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10. L'ora fatale.

"Ma ecco, ormai l'ora fatale è giunta

che 'l viver di Clorinda al suo fin deve.

Spinge egli il ferro nel bel sen di punta

che vi s'immerge e 'l sangue avido beve;"

Torquato Tasso – Gerusalemme Liberata.



La rocca le sembrava improvvisamente molto più grande di quanto non ricordasse.

Vedeva davanti a sé le spalle tese di Hugo sfuggirle come fumo fra le dita mentre la spada d'argento oscillava avanti e indietro, seguendo il passo furente della sua corsa.

Sentiva la gola in fiamme ed un dolore opprimente fra le costole che quasi rischiava di farla strozzare, ma continuava a correre, disperatamente, non sapendo neppure bene verso che cosa.

Corri. Le diceva solo la sua testa. Svelta, Prim, corri.

Hugo virò attraverso un corridoio e lei lo seguì a ruota, pregando di non svenire prima di arrivare a destinazione.

Quando si ritrovarono di fronte alla porta rossa, quasi non ci credette.

Hugo, al suo fianco, esitò per una frazione di secondo, il tanto che le bastò per sentire che avesse il fiatone anche lui.

Afferrò la maniglia e tentò di aprire la porta ma questa rimase chiusa.

Alzò un angolo della bocca divertito.

I suoi occhi brillavano di una luce spettrale.

-Dannazione- bisbigliò.

-Che succede?- chiese preoccupata Prim, cercando ancora di riprendersi.

-L'ha bloccata- Hugo fece qualche passo indietro, arrivando quasi a toccare con le spalle il muro opposto. –Ma non per molto.-

Si lanciò verso la porta tirandole un calcio ed in un baleno questa si spalancò sotto gli occhi increduli di Prim.

Il ragazzo assunse un'espressione soddisfatta.

-Non me ne voglia il Consiglio.-

Si gettò attraverso il buio della scalinata e Prim con lui, chiedendosi se alle volte situazioni di questo tipo non lo entusiasmassero piuttosto che inquietarlo.

Una manciata di secondi dopo erano arrivati in fondo.

-Primrose Palegrove, rampollo dorato dei Palegrove e Hugory Featherstride, rampollo dorato dei Featherstride chiedono l'accesso alla Sala dei Troni- dichiarò impazientemente, precedendo la voce cavernosa del corridoio.

Improvvisamente, la lucina rossa si materializzò davanti ai loro occhi, iniziando a guidarli attraverso l'oscurità.

-Svelta, per favore- le sussurrò Hugo, e la lucina schizzò in avanti, incendiando il buio come una stella cadente.

I due ragazzi la seguirono a ruota.

Quando Prim intravide da lontano risplendere il rosso acceso degli arredi della Sala dei Troni, il suo cuore perse un battito.

Non sapeva cosa avrebbero potuto trovare là dentro, sperava solo che non fosse troppo tardi.

Portò istintivamente una mano sulla tasca dei jeans, alla piuma.

Era fredda, dannatamente fredda.

"Gemma era riversa in terra, immersa in una pozza di sangue."

Scosse la testa come per scacciare via quel pensiero molesto.

Le giunse all'orecchio il rumore di qualcosa che sferzava l'aria. Hugo aveva portato la spada dritta di fronte a sé con un gesto preciso e fulmineo.

Entrò come una furia nella Sala dei Troni, quasi saltando.

-Vieni fuori!- gridò –Dove sei?-

La spada volteggiò un paio di volte fra le sue mani mentre avanzava veloce.

Prim sentiva di non riuscire a respirare.

Si fece coraggio ed entrò a sua volta, camminando sul tappeto rosso come il sangue.

Le sembrava che ci fosse qualcosa di profondamente diverso.

I fiori delle decorazioni, seppure fatti d'oro, sembravano essere appassiti, così come l'edera avvizzita dei lampadari ed i melograni spolpati, marci.

Qualcosa non andava.

Voltò la testa guardandosi intorno ed allora lo vide, un corpo esile, disteso a terra, coperto da una veste bianca come il latte.

No, non poteva essere, non per davvero.

-No...-

Si gettò in avanti, senza curarsi di nient'altro.

Hugo, scorgendola con la coda dell'occhio, corse nella sua direzione con il volto talmente pallido da poter sembrare quello di un malato terminale.

-Prim, è pericoloso- disse solo, avvicinandosi cautamente a lei.

Alle loro spalle, un rumore assordante di voci si stava avvicinando repentino come un pugno in pieno stomaco, diffondendosi per tutta la Sala.

