lo riterremo opportuno >>.
<< Quando io lo riterrò opportuno >> specificò Irina, gettandogli un'occhiata in tralice, << Telefonerò io a McDonall per comunicargli come vanno le cose >>.
Dimitri si produsse in uno sbuffo irritato e andò verso il nastro trasportatore per recuperare i bagagli che erano finiti nella stiva durante il viaggio, e Irina sentì la rabbia montare. Se era tanto scocciato di fare quella missione con lei, perché aveva accettato?
<< Agente Dwight >> chiamò Demidoff, tirando fuori un'altra busta di carta, questa volta con l'espressione di chi sta per rivelare qualcosa di segreto, << L'agente Went mi ha chiesto di darle queste, ma si è raccomandato di non farlo sapere a nessuno >>.
Irina prese la busta, soppesandola. Dentro c'erano due piccole chiavi di metallo, che dovevano servire ad aprire qualcosa di altrettanto piccolo.
<< Cosa sono? >> chiese.
<< Le chiavi del braccialetto di Goryalef >> rispose Demidoff, attento a non farsi sentire da nessuno, << In caso di estrema necessità potrà usarle, ma è necessario che Dimitri non sappia niente per non incentivarlo nella fuga >>.
Irina nascose le chiavi nella tasca interna della giacca e annuì.
<< Va bene, grazie >> disse, << Se avrò bisogno di lei, la chiamerò >>.
Prese la sua borsa e raggiunse Dimitri, che aveva già recuperato tutti i bagagli, tranne naturalmente le valigie di Irina. Lei evitò di commentare, decisa a far vedere a quel russo da strapazzo che non era proprio una stupida, né tantomeno una bambina lagnosa.
Una volta presi tutti i loro borsoni, si diressero verso il garage sotterraneo, senza dirsi una parola. Ora che Irina si trovava da sola con lui, provava un po' di apprensione, soprattutto perché non ricordava che Dimitri fosse così alto, e pure così muscoloso. Eppure, in fondo in fondo, aveva la strana convinzione di potersela cavare, ora che la sua missione era cominciata.
Trovarono la loro auto parcheggiata in un angolo in mezzo a due furgoni grigi, ma non come si attendeva Irina. La Grande Punto era stata caricata su un carrello, coperta da un telo scuro, agganciata a un enorme Hummer H2 nero dalle cromature scintillanti con tanto di luci rotonde in bella vista sul tetto, nemmeno dovessero fare un safari notturno.
Le quattro luci brillarono quando Irina aprì le portiere dell'Hummer. Dimitri afferrò subito la maniglia del veicolo, senza darle il tempo di decidere chi dovesse guidare.
<< Ehi! Aspetta un attimo... >>. Irina si avvicinò rapidamente.
Dimitri si voltò di scatto e le lanciò un'occhiataccia. << Non ero io "l'esperto della zona"? >> chiese, sarcastico. Si arrampicò sul veicolo senza aggiungere altro.
La ragazza sbuffò, dandogli ragione: in effetti, non sapeva nemmeno dove dovessero andare.
<< D'accordo... Ma attento a quello che fai >> disse, e salì al posto del passeggero.
Quando Dimitri si mise nel lato guida, Irina si accorse con quanta trepidazione attendesse quel momento: il russo saggiò il volante con una delicatezza quasi impensabile per lui, e gli scappò un sospiro. A quanto vedeva, le gare dovevano essergli mancate più delle ragazze e tutto ciò a loro collegato...
Mise in moto l'Hummer e lentamente si diresse verso l'uscita, le luci che illuminavano le pareti di cemento come fari giganteschi.
<< In che zona di Mosca abiti? >> chiese Irina, allacciando la cintura.
<< A Nord >> rispose rudemente Dimitri, percorrendo la rampa che li avrebbe portati fuori. Le ventole del riscaldamento si accesero tutte di colpo, scaldando subito l'interno del veicolo.
