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CAPITOLO 35

Ero ancora arrabbiata col principe, ma eravamo una squadra e per correttezza era mio dovere dirgli quello che avevo scoperto senza omettere nulla.

Lo cercai in tutti i meandri del castello, ma non lo trovavo da nessuna parte. Quindi, stanca e accaldata, andai a prendere una boccata d'aria fuori.

Camminai per i giardini meravigliosi, attraversai aiuole e svoltai laghetti pieni di pesciolini fino a ritrovarmi per un sentierino stretto e formato da sottilissimi ciottoli.

Alla fine della stradina, trovai una grandissima radura tutta immersa nel verde e, a pochi passi da un ruscelletto, vidi il principe sdraiato sull'erba con le mani dietro la testa e con gli occhi chiusi.

Mi avvicinai piano e mi sedetti di fianco a lui. Non appena mi sentii sedere, aprì gli occhi e si tirò su.

«Alisa... che piacere vederti. Non credevo che mi avresti trovato in questo posto sperduto.»

«Sono venuta solo per dirvi alcune cose, poi me ne andrò e vi lascerò qui da solo.»

«Puoi rimanere per tutto il tempo che vuoi. Lo sai che adoro la tua compagnia.»

Il suo essere così tanto ipocrita stava cominciando a darmi sui nervi. «Non avrei detto la stessa cosa dato che è da due giorni che non vi vedo tornare in camera e fate di tutto per evitarmi.»

Contro ogni mia previsione, si mise a sghignazzare.

«Che cosa c'è di tanto divertente?»

«Sei così carina quando fai l'offesa.»

«Questa vostra affermazione mi fa capire che non mi state prendendo per niente sul serio.»

Ogni traccia di divertimento scomparve dal suo viso. «Mi dispiace, Ali... non volevo fare in quel modo, ma avevo bisogno di rimanere da solo per un po'. Non è stato assolutamente a causa tua. Questo voglio metterlo bene in chiaro.»

«E allora perché non avete condiviso con me il vostro stato d'animo? Perché vi tenete tutto dentro?»

«Non è facile per me farlo. È da quando è morto... Xavier... che non riesco a esprimere i miei sentimenti. Era lui l'unico che mi capiva e tutta questa situazione di continuo pericolo e controllo mi sta mettendo davvero a dura prova. È come se mi sentissi soffocato dalla cosiddetta "protezione" che mia madre continua a mettermi.»

«Lo fa per il vostro bene.»

«E non ne dubito, ma detesto sentirmi così... così soffocato e imprigionato» gesticolava e alcune lacrime gli caddero sulle guance. Mi protesi per asciugarle e così lui mi sorrise dolcemente.

«Non devi pensare che io voglia allontanarti o che non desideri stare con te. Mai. Avevo solo bisogno di cambiare aria e dato che uscire fuori di notte è impossibile, ho pensato che dormire in un'altra stanza fosse la scelta migliore.»

Mi sentii una stupida. Lui stava soffrendo terribilmente per tutta quella situazione e non solo per la condizione che gli aveva posto la madre, ma anche per il fatto che non si sentiva al sicuro nella sua stessa casa, con decine di persone - se ci fosse andata bene - che lo volevano morto. Io, come sempre, pensavo solo a me stessa.

«Mi dispiace, Vostra Altezza. Mi sento un'idiota per essermi arrabbiata in quel modo.»

«Non potevi saperlo.»

«Ma potevo sempre chiedervelo o scoprirlo da sola.»

Si morse un labbro. «Non è comunque colpa tua.»

Rimanemmo in silenzio, uno vicino all'altra, per alcuni minuti a contemplare la meraviglia del paesaggio e la bellissima recinzione in oro che adornava tutto il perimetro.

Thed, poi, riprese la parola: «Adesso raccontami le cose che dovevi dirmi».

«Oh sì, giusto. Per poco non me ne dimenticavo.»

Gli dissi tutto quello che avevo scoperto da Tim Harris, anche le informazioni più scioccanti e i particolari meno eclatanti.

In fondo al resoconto mi accorsi di essere rimasta a corto di fiato per quanta foga ci avevo messo nel raccontare tutto. Inspirai profondamente e notai il principe con lo sguardo corrucciato che guardava dritto verso il ruscello.

«Allora? Che cosa ne pensate?»

«È molto interessante. Non ho mai sentito parlare di tuo padre come capo delle guardie reali qui a castello, ma è anche vero che al tempo ero troppo piccolo per ricordarlo. Dovrebbe saperne di più mia madre, ma non vorrei che si insospettisse se glielo chiediamo.»

«Non c'è nessun altro che potrebbe sapere qualcosa?»

«Ci sarebbe mio padre, ma lui be'... lo sai. Forse qualche domestico che lavora qui da più tempo. Proverò a informarmi.»

«E il resto?»

«Be'... trovo davvero strano che il signor Allen si sia licenziato da un lavoro così redditizio. E sono ancora più strani tutti i suoi atteggiamenti prima di farlo. Probabilmente c'è sotto qualcosa che ha a che fare con quel Rodrick Barrow, che al tempo fu incarcerato, e con quel Turner. Magari sanno qualcosa che può esserci di vitale importanza.»

«O magari Rodrick era davvero l'uomo che cercavano e mio padre si è voluto licenziare e basta. Magari Harris si è immaginato tutto oppure ha mentito per non so quale ragione.»

«Se fosse così allora perché dirti tutte quelle cose? Tu di certo non saresti andata a chiedergli niente.»