Gli altri erano arrivati.

Prim scorse con gli occhi la figura che aveva davanti, i capelli Lapislazzuli sparsi intorno alla testa, gli occhi nascosti sotto alle ciocche disordinate, la pelle grigia, le labbra chiarissime, la ferita profonda inferta in mezzo all'addome e le vesti macchiate di sangue ancora fresco, tanto che le sembrò di poterne ancora percepire il tepore.

Alle sue spalle dei passi veloci si stavano avvicinando.

La testa le pulsava prepotentemente, l'odore del sangue impregnava l'aria.

Sentì dentro un improvviso bisogno di vomitare.

-Hugo...- sussurrò, senza riuscire a staccare gli occhi dal corpo esangue.

Le sembrò di sentire il ragazzo sussultare accanto a lei.

-E'...- la voce le si strozzò in gola.

Il signor Featherstride sopraggiunse alle loro spalle: -Hugory, Primrose, che cosa sta...-

Si interruppe.

-Oh Cielo...-

Altri passi si stavano avvicinando, altre voci brontolavano parole incomprensibili che si mischiavano le une con le altre in una poltiglia ronzante e fastidiosa, e poi lo strepitare fastidioso di qualcosa di metallico, forse armi.

Prim aveva una gran voglia di urlare.

-Che sta succedendo qui?- tuonò chiaro e forte una voce conosciuta. Era Euphenia.

Avanzò fra la folla, raggiungendoli. Con lei c'era qualcun altro.

Prim non aveva neppure il coraggio di voltarsi.

La frustrazione le divampava dentro come un incendio che divora tutto ciò che trova sul suo cammino, la rabbia ed il senso di impotenza l'alimentavano come la benzina.

-Oh Santo Cielo- sentì di nuovo –Opalina...-

-No!- un urlo straziante lacerò il chiacchiericcio.

Prim si sentì spintonare alle spalle, poi vide una figura esile gettarsi in avanti, sul cadavere.

-Jemma, bambina mia!-

I capelli color polvere erano scompigliati, il vestito grigio tortora iniziava ad imbrattarsi di sangue.

Opalina Riverbrow.

Gli abitanti della rocca si erano tutti riversati intorno a loro, sommergendoli.

Più avanti, a sinistra, Prim era riuscita a scorgere il profilo dolce di Pyper pietrificato dall'orrore.

Voltò la testa verso Hugo in cerca di spiegazioni ma lo trovò impegnato ad osservare la scena immobile, con le labbra strette in una linea sottilissima e gli occhi pieni di quella tremenda luce.

Improvvisamente, si allontanò, proseguendo per la Sala.

Il suo sguardo vagava da una parte all'altra, analizzando ogni minimo dettaglio.

-Che cosa è accaduto, Euphenia?- sentì alle sue spalle la voce di Crator Sageblaze, probabilmente appena arrivato.

Una pausa precedé la risposta, poi un sospiro -Jemma Riverbrow, la nipote di Opalina, è stata assassinata.-

Le si gelò il sangue nelle vene.

Io lo sapevo.

Il brusio delle voci riprese lentamente vigore nella Sala, coprendo i singhiozzi della donna riversa sul cadavere della nipote.

-La Spada è stata rubata- dichiarò improvvisamente una voce maschile severa, levandosi sopra il coro delle altre.

-Che cosa?!- esclamò Euphenia.

Prim si voltò di scatto.

Prodel Featherstride stava esaminando attentamente il tavolo di quercia con sguardo a dir poco furioso.

E Prim aveva previsto anche questo.

Euphenia migrò fino al centro della Sala.

La teca trasparente che vi era stata posizionata sopra era stata ridotta ad un ammasso di vetri sparsi, ed il suo contenuto, la Reliquia, l'oggetto fluttuante che Prim vi aveva identificato la prima volta che era entrata nella Sala dei Troni, era sparito.

-Hanno sacrificato il sangue delle Stirpi per impadronirsi della Spada- bisbigliò Euphenia, gli occhi chiari fissi sul tavolo come quelli di una civetta.

Hugo, nel frattempo, aveva raggiunto i tre Troni che svettavano in fondo e si aggirava circospetto dietro di loro, osservandoli minuziosamente.

-Chi è stato!?- gridò alle sue spalle Opalina, ancora riversa sul corpo esanime della ragazza.

Alcuni si erano avvicinati, cercando di farla alzare in piedi.

-Credo non sia difficile intuirlo!- una voce familiare, all'entrata della Sala, richiamò l'attenzione di tutti i presenti –Isobel Pridemourn.-

Prim ebbe per un attimo l'impressione che stessero tutti trattenendo il respiro.

