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18. Trappole. (Pt.1)

ANGOLINO TUTTO NOSTRO:

Ciao ragazzi! Come state? Io mi sono data alla pazza gioia questa volta, ed è per questo che mi trovo a mettere questa nota d'autore ad inizio capitolo. 

Questa volta ho scritto veramente tantissimo e quindi mi vedo costretta a dividere a metà il capitolo. 

Come sempre, vi esorto a dirmi tutto quello che ne pensate (soprattutto critiche che fanno bene per migliorare), e a lasciare le stelline se il mio lavoro vi aggrada! :) 

Ci vediamo alla fine della seconda parte, che ho una notizia da darvi ed un paio di cose da dirvi! ;)

"Fai sempre ciò che è giusto,

sebbene il mondo possa perire."

Immanuel Kant – Critica della Ragion Pratica.


-Cos'è, uno scherzo?- sussurrò ad un tratto Hugo. Aveva scritto nella lingua delle streghe.

Prim continuava a tenere gli occhi fissi sulle lettere dorate che venivano lentamente riassorbite dalla sua pelle, lasciando indietro solo sottili linee trasparenti.

-Vuole rapire Sybilla- decretò. Aveva le dita ancora strette intorno al polso di Hugo a tal punto da bloccargli la circolazione. –Dobbiamo fermarla.-

Hugo la guardò dritta negli occhi per un secondo, poi un sorrisetto amaro si allargò sul suo volto fino a trasfigurarlo completamente.

-Questa cosa è più grande di noi, Prim.-

-Non possiamo semplicemente starcene a guardare mentre Isobel distrugge Runadium!- replicò. Sentiva il battito cardiaco forte nelle orecchie e le mani che tremavano.

-Allora forse è giunto il momento che tu parli al Consiglio di questa storia.-

Prim strinse ancor di più il suo polso. Erano talmente vicini che riusciva a vedere le striature perlacee immerse nei suoi occhi sbiaditi.

-Io... non posso- balbettò, portandosi una ciocca di capelli dietro all'orecchio.

-Che vuol dire che non puoi?- domandò il ragazzo osservandola ancora più intensamente.

Non sapeva che conseguenze avrebbe avuto quanto stava per fare ma non aveva tempo per pensarci. Non poteva permettere che Sybilla venisse rapita da Isobel. Doveva dire a Hugo che cosa aveva scoperto e doveva avvertire la Strega Madre. Era finita in un vicolo cieco.

-Ho aperto il diario di mia madre- esalò tutto d'un fiato. –C'era scritto che la colpa di quello che è accaduto alla mia famiglia è stata del Consiglio. Sono stati loro ad appiccare il fuoco e a pugnalare mio padre.-

Hugo era immobile di fronte a lei ma Prim non aveva il coraggio di alzare gli occhi e guardarlo in faccia. Lui taceva e basta.

-Ti prego, dimmi che non ne sapevi niente- per come aveva pronunciato quelle parole, sembrava più una supplica che la richiesta di dirle la verità.

Hugo sfilò la mano dalla sua stretta e lei alzò di scatto la testa. Era sbiancato, i suoi lineamenti erano diventati talmente duri e contratti da sembrare quelli di una statua.

-Non lo sapevo- rispose. –Mi dispiace.-

Sentì il cuore tremare nel petto e poi scricchiolare. Annuì, distogliendo lo sguardo. La fotografia dei suoi genitori era stata abbandonata sul pavimento.

-Non posso fidarmi del Consiglio- proseguì risoluta. –Se scoprissero quello che so e dei miei poteri...-

-Ti ucciderebbero- terminò Hugo al suo posto. –Ma se non lo facessero loro lo farebbe Isobel. E' una missione suicida, Prim.-

-Io non posso fare finta di niente, Hugo- scandì. –Se accadesse qualcosa a Sybilla, Runadium morirebbe e con lei tutti voi.-

-E io non posso permettere che tu vada a farti ammazzare- i loro occhi si incontrarono per una frazione di secondo. Prim trattenne istintivamente il respiro. Un brivido le corse lungo la schiena.

"Gli piaci, e anche tanto."