Una volta usciti, ciò che colpì di più Irina fu il freddo, e comprese all'istante gli abiti pesanti che aveva visto indossare ai pochi russi che calcavano l'aeroporto a quell'ora di mattina. Non che in auto lo sentisse, ma l'atmosfera che aleggiava era chiaramente già quella invernale, nonostante fosse novembre. C'era uno spesso strato di neve, per terra, e l'aria doveva essere gelida, a giudicare dalla brina che si era formata sui vetri delle macchine parcheggiate.
<< Ma quanti gradi ci sono? >> domandò, guardando fuori dal finestrino preoccupata.
<< Tre gradi... La media invernale è di meno sette >>. Dimitri svoltò a destra, dimostrando chiaramente che ricordava dove dovesse andare. Sperava fosse il luogo dove dovevano essere diretti, perché poteva benissimo anche aver preso una strada tutta diversa...
"Non cominciamo. Sono armata e determinata. Se prova anche a fare di testa sua, gli faccio vedere io che sono rimasta ancora Fenice...".
Cercò di distrarsi pensando a qualcos'altro, Mosca che scorreva fuori dal finestrino, silenziosa e gelida. Fece mente locale, chiedendosi se in valigia avesse messo abiti abbastanza pesanti: correva anche il rischio di finire assiderata, oltre che ammazzata da qualche pilota clandestino... Xander si era premurato di farle avere armi, protezione, aiuto, ma non gli era minimamente passato per la testa di dotarla anche di una pelliccia ultra-pesante.
Dimitri imboccò quella che sembrava una grande strada sopraelevata, a velocità sostenuta, il carrello con la Grande Punto che sferragliava dietro di loro. Grossi fuoristrada e utilitarie scure procedevano rapidamente, con i proprietari nascosti dai vetri oscurati, mentre insegne al neon totalmente fuori luogo, come quella di una palma verde, brillavano nell'aria gelida e uggiosa di Mosca.
Tutto era molto diverso da Los Angeles, a partire dalla velata aura di freddezza che sembrava trasparire dai russi: persino le signore, tutte imbacuccate in pesanti pellicce, avevano un'espressione piuttosto aggressiva, mentre Irina le guardava attraversare la strada con aria altezzosa. Dimitri non sembrava poi tanto fuori posto, lì in mezzo. Magari per gli standard russi non era nemmeno tanto distaccato.
Arrivarono davanti a un palazzo dai mattoni chiari e dall'aria aristocratica, e Dimitri parcheggiò l'Hummer nel cortile interno, deserto. Qualcuno aveva lasciato il cancello aperto, come si aspettasse il loro arrivo. Le luci dell'ultimo piano erano accese, ma gli altri appartamenti sembravano vuoti.
Dimitri si slacciò rapidamente la cintura, e rimase un momento a guardare il palazzo con aria assorta. I suoi occhi grigi si soffermarono sulle finestre illuminate, la fronte aggrottata. Poi, di scatto, scese dall'Hummer, raggiungendo la porta d'ingresso dello stabile, la scaletta di marmo lucida di ghiaccio.
"Aspettarmi no, eh...".
Irina chiuse la cerniera del giubbotto fino alla fine, si avvolse la sciarpa bene intorno al collo, poi scese dall'auto.
La ventata di aria gelida che la colpì le tolse il fiato, ma Dimitri non ebbe la stessa reazione. Lo vide gettarle un'occhiata sprezzante, poi aprì il portone ed entrò nella tromba delle scale quasi fosse arrivato da solo. Irina lo seguì in silenzio, sempre più nervosa.
L'interno era molto più caldo, e tornò a respirare. Una ripida scala dal mancorrente elaborato portava ai piani superiori, e la porta dell'ascensore si stagliava in fondo al corridoio. Vide Dimitri iniziare a salire, e gli rimase dietro.
