CAPITOLO 48
Sull'aereo non ero riuscita a stare composta per più di cinque minuti.
Avevo la bocca secca e il cuore non la finiva di battere all'impazzata.
Avevo finito.
Il mio incarico a Nivermore si era concluso dopo essere riuscita a mettere fine alle lotte e alle faide tra i soldati.
Ci ero riuscita e la regina mi aveva premiata facendomi tornare a Solaris.
Il generale era andato in pensione ed io potevo finalmente prendere il suo posto.
Adesso non mi sarei mai più mossa da lì. Non avrei mai più lasciato la mia casa.
Non avrei mai più lasciato lui.
In questi due anni mi era mancato moltissimo. Ogni giorno era come se mi staccassero un pezzo di anima.
Ero andata avanti spronata dall'amore per il mio lavoro e dai nuovi amici che mi ero fatta.
Ma adesso era il momento di tornare.
Avevo organizzato tutto: solo Thomas e la regina sapevano della mia partenza.
Volevo fare a tutti una sorpresa e, grazie all'aiuto di Thomas, adesso vedevo Theodore dopo due anni.
Ero cambiata molto dall'Alisa di due anni prima: avevo tagliato i capelli fino alle spalle, avevo tonificato il corpo e mi ero allenata duramente fino a raggiungere una perfezione nel combattimento e nelle arti marziali che prima non avevo.
Il campo militare mi aveva indurita, ma non così tanto da cambiare carattere.
Ero sempre la solita, ma ero forse più matura.
Speravo con tutto il cuore che a lui piacessi comunque, che apprezzasse i cambiamenti che ormai facevano parte di me.
Mi corse incontro e mi abbracciò, sollevandomi da terra.
Nelle sue braccia, tutte le preoccupazioni svanirono. Mi lasciai totalmente andare.
«Alisa! Sei tu. Se proprio tu.»
«Certo che sono io. Chi altro potrebbe essere?»
Mi prese il volto tra le mani e lo scrutò attentamente. «Stai bene?»
«Non sono mai stata meglio.»
Iniziò a piangere. «Non sto sognando. Come...»
«La regina mi ha trasferita all'accampamento militare di Solaris. Sono riuscita a risolvere le faide tra i soldati e mi sono guadagnata una promozione. Poi ho pensato di farti una sorpresa e ti ho attirato qui, nel luogo del nostro primo incontro. Te lo ricordi?
«E come farei a scordarmelo? Ti ho beccata nel bagno delle ragazze e mi hai dato un calcio all'inguine. Non è facile da dimenticare.»
Risi. «Hai ragione. Ma a quel tempo ero davvero spaventata di essere scoperta.»
Mi baciò togliendomi il fiato e poi appoggiò la fronte contro la mia. «Dimmi che sei qui per restare.»
Lo sospinsi via il tanto che bastava per guardarlo negli occhi. Gli presi la mano e la baciai. «Sono qui per restare.»
Si inginocchiò.
Spalancai gli occhi. «Che fai?»
«Generale Alisa Allen, vuoi diventare la Principessa Ereditaria di questo regno? Vuoi diventare la futura regina? Vuoi rendermi l'uomo più felice del mondo?»
Un bellissimo anello brillava nella sua scatolina.
Non potevo smettere di tremare.
Non potevo credere alle mie orecchie.
Avevo paura che fosse tutto un sogno.
Le lacrime mi bagnarono il viso, ma non feci nulla per toglierle.
Nonostante il groviglio di emozioni che lottavano dentro di me, la mia voce era forte e stabile quando disse: «Lo voglio, Thed. Non desidero altro che diventare tua moglie».
...
Un bellissimo vestito bianco ricamato da polvere d'oro e di diamanti mi copriva il corpo perfettamente.
Era pesante, ma io mi sentivo come se fossi su una nuvola.
Ero leggerissima mentre camminavo verso l'altare a braccetto con mia madre.
Anche papà era lì. Sapevo che in un modo o nell'altro lui fosse presente durante il giorno più bello della mia vita.
C'erano almeno trecento invitati che mi fissavano. Ma io non avevo occhi che per lui.
Lo strascico del velo copriva quasi tutto il corridoio e una tiara di diamanti e rubini mi cingeva la testa.
La cattedrale era davvero stupefacente con tutte le decorazioni che l'adornavano. Thed non aveva scherzato quando aveva detto che avrebbe fatto le cose in grande.
Mia madre piangeva e così cercai di darle conforto, stringendole ancora di più la mano.
Era bellissima nel suo vestito blu navy.
Arrivai sopra l'altare e Thed mi prese entrambe le mani. «Sei meravigliosa, mia principessa. Così bella che non vedo l'ora di scoprire ogni centimetro del tuo corpo sotto tutti questi strati di abito.»
Arrossii. «E se ti dovessero sentire?»
Gli spuntò un sorrisetto. «Ti vergogni, principessa?»
«Ti piacerebbe?»
«Sarebbe tremendamente sexy.»
Facemmo i voti e prima che avessi anche solo il tempo di respirare, il principe mi attirò in un bacio profondo. Mi sciolsi completamente e allo stesso tempo andai a fuoco.
Eravamo solo noi due.
Non c'era nessun altro.
Nessuno che ci guardava.
Eravamo solo noi due.
Uniti in una sola anima.
Adesso ero davvero completa.
Il vuoto che sentivo nel petto si riempì e a quella sensazione non potei fare altro che sorridere.
...
«Faremo tardi se non ti muovi, mia principessa!»
«Arrivo, arrivo.»
Dovevamo partire in viaggio di nozze e naturalmente ero in ritardo.
«Non è solo colpa mia. Devo ricordarti che hai preferito restare a letto fino a mezz'ora fa?»
«Ovviamente. Non ne ho mai abbastanza di te, mia principessa. Mai.»
«Ma la nave non aspetta noi.»
Avevamo deciso di trascorrere la luna di miele in giro per il mondo per due mesi. Ma adesso rimpiangevo la decisione di partire con una nave normale e non con una privata.
Be', potevo prendermela solo con me: ero stata io ad insistere.
«Io sono già pronto da un po'. Sei tu quella in ritardo.»
La sua naturalezza mi fece andare il sangue al cervello.
Dopo il matrimonio ci eravamo spostati in una camera ancora più grande e ora non trovavo più le mie cose.
«Potevi farti fare le valigie da una cameriera.»
«Posso benissimo farmele da sola. E poi l'ho già preparate. Ho solo perso una cosa.»
Ridacchiò. «Da quando siamo qui hai già perso un sacco di cose.»
«La colpa è di questa stanza! È troppo grande!»
Frugai in un cassetto (forse per la terza volta) e alla fine lo trovai. «Eccolo!» esclamai.
«Muoviamoci.»
Mi mossi verso la porta, ma il principe mi attirò al suo petto.
«Che fai? È tardi per questo» mi divincolai, ma non servì a niente.
«Non è mai tardi per questo.»
Mi baciò, tenendomi fermi i fianchi. Sentii un brivido per tutta la schiena e non potei fare a meno di arricciare le dita dei piedi e di abbandonarmi al calore che mi si sprigionava in tutto il corpo.
«Suppongo che possiamo sempre prendere il prossimo traghetto.»
Mi sorrise malizioso. «Hai proprio ragione, mia principessa.»
FINE
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