«Forse per farsi grande davanti a me.»

«La vedo debole come ipotesi. Probabilmente Harris non ha mentito, non ne avrebbe avuto motivo, e, da come mi hai detto, sembrava davvero triste per tuo padre.»

«Sì, mi è parsa una persona gentile e sincera da subito, ma potrei sbagliarmi.»

«Per ora diamogli il beneficio del dubbio e troviamo Barrow e Turner per avere una conferma o una smentita da loro. Sono sicuro che, se risolviamo il caso degli attentati di ventidue anni fa, riusciremo anche a risolvere quelli di ora e finalmente potrò di nuovo uscire senza una valanga di guardie del corpo.»

Lo speravo tantissimo anch'io.

«Ma come facciamo a entrare nella prigione?»

«Ci stavo pensando... Di sicuro a Eveamon non fregherà un accidente se mi presento lì con il titolo di Principe Ereditario di Solaris.»

«Ma come? Non avete una certa rilevanza anche lì?»

«Sì, ma fino ad un certo punto. Di certo non mi posso presentare al carcere e costringerli a farmi vedere Barrow.»

«Ma di fatto lui è un criminale di Solaris. Dovrà pur valere qualcosa!»

«Se si trova ad Eveamon vuol dire che ormai è un loro criminale e quindi Solaris non può metterci più bocca in nessun modo. Probabilmente sarà stato ceduto anni fa.»

Questa notizia mi riscaldava davvero il cuore.

«E quindi? Non abbiamo nessuna possibilità?»

«Una ci sarebbe...»

«Cioè?»

«Be'... dovremo entrare dentro la prigione, fingendoci delle guardie, e provare a parlare con Barrow.»

La sua idea era così assurda che non potei evitare di mettermi a ridere. Lui mi guardò storto. «Che cosa hai da ridere?»

«E come pensate di farcela?»

«Oppure... cercare di ottenere un pass di accesso, magari come amici o familiari che vogliono fargli visita.»

«E sarebbe possibile?»

«Non preoccuparti per questo. Ho le mie fonti»

Naturalmente.

Cambiai discorso. «Potete dirmi adesso il motivo per il quale domani ci saranno anche Ethan e Aileen?»

«Sei davvero una spina nel fianco. Va bene, te lo dico.»

Finalmente! Erano giorni che continuavo a pensarci senza trovare una risposta.

«Prima fra tutti voglio conoscere il fratello e l'amica della mia fidanzata.»

Il mio cuore perse un battito. Le gambe mi divennero talmente molli dall'emozione che, se non fossi stata già seduta sull'erba, probabilmente sarei caduta. Si risedette e mi prese la mano, baciandola sulle nocche.

«Ma non è solo per questo» ritornò serio. «Voglio che loro ci aiutino.»

«In che modo?»

«Devono distrarre chiunque provi a chiedere di me o di te. Anche con mia madre.»

«È impossibile. La regina non vorrà che gente come loro le si avvicini.»

«Non ho mai detto che debba sapere la loro origine o i loro nomi.»

«Vedrà mio fratello e farà due più due.»

«No, se lui finge di essere te. Se qualcuno glielo chiede, può sempre dire che sta sorvegliando i dintorni per me.»

«Non capisco perché non possa pensarci Thomas.»

«Lui sarà occupato con la guardia reale. Sarà in perlustrazione e non potrà aiutarci.»

«Ma è la tua guardia del corpo!»

«Non solo. Lui... be'... è sia il mio bodyguard che una guardia reale e quindi deve fare entrambe le cose. È per questo che a volte deve assentarsi. Perciò, mia madre ha cercato un altro bodyguard.»

Questo spiegava le sue lunghe assenze senza una motivazione valida.

«Non voglio che li coinvolgiate. Devono rimanere al sicuro.»

«E infatti sarà così. Gli diremo di aiutarci perché noi abbiamo da fare altrove.»

«Potresti convincere Ethan, ma non Aileen.»

«Non credo che farebbe domande se le dicessi che riguarda una questione top-secret di Solaris e che, aiutandoci, potrebbe salvare l'intero regno.»

«Capirà che si tratta degli attentati.»

«E sarebbe un male? Dopotutto non aggiungerò altro e lei non mi interrogherà di certo.»

«Rimane il fatto che con la regina non potranno mai interagire.»

«E perché no? Ethan deve fare te, mentre Aileen potrebbe diventare una nobile di un regno lontano che è venuta qui sotto mio invito.»

«Qualcosa potrebbe andare storto.»

«Potrebbe andare tutto storto, ma che altre opzioni abbiamo? E comunque mia madre sarà troppo impegnata per badare a loro.»

«Ma non le dieci guardie del corpo che vi ha assegnato.»

«Non preoccuparti per quelle. Non ci saranno.»

«In che senso?»

«Per quanto la regina sia saggia, crede ancora che i ribelli non possano attaccare durante la sua festa di compleanno. Pensa che il castello sia il posto più sicuro di Solaris, nonostante ci siano state prove contro. Tuttavia, per lei trecento guardie a proteggere il palazzo sono più che sufficienti e quindi, tecnicamente, non ho bisogno di altre protezioni a parte te» mi fece l'occhiolino.

«Non è molto intelligente da parte sua» volevo che uscisse come un sussurro e invece fu abbastanza forte che il principe mi sentii. Ero sul punto di scusarmi per essere stata arrogante e troppo audace.

Invece, lui alzò le spalle come se non se la fosse presa. «Hai ragione, ma in questo momento fa proprio al caso nostro. Vedrai che andrà tutto per il meglio.»