Avvampò come una cretina ed un secondo dopo si odiò profondamente.

-Allora aiutami- rispose di botto. –Aiutami ad impedirlo.-

Doveva rimanere ferma nella sua decisione. Hugo strinse le labbra, esitando un secondo, poi sospirò. –Non sappiamo nemmeno da che parte cominciare.-

-Parla di un ballo- rispose Prim osservando ancora le cicatrici sul suo braccioi sarà qualche ricevimento a breve?-

Hugo scosse la testa. –Per quanto sia affascinante l'idea di avere un tatuaggio che prevede il futuro, credo che questa volta siamo fuori strada.-

-Non è possibile- replicò la ragazza. –Fino ad ora le mie previsioni non hanno mai sbagliato.-

Ad un tratto, bussarono alla porta. –Se entriamo adesso vi troviamo nudi?-

Fuori dalla stanza qualcuno sghignazzò e qualcun altro borbottò qualche frase aforistica riguardo alla maleducazione.

Hugo sbuffò e poi si alzò dal letto, raggiungendo la porta e spalancandola. –Che vuoi Lucky?-

Gripho, che faceva capolino dietro alle spalle del ragazzo, le fece un sorriso ed un cenno del capo. Nel frattempo, doveva essere arrivato anche lui.

Hugo si spostò di lato, lasciando entrare gli altri tre. Pyper teneva lo sguardo fisso sul pavimento, più pallida del solito e Lucky sembrava molto meno esuberante di prima. Gripho si limitò ad appoggiarsi alla scrivania ed a scambiarsi un'occhiata d'intesa con Hugo.

-Che è successo?- domandò Prim, alzandosi in piedi a sua volta.

-Nostra madre ci ha mandato un messaggio mentale- iniziò Lucky, guardandola fissa negli occhi. –La settimana prossima si terrà un ballo al Palazzo. Tornando a casa, troverete nella cassetta delle lettere l'invito.-

-Vogliono che tu sia l'ospite d'onore,- proseguì Pyper –per festeggiare il tuo ritorno nel nostro mondo.-

Prim sentì chiaramente un masso piombarle sul petto impedendole di respirare. Non aveva idea di che rispondere. Non era preoccupata per se stessa o per le trame del Consiglio. Era preoccupata per Sybilla.

Cercò gli occhi di Hugo e li trovò puntati nei suoi.

-Potrebbe rivelarsi migliore di quanto non credi- intervenne Gripho notando l'inquietudine nella sua espressione. –Sarà divertente, vedrai.-

Scosse la testa cercando di riordinare i pensieri. Sarebbe stato quella sera, non poteva essere altrimenti. Si chiese se fosse possibile cambiare il futuro. Già una volta non c'era riuscita, come sarebbero andate le cose? Non poteva fare altro che stare a vedere.

-Già- rispose. –Sarà sicuramente divertente.-



Prim non aveva idea di come diamine fosse successo. Mentre stava appoggiata con le spalle allo stipite della porta a guardare Fidelia che tirava fuori dal guardaroba abiti di tutti i colori e di tutte le fogge, continuava a chiedersi quando esattamente fosse trascorsa un'intera settimana.

Il ballo si sarebbe tenuto la sera successiva e lei non era ancora riuscita a contattare Sybilla o Ailore. Sembravano spariti nel nulla, impossibili da rintracciare. Non li aveva trovati nemmeno quando era tornata a casa loro: non c'erano.

Si chiese se Isobel non avesse già agito e a quel pensiero le mancò il respiro. No, non poteva assolutamente essere così.

Fidelia riemerse per qualche istante dai meandri del guardaroba con un vestito blu elettrico fra le mani e le lanciò un'occhiata distratta.

Prim fece una smorfia ripensando a quel coso color acquamarina che era stata costretta ad indossare per la sera del suo compleanno.

Solo l'idea le faceva orrore: lei e i vestiti non erano mai andati molto d'accordo.

-No- decretò Fidelia. –Non si addice al colore dei tuoi occhi.-

-Fid, sul serio, uno vale l'altro- e lo pensava veramente. Tanto era sicura che li avrebbe comunque odiati tutti senza alcuna distinzione.