Guardò la folla che si apriva per permettere a qualcuno di passare più agevolmente ed intravide gli occhi neri di Nebeus Dustwift che la scrutavano sospettosi.

Dalla grande porta centrale fece il suo ingresso la figura sfuggente di Sybilla in uno dei soliti abiti immacolati, che avanzava spedita verso di loro trattenendo fra le mani i lembi della gonna, seguita da un ragazzo completamente vestito di nero con i capelli biondi e gli occhi scuri.

La donna le passò accanto, lanciandole un'occhiata eloquente anche se incerta che sembrava dire "che ci fai qui?", poi proseguì oltre, arrivando alle spalle di Opalina, ancora distesa sul corpo della nipote.

Ametrine Moonflare era al suo fianco e cercava di confortarla.

-Opalina,- chiamò Sybilla con voce imperativamente suadente –lasci che le conceda il Trapasso.-

La donna voltò la testa il tanto che bastava per scorgere Sybilla alle sue spalle.

Si alzò barcollando, aiutata da Ametrine e lasciò campo libero alla Strega Madre.

-Grazie- sorrise Sybilla.

Si accucciò a terra mentre il ragazzo con i capelli biondi si appostava in un angolino alle sue spalle.

Hugo, nel frattempo, era tornato accanto a lei, circospetto e silenzioso come un ghepardo.

-Jemma Riverbrow, l'Energia ti riprende a sé, la Forza ti accompagna, la Magia ti protegge.-

Sybilla aprì una mano sopra alla ferita mortale della ragazza e questa si rimarginò, come se fosse stata risucchiata via dal suo tocco incantato.

-Il Sonno t'accoglie, la Gloria degli avi ricade sul tuo capo.-

Sybilla si alzò in piedi e, seguendola, il corpo si separò lentamente da terra iniziando a fluttuare nell'aria della stanza.

Prim era senza fiato.

Qualcosa in quella scena stava toccando una corda così intima e familiare dentro di lei da lasciarla inerme.

Sybilla si avvicinò lentamente e le baciò il capo, stringendole dolcemente la mano pallida.

-Grazie- le sussurrò fra i capelli bluastri –Runadium ti ringrazia.-

Opalina cadde in ginocchio, singhiozzando dolorosamente.

Prim si morse la lingua per impedirsi di piangere. Si sentiva tremendamente inutile e tremendamente stupida a non aver chiesto aiuto prima che accadesse tutto quello.

-La sta lasciando andare per permettere che l'Energia magica la riprenda a sé- sussurrò improvvisamente Hugo accanto a lei, come sovrappensiero, ma Prim sapeva che lo stava facendo per lasciarle capire cosa stesse accadendo.

Deglutì, ricacciando indietro il magone.

-Che succederà adesso?-

-Non lo so- rispose semplicemente il ragazzo. –Non sappiamo dove si trovi chi ha rubato la Spada e Sybilla ha portato con sé anche il Custode.-

-Il Custode?- chiese Prim, tenendo gli occhi fissi di fronte –Il ragazzo biondo alle sue spalle?-

Hugo annuì.

-E' una sorta di guardia del corpo della Strega Madre. Viene scelto fra i bambini che nascono il ventinove di Febbraio negli anni bisestili perché possiedono poteri particolari. Dopo aver ricevuto un addestramento speciale, trascorrono tutta la loro vita con la Strega Madre, impegnandosi a proteggerla sempre. Non possono fare altro dal momento della loro nascita al momento della loro morte.-

Prim osservò il ragazzo biondo. I suoi occhi scuri erano fissi su Sybilla, non si spostavano neppure per un secondo, neppure di un millimetro.

-E' crudele- osservò.

-Nessuno ha mai detto che fosse giusto- rispose piano Hugo. –A volte penso che la nostra razza sia crudele nella sua essenza. Legittimiamo talmente tante atrocità che ormai non ci facciamo neanche più caso.-

Prim non rispose, semplicemente si limitò a rimuginare su quelle parole chiedendosi se si trattasse di uno sfogo personale o di un semplice dato di fatto.

Hugo riprese dopo qualche istante di silenzio: –Andiamo.-

Prim incrociò il suo sguardo vitreo.

-Prima che ci facciano domande- aggiunse subito dopo e poi si voltò, scivolando silenzioso rasente al tavolo, fra la gente, la spada splendente ancora stretta in una mano.

Prim lo seguì, stupendosi, quando raggiunse la porta della sala, di come nessuno si fosse accorto della loro fuga.