Lo speravo tanto e non soltanto per me, ma per tutto il regno.

Tutti meritavamo un po' di pace.

Gli sorrisi e gli strinsi ancora di più la mano. Lui approfittò del mio gesto per cingermi la vita e sospingermi con la schiena sull'erba.

Accelerò il respiro e mi guardò come un fuoco ardente di passione.

Iniziò a risalirmi con le dita tutto il fianco fino alla spalla e poi ancora più su fino a sfiorarmi le labbra. Baciai le sue dita ad una ad una.

Mi rubò un bacio e andò così a fondo nella mia bocca che feci un verso strozzato. Non appena si staccò, mi accorsi di non avere più aria nei polmoni, ma che, allo stesso tempo, non volevo che si allontanasse. Non volevo che finisse, che se ne andasse.

«Chiedimi di fermarmi» disse con la voce roca e con gli occhi brucianti di desiderio mentre risaliva con lo sguardo ogni centimetro del mio corpo.

«Perché dovrei?»

«Fallo.»

«Non voglio.»

Nei suoi occhi passò un lampo. «Non sai quello che stai dicendo. Se non mi chiedi di smetterla, non potrai più fermarmi. Sto per farti diventare completamente mia su questo prato e non sto scherzando. Quindi sarà meglio che tu mi fermi prima che succeda qualcosa di cui poi ti potresti pentire.»

«Voglio diventare tua, Thed. Ti prego. Non fermarti.»

Non so se fu per averlo chiamato per nome oppure per essermi rivolta a lui con il "tu", ciononostante smise di discutere e finalmente mi dette quello che bramavo da molto tempo.

Mi divorò come se fossi stata il suo piatto preferito. Mi strappò i vestiti di dosso come se fossero stati degli inutili stracci.

«Come dovrei presentarmi al castello ora?» dissi ancora affannata.

«Non mi interessa in questo momento.»

Entrambi bruciavamo di passione e finalmente su quel prato di metà pomeriggio diventammo una cosa sola.

Un'anima. Un cuore.

Diventai sua e lui diventò mio.

Ci appartenevamo.

Totalmente.

Sentivo che quello che stava succedendo era la cosa giusta da fare. La sola.

Quella che serviva a riempire la mia anima fino al punto da sentirmi finalmente completa.

...

Ci guardammo ancora accaldati e affannati e in lui non notai neanche una traccia di rimorso o pentimento. Solo pura gioia.

Si distese di fianco a me e mi attirò tra le sue braccia. Potevo sentire il suo e il mio odore mischiati insieme come se fossero stati una miscela nuova e unica.

«Sei bellissima» mi accarezzò i capelli, liberi dalla parrucca che nella foga del momento era andata poco più in là.

«Anche così in disordine?»

«Soprattutto.»

«Allora devo ringraziarvi, Altezza.»

Si incupì.

«Che succede? Ho detto qualcosa di sbagliato?» mi tirai su fino a guardarlo negli occhi.

«Il mio nome sulle tue labbra ha un suono così piacevole che non posso farne a meno. Voglio che tu ti rivolga a me come preferisci, ma in maniera informale.»

Alzai un sopracciglio. «In tutti i modi?»

«Tutti. Non voglio più che mi tratti come se fossimo ancora degli estranei.»

«E se volessi chiamarvi "Teddy"?»

Sapevo che odiava quel nomignolo.

«Mi andrebbe benissimo, purché tu sia la sola a farlo.»

«Allora va bene, Teddy.»

Mi sorrise e mi fece sdraiare a schiena sotto. Mi dette un bacio profondo e lento. Del tutto diverso da prima che invece erano stati veloci e passionali, come se avessimo poco tempo e quello fosse stato il nostro ultimo incontro.

Questo pensiero mi fece trasalire. D'un tratto ebbi una brutta sensazione, come se non avessi tutti i torti.

«Che succede? Perché sei trasalita?»

Mi riscossi dai miei pensieri, convincendomi che era solo una mia fissazione. Dopotutto avevamo tutta la vita davanti.

«Niente, niente» gli feci un sorriso che però non apparve tanto convincente.

«Sicura?»

«Sicurissima.»

Allora lui mi sussurrò all'orecchio: «Adesso appartieni davvero a me. Totalmente e nessuno potrà mai più averti.»

Alle sue parole trasalii, ma questa volta non di certo per la paura...

«Lo stesso vale per te. Non ti è più concesso parlare ad ogni ragazza a meno di due metri di distanza.»

«Sei stupenda quando fai la gelosa.»

«Non sono gelosa. Sto solo dicendo una cosa oggettiva.»

Iniziò a giocherellare con un boccolo dei miei capelli. Se lo rigirò tra le dita più e più volte. «Dovresti portare di meno quella parrucca.»

«E come faccio? Sto ancora fingendo di essere mio fratello.»

«Lo so... Ma questa condizione prima o poi deve finire. Non puoi rimanere così per tutta la vita.»

E come avrei fatto ormai? Come avrei potuto rivelare la mia identità senza i rischi di essere incarcerata e giustiziata per alto tradimento?

L'unica opzione era licenziarsi, ma come avrei fatto a casa? Mamma era da poco che aveva smesso di lavorare assiduamente ed Ethan frequentava un'università costosa e, anche se aveva vinto la borsa di studio, non tutte le spese erano pagate. La maggior parte sì, ma il resto no ed erano parecchio salate.

«Be' per ora sta andando alla grande. Non vedo perché non dovrei continuare» dissi leggermente stizzita.

