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CAPITOLO 46

«Buon compleanno, mia principessa!»

Mi buttai un cuscino sulla testa senza la forza di aprire gli occhi.

Ormai era già da un po' che ero tornata al castello. Stavo decisamente meglio, anche se ancora mi faceva male la ferita ed ero un po' debole.

La regina mi aveva parlato nei giorni successivi alla mia investitura da generale. I giornali erano impazziti e la gente non faceva altro che parlare di me e della mia vera identità. C'era chi mi reputava una traditrice per aver ingannato la Corona, ma la maggior parte delle persone mi consideravano la salvatrice di Solaris.

La cerimonia era stata bellissima ed ero stata così tanto emozionata che mi tremavano le mani e le ginocchia erano molli.

Adesso ero ufficialmente un generale.

Comunque, nei giorni dopo la mia investitura, la regina mi aveva detto che a breve sarei dovuta partire per il campo militare presso le montagne di Nivermore a controllare gli sviluppi della pace e proteggere il campo. Mi sarei dovuta occupare anche di supervisionare l'addestramento delle nuove reclute. Avrei anche riappacificato alcuni gruppi di soldati che si odiavano.

Ero elettrizzata, ma anche triste per l'imminente partenza, che era prevista per il giorno dopo.

Mi chiesi come avrei fatto a dirlo al principe.

Le avevo chiesto quanto avrei dovuto starci e lei mia aveva risposto che non era possibile dirlo. Sarei rientrata non appena le acque di quel campo si fossero calmate e dopo aver domato i soldati che tendevano a fare un po' come gli pareva.

Un primo impiego assolutamente semplice!

«Dai forza, alzati. Oggi è il tuo compleanno. Non vorrai passarlo tutto il giorno a letto?»

«Una volta mi hai detto che sarebbe stato il tuo desiderio vedermi nel letto per tutto il giorno.»

«Infatti. Ma non oggi. Abbiamo un sacco di cose da fare.»

Mi alzai, stropicciandomi gli occhi. «Che dobbiamo fare?»

«Abbi pazienza.»

Mi diede un bacio sulla fronte e mi prese in braccio. «Che cosa fai?!»

«Ti porto a cambiarti, ovviamente.»

«Posso camminare da sola.»

«Oggi non devi sforzarti, mia principessa.»

Mi misi un maglioncino morbido e una gonna. Legai due ciuffi di capelli dalle parti.

Mi guardai allo specchio: era strano non vedermi più con i vestiti di Ethan, con la parrucca e con lenti a contatto.

Era una sensazione strana ma bella. Era come se mi fossi liberata finalmente da un peso che mi opprimeva.

Thed mi abbracciò da dietro e mi sussurrò all'orecchio: «Sei bellissima. Starei ore a guardarti, ma adesso devi aprire il regalo che ti ho fatto.»

«Mi hai fatto un regalo?»

«Cosa pensavi? Che mi dimenticassi di farti il regalo per il tuo compleanno? Hai davvero poca fiducia in me, mia principessa» si mise una mano sul petto fingendo di esserci rimasto male.

«Non essere sciocco» mi sedetti sopra il letto della mia camera (la stessa che avevo avuto come guardia del corpo, nonostante Thed mi avesse proposto di trasferirmi in camera sua ufficialmente. Non mi era sembrato opportuno dato che non eravamo ancora sposati).

«Vado a prenderlo.»

Ritornò poco dopo con due enormi pacchi.

«Che cosa c'è lì dentro?»

«Lo scoprirai presto...»

Mi passò il primo molto pesante. Scartai la carta e quello che ci vidi dentro mi fece impallidire dallo stupore. Era una bellissima spada antica con il fodero e con sopra alcune scritte in una lingua che non avevo mai visto. La presi con due mani e me la rigirai, accarezzandola. Era pesante, ma era come se mi trasmettesse la sua forza e vitalità.

«È meravigliosa. Dove l'hai presa?»

«L'ho dovuta reperire da un collezionista che non me la voleva vendere. Ho dovuto sborsare una fortuna solo per il fodero.»

«Non dovevi. È troppo preziosa.»

«In ogni caso apparteneva alla mia famiglia da generazioni. Questa è la mitica spada Xilesia che si dice non abbia mai perso una battaglia. Apparteneva al primo sovrano di Solaris, Roncar I, che la usò per sconfiggere chi minacciava il suo potere. Purtroppo, andò persa alla sua morte perché se la contesero i suoi tre figli. Si diceva che, chi l'avesse posseduta, sarebbe stato invincibile e nessuno avrebbe potuto mirare alla sua autorità. Andò persa e solo qualche mese fa l'ho rivista da un collezionista. Non so come ci sia arrivata, ma dovevo riprendermela.»

«Perché l'hai data a me se appartiene alla tua famiglia?»