Si lasciò inghiottire dal buio torbido del corridoio con il cuore più pesante del piombo.

Sarebbe bastato così poco a salvare Jemma Riverbrow, ad impedire il dolore di tutti i suoi cari, la sofferenza di un'intera comunità: un minuto prima, un passo in più.

Era giovane, bella, forse, immaginava Prim, piena di sogni nel cassetto come ogni ragazzo ed ogni ragazza della sua età, ma le era stata negata la possibilità di realizzarli.

I sensi di colpa la assalivano ad ogni passo che muoveva.

Hugo era sparito e si sentiva tremendamente sola e spaesata.

Poi, improvvisamente, la sentì, in fondo alla sua mente, in un cassetto nascosto chissà dove, una vocina familiare, suadente, armoniosa, un'allucinazione, un sogno.

Prim. Sussurrava. Prim, unisciti a me.



Nella piccola biblioteca accanto allo studio del Signor Featherstride, il silenzio era talmente pesante che Prim pensava che se si fosse concentrata a fondo, sarebbe riuscita a vederlo insinuarsi fra i libri e nell'aria che li circondava.

Erano di nuovo loro cinque là dentro, ma l'atmosfera era molto diversa dall'ultima volta.

Le esequie funebri di Jemma Riverbrow erano appena terminate.

I funerali delle streghe non erano poi molto diversi da quelli umani, la sostanza rimaneva la stessa: tante chiacchiere, tutte futili e superficiali, un clima pesante e dolore, un sacco di dolore.

Il Consiglio, dal canto suo, aveva indetto l'ennesima riunione straordinaria per deliberare sul da farsi. Isobel iniziava a diventare una minaccia fin troppo reale per le streghe e per Runadium. Prim, non essendo ancora consigliera a tutti gli effetti, non era stata convocata.

Hugo, seduto come al solito sulla poltroncina di pelle sintetica nera con le mani incrociate di fronte alla bocca, le lanciò un'occhiata distratta.

Gripho era seduto dalla parte opposta del tavolo, accanto a Lucky e Pyper.

Nessuno aveva davvero voglia di parlare di quello che era accaduto nonostante le domande fossero tante e le risposte molto poche.

-C'è una talpa- decretò improvvisamente Gripho, lasciando tutti di stucco.

Prim si voltò di scatto verso di lui.

-Che vuoi dire?- chiese.

Pyper sobbalzò sulla sedia, come se si fosse improvvisamente ricordata di qualcosa.

-Giusto- osservò. –Nessuno ti ha spiegato come si arriva a Runadium.-

Prim corrugò la fronte. -E questo cosa c'entra?-

Hugo, ancora placidamente accovacciato sul divanetto, si schiarì la voce.

Prim mandò mentalmente al diavolo lui e le sue stramaledette manie di protagonismo ed a Lucky scappò una risatina.

-Esistono sei porte che collegano il mondo degli umani a Runadium- iniziò puntando gli occhi cerulei sul gruppo. –New York nell' America del Nord, Buenos Aires nell'America del Sud, Berlino in Europa, Shangai in Asia, Nairobi in Africa ed infine Sydney in Oceania.-

-Divise per aree geografiche- constatò Prim.

Hugo annuì.

-Ogni porta è collocata all'interno di una delle roccaforti delle streghe ed ognuna differisce dall'altra per le modalità con cui può essere aperta. Qui a Kleatine per aprire il passaggio occorre seguire un procedimento preciso indicato da quella che noi definiamo la "Legge di Kleatine"- Hugo le lanciò uno sguardo complice ma Prim fece finta di non vederlo.

-Basta seguire le sue istruzioni ed il gioco è fatto, sei a Runadium in men che non si dica- concluse Gripho con una rapida scrollata di capelli.

-E tutto questo che connessione dovrebbe avere con "la talpa"?-

-Per entrare a Runadium occorre seguire la procedura indicata dalla Legge di Kleatine attraverso le Reliquie, all'interno delle quattro stanze principali della rocca- intervenne Pyper. –La Sala dei Troni, la Sala dei Tribuni, la Sala dei Famigli e la Sala degli Specchi. Ma ora che la Spada è stata rubata, le Reliquie rimangono solo tre e noi rischiamo di non poter più utilizzare questo passaggio per raggiungere la città delle streghe.-

-Che cosa?- esclamò Prim -Deve pur esserci un altro modo per aprire il passaggio...-

-Non solo- riprese Pyper. -Alle quattro Sale si può accedere solo se accompagnati da un esponente delle otto famiglie che dia il suo consenso.-

-E, onestamente,- si inserì Hugo –dubito che Jemma fosse tanto consenziente. Anche se Isobel si fosse servita della magia nera per manipolarla, la rocca lo avrebbe percepito: gli Incantesimi posti sulle rocche sono stati sigillati da Sybilla in persona.-

-In altre parole, state insinuando che qualcuno fra di noi abbia aiutato Isobel ad entrare?- chiese Prim, osservando allibita gli altri ragazzi.