«Non ho detto questo, Ali... È solo che ho paura per la tua incolumità. E se qualcuno dovesse scoprirti?»

«Non succederà. Sono diventata brava.»

Per rassicurarlo, gli scoccai un bacio sulla guancia.

«Tutto qui? Ci vorrà ben altro di un semplice bacio sulla guancia per rassicurarmi.»

A quel punto diventammo di nuovo un solo corpo, unito indissolubilmente.

Andai a fuoco.

E poi di nuovo.

E ogni volta che lui mi mostrava quanto mi desiderava, il piacere che provavo oltrepassava di gran lunga la soglia e così andavo in pezzi per poi riprovare tutto da capo.

Più e più volte.

E ogni volta senza mai averne abbastanza.

Di lui. Di noi.

In quel momento sentivo che ogni cosa era al posto giusto. Che insieme avremmo potuto risolvere qualsiasi problema.

Che lui era l'altra metà di un puzzle che non mi ero neanche accorta di aver cominciato a costruire.

Due pezzi che si incastravano perfettamente. Non mi ero mai sentita così felice in vita mia.

Niente e nessuno mi avrebbe derubata di quella felicità perché semplicemente era impossibile.

...

«Buonasera, signori.»

«Buonasera, Vostra Altezza.»

Quei "signori" non rivolsero neanche uno sguardo verso di me. Strinsi gli occhi fino a renderli due fessure, ma comunque feci un piccolo inchino come la mia posizione mi intimava di fare.

Mi sospinsi verso Thed. «A forza di sorridere ti sta per cadere la bocca.»

«Non credo sarebbe possibile una cosa del genere, ma in ogni caso ti consiglio di far finta di volerci stare a questa festa, giusto per non alimentare sospetti.»

«E come farebbero a esserci sospetti? Sono quindici minuti che la gente ti saluta senza neanche rivolgermi per sbaglio lo sguardo.»

Finalmente era arrivato il giorno della festa e io e Thed, vestiti entrambi in smoking nero, ci trovavamo vicino all'ingresso ad accogliere gli ospiti e per aspettare l'arrivo di Ethan e Aileen. La sera prima eravamo andati a casa mia a raccontargli il nostro piano.

Ethan, come avevo pensato, era più che entusiasta di partecipare, tuttavia Aileen aveva opposto resistenza, continuando a ripetere che dovevamo almeno darle una spiegazione per quando si sarebbe messa in pericolo.

«Non avrete nessun problema. Non lo permetterò» aveva risposto Thed.

«E se non ci riuscirete? Non posso rischiare di finire al patibolo solo perché avete in mente di andare in giro per il castello a fare chissà cosa. La scusa di salvare Solaris non attacca con me, con tutto il rispetto, principe.»

«Non è una scusa e poi io e la mia guardia del corpo non andiamo in giro per il castello perché vogliamo farlo, ma perché è una situazione complicata e non possiamo fare altrimenti» aveva replicato irritato.

Se la questione non fosse stata così seria, mi sarebbe scappato da ridere: era esilarante vedere Aileen tenere testa a Theodore e lui che cercava di farsi rispettare come principe. Non era abituato a sentirsi rispondere di no in quel modo.

«Non capisco come io possa intrattenere la regina e fingermi una nobile quando non lo sono mai stata!»

In effetti, detta così aveva proprio ragione.

«Non importa sembrare o meno un nobile. Mia madre sarà troppo occupata per badare a voi e poi dovrete solo coprirci quando la regina chiederà di me o di Alisa. Niente di più. Non voglio che ci parliate tutta la serata.»

«Questa cosa non mi convince.»

«E invece ve la dovrete far andare bene, perché è un ordine che vi sto dando come Principe Ereditario.»

«È stato con un ricatto che avete minacciato anche la mia amica? Oppure l'avete sedotta per poi immischiarla in questa faccenda?»

«Aileen! Che cosa dici?»

«Stavo solo facendo una domanda molto semplice al tuo caro principe.»

«Adesso basta!» tuonai, trascinandola in un'altra stanza.

«Lasciami!» mi urlò.

«Perché ti rivolgi in quel modo al principe?»

«E voi perché sembrate così intimi? Cosa non mi hai detto, Ali?»

Abbassai lo sguardo senza avere il coraggio di rialzarlo e guardarla negli occhi.

«Perché conosce la tua vera identità? Ti ha forse costretta a dirla?»

«No, no. Niente di tutto ciò. Glielo ho rivelata io di mia spontanea volontà. Lui non c'entra niente. E se devo dirla tutta... lui sapeva che ero una donna anche prima. Mi ha aiutata molto anche senza che glielo chiedessi.»

«E perché non me lo hai detto?»

«Non volevo farti preoccupare per la mia sicurezza.»

«Non mi preoccupo per la tua sicurezza, ma di quello che potrebbe fare lui in un momento di rabbia. Non sei più al sicuro lì con così tante persone che sanno che sei una donna.»

«Non lo sa nessun altro, a parte lui.»

«Ne sei sicura? Dopotutto non sapevi neanche di Sua Altezza.»

«Questa volta è diverso. Ne sono più che sicura.»

«Non capisco proprio come abbiate fatto ad avvicinarvi tanto. Lo odiavi fino a pochi mesi fa! Avresti fatto di tutto per non dover stare con lui un momento più del necessario. E ora?»