Il russo si fermò davanti alla porta del quarto piano, l'ultimo, e invece di tirare fuori le chiavi per aprirlo, suonò. Irina rimase a guardarlo, chiedendosi cosa stesse facendo.
Un attimo dopo, la porta venne aperta, e sbucò fuori una donna che doveva avere all'incirca trent'anni, dai capelli castano rossicci legati in una coda bassa, gli occhi scuri dall'espressione minacciosa e le labbra carnose. Era incinta, a giudicare dal ventre ingrossato. Per un istante guardò Dimitri senza vederlo per davvero, poi gridò qualcosa e lo abbracciò.
Irina rimase di sasso nel vedere un'espressione di affetto così sfrontata, e per un momento credette che Dimitri la spingesse via, arrabbiato. Il russo però rimase di ghiaccio e si limitò a lasciarsi abbracciare, gli occhi grigi meno aggressivi del solito.
La donna disse qualcosa in russo, che naturalmente Irina non capì, ma riuscì a intuire che fosse sorpresa. Non si aspettava l'arrivo di Dimitri, che borbottava con il suo tono rauco e basso, parlando di chissà che cosa. Il fatto di non riuscire a capire la faceva sentire a disagio... Però almeno era sicura chenon l'aveva portata in un covo di suoi amici con cattive intenzioni.
Dimitri le fece bruscamente cenno di avvicinarsi, e lei mosse il capo in segno di saluto. La donna la guardò per bene, come a sottoporla a un esame, poi sorrise mostrando i suoi regolari denti bianchi.
<< Lei è Vilena >> disse Dimitri, << Mia sorella >>.
Irina rimase di stucco, rendendosi improvvisamente conto che quella che aveva davanti era una parente stretta del Mastino di cui lei proprio non aveva pensato l'esistenza...
<< Oh... Ehm, piacere >>. Strinse timidamente la mano alla donna, convinta di trovarsi davanti un Dimitri in versione femminile.
<< Piacere >> disse Vilena con un sorriso, anche se faceva molta fatica a parlare inglese. << Non vi aspettavamo qui... >>. Inciampò nella pronuncia, però sembrava essere consapevole di ciò che aveva detto.
Dimitri la interruppe e le disse qualcosa in russo. Vilena annuì, poi dal nulla sbucò una bambina di circa cinque anni, i capelli biondissimi e boccolosi e la carnagione chiara. Indossava un bel vestitino blu, intonato ai suoi occhi chiari, e aveva le guancie rosse come due mele. Irina la trovò dolcissima, e in un baleno le tornò in mente suo nipote Tommy.
La bambina guardò prima lei, con l'espressione incuriosita, poi volse gli occhioni verso Dimitri e lo fissò a lungo, quasi riuscisse a trapassarlo da parte a parte. Era assurdo come il suo sguardo fosse pieno di espressività, nonostante fosse così piccola.
<< Zio? >> chiese, la vocetta bassa.
Irina si aspettava di tutto, tranne quello che accadde. Dimitri si abbassò a livello della bambina e con la mano le fece cenno di avvicinarsi. La piccoletta fece qualche passo incerta, poi si lasciò prendere in braccio come una bambola e disse qualcosa.
"Forse non ci vedo più tanto bene... Dimitri gentile con un essere umano?".
Irina guardò la bimba, ora a suo agio, tra le braccia del russo e rimase di sasso. Anche se Dimitri non sorrideva o mostrava alcuna emozione, era chiaro che era contento di rivedere quella bambina. Guardò a lungo il suo volto, come per trovare dove fosse cambiata dall'ultima volta in cui l'aveva vista.
<< Yana, mia figlia >> spiegò Vilena, con un marcatissimo accento russo.
Quindi la nipote di Dimitri... Era lì da cinque minuti, e già aveva avuto due shock. Non si era aspettata che Dimitri la portasse dritta dritta dalla sua famiglia... A dir la verità, non si aspettava nemmeno che Dimitri l'avesse, una famiglia.
