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Capitolo 13.

In quel momento il sangue del padre gelò.
Leila lo guardava dritto negli occhi, doveva sapere tutta la verità.
«Allora padre non dite nulla?» continuò la ragazza con tono deciso.
Il re non sapeva che ribattere.
Come aveva fatto a scoprire tutto?

«Non dire sciocchezze Leila.» mentì il re.
Doveva tenere tutto nascosto il più possibile.

La rabbia prese pian piano possesso di Leila.
Decise di trattenersi per non fare un'inutile scenata come quella della sera in cui era scappata per poi tornare la mattina seguente.

Il sovrano era evidentemente agitato.
Leila pronunziò testuali parole:
«"Caro Carlo,Certamente,sarò onorato di dare mio figlio in sposo a tua figlia Leila.Sai che la stima che professo nei tuoi confronti è assai molta e non potrei disdire la tua proposta."»

Leila non poté fare a meno di cedere in quel momento.
Faceva male anche a lei ripetere le parole che aveva letto poco prima da quella lettera.
La lettera che le aveva fatto rammentare tutto.
Quei ricordi erano sempre più vispi nella sua memoria. Ogni attimo di più, ogni ora, secondo, minuto in più.
Però non poteva cedere in quel momento, proprio quando stava per avere la risposta tanto agognata.

Il padre per la prima volta in tutta la sua vita non sapeva cosa ribattere.
Sua figlia lo aveva atterrito.
Doveva dire tutta la verità o continuare a mentire?
Oramai era inutile continuare a farlo.

Una lacrima scese dagli occhi color smeraldo della principessa.
Se la asciugò subito con la manica del vestito

«Mi dispiace Leila. Dovevo farlo.» disse il padre dopo un silenzio quasi interminabile e straziante.

«Come dovevate farlo padre?La mia vita era già stata segnata anni fa e voi ve ne uscite con un 'dovevo farlo'?»non riusciva più a trattenere dentro tutto.
Stava iniziando ad esplodere,anzi lo era già.

«Smettila di fare la bambina Leila,devi crescere e accettare il fatto che il tuo destino fosse già segnato. Devi mandare avanti il nostro regno. Sei tu la discendente al trono e devi prenderti le tue responsabilità sposando chi è degno di starti a fianco figlia mia.»

Queste parole furono come mille schegge di ghiaccio che le colpivano il cuore.
Questa sensazione faceva male, molto male.

Le parole del padre continuavano a rimbombarle nella testa facendola quasi scoppiare.

"Devi crescere Leila".
Non sapeva che ribattere. Finché le parole le uscirono automaticamente dalla bocca.

«Quindi non ho il diritto di amare chi voglio? Di decidere io il mio destino?»

Il padre fece una breve risata.
«L'amore non esiste, è solo un'illusione, conta di più quello che costruirai durante la tua esistenza. Esiste la fatica,il lavoro, il sacrificio, ma l'amore, l' amore è inutile nella vita mia cara Leila. Cosa concluderai con l'amore? l'amore è una distrazione, un'inutile meta che certe volte è necessario lasciar perdere che continuare a rincorrere perdendo solo tempo.» disse il padre «Io ho scelto Andrew come tuo legittimo sposo per il semplice motivo che è bravo ad amministrare il regno. Non perché tu ti innamori di lui.»

Quella parole furono molto più dure delle precedenti.

In quel momento le lacrime le minacciavano di uscire più violentemente di prima.

Quindi veramente l'amore non esisteva?

Non esisteva quella forte, interminabile,
irrefrenabile emozione che ardeva in Leila ogni volta che incrociava i bellissimi occhi color ghiaccio del suo amato?
Quel desiderio persistente che bruciava insistentemente nella sua anima ogni qualvolta che le loro labbra erano sempre così vicine?

Ma in quel preciso istante non era quella la cosa che la preoccupava maggiormente. L'amore esisteva eccome. Ne era certa.
La cosa che la turbava di più era il fatto che il padre non credesse nell'amore, quel sentimento tanto puro quanto pericoloso che lei aveva avuto il piacere di conoscere.

Non voleva proferire parola su quel argomento per non toccare tasti dolenti.

Così tornò sull'argomento che l'aveva portata lì.

Dopo un attimo di esitazione riprese in mano il discorso.

«Dovete dirmi cosa è successo esattamente. Voglio saperlo.»
Strinse i pugni. Si stava già preparando a un rifiuto da parte del padre.

Il genitore la guardò come se quello che aveva detto poco prima fosse veramente uscito dalla bocca della figlia.

Ebbe un'attimo di dubbio, poi acconsentì facendo un cenno con il capo.
Leila era una ragazza determinata, non avrebbe lasciato perdere molto presto. Tanto valeva dirlo il prima possibile anche se a malavoglia.