«Le cose sono cambiate. Mi sono accorta che Theodore non è come me lo ero immaginata. È gentile, premuroso e ha a cuore le sorti delle persone. Si è preso cura di molte persone in un villaggio poverissimo, è andato in un ospedale e in altri centri per stare con i bambini solo perché lo voleva e non perché glielo hanno imposto gli altri. Non puoi capire come mi sento ogni volta che è vicino a me. È come se mi sentissi completa. È una sensazione strana da spiegare e non voglio annoiarti. Ma io lo amo, Aileen, di un amore così forte e profondo che non mi importerebbe di morire.»

«Alisa! Cosa vai dicendo? Vuoi davvero morire per un amore che probabilmente è solo di passaggio?»

«Non è solo di passaggio. Lo sento.»

«Va bene, ma questo non toglie il fatto che lui è il Principe Ereditario e prima o poi erediterà il titolo di re. E a quel punto cosa farai? Non penserai mica che ti faccia diventare la sua regina, vero? Sa qual è il suo dovere e il suo ruolo e prima o poi dovrà sposarsi e avere degli eredi. Non ti importa di rimanere per sempre nella sua vita mentre lui vive con sua moglie e i suoi figli?»

«Mi si spezzerebbe il cuore, ma lo capirei. Naturalmente a quel punto non rimarrei lì e neanche a Solaris. Non lo sopporterei. Vedere l'uomo che amo sposato con un'altra mi devasterebbe.»

«E allora perché vuoi vederlo accadere? Non puoi semplicemente andartene?»

Per quanto mi sforzassi a non pensarci, sapevo che prima o poi Thed si sarebbe sposato e avrebbe avuto dei figli. E probabilmente non con me. Che cosa avrei fatto a quel punto? Che cosa mi sarebbe rimasto? Forse aveva ragione Aileen e la cosa migliore da fare era quella di separarsi prima che fosse stato troppo tardi.

E allora perché a quel pensiero sentivo come se mi mancasse tutta l'aria nei polmoni?

«Comunque sia» scacciai quel pensiero orribile e mi concentrai sul presente e sulla mia missione. «Ho bisogno del tuo aiuto. Ti prego, Aileen... sii buona con me e fallo per il bene collettivo» le presi un braccio e iniziai a muoverglielo su e giù con sguardo supplicante.

Lei mi guardò per alcuni istanti, ma alla fine sospirò e chiuse gli occhi. «Va bene. Ma sappi che lo faccio solo perché me lo hai chiesto tu. Non certo per il principe.»

«Grazie, grazie!» per poco non le saltai in braccio dalla felicità.

E ora eccoci qui alla festa ad aspettare che arrivassero Ethan e Aileen per sgattaiolare finalmente in cerca di indizi.

«Ethan!» esclamò una voce.

Mi girai e vidi il principe Kendrick, con camicia bianca immacolata e pantaloni lucidi neri, che mi raggiungeva. Portava, come tutti, una maschera.

«Buonasera, Kendrick» accennai un inchino.

«Ciao, Ethan. Ciao, Thed.»

«Buonasera», sussurrò Thed, affiancandomi.

«Come stai, Ethan?»

«Tutto bene. E tu? È tanto che non ci sentiamo.»

Thed mi appoggiò una mano dietro la schiena, sospingendomi verso di lui. Lo guardai storto, ma fece finta di niente.

«Sto bene. Dovremo vederci più spesso. Magari potremmo andare a bere qualcosa in un localino che ha aperto da poco lontano dalla capitale oppure a mangiare qualcosa.»

«Mi piacerebbe molto. Ti ringrazio.»

«Non devi ringraziarmi. Siamo amici, dopotutto.»

Gli sorrisi e lui fu sul punto di aggiungere qualcos'altro, ma Sua Altezza lo interruppe prima. «Bene. È ora che tu vada a divertirti, caro fratello. La figlia dei marchesi di Crowtops si sta sbracciando pur di cogliere la tua attenzione. Dovresti andare da lei.»

Ci girammo a guardarla e in effetti una fanciulla all'apparenza poco più piccola di me cercava di attirare l'attenzione di Kendrick. Era davvero adorabile, sembrava una bambolina di porcellana.

«Lady Amalia può attendere mentre sto parlando con te, Ethan.»

«No, che non può attendere, fratellino. Sai che è importante farsi amici potenti e il marchese di Crowtops è uno di questi. Come pensi che ci rimarrebbe se venisse a sapere che la sua adorata figlia è rimasta imbambolata come una sciocca a richiedere l'attenzione del principe Kendrick, mentre lui non la considerava neanche?»

Il principe sospirò. «Ho capito, caro Thed, che non mi vuoi fra i piedi. Ma ti ricordo che Ethan non è una tua proprietà, come invece stai espressamente mostrando a tutti. Non è opportuno per il Principe Ereditario stringere così tanto il fianco della sua guardia del corpo. Come pensi che reagirà l'opinione pubblica oppure nostra madre?»

«Non preoccuparti per me. So tenere a bada entrambi. Non potrei dire lo stesso di te.»

«Che vorresti dire con questo?»

«Basta adesso! Non siamo qui per litigare.»

«Come sempre Ethan ha ragione. Ti auguro una buona serata, fratello. Ciao, Ethan.»

«Arrivederci, Kendrick.»

Lo vidi raggiungere lady Amalia con in mano un bicchiere di alcolico. Sarebbe servito anche a me per superare quella serata, ma naturalmente non potevo, vista la missione che dovevo portare a termine.

In un impeto di rabbia, mi separai da Thed. «Che cosa fai?! Lo sai che non è appropriato che tu mi stringa in quel modo!» dissi, provando a non farmi sentire dal resto delle persone.