Lucky alzò un angolo della bocca divertito: -Molto perspicace.-

-Ma non è possibile!- obbiettò la ragazza –Chi diamine potrebbe fare una cosa del genere?!-

-Chi vota per nostra madre alzi la mano!- esclamò Lucky sollevando entrambe le braccia in aria e beccandosi un'occhiata severa da parte della sorella.

-Smettila Lucky...-

Prim osservò i gemelli interdetta. -Non capisco quale sia il tuo problema con vostra madre. Insomma, io nemmeno ce l'ho una madre...-

-Nemmeno io, se la cosa può rincuorarti- disse Hugo.

Prim si voltò di scatto verso di lui e Hugo alzò gli occhi nei suoi, ma non disse nulla.

-E' molto semplice, in realtà- rispose prontamente Lucky. –Nostra madre è una Strega Rossa.-

Prim corrucciò la fronte. –Non vi seguo.-

Pyper sospirò. Evidentemente, pensò Prim, non doveva trovare molto piacevole parlare di quell'argomento.

-Esistono tre tipi di streghe: Bianche, Rosse e Nere. Le Streghe Bianche sono la maggior parte. Sono quelle che usano la magia bianca, come noi, ad esempio.-

Prim annuì, sforzandosi di seguire il filo logico del discorso.

Pyper si interruppe per un istante, poi riprese: -Le Streghe Rosse e le Streghe Nere, invece, sono molto poche, fortunatamente...-

Prim notò che non avesse smesso di mordicchiarsi il labbro inferiore per tutto quel tempo solo quando vide una corposa gocciolina di sangue che le si era formata al lato del labbro, sulla pelle bianca come la porcellana.

Lucky agì prima di lei.

-Pyp, è tutto ok- sussurrò, avvicinando il pollice alle labbra della sorella ed accarezzandola con una semplicità disarmante. –Non c'è nulla di cui vergognarsi, non è colpa nostra.-

Pyper si voltò dall'altra parte. Un velo di porpora le era calato sulle gote.

-Le Streghe Rosse sono streghe che stipulano Patti di Sangue- continuò Lucky. –E' un accordo assolutamente vincolante, estinguibile solo con la morte. In altre parole, dai contraenti si richiede fedeltà eterna, vita natural durante. Inoltre, ognuno dei contraenti diventa schiavo dell'altro. In cambio, questa schiavitù porta con sé uno smisurato potere.-

Lucky lanciò un'occhiata indecifrabile a Prim e la ragazza deglutì istintivamente.

-Chi si lega in un Patto di Sangue ha sul corpo una cicatrice a forma di sigma, che sta ad indicare l'eterna fedeltà promessa col sangue. Nostra madre ha quella cicatrice sulla nuca, dietro al collo. Riesce a nasconderlo, ma ce l'ha, lo sanno tutti, io l'ho vista con i miei occhi- Lucky sospirò. -Questo vuol dire che qualcuno di cui non conosciamo l'identità, là fuori, ha stretto un Patto di Sangue con lei e, per quanto ne sappiamo, questo qualcuno potrebbe essere anche Isobel.-

Prim strinse le labbra in una linea sottile, l'espressione amara e contrariata.

-Come puoi accusare così la donna che ti ha dato alla luce?-

Hugo, sprofondato ancora nel divanetto, si era di nuovo immerso nella lettura mentre Gripho guardava fuori dalla finestra, in silenzio.

-Lei non è nostra madre- rispose Lucky.

Il tono glaciale con cui aveva pronunciato quelle parole le fece accapponare la pelle.

-Se io e Pyper ci troviamo su questa terra, è solo perché la nostra dannata stirpe ha sempre bisogno di nuovi eredi. La maggior parte dei Goldbone, purtroppo, nasce sempre con gravi malformazioni fisiche e...-

Pyper sbatté improvvisamente una mano sul tavolo. –Basta Lucky,- sussurrò –chiudiamo questo discorso qui.-

Prim guardò la ragazza sorpresa. Una ciocca di capelli albini le era scivolata di fronte agli occhi, oscurando completamente il suo sguardo.