-Non pensarci nemmeno! Sei l'ospite d'onore, dovrai essere perfetta- e ficcò di nuovo la testa nell'armadio.

Prim sospirò. L'idea di dover partecipare a quel ballo in qualità di "invitata speciale" non le piaceva affatto. Non aveva idea di cosa avesse in mente il Consiglio e questo non faceva che metterla ancora più in agitazione.

-Uh, questo è carino- affermò Fidelia tirando fuori un vestitino stretch di un fucsia fosforescente a dir poco imbarazzante.

Prim lo guardò sconcertata con un'espressione di puro disgusto spalmata in faccia.

-Ok, ok- acconsentì Fidelia mettendo via il vestito. –Niente fucsia.-

-E niente stretch- aggiunse lei.

Fidelia sbuffò. –Perché invece che essere così disfattista non chiami Pyper e le chiedi se ha voglia di prepararsi qua da noi domani sera? Possiamo farci passare a prendere da una carrozza.-

Una carrozza?

-Perché dovrei chiamare Pyper?- domandò perplessa.

Fidelia si tirò in piedi e si voltò verso di lei, piantandosi le mani sui fianchi. -Non è quello che fate voi giovani di oggi? Organizzare festicciole notturne o prepararvi tutte insieme prima di andare ad un evento?-

Prim corrucciò la fronte, in disappunto. –Fid, non credo che tu sia così vecchia da poterci definire "giovani di oggi".-

La donna si voltò e le fece l'occhiolino. –Ognuno ha i suoi scheletri nell'armadio.-

Prim gettò gli occhi al cielo e le lanciò un'occhiatina eloquente. -Piantala- ridacchiò, poi uscì dalla stanza, diretta a prendere un foglio per spedire un messaggio ai Goldbone.

Ma nel momento stesso in cui rimase da sola nel corridoio la sentì.

Era una vocetta sottile, rauca, fastidiosa, che vibrava in fondo alla sua mente. Si annidava negli anfratti della sua coscienza ed aspettava il momento migliore per uscire allo scoperto, lo sapeva.

"Prim." Chiamò, tappandole le orecchie. "Prim, unisciti a me."

Inchiodò nel bel mezzo del corridoio, guardandosi intorno circospetta. Era davvero solo nella sua testa?

"Prim."

-Chi sei?- chiese, accasciandosi contro la parete.

La voce rise.

-Chi sei!?- ripeté, questa volta alzando il tono. Vedeva macchie nere che si raggrumavano davanti agli occhi.

"Chiunque tu vuoi che io sia, Prim."

Sentiva il cuore che le batteva forte nel petto, le gambe tremanti.

"Unisciti a me..."

-Esci fuori dalla mia testa!- urlò. Rimase qualche istante in attesa di una replica con gli occhi sgranati, fissi di fronte, poi, all'improvviso, sentì una mano che si posava leggera sulla sua spalla e si voltò di scatto, pronta a schizzare come una saetta.

-Prim...- disse Fidelia, guardandola sconcertata. –Perché stavi urlando? Va tutto bene?- Aveva il viso contratto in un'espressione preoccupata.

Prim boccheggiò, indietreggiando di qualche passo. Tremava: la voce nella sua testa era sparita.

Aveva la gola secca.

-Io...- annaspò, in cerca di una scusa convincente che potesse esimerla da quello sguardo indagatore –io stavo solo...-

Lo squillo improvviso del campanello la salvò. Deglutì.

-Devono essere le scarpe che ti ho ordinato- osservò Fidelia superandola a passo spedito e fiondandosi giù per le scale. Prima di sparire, le lanciò un ultimo sguardo perplesso. –Sicura che sia tutto ok?-

Annuì, poco convinta.

Fidelia la guardò in modo strano, poi scrollò le spalle e tornò a dedicarsi alla porta di casa.

Prim sbatté forte le palpebre, cercando di scacciare le macchie nere che le appannavano la vista. Si appoggiò svogliatamente al muro. Era stanca di mentire. La situazione si faceva sempre più complicata ed ora non aveva tempo di occuparsi anche delle strane voci che la perseguitavano. Che stesse diventando pazza? Non ne aveva idea, sapeva solo di voler trovare una soluzione a tutta quella situazione al più presto.