<< Torno fra mezz'ora >> disse il russo, mettendo la bambina a terra e tirando fuori un mazzo di chiavi. Si voltò e andò ad aprire l'altra porta sul pianerottolo. << Muoviti, ti faccio vedere dove staremo noi >>. Aveva riacquistato le sue solite maniere.
Irina lo seguì nell'appartamento, per scoprire che era molto grande e luminoso, nonostante il cielo scuro di Mosca. L'arredamento era molto moderno e tutto perfettamente in ordine, un ordine a cui non era abituata. Notò subito la scala che portava alla mansarda, il mancorrente di metallo scintillante e i gradini di marmo bianco, la pianta verde e in perfetta forma in un angolo.
Sentì un rumore e si voltò di scatto. Dimitri aveva appena gettato le chiavi sul tavolino di vetro del soggiorno, in mezzo ai due divani stile minimalista color cammello. Davanti a loro si stagliava un enorme mobile con televisore al plasma, hi-fi di ultima generazione e una miriade di libri ordinatamente impilati e senza un filo di polvere.
Sussultò quando si accorse che dietro di lei c'era Yana, silenziosa, che continuava a guardarla come fosse un'aliena. Irina sorrise e la salutò.
<< Ciao >>.
La bambina sbatté le palpebre, e molto probabilmente non capì cosa aveva detto. Ma sul suo visetto paffuto si dipinse un sorrisetto.
<< Come ti chiami? >> chiese.
Bene, la bimba sapeva l'inglese... Quante altre sorprese erano previste per quella giornata?
<< Irina >> rispose la ragazza. << Quanti anni hai? >>.
Yana fece segno con le dita.
<< Sei? >> chiese Irina, vedendola in difficoltà.
<< Sei... >> ripeté la bambina, guardandosi le ditina. Forse sapeva solo alcune parole, che dovevano averle insegnato all'asilo.
<< Non sa parlare bene l'inglese >> intervenne Dimitri, burbero, << Noi iniziamo a insegnarlo già da piccoli... Ti faccio vedere la tua stanza >>. Sembrava che non volesse che stringesse amicizia con la nipote.
La bambina richiamò la loro attenzione. Disse qualcosa in russo e Dimitri fece una smorfia prima di rispondere.
<< Cosa ha detto? >> domandò Irina, curiosa. Yana sembrava divertita.
Dimitri si voltò di spalle e imboccò il corridoio che portava alle stanze, un grande armadio per riporre i cappotti in un angolo.
<< Ha chiesto se sei la mia ragazza... >> ringhiò, infastidito.
"Oh oh...".
Irina lo seguì nel corridoio illuminato dai faretti, e le venne mostrata una porta. << La tua camera... >> borbottò Dimitri, lasciandola impalata là davanti.
Entrò, incuriosita, e si ritrovò in una bella camera ampia e accogliente, dai mobili di legno scuro e un letto matrimoniale. Doveva essere la camera degli ospiti, perché c'era davvero tutto quello di cui poteva aver bisogno, compreso un pc fisso.
<< Il tuo bagno è quello piccolo, in fondo al corridoio >> disse Dimitri, indicandoglielo con un cenno del capo, << E sei pregata di non ficcanasare in giro, chiaro? >>.
Irina fece una smorfia.
<< Ok, scusami >> disse, << Cercherò anche di non respirare, se possibile >>.
Il Mastino le gettò un'occhiataccia e senza rispondere tornò in soggiorno. Iniziò a parlare in russo fitto fitto, forse con Yana.
Irina lo seguì, iniziando a sentire la stanchezza di tutto il viaggio caderle addosso. Voleva stendersi in un letto caldo, solo dopo aver telefonato a Xander, e fare mente locale prima di mettersi all'opera.
Trovò Vilena in cucina, che curiosava nei mobili, l'aria critica.