Lui mi guardò divertito, sorseggiando un drink. Lo stesso principio non valeva per lui.

«Volevo solo ribadire alcune cose davanti al mio caro fratellino.»

«E cioè?»

«Che non si deve azzardare a cercare di conquistarti. E in quel modo ho messo bene in chiaro che sei solo mia.»

«Kendrick non vuole conquistarmi.»

«Ti stupirebbe la quantità di cose che non sai su mio fratello.»

«Perché? Tu le conosci? Non vi parlate davvero da anni.»

«Nonostante questo so riconoscere quando un uomo è innamorato di una donna.»

«È ridicolo. Kendrick non è innamorato di me.»

«Mi dispiace constatare che abbiamo pareri differenti. Ma devi credermi su questo: Kendrick è assolutamente innamorato di te, anche se ancora non lo sa neanche lui.»

Assurdo. Thed stava dicendo delle cose assurde. Kendrick innamorato di me? Che sciocchezza! Probabilmente il principe si era bevuto un po' troppi drink.

Stava blaterando cavolate talmente grosse che, se non ci fossimo trovati alla festa di compleanno della regina, gli avrei riso in faccia.

«Comunque sia... non devi trattenermi in quel modo. Non sai cosa la gente possa capire.»

«Hai ragione. La prossima volta starò più attento e cercherò di non far caso ai brividi che hai provato quando ho appoggiato la mano sulla tua schiena.»

Trasalii inorridita.

«Non ho avuto nessun brivido!»

«Se lo dici tu» buttò giù un altro sorso di alcolico.

«Non ti sembra di esagerare?»

«Non preoccuparti. So quello che faccio.».

«Bene» mi allontanai fino all'ingresso per aspettare l'arrivo di mio fratello e della mia amica, ma nel frattempo mi godetti la meravigliosa sala che avevo aiutato ad addobbare.

Brillava così tanto che sembrava una stella luminosa. Il lampadario di cristallo era così lucido e pulito che guardarlo troppo a lungo avrebbe potuto dar fastidio agli occhi.

Ogni cosa era perfetta: il banchetto ai lati assolutamente squisito, i tavoli nella sala da pranzo, gli addobbi al soffitto e alle pareti, fatte con tessuti pregiati, le statue, i dipinti, messi lì per l'occasione. Non avevo mai visto niente di così meraviglioso, ma d'altronde era il compleanno della regina che compiva cinquant'anni. Cosa ci si poteva aspettare?

La sovrana non era ancora arrivata, o meglio... non aveva ancora fatto il suo ingresso in sala. Forse aspettava che arrivassero tutti i nobili.

In famiglia amavano proprio le entrate ad effetto, eh?

Mi affacciai alla finestra del palazzo, guardando attentamente tutte le persone vestite eleganti che sorseggiavano alcuni drink mentre chiacchieravano fra loro.

Di fatto, essendo la guardia del corpo del principe, non mi sarei dovuta allontanare troppo da lui, specie in una serata come quella, dove il pericolo poteva trovarsi in ogni punto. Tuttavia, poco prima avevo visto Thomas aggirarsi vicino a Thed e così sapevo che per quei pochi minuti ci sarebbe stato lui a proteggerlo.

Li vidi insieme fuori nel giardino che parlottavano insieme a due bellissime ragazze, vestite di tutto punto. Ridevano per qualcosa che Thed aveva detto e per quanto odiassi ammetterlo erano così belle che a confronto io avrei sfigurato.

Mi sarei potuta comprare anche il doppio delle cose che avevano addosso, ma la mia condizione da popolana sarebbe sempre uscita fuori in qualche modo.

Avrei sempre sfigurato accanto al principe.

Nonostante ciò, la conclusione a cui ero arrivata non mi impedì di marciare fuori dalla porta e recarmi quasi di corsa da loro.

Mi infilai tra Thed e Thomas e tutti smisero di parlare. Le due ragazze appoggiarono i loro sguardi su di me, studiandomi. Io mantenni la testa alta, senza lasciarmi intimidire.

«Signorine, questo è il mio bodyguard Ethan Allen. Ethan, queste sono lady Margaret e lady Olivia. Sono sorelle e figlie di due importanti nobili di alto rango dell'isola di Arvax.»

Me le indicò. Quella con i capelli ramati chiusi in una elaborata acconciatura era Margaret, mentre quella con lo sguardo più indagatorio e con profondi occhi celesti era Olivia. Entrambe portavano una piccola maschera, identica a quelle di tutti gli invitati.

Avevano abiti lunghi fino ai piedi di due colori brillanti, oltre a tutti i gioielli e gli accessori che io mi sarei solo potuta sognare.

Feci una piccola riverenza e continuai a studiarle.

«Buonasera, signor Allen» dissero una dietro l'altra.

«Buonasera, signorine.»

«Il principe ci stava raccontando di alcuni aneddoti divertenti che lo riguardano.»

Le guardai male, ma sfortunatamente non mi poterono vedere perché mi girai dalla parte opposta.

«Io non parlerei di aneddoti proprio divertenti. Solo di alcuni episodi a corte che vale la pena di raccontare.»

Non potei fare a meno di pensare che a me non aveva mai detto niente.

Thomas sussurrò qualcosa all'orecchio di Theodore e lui fece un cenno del capo. Si congedò frettolosamente e rimanemmo da soli.