Pyper si era presentata a casa loro alle sette in punto, con le spalle cariche di borsoni che dovevano contenere le più svariate cianfrusaglie da ragazze ed il sorriso che le andava da un orecchio all'altro.

-Sai, non mi aspettavo il tuo invito!- aveva esclamato tutta pimpante non appena aveva messo piede dentro alla casa.

Prim aveva ricambiato facendo spallucce. –A dire il vero nemmeno io.-

Il ballo sarebbe iniziato appena due ore più tardi.

Quel genere di cose le ricordava tremendamente Emily e la sua vecchia vita. Era passata un'eternità dall'ultima volta che era andata al cinema o aveva scambiato quattro chiacchiere con un'amica.

Mentre Pyper saliva le scale ed entrava nella sua camera, pensò che dopotutto si sarebbe divertita a fare qualcosa da sedicenne normale.

-Spero di non averti disturbato con il mio invito...- disse, un po' titubante.

-Oh, affatto!- replicò l'altra, negando con la testa. –Non faccio spesso cose del genere! Voglio dire, non ho molte amiche femmine, quindi...-

Prim rimase sorpresa da quell'affermazione. Non si aspettava che una come Pyper fosse a corto di amiche.

-Allora,- esordì la ragazza cambiando discorso –hai scelto il vestito?-

Prim fece per rispondere quando Fidelia si catapultò letteralmente nella stanza sventolando in aria un abito color oro con il corpetto e l'orlo ricoperti di ricami sottili argentati.

-Certo che l'ha scelto!- dichiarò trionfante mollandole la gruccia fra le mani. –Con questo sarai un incanto.-

Pyper lo guardò ammirata. –E' molto bello.-

Aveva un taglio semplice, stretto in vita ed accollato, con la gonna morbida al ginocchio.

Prim storse il naso, perplessa. –Non lo metto in dubbio...- biascicò. Non poteva negare che fosse bello, ma era pur sempre un vestito, scomodo e sicuramente inadatto alla sua totale mancanza di femminilità. Ma in fin dei conti, se Fidelia lo aveva scelto, doveva pur esserci un motivo.

-Vado a prendere qualche fermaglio per capelli, iniziate a prepararvi nel frattempo!- cinguettò la donna fuggendo fuori dalla stanza. Era talmente emozionata che sembrava lei la ragazzina. Peccato che quella serata non avrebbe avuto nulla a che fare con il ballo delle debuttanti.

Ogni secondo che passava metteva sempre più alla prova i suoi nervi. I pensieri si accavallavano gli uni sugli altri nel suo cervello in modo confusionario ed ambiguo. In più, la presenza di Pyper lì vicina, pronta a sbirciarle nella mente da un momento all'altro, non la tranquillizzava affatto.

Senza pensarci troppo, si spogliò della maglietta e dei suoi vecchi cari jeans ed infilò il vestito dalla testa, rassettando poi svogliatamente la gonna con le mani. Era certa che il risultato finale sarebbe stato uno stuzzicadenti mascherato per carnevale, sentiva il corpetto che le aderiva fastidiosamente al busto, tracciando con precisione ogni singola carenza che il suo corpicino smilzo aveva. Non sopportava quel genere di cose, per niente.

-Ti sta molto bene- decretò Pyper osservandola attentamente. Aprì una delle sue borse e ne estrasse una scatola tonda tutta scintillante.

La scosse un po', producendo un rumore simile al suono delle maracas argentine. Che si trattasse di qualche curioso strumento musicale magico?

Pyper sorrise, godendosi la sua espressione spaesata. –Vuoi che ti trucchi?-

Prim sgranò gli occhi, incredula. Quella scatola era piena di impiastri per la faccia?

Scosse la testa vigorosamente. –No, grazie. Questo coso sarà più che sufficiente...- replicò lanciando un'occhiata bieca al proprio abbigliamento.

Pyper rise. Aveva una voce melodica e pulita.