«Servirà molto più a te che a me e poi fai parte di questa famiglia, Alisa. Quello che appartiene alla Corona è anche tuo.»

Lasciai che le lacrime mi scendessero liberamente sul viso. «Grazie.»

Me le asciugò con il pollice. «Non ringraziarmi. La spada appartiene a te.»

«Che cosa c'è scritto sulla lama?»

«Se non ricordo male...» la ispezionò con cura «"La vittoria spetta solo a chi cola sangue".»

La appoggiai con cura sul letto. Era in ottime condizioni per essere una spada vecchia di millenni. Avevo la sensazione che la sua forza e potenza non fosse degenerata col tempo.

«Addirittura due regali? Non ti sembra di esagerare?»

«Sei la mia principessa. Non esagero mai a farti regali. Anzi, te ne ho fatti troppo pochi, ma non ho avuto molto tempo a disposizione.»

La sua serietà mi fece scoppiare a ridere.

Scartai la scatola e notai alcuni pezzi di armatura. «Mi hai regalato un'armatura?!»

«Esatto. Questa, però, è solo da appendere al muro. Non si usano più le armature in guerra.»

«E le spade sì?»

«Magari no... ma puoi utilizzarla in altri momenti.»

«È bellissima, Thed. Credo proprio che la metterò al campo militare nel mio ufficio.»

«Sono felice che ti piaccia. È un pezzo unico risalente a circa cinquecento anni fa, fatta d'oro e di altri metalli purissimi. Non fu mai utilizzata perché era così bella che i proprietari avevano paura di sciuparla.»

In effetti, brillava e riluceva d'oro. Ne rimasi folgorata e meravigliata al tempo stesso.

«Era della Corona?»

«No... apparteneva alla famiglia del generale Jenglin che serviva la corona da generazioni. Purtroppo, in quella stessa guerra morì lui e la sua famiglia perché furono trucidati dai nemici. Una storia davvero tragica, se pensi che c'erano anche dei bambini molto piccoli in quella famiglia.

«L'armatura è l'ultima cosa che ci resta di loro. L'ho trovata nella tesoreria del palazzo e ho dovuto convincere mia madre a prenderla, nonostante non fosse proprio d'accordo.»

«E con una buona ragione! Non posso averla io, Thed! Non è mia. È di quella famiglia. Non posso sopportare di appenderla ad una parete pur sapendo la fine che fecero i suoi proprietari.»

«Jenglin era valoroso e davvero di buon cuore. Apprezzerebbe molto che il suo gioiello sia tuo, Alisa. Sarebbe onorato che la sua armatura finisca nelle mani di un altro generale generoso e di buon cuore, come sei tu.»

«Non puoi saperlo per certo.»

«E invece sì. Ha lasciato alcune lettere indirizzate a dei suoi amici dove spiegò che la sua armatura, una volta morto, sarebbe dovuta andare alla famiglia reale e poi a un altro generale buono e leale che avrebbe avuto a cuore le sorti del regno e dei suoi cittadini. Era l'ultimo desiderio che chiedeva. Sapeva che ormai per lui e per i suoi famigliari era arrivata la fine. Cercò di lottare per proteggerli, ma non ci fu nulla da fare. Le truppe reali arrivarono troppo tardi. Erano già tutti morti, a parte suo figlio di due anni. Era in gravi condizioni e morì in un letto pochi giorni dopo. L'unica consolazione è che i nemici furono sconfitti e che i loro assassini furono tutti trucidati.»

Provai un'immensa tristezza per quella famiglia e dovetti reprimere il desiderio di riportare in vita i loro assassini per poi ucciderli di nuovo tutti molto lentamente.

«E allora sarò onorata di tenere questa bellissima armatura in modo che tutti possano ricordare il generale e la sua famiglia.»

«Sono felice di sentirtelo dire. Andiamo adesso» mi prese per un braccio e mi trascinò fuori.

«Dove stiamo andando?»

«A festeggiare il tuo compleanno.»

...

Passammo una bellissima giornata: Thed mi portò a vedere alcune meraviglie di Solaris e al luna park. Pranzammo nella nuova casa della mia famiglia e poi continuammo a girare la città tra musei e locali accoglienti dove incontrai un sacco di persone diverse.

Alle 20:00 ero frastornata e stanca, ma stranamente avevo ancora energia addosso.

Ero stata benissimo anche se ancora non ero riuscita a dirgli niente della mia imminente partenza. Non avevo trovato il momento più adatto e probabilmente non sarebbe mai arrivato.

«Ti sei divertita, mia principessa?»

Eravamo a sedere sull'erba ad ammirare il paesaggio.

«È stato bellissimo. Grazie, Thed.»

«Non ringraziarmi. L'ho fatto con piacere.»

«Senti... vorrei visitare la tomba di mio padre prima di tornare al castello.»