«Sono sicura, signor Allen, che Sua Altezza vi abbia raccontato di quella volta che il primo ministro ha accidentalmente fatto lo sgambetto a una cameriera e lei gli ha rovesciato addosso tutto il tè fumante che stava portando. Dev'essere stata proprio una scena divertentissima.»

Che cosa c'era da ridere? Non credo che lo avrebbero fatto se fosse toccato a loro.

«Oppure di quella volta che il giardiniere ha tagliato le rose preferite di Sua Maestà e lei ha dato in escandescenze per giorni. Il poveretto ha dovuto ricomprarle e piantarle tutte di nuovo.»

Che cosa ci trovavano di divertente?

Prima che potessero continuare, dissi: «Sua Altezza non mi ha mai detto niente del genere, ma probabilmente è perché il nostro rapporto è puramente lavorativo. Non è vero, Altezza?»

Lui tirò su un sopracciglio. «Esattamente. Non racconto a chiunque fatti della mia vita.»

«E comunque» ripresi senza il tempo di far rispondere Margaret «sono venuto qui per informare Sua Altezza che la regina lo attende urgentemente nella sua camera, prima del suo ingresso.»

Lui mi guardò con aria interrogativa, ma non feci trapelare nulla.

«Oh, allora se è così, io e mia sorella Olivia vi lasceremo andare, Altezza. Ci dispiace avervi trattenuto così a lungo.»

«Non dovete dispiacervi. È sempre un onore per me parlare con voi.»

Fece il baciamano sia a Olivia che a Margaret e io repressi un conato di vomito.

Alla fine, per mia grande fortuna, si allontanarono e io potei fare un respiro di sollievo.

Thed si girò verso di me e incrociò le braccia. «Allora? Perché mia madre vuole vedermi?»

Arricciai il naso. «Non vuole affatto vederti. Ho detto la prima cosa che mi è venuta in mente.»

Alzò un angolo della bocca. «Sei gelosa, per caso?»

«Cosa?! Io? No! E poi non potrei mai competere con la magnificenza di quelle due nobili. La mia bellezza non si avvicina neanche lontanamente alla loro.»

Sembravano delle divinità, ma evitai di dire questo.

«Mi sorprende la poca fiducia che hai in te. E dire che mi sembravi una persona arrogante e sicura di sé.»

«Ho solo detto che potrei farvi sfigurare. La mia condizione di popolana arriva subito agli occhi.»

«E allora? Che cosa te ne importa di quello che dice la gente? Sei bellissima, molto più di quelle due truccate pesantemente. E poi preferisco di gran lunga le ragazze con una bellezza eterea rispetto a quelle che provano a ricrearla. Non hai niente da invidiarle, mia principessa.»

Rimasi scioccata dalle sue ultime parole. "Mia principessa". Era la prima volta che mi chiamava così. Che significasse qualcosa? Impossibile. Magari l'aveva fatto solo per caso.

Comunque, non potei evitare che le gambe mi diventassero molli e che il cuore iniziasse a palpitarmi fortissimo.

Rimanemmo a fissarci per un tempo che mi parve infinito. Intorno a noi non c'era nessuno. Solo noi.

Quanto avrei voluto che durasse.

E invece no.

Un uomo mi sbatté contro la spalla facendomi sussultare. E la magia finì.

«Scusatemi, signore» disse.

Feci un piccolo inchino e lui proseguì.

«In ogni caso...» continuai «non credevo che foste così tanto in confidenza. A me non hai mai raccontato di quegli episodi.»

Mi fissò per un breve istante e poi scoppiò a ridere. «Sei arrabbiata per quello? Per due sciocchezze che ho detto solo per fare quattro chiacchere con due ragazze che non vedo da anni? La tua gelosia mi sta facendo seriamente preoccupare.»

Se non stessimo parlando pianissimo per non farci sentire, gli avrei urlato di tacere e che io non ero affatto gelosa.

«Come te lo devo dire che non sono gelosa?»

«I gesti mi dimostrano il contrario, mia principessa, e poi basta vedere il rossore sulle guance.»

Mi passai le dita sulle guance e le sentii caldissime. Le ritrassi e mi girai, incrociando le braccia.

«Non costringermi a baciarti qui davanti a tutti, Ali...»

Sgranai gli occhi, ma la voce mi rimase ferma. «Non ne avresti il coraggio.»

«Vuoi scommettere?»

Fece un passo in avanti e per un momento pensai davvero che lo avrebbe fatto, ma poi fummo interrotti dall'arrivo, finalmente, di Aileen e di Ethan. Erano vestiti con gli abiti che il principe gli aveva donato, tranne mio fratello che portava lo smoking proprio uguale al mio.

Visti da lontano, eravamo come due gocce d'acqua, ma poi, se le persone avessero aguzzato la vista e si fossero soffermati a vedere meglio, chiunque si sarebbe potuto accorgere che Ethan era leggermente più alto e che i nostri capelli non erano del tutto uguali. Per non parlare della forma del viso e di altre piccolezze.

Per fortuna queste differenze erano talmente leggere che saremmo potuti passare facilmente come due fratelli identici e poi nella confusione della serata, chi mai si sarebbe messo a guardare un semplice bodyguard?

Aileen mi fece un cenno e quello fu il segnale per squagliarcela il più velocemente possibile, prima che qualcuno capisse qualcosa.

«Andiamo» disse Thed, ritornando tutto ad un tratto serio.

Ci dirigemmo verso le scale che portavano al secondo piano, ma fummo fermati da una voce che diceva: «Benvenuti, signori e signore. Adesso farà il suo ingresso Sua Maestà, la regina Alexa di Solaris».