-Ma come, non vuoi che Hugo ti trovi carina?-

Prim si voltò di scatto verso di lei. –Cosa c'entra adesso Hugo?- domandò. Sentiva il sangue affluirle prepotentemente alle guance. Cosa avrebbe detto lui? L'avrebbe trovata carina?

Ma che vai a pensare, Prim?!

Una cosa del genere non era per niente da lei. –Dovrei?- rispose buttando lo sguardo sul pavimento.

Pyper rise di nuovo. A volte il fatto che riuscisse a leggerle nel pensiero era seriamente irritante. Si avvicinò e la prese per mano, invitandola ad accomodarsi sulla sedia di fronte alla scrivania. Aveva già sparso ovunque lozioni di ogni genere, strass, ciprie, brillantini, pizzi e merletti.

Prim aveva quasi il voltastomaco.

-Un po' di trucco non ha mai ucciso nessuno- decretò Pyper iniziando a pasticciarle la faccia di creme e polveri strane che le solleticavano il naso.

Prim sbuffò. Si sentiva tanto una bambola.

Rimase qualche istante in silenzio, ad osservare l'espressione concentrata di Pyper mentre le cospargeva le guance e gli occhi di colori fin troppo brillanti per i suoi gusti, poi, improvvisamente, chiese: -E tu?-

Pyper continuò ad armeggiare con matite e polveri luccicanti.

-Io cosa?-

-Tu non hai qualcuno che ti piace?-

Pyper sembrò rifletterci su per un istante. -Sì- rispose distrattamente infine. -C'è qualcuno.-

Prim stava con la testa leggermente inclinata verso l'alto. Ripensò al colore acceso delle sue guance la settimana precedente, e poi ancora nella biblioteca privata del signor Featherstride e la prima volta in cui si erano incontrati, a quella mela, rossa come il sangue.

Era stupido pensarlo, no? Era impossibile. Era malsano.

-E' Lucky?-

Pyper rimase immobile con la matita a mezz'aria, come se quelle due parole avessero improvvisamente potuto fermare il tempo.

Spostò lentamente gli occhi nei suoi. Nel suo sguardo era riaffiorata quella scintilla incrinata, irrazionale, malata.

Non disse nulla, semplicemente si limitò a tenere gli occhi conficcati nei suoi come spilli. Faceva quasi male.

Prim deglutì. –Pyper...-

-Lo so- la interruppe prima ancora che finisse di parlare. –Lo so che è sbagliato, non preoccuparti.-

Riprese a tracciare la linea dei suoi occhi con la massima cura, come se non fosse successo niente. –Comunque lui non lo sospetta né mi ricambia, quindi non c'è alcun rischio.- proseguì.

-Ma...- fece per aggiungere Prim, ma ancora una volta la ragazza troncò le sue parole sul nascere. Una ciocca di capelli candidi le era di nuovo scivolata di fronte agli occhi, offuscandole lo sguardo.

-Non dirglielo, Prim- sussurrò, quasi supplicandola. –Non dirlo a nessuno.-

Prim esitò un istante, cercando nella sua espressione una ruga di incertezza, il segnale di un'esitazione, ma senza riscuotere alcun successo. Sapeva quanto implicasse quella richiesta. Annuì. –Va bene.-

Le orecchie le fischiavano. Si sentiva complice di un crimine. Un crimine innocente, assolutamente, meravigliosamente insignificante, ma pur sempre un crimine.

Quanto doveva averle corroso l'anima quella situazione?

-Come è successo?- chiese, cercando una spiegazione razionale a qualcosa che di razionale non aveva niente.

Pyper sorrise. Non era un sorriso come quello che le aveva fatto entrando in casa o trascinandola sulla sedia. Era spento, malinconico, rassegnato.

-A volte le cose succedono e basta. Non possiamo scegliere di chi innamorarci- rispose, soffiando per far asciugare il mascara. –Il cuore è un egoista. Non decide mai quello che è meglio per noi.-

La ragazza afferrò un batuffolo di cotone cosparso di brillantini e glielo passò sugli zigomi.

-Se devo essere sincera, non pensavo che si vedesse così tanto. Dovrò stare più attenta.-

Pyper si allontanò da lei, osservandola interdetta. Prim si domandò come riuscisse a non fare assolutamente una piega. Forse, semplicemente, c'era abituata.