Annuì. «Dove si trova?»

Lo portai in un cimitero vicino il quartiere della mia vecchia casa e poco più avanti ci fermammo vicino ad una tomba.

Mi sedetti davanti alla lapide e la ripulii dalle foglie che le erano cadute sopra. Spolverai il nome di mio padre e involontariamente calde lacrime mi solcarono il viso. Il principe si era allontanato di alcuni passi per lasciarmi un po' di privacy, ma io lo richiamai: «Puoi restare, se vuoi.»

Si sedette vicino a me e mi prese la mano, come per darmi forza. Lo ringraziai silenziosamente.

«Ciao, papà» iniziai. «È tanto che non vengo a trovarti e probabilmente sarai arrabbiato con me... ma in questi mesi è successo veramente di tutto! Per prima cosa sono diventata il bodyguard personale del Principe Ereditario. Mi sono travestita da Ethan per mesi e fortunatamente nessuno mi ha scoperta, a parte il principe che però non ha detto niente. Lo detestavo tanto, ma poi ho capito che mi sbagliavo: non è così male ed è una brava persona. In questi mesi ci siamo avvicinati e ci siamo innamorati, papà. Lo amo tantissimo e penso che piacerebbe anche a te. Nonostante ci siano stati dei disguidi e dei problemi come gli attentati e il mio coinvolgimento... sento che non potrei vivere senza di lui, che è l'altra parte della mia anima.»

Thed piangeva e mi guardava con occhi stracolmi di desiderio e di amore.

«Comunque sia ti ho vendicato. Ho scoperto che lo Sterminatore era Anselm Turner, il tuo vecchio amico che ti ha fatto uccidere, e ha coinvolto anche il principe Xavier che è diventato il nuovo Sterminatore e che ho ucciso dopo che mi ha fatta rapire e tenuta prigioniera per due settimane.

«Ho scongiurato una guerra civile e la mia identità è stata scoperta dalla regina che mi ha esiliata. Alla fine, però, tutto è finito per il meglio: la mamma ed Ethan stanno bene in una nuova casa bellissima che la regina ci ha donato per scusarsi. Inoltre, ha pagato le rette per l'università di Ethan, ha finanziato l'attività di Aileen e ci ha regalato un sacco di soldi e pietre preziose. A me ha dato il titolo di generale e ci ha dato la sua benedizione: io e Thed possiamo sposarci e lei ne sarà felice. Più di quanto osassi sperare, più di quanto pensassi fosse possibile.»

La voce mi si incrinò, ma continuai: «Sono sicura che saresti orgoglioso di me e che vorresti essere al mio fianco. Anche io lo vorrei tanto, papà. Darei tutto per poterti rivedere anche solo per cinque minuti, per sentire la tua voce, per abbracciarti.

«Ho finalmente compreso quello che volevi dirmi tanti anni fa, quel giorno che eravamo sulla collinetta a giocare: ho trovato finalmente la pecora bianca che mi sostiene e che mi ama, fregandosene della posizione sociale. Sono me stessa, papà, senza dovermi fingere una pecora bianca per farmi accettare.»

Guardai Thed in modo che capisse di rivolgersi a mio padre.

Capì al volo: «Buonasera, signor Allen... Alisa mi ha parlato molto di voi e di quello che rappresenta tutt'ora per lei. Spero davvero che possiate vederci, che possiate essere felice per noi. Amo vostra figlia profondamente e farei di tutto per lei. Avrei tanto voluto conoscervi, ma a causa dello Sterminatore e dei suoi seguaci non è stato possibile. Malgrado ciò, vostra figlia ha fatto così tanto per la famiglia reale... ha rischiato di morire pur e di aiutarci e di portare giustizia.

«Non lo dimenticherò mai, finché sarò in vita ripagherò Alisa in tutti i modi che posso, ma prima di tutto amandola.»

«Hai sentito, papà? Sono in ottime mani. Spero che tu sia in un posto bellissimo lassù in cielo e che tu possa essere felice per noi.»

«Sono sicuro che è così» mormorò.

Annuii con la testa, asciugandomi gli occhi con il dorso della mano.

«Ti penso sempre» ormai la mia voce era spezzata dai singhiozzi. «E finalmente puoi riposare in pace, sapendo che giustizia è stata fatta e che i tuoi assassini sono stati catturati.

«La mamma, io ed Ethan sentiamo sempre la tua mancanza, ma adesso possiamo finalmente andare avanti.»

Rimanemmo ancora sulla tomba di mio padre in silenzio per diversi minuti, abbracciati stretti.

Poi, prendemmo la strada che ci conduceva alla macchina per ritornare a casa.

"Casa". A quella parola sorrisi.

«Devo dirti una cosa...» ora o mai più.

«Dimmi, mia principessa.»