C'era qualcosa nella Pyper Golbone che aveva di fronte in quel momento, di irreparabilmente incrinato, di irrazionalmente sbagliato.

Hugo, alle sue spalle, chiuse il libro che aveva davanti agli occhi con un tonfo sordo distogliendola dai suoi pensieri.

-Per concludere, le Streghe Nere...- iniziò, ma non fece in tempo a terminare la frase che qualcuno bussò alla porta della biblioteca.

Una voce maschile, dall'altra parte, domandò permesso.

-Avanti- rispose Gripho, tranquillo come al solito.

Una figura snella, proporzionata, fasciata da una divisa nera come la pece, sgusciò all'interno. I capelli biondi risplendevano di un chiarore bluastro sotto le luci al neon ed i suoi occhi castani guizzavano da una parte all'altra in cerca di un volto ben preciso.

Infine, incontrati i lineamenti di Prim, si fermarono.

Prim percepì chiaramente una strana inquietudine formarsi alla bocca dello stomaco.

Era il Custode.

-Scusate il disturbo- disse facendo un altro passo all'interno della stanza. –Mi chiamo Ailore Craigbright e sono il Custode in carica. Mi manda Sybilla.-

Hugo alzò un sopracciglio con la solita aria di superiorità dipinta sul volto, ma Prim si accorse che c'era qualcosa che non andava dal modo in cui stava stringendo i pugni, le nocche della mano completamente bianche.

-Sei tu Primrose Palegrove?- chiese poi, rivolto a lei.

Prim annuì meccanicamente. –Sì, sono io.-

-Devo farti un paio di domande- iniziò il ragazzo. Prim sussultò. La sua voce era stranamente torbida, costellata di sottili sospiri graffiati che gorgheggiavano su e giù per il suo collo.

Si prese qualche istante per osservarlo mentre la tensione le si accumulava sotto allo sterno: aveva i lineamenti del viso acerbi ma piacevoli nel complesso e la divisa nera gli cadeva stretta sulle spalle ma larga all'altezza dell'addome. Chissà perché, Prim immaginò che se la fosse cucita da solo.

-Ailore Craigbright- sibilò Hugo piantandosi di fronte a lei e coprendole la prospettiva. –Il Custode. Sono lieto che tu sia passato a farci visita.-

No, in realtà, non ne sembrava affatto lieto.

Ailore corrugò la fonte e sbatté un paio di volte le palpebre, apparentemente confuso.

-Scusami,- esordì –ci conosciamo?-

Hugo sorrise. –Temo proprio di no. Hugory Featherstride, piacere.-

Prim, alle sue spalle, percepì chiaramente lo spasmo fulmineo dei muscoli sotto alle scapole. Era teso come una corda di violino.

-Beh, ci saranno sicuramente altre occasioni,- rispose Ailore –ora devo interrogare la ragazza.-

Prim saltò sulla sedia ma, fortunatamente, nessuno se ne accorse.

-Che cosa ci facevate, nella Sala dei Troni?- chiese Ailore sporgendosi da un lato per guardarla in faccia. Hugo si spostò immediatamente ad oscurargli la visuale.

-Voleva fare un giro della rocca ed io ho esaudito il suo desiderio, perché?-

Prim sentì uno stano rivolgimento al livello delle budella scombussolarla da capo a piedi. Se l'avessero scoperta sarebbe stato sicuramente un disastro e Hugo, come sempre, la stava coprendo.

Ailore si umettò le labbra incrociando le braccia di fronte al petto, severo.

-Chiunque tu sia,- iniziò, rivolto a Hugo –non ho tempo per giocare ora. Nel caso non te ne fossi accorto, è morta una persona ieri.-

-Me ne sono accorto- rispose Hugo. Prim intuì dalla voce che stesse sorridendo. -E' per questo che sto cercando di spiegarti perché ci trovavamo nella Sala dei Troni.-

-Non ho chiesto a te di spiegarmelo,- replicò prontamente Ailore –ma a lei. E comunque, a quanto mi risulta dalle testimonianze, siete stati proprio voi a dare l'allarme, o mi sbaglio? Perché mai allertare tutta Kleatine se stavate solo andando a fare un giro?-

Hugo non rispose per qualche secondo. Le nocche gli erano diventate ancora più bianche. Doveva fare qualcosa, doveva rendersi utile.

Gli occhi di Pyper, Lucky e Gripho erano puntati su di loro, aspettavano una risposta tanto quanto Ailore. E di quella risposta, per evitare di essere letta come un libro aperto dai due gemelli, Prim si sarebbe dovuta autoconvincere fin nelle ossa.