Andarono in disparte nelle panchine che facevano parte del giardino del palazzo.

La fanciulla incitò il padre a parlare.
«Tutto iniziò quando tu avevi due anni.
Eri così piccola, così innocente, ma già determinata.
'Padre? Quando potrò essere al posto tuo?' Mi ripetevi sempre.
Ti piaceva stare nella mia stanza con tutte quelle scartoffie.
Poi però hai iniziato a socializzare con la natura.
Eri sempre fuori a giocare nel grande prato.»
Leila sorrise. Aveva qualche ricordo offuscato ma un po' risovveniva nella sua memoria qualcosa.
«Mentre tu eri fuori a giocare io avevo modo di pensare a quando saresti diventata una donna.
Non volevo darti via. Non ho mai voluto.
Tu sei sempre stata la mia bambina.
Però un giorno decisi di farlo. Decisi di trovarti un marito.
In quel periodo il denaro scarseggiava e la corte di re Giacomo II era la più ricca nelle vicinanze.
Decisi che dandoti in sposa a un uomo molto ricco, così  saremmo sempre rimasti sul sicuro e non avremmo avuto più molti problemi economici.
Io e il fratello di re Giacomo, Filippo III, eravamo in buoni rapporti e mi avrebbe assicurato di proferire buona parola sul mio conto al fratello.
Così mandai una lettera a Giacomo.
Non sapevo se tirarmi indietro. Ti giuro che fino all'ultimo ho valutato l'idea di non farlo, di tenermi la lettera e rimangiarmi tutto.
Ma lo feci. Forse questa è la cosa di cui mi pentii più a lungo.
Nella lettera parlai molto di te e della proposta che volevo fargli lui me rispedì un'altra, quella che hai letto.
Tutto il resto...»
Leila rimase sorpresa dalla storia.
«Rammento qualche cosa padre, di quel giorno.» affermò.

Quindi anche suo padre era dubbioso sul fatto di darla in sposa a uno sconosciuto...
Quella storia le suscitò non poche emozioni.
Una lacrima solitaria le solcò il viso, seguita da tante altre.
Cercava di asciugarle ma ogni volta che lo faceva ne uscivano altre, e altre ancora.
Il padre la strinse in un abbraccio, era ancora un poco formale, ma non era distaccato come il suo solito.
Suo padre le voleva bene allora.

                                    ***

Aveva visto Matthew in cucina.
Andrew quel giorno era andato con suo padre ad eseguire delle faccende.

«Leila che è succes...»
Leila gli si fiondò addosso con le lacrime che non cessavano di scendere.
Lui fu molto sorpreso dalla sua reazione.
Stava piangendo e lui non sapeva che fare per tranquillizzarla.
Non poteva sopportare di vederla piangere.
Lei gli mise le braccia attorno al collo e lui le cinse la vita stringendola forte a se.
Stava piangendo sempre di più.
Affondò la testa nell'incavo del collo di Matthew mentre le lacrime scendevano bagnandogli la giacca blu.
Con un mano lui le accarezzò la testa.
«Shhh» le sussurrava Matthew mentre lei continuava a piangere.
«Sfogati.».
Le baciò la testa.

Una volta che la principessa si calmò lui si fece spiegare il tutto.
Fu sbalordito anch'esso da quel racconto.
Leila piangeva per tutte quelle emozioni che aveva avuto in pochi minuti.

La ragazza gli raccontò anche della frase del padre.
Matthew diventò leggermente rosso dal nervoso.
Come poteva dire che l'amore non esisteva?
Che non esisteva quel brivido che si provava mentre ci si baciava con la persona amata?
Che non esisteva quel fantastico rapporto che legava due persone in modo così travolgente?

«Cosa ne pensi?» domandò Matthew a Leila.

La principessa fece un risolino.
«Fandonie. Io credo nell'amore. Credo in quel sentimento così profondo, così indescrivibile...»

«...Io invece credo in noi.» interruppe Matthew a bassa voce quasi impercettibile.
La stava guardando. Stava guardando i movimenti delle sue labbra che avrebbe voluto tanto baciare.

Leila sentì quello che ebbe detto.
La faceva impazzire. Era così sincero e diretto con lei. Inevitabilmente, gli sorrise.
Fece come per continuare quello che stava dicendo.
«...quell'emozione che riesco a provare solo con te.»

Anche l'amato sorrise.
Leila gli si avvicinò pericolosamente. Erano molto vicini. Troppo. Arrossì.

Gli lasciò un veloce bacio a stampo.
Voleva farlo durare di più.
Ma sentirono qualcuno che stava per aprire la porta della cucina.

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