<< Spesa >> disse, indicando il frigo vuoto.
<< Oh... >> Irina si avvicinò. << In effetti, non c'è molto da mangiare... Dove possiamo trovare un supermarket, o qualcosa di simile? >>. Sperò che la donna avesse capito.
Vilena sorrise. << Prima riposo, dopo spesa >> disse sorridendo, << E' ancora presto... >>. Fece cenno verso la fioca luce che illuminava la città.
Irina guardò l'orologio, e le diede ragione.
<< Andrò a riposare un po', allora >> disse.
Dimitri aveva appena appoggiato le valigie sul pianerottolo, porgendole bruscamente la sua. Irina la prese e andò in camera, sperando di riuscire a dormire qualche ora prima di cominciare la sua nuova, eccitante, vita da Fenice.
Ore 11.00 - Carcere di San Francisco
<< E tu chi saresti? >> domandò William, fissando la bella ragazza bionda che sedeva composta davanti a lui, oltre il vetro della sala delle visite. Le carnose labbra rosse erano piegate in un leggero sorriso, il gomito appoggiato al ripiano con aria sensuale.
<< Sono l'assistente di quello che hai assoldato per la tua fuga >> sussurrò, chinandosi leggermente. L'occhio dello Scorpione cadde subito nella scollatura della sua camicetta, gli ultimi bottoni lasciati slacciati. << Mi chiamo Marissa... >>.
"Si è scelto una bella assistente, quel Blacktree" pensò divertito. La ragazza aveva attirato l'attenzione anche degli sbirri, e per la prima volta sembrava non si dovesse preoccupare che si accorgessero di quello che stavano dicendo: i poliziotti sembravano presi molto di più dai pantaloni a vita bassa di Marissa, che dovevano lasciare poco spazio alla fantasia.
<< Cosa sei venuta a fare, qui? >> chiese William.
<< Sappiamo che vuoi far fuggire qualcun altro, da questo carcere >> rispose Marissa, << Sono qui per capire se è possibile farlo o meno... E naturalmente contrattare sul prezzo >>. Ammiccò e scosse i capelli con noncuranza.
<< Credo di pagarvi già abbastanza... Con tutti i soldi che vi do, dovreste far uscire l'intero carcere >> ribatté William, senza farsi ammaliare.
<< Non prenderci per il culo, Challagher >> sibilò Marissa, mostrando i denti bianchi, << Non sei chiuso in un carcere qualsiasi... Se vuoi far uscire qualcun altro con te, devi pagarci bene, altrimenti per noi il rischio non vale la candela >>.
Lo Scorpione si scostò leggermente dal vetro, pensando. Non era obbligato a portare Daniel con lui, ma sentiva che gli sarebbe tornato utile. Poteva sborsare ancora qualcosa?
<< Quanto volete? >> chiese.
<< Cinquanta mila dollari in più >> rispose Marissa.
<< Quindi in totale duecento mila dollari per far fuggire me e il mio amico? >> domandò lo Scorpione, storcendo il naso.
<< Sì >>.
<< Sono un po' troppi, ma mi va bene >> rispose alla fine William, << Basta che mi fate uscire di qui il prima possibile >>.
Marissa sorrise, gettandogli un'occhiata strana. << Sarà fatto... Come si chiama il tuo amico? >>.
<< Daniel Green >> rispose lo Scorpione, << E' chiuso nella cella... >>.
<< Di questo ci occuperemo noi >> lo interruppe la ragazza, << Fa parte del nostro mestiere. Mi serviva sapere solo di chi si trattava... Nel giro di una settimana sei fuori, Scorpione >>. Ammiccò con aria sensuale.
William ghignò. << Solo una settimana? Avevi detto che dovevi verificare se era possibile... >>.
La ragazza sorrise a sua volta. << Pura formalità >> rispose, << Tu, piuttosto, tieniti pronto... Ci vediamo tra una settimana, fuori di qui >>.
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