Oppure, in alternativa, avrebbe potuto optare per la via più facile.

-Io... ho avuto un brutto presentimento- dichiarò alzandosi in piedi alle spalle di Hugo.

Il ragazzo si voltò di scatto conficcando gli occhi trasparenti nei suoi.

Prim strinse le labbra e poi lo superò, guardando Ailore senza neppure un minimo di esitazione. O almeno così sperava. Sentiva la disapprovazione di Hugo sulle spalle, pesante come un macigno.

-Un sogno premonitore- continuò. –Alle streghe può capitare di tanto in tanto, no?-

Stava azzardando, stava azzardando di grosso.

-L'ho raccontato a Hugo e lui ne ha immediatamente capito il significato, quindi ha dato l'allarme. Io non sapevo neppure di che cosa si trattasse. Ci siamo precipitati sul posto immediatamente, ma quando siamo arrivati era già troppo tardi. Ti basta come spiegazione?-

Una mezza verità. Pensò Prim. Una mezza verità dovrebbe andare più che bene.

Ailore rimase immobile per pochi istanti con gli occhi castani puntati su di lei. Era uno sguardo pesante, ma in modo diverso da quello di Hugo: non era la paura di ricevere una bella coltellata al cuore, era piuttosto la paura di ricevere una bella ramanzina da tuo padre.

-Ti credo- decretò infine e Prim si trattenne dal ringraziare il cielo in modo plateale per non mandare in frantumi la sua commedia.

-Andrò a riferire la tua deposizione a Sybilla, lei deciderà cosa fare al riguardo. Sono certo che vorrà saperne di più perciò- e qui fulminò Hugo, contraendo la mascella pronunciata –non finisce qui.-

Come era arrivato, Ailore se ne andò, sparendo fuori dalla biblioteca in un baleno.

Prim poté finalmente tirare un sospiro di sollievo.

Nell'aria tornò improvvisamente il silenzio.

-Quindi è così che è andata...- constatò Pyper, guardandosi le mani posate ordinatamente sul tavolo.

-Già- rispose Hugo. –Così sembra.-

Prim si voltò di scatto.

I suoi occhi fissi su di lei la guardavano come se non l'avessero mai vista prima.

Deglutì e distolse lo sguardo. Era vagamente disturbante.

Hugo sollevò un angolo della bocca divertito, avvicinandosi di qualche passo.

Avrebbe voluto arretrare ma rimase esattamente dov'era.

Perché? Perché la sua vita doveva ricadere necessariamente in qualche scontatissimo cliché perché potesse ritenersi soddisfatta, come scoprire di possedere poteri magici inimmaginabili oppure sentirsi inspiegabilmente attratta dal bel tenebroso di turno.

E, a suo malincuore, doveva ammetterlo: Hugo era dannatamente bello e anche dannatamente tenebroso.

-Niente male- sussurrò il ragazzo. –Complimenti.-

La sua mente corse al tetto della sua scuola, a quando aveva salvato Beth, al cappuccio rosso calato sui suoi capelli castani ed ai suoi occhi vitrei che brillavano nell'oscurità.

-Grazie- rispose, abbassando inavvertitamente il capo.

-Non pensavo che sapessi bluffare così bene- rincarò la dose.

Prim alzò un angolo della bocca, divertita.

-Neppure io lo sapevo, a dire il vero.- Si voltò di scatto verso Gripho.

Il ragazzo alzò la testa e le sorrise, cordiale come al solito.

-Ho bisogno che mi accompagni a parlare con una persona- decretò, ed il biondo scattò in piedi come un soldatino.

-Agli ordini!-

-Posso accompagnarti io, se vuoi- le fece Hugo quando ormai si trovata già con un piede fuori dalla porta.

Si voltò, squadrandolo da sopra ad una spalla. Il suo volto aveva ripreso la consueta espressione superba.

-No, grazie- rispose. –So cavarmela da sola.-

Uscì insieme a Gripho dalla biblioteca, chiudendosi la porta alle spalle.

Eh già, sapeva bluffare proprio bene.



Gripho aveva accettato di buon grado la sua idea di andare a cercare di carpire il più possibile di ciò che era stato detto nella riunione straordinaria del Consiglio. Era senza ombra di dubbio un grandissimo ficcanaso.

Non essendo lei membro ancora a tutti gli effetti, non era stata chiamata a partecipare (precisamente quando, invece, le sarebbe proprio servito) e, a quanto aveva capito, nemmeno la Strega Madre era riuscita ad introdursi nelle loro faccende private.