-Aspetta- disse afferrando una bomboletta arancione e spruzzando sopra di lei una nuvola di goccioline scintillanti. Profumavano di pesca e agrumi. La osservò per un altro istante e sorrise soddisfatta, questa volta sul serio. La discussione di poco prima sembrava già lontana anni luce.

-Ecco, ora puoi guardarti.-

Prim si alzò dalla sedia e camminò scalza fino allo specchio appeso all'anta del suo armadio. Sbirciò la sua immagine riflessa e rimase sbalordita.

I suoi anonimi occhi castani, dipinti di nero, sembravano enormi. Le lentiggini erano state camuffate dalla cipria ed aveva un aspetto molto più in salute con le guance color rosa pesca.

-Oh- constatò.

-Ti piace?- le domandò Pyper compiaciuta. Aveva fatto un ottimo lavoro. -Vieni, mettiamo un po' di lucidalabbra- le suggerì avvicinandosi a lei con uno stick. Sapeva di fragola. Il rosa la faceva sentire... una ragazza.

Infilò le scarpette col tacco basso, dorate come il vestito e poi tornò di fronte allo specchio, osservandosi attentamente.

Non sembrava nemmeno lei.

Nel frattempo, alle sue spalle, Pyper si era sfilata i vestiti ed aveva indossato un abito color prugna che le metteva in risalto il candore della pelle e gli occhi limpidi.

Prim la osservò per qualche istante adorante.

Era bella: le sue curve erano flessuose, aveva gambe talmente lunghe che sembravano non finire più ed i capelli di argento lucente.

E poi c'erano gli zigomi alti, il sorriso radioso e gli occhi di una forma simile a quella delle donne dell'est che le davano un'aria imprevedibilmente conturbante.

Prim avrebbe tanto voluto assomigliarle.

Sospirò. Come faceva Lucky a non rendersi conto di una bellezza tanto prorompente?

Perché è suo fratello. Si disse, rabbrividendo. Era qualcosa di tanto innaturale da essere raccapricciante e Pyper aveva dovuto conviverci per tutto quel tempo.

La ragazza si avvicinò alla sua scatola delle meraviglie e ricominciò a fare la stessa magia, che di magico non aveva proprio niente, anche sul proprio viso, spennellando e colorando qui e là come le sembrava più opportuno.

Una manciata di secondi dopo, Fidelia apparve sulla porta con una borsetta piena di spille, lacci, fermagli e lustrini.

Prim stava per collassare. Era troppo tutto in una volta sola.

Fidelia si rimboccò letteralmente le maniche.

–Bene bene, vediamo di sistemare questa criniera!- esclamò raccogliendole i capelli sulla nuca ed intrecciandoli con un nastro dorato. Una ciocca ribelle le cadde proprio davanti agli occhi.

Prim sbuffò e Pyper scoppiò a ridere. In compenso, lei non rideva per niente.



I lampadari che pendevano del soffitto erano enormi grappoli di cristallo che riflettevano la luce delle candele illuminando d'oro caldo tutta la sala.

Prim entrò attraversando un arco di marmo appeso sopra ad una scalinata. I gradini erano coperti da un tappeto scarlatto che scendeva fino all'altro capo della sala.

Era enorme, con il pavimento ricoperto di lastre di pietra screziata e le pareti decorate di affreschi belli da mozzare il fiato.

La musica riempiva l'aria, ipnotizzandola. Nella sala, però, non c'erano musicisti né altoparlanti: la musica nasceva dal nulla, a partire dal vuoto più totale. Doveva essere magia.

Sotto alla scalinata, gli invitati ballavano stretti l'uno all'altro, volteggiando in tondo come trottole, senza sosta. Alcuni scambiavano quattro chiacchiere, altri rubavano stuzzichini e champagne dai vassoi portati dai camerieri.

Pyper, al suo fianco, le sfiorò la spalla nuda e lei rabbrividì. –Scendiamo?-

Prim la guardò per un istante, poi annuì. Quando Fidelia aveva parlato di una carrozza, intendeva una vera carrozza, trainata da cavalli purosangue e minutamente rifinita. Sembrava appena uscita da un libro di fiabe. Credeva che certi mezzi di trasporto fossero andati in disuso già da un bel pezzo.