Mi fermai e lo guardai negli occhi. «Domani parto. La regina mi ha assegnata ad un campo militare sulla montagna di Nivermore.»

Rimase calmo. «Per quanto starai via?»

«Non lo so ancora. Di sicuro più di un anno... devo aggiustare le faide tra i soldati, supervisionare l'addestramento delle nuove reclute e preservare la pace. Ho provato a chiederle di assegnarmi al campo militare qui a Solaris, ma ha risposto che c'è già un generale e che anche gli altri campi sono presidiati dallo stesso generale. Comunque, ha risposto che non appena andrà in pensione, darà quell'incarico a me. Ma per ora...»

«Devi andare a Nivermore.»

«Esatto.»

Si girò a guardare la luna che stava spuntando nel cielo. «Capisco... dopotutto è la tua vita, mia principessa. Sei un generale adesso. Devi portare a termine questo incarico.»

Mi abbracciò forte e io chiusi gli occhi, beandomi del suo calore.

Mi dette un bacio sulla fronte. «Ti aspetterò, mia principessa. Non mi interessa per quanto starai lontana. Possono passare anche venti o trent'anni. Io resterò qui ad aspettarti e, non appena ritornerai, ti sposerò con un matrimonio così grandioso che ne parleranno anche negli anni a seguire.»

«E io non vedo l'ora che quel giorno arrivi, Thed.»

E mentre la notte sopraggiungeva limpida e fresca, noi rimanemmo abbracciati stretti.

In quel momento seppi per certo che quello era il posto a cui appartenevo. Che Thed era l'uomo con cui avrei passato il resto dei miei giorni e che non mi interessava se ci sarebbero voluti anni per ricongiungerci.

Prima o poi l'avremmo fatto e da quel momento in poi niente nessuno ci avrebbe più divisi.

Mai più.

...

«Ricordati di chiamarmi quando sali in aereo. E ricordati di scrivermi non appena sei arrivata al campo militare. E poi dimmi come ti ci trovi. E...»

«Ho capito, Thed! Non preoccuparti.»

Mi sorrise. «Mi mancherai, mia principessa. Non sai quanto.»

«Anche tu mi mancherai» lo avvicinai a me e lo attirai alle mie labbra. Lo baciai dolcemente.

Mi passò una mano sulla schiena, mentre con l'altra mi accarezzava la nuca. «Promettimi che non ti dimenticherai di me una volta lì.»

Lo guardai stranita. «E perché mai dovrei dimenticarmi di te?»

«Sarai circondata da ragazzi... e noi non potremmo vederci...»

«Mi stai buttando nelle braccia di un altro?» corrugai la fronte.

«No. Se qualcuno provasse anche solo ad approcciarti in una maniera diversa dal lavoro, verrò direttamente lì e lo farò pentire di essere nato. Quello che voglio dire... è che se tu iniziassi a provare qualcosa...»

«Non accadrà, Thed. Amo te. E solo te.»

Mi sollevò tra le braccia e mi attirò in un altro bacio che sapeva di addio.

«Devo andare adesso. Altrimenti perderò l'aereo.»

«Dovrei accompagnarti.»

«Non è necessario. E poi devi occuparti di alcuni affari reali, no?»

Salii sul taxi. «Ciao, Thed.»

E mentre il taxi partiva, io mi girai indietro a vedere il principe che continuava a salutarmi con la mano e con gli occhi rossi.

Avevamo promesso niente lacrime, ma il mio viso iniziò a riempirsi di calde gocce che andavano a bagnare il maglione.

Per quanto volessi rimanere con lui, però, sapevo che non potevo rinunciare al mio sogno, che non potevo rinunciare ad andare al campo.

Era da tutta la vita che aspettavo di diventare qualcuno nel combattimento e finalmente lo avrei realizzato.

...

Arrivai al campo militare dopo venti ore di viaggio. Ero esausta e infreddolita, ma con un'energia nuova in corpo.

Ero elettrizzata all'idea di iniziare subito i miei compiti.

«Buongiorno, generale» disse il comandante Willow.

Un gruppo di soldati fece il saluto militare.

«Buongiorno, comandante.»

Entrammo dentro il campo e mi saltò subito all'occhio le occhiate nervose e assassine che si lanciavano fra di loro i soldati.

«Vedo che si odiano.»

«Purtroppo, non gira buon sangue tra due gruppi di soldati. Già il generale precedente aveva provato a soppiantare il problema, ma non ci è riuscito.»

«E la regina ha creduto che io ne fossi in grado?»

Andammo nel mio ufficio e mi sedetti dietro una scrivania già stracolma di fogli.

«Dopo quello che avete fatto con i ribelli, sì. Siete la persona più adatta.»

Sorrisi.

«Allora mettiamoci al lavoro, comandante Willow.»

«Sono ai vostri ordini, generale.»

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