L'assemblea non si era tenuta nella Sala dei Troni, ma in una stanzetta in cima ad uno dei due torrioni principali di Kleatine, "accanto alla Sala degli Specchi" le aveva detto Gripho.

Quando la porta anonima della stanza in questione si era spalancata ed Euphenia Goldbone aveva fatto la sua apparizione, Prim aveva sentito un brivido gelido correrle veloce su per la schiena.

Di seguito a lei, apparvero tutti gli altri consiglieri, vestiti di nero e con le teste basse. Tra di loro, Prim individuò facilmente Opalina. L'anziana donna continuava a piangere in silenzio sulla spalla di Ametrine Moonflare.

Per ultimo, apparve Nebeus.

Prim fece per muoversi ma Gripho la precedette ed in due ampie falcate fu sul ragazzo.

Forse, dopotutto, Hugo aveva ragione: che Gripho avesse un debole per Nebeus?

Prim scrollò la testa, decisa. Non sono affari tuoi, Primrose.

-Ciao- esordì. –Nebeus Dustwift, dico bene?-

Il ragazzo la squadrò da capo a piedi come fosse stata fatta di plastica trasparente e poi contorse il viso in un'espressione infastidita.

-Che volete da me?- domandò brusco.

Prim deglutì, cercando di mantenere la calma.

-Solo qualche informazione- rispose pacatamente. –Puoi dirci cosa è stato detto durante la riunione?-

Nebeus sollevò un angolo della bocca, questa volta palesemente scocciato.

-Io non ti conosco e non fai nemmeno parte del Consiglio, perché dovrei parlarti ti ciò che è stato detto?-

-Perché sai bene anche tu che siamo tutti nella stessa barca in questa situazione, Dustwift- rispose prontamente Gripho.

Nebeus gli puntò gli occhi color ossidiana addosso. Le minuscole lentiggini sul suo naso sembravano frizzare.

-E tu chi saresti?- chiese –Il suo ragazzo?-

Gripho sorrise in modo strano, intrigante.

-Griphagan Daysteel, ed è molto più probabile che io sia il tuo di ragazzo piuttosto che il suo.-

Nebeus sussultò. I suoi grandi occhi da civetta si ridussero a due fessure puntate sul pavimento ed a Prim parve di distinguere chiaramente un'ombra rosata in mezzo al mare di piccole efelidi che gli costellavano le guance.

-Tornate da me...- iniziò, schiarendosi la voce –Tra un po' di tempo saprò darvi delle informazioni precise. Per ora non c'è nulla di certo.-

-Grazie mille- rispose Prim accennando un sorriso. -Faremo il possibile per sdebitarci. 

Nebeus annuì debolmente. –A presto.-

Si voltò, seguita immediatamente da Gripho, e prese per la strada da cui erano arrivati.

-Gripho, posso chiederti una cosa?- domandò al suo compagno non appena furono abbastanza lontani da orecchie indiscrete.

Il ragazzo fece un cenno con la testa. –Spara.-

-Ecco, tu, insomma... credi che Nebeus sia gay?-

Gripho inchiodò improvvisamente per poi scoppiare a ridere a crepapelle.

-Gay?- ripeté. –Nebeus?-

Prim strizzò gli occhi, confusa. 

-Dai retta a me- iniziò. –Quel ragazzo non è solo gay, è molto più gay di me. E' talmente gay che potrei benissimo...-

-Okay, okay- si affrettò a fermarlo Prim. –Ho afferrato il concetto.-

Presero una rampa di scale, diretti di nuovo verso la biblioteca.

-E questa cosa... beh, ti piace?-

Gripho sorrise e la luce intrigante di poco prima si insinuò nuovamente nei suoi furbi occhi castani, accendendoli.

Rise. –Non sai quanto.-



ANGOLINO TUTTO NOSTRO:

Ciao a tutti! Come state? 

Lo so, lo so, è un'eternità che non pubblico, ma che posso farci?

Scrivere mi manca da morire ma questa maledetta scuola sta risucchiando tutte le mie energie vitali! ç_ç

Spero comunque che il capitolo vi sia piaciuto! :3

Se sì fatemelo sapere con un commentino o con una stellina, altrimenti mi farebbe tanto piacere sapere perché non vi è piaciuto (così magari imparo e miglioro la prossima volta :D).

Spero tanto che la scuola non stia massacrando anche voi ç_ç!

Vi mando un bacione grande ed un abbraccio forte! :)

Sayami98.



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