Fidelia era rimasta indietro, a posare i cappotti e le borse e, con quella, Prim aveva dovuto lasciare anche la piuma.

Non avrebbe avuto nulla ad avvertirla di un pericolo imminente, avrebbe dovuto contare solo sul proprio sesto senso.

Prese un bel respiro ed iniziò a scendere le scale. Aveva troppa pelle scoperta per i suoi gusti e tutti quei lustrini la facevano sentire ridicola.

Uno stuzzicadenti mascherato per carnevale. Ripeté mentalmente e rabbrividì.

Quando arrivarono in fondo alla scalinata, si voltò alla ricerca di qualche viso familiare, ma tutto quello che vide furono vestiti pomposi e frivoli, sorrisi di cortesia e sconosciuti, un mucchio di sconosciuti. Cercava Sybilla pregando in cuor suo che stesse bene.

-Hai trovato qualcuno dei nostri?- le domandò Pyper guardandosi intorno allo stesso modo.

Prim fece di no con la testa. –Nessuno.-

All'improvviso, una voce tanto nota quanto sgradita la chiamò alle spalle. –Primrose!-

Si voltò di scatto incontrando gli occhi glaciali di Euphenia Goldbone.

Indossava un abito rosso come il sangue che la fasciava stretta da capo a piedi. Madre e figlia si assomigliavano come due gocce d'acqua: avevano la stessa postura, la stessa andatura, la stessa eleganza, collo lungo, mani esili e pelle bianca come il latte.

Euphenia le sorrise con gli occhi velati di astio. Prim sentì la rabbia montarle dentro come uno tsunami. Quella che aveva di fronte era la donna che aveva ucciso i suoi genitori, che le aveva strappato le sue origini, che aveva infangato la memoria di suo padre con miliardi di menzogne e che poi aveva fatto svanire nel fumo tutto, ogni singola colpa. Non aveva alcun rimorso? Non aveva una coscienza?

Ricordò improvvisamente quando i gemelli le avevano confessato la vera identità di Euphenia, una Strega Rossa.

Rabbrividì e si riscosse improvvisamente. Pyper, al suo fianco, era rimasta immobile senza nemmeno fiatare. Doveva trattenersi o l'avrebbero scoperta.

Annullò ogni pensiero, strinse forte i pugni e poi sorrise di rimando. Vide l'espressione di Euphenia creparsi per un istante e poi tornare quella di sempre. Forse, pensò, aveva letto nella sua mente l'odio smisurato che provava.

-Primrose Palegrove!- disse, alzando volutamente il tono della voce. Buona parte degli invitati si voltò. -Ti aspettavamo! Finalmente abbiamo il nostro ospite d'onore...-

-Sono io ad essere onorata della vostra presenza questa sera- rispose secca lei, accennando una riverenza discretamente ironica. Euphenia la squadrò per qualche istante ma Prim rimase impassibile.

-Molto bene- sibilò spostando una ciocca di capelli dietro all'orecchio con un gesto affrettato della mano. –Allora prendi pure parte ai festeggiamenti. Spero che vorrai deliziarci con un bel discorso a fine serata. Tutti qui sono curiosi di conoscere l'ultima dei Palegrove.-

Aveva pronunciato il suo cognome fischiandolo fra i denti, quasi con disprezzo. Prim ebbe un moto istintivo di rabbia che dovette reprimere con tutte le forze.

-Mio padre sarebbe stato sicuramente più preparato di me in materia. Era un uomo eccezionale, dalle spiccate capacità oratorie e politiche, sarà molto difficile che io riesca ad emularlo. E' un vero peccato che sia stato assassinato, non trova anche lei, Euphenia?-

Prim vide la carnagione già candida della donna diventare di un bianco cinereo che non lasciava presagire nulla di buono. Strinse le labbra e Prim sorrise.

-Si goda la serata,- la esortò, guardandola dritta negli occhi –si celebra il mio ritorno.-

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