Mi fermai.

Dalla scalinata scese una donna che non dimostrava affatto gli anni che aveva. Se non avessi saputo che oggi compiva cinquant'anni, gliene avrei dati dieci di meno.

Bella era una parola troppo generica per descrivere la sovrana di Solaris.

Era semplicemente stupefacente.

Il vestito era meraviglioso. Le ricadeva morbido sui fianchi con il corpetto stretto, mentre la gonna, vaporosissima, era a strati con pieghe. Ad ogni piega corrispondeva una striscia d'oro ricamata con lo stemma reale.

Il corpetto era di seta e decorato con finissime pietre preziose. Forse diamanti o madreperla.

E questo era solo il vestito! Le scarpe erano lucide e alte e si intonavano perfettamente con il bianco perlato dell'abito; sulle spalle portava un mantello nero con il fondo oro; per non parlare dei gioielli preziosissimi e dell'acconciatura così elaborata e ben fatta che non sapevo come potesse anche solo camminarci.

E infine, incastonata con i capelli, c'era la bellissima corona. Impreziosita da gemme preziose, come diamanti, rubini e zaffiri, le donavano un'aria così magnificente che sembrava una dea.

La corona brillava anche più del lampadario, così tanto che quasi dovetti distogliere lo sguardo.

Come tutti portava una maschera, ma questa era d'oro e con pietre preziose.

La regina scese gli ultimi gradini e, sotto gli applausi di tutti, si mescolò alla folla per parlare con alcuni nobili.

Il principe mi dette uno scossone alla mano e io allora mi ripresi da quel torpore in cui ero entrata.

«Dai! Sbrigati! Che cosa ci fai lì impalata?»

«M-ma non hai visto tua madre?»

«Certo che l'ho vista. A lei piacciono sempre le entrate ad effetto. Non guardarle più di tanto il vestito. Come sempre ha esagerato.»

La vidi parlare con i genitori di Alexandra. «Non c'è Alexandra?»

«No... ho sentito che ha preferito andare da una sua amica fuori città per passare la notte.»

Meglio per me.

«Adesso è meglio se ci sbrighiamo. Altrimenti non riusciremo ad indagare per bene.»

Aveva ragione. Per cercare indizi serviva tempo, ma noi ce lo avevamo contato.

Non potevamo permetterci di perderne altro.

«Da dove iniziamo?» domandai mentre ci trovavamo sul piano degli appartamenti del principe e della sua famiglia. Mi tirai su la maschera.

«Guardiamo nella stanza di mia madre.»

«Ma lì c'è anche il re...»

«No... è stato spostato in un'altra stanza, in una adatta alle sue condizioni.»

«Va bene, allora.»

Entrammo velocemente e controllammo ogni cassetto, ogni punto, ogni angolo della camera in cerca di indizi.

Ma, come mi aspettavo, non c'era niente di interessante.

Se per questo neanche trattati ufficiali o semplicemente qualche annotazione importante.

Quelle, ero sicura, si trovavano nel suo studio.

«Non c'è niente di utile qui dentro» ammisi dopo una decina di minuti.

«Allora dobbiamo andare a cercare altrove.»

Uscimmo dalla stanza, richiudendoci piano la porta alle spalle.

«Magari saremmo più fortunati se proviamo a cercare nel suo studio.»

Parve dubbioso. «Non lo so, Alisa... credo che perderemo solo tempo a indagare su mia madre, dopotutto non avrebbe senso che fosse lei la spia. Ci rimetterebbe tutto!»

Aveva ragione. La regina era il nostro sospettato più debole al momento, ma era anche vero che per ora non avevamo sospettati.

Mi sarei messa le mani nei capelli per la frustrazione.

«Dobbiamo necessariamente recarci alla struttura dietro il castello che ospita la servitù dopo l'incendio.»

Annuii un sì, anche se non sapevo assolutamente se saremmo rientrati nei tempi che ci eravamo prefissati.

L'interno della struttura era più simile ad un collegio, diviso in due camerate, maschile e femminile, una mensa e altre stanzette che non potevamo visitare per mancanza di tempo.

Nel complesso era ben tenuto, anche se avrebbe avuto bisogno di alcune riparazioni.

Mi salii un brivido al pensiero che solo qualche mese fa anche io sarei potuta finire lì e probabilmente non avrei avuto neanche il tempo di dormirci una sera che qualcuno mi avrebbe scoperta e denunciata.

Realizzai solo in quel momento che il principe già sapeva della mia identità e che quindi mi aveva "obbligata" a rimanere a vivere in camera sua soltanto per aiutarmi e per non costringermi a licenziarmi.

Lo guardai sotto una luce diversa e lui ricambiò lo sguardo in una maniera tale che mi fece capire che lui sapeva a cosa stessi pensando.

Mi fece un rapido cenno e io tornai in me. Non c'era tempo per ricordare il passato.

Sgattaiolammo tra i corridoi, che fortunatamente sembravano deserti, fino ad entrare nei dormitori grandissimi. Iniziammo da quello femminile, ma non trovammo nulla di utile.

Poi fu la volta di quello maschile, ma anche in quel caso niente.

«Possibile che la spia non sia un domestico?» domandai.

«Forse hanno bruciato o distrutto tutte le prove.»

Probabile. Soprattutto dopo quello che era successo con Klara e Jared.

«E quindi cosa facciamo adesso?»

«Niente. Sarebbe troppo rischioso e ci impiegheremmo troppo a setacciare ogni angolo di questo edificio. L'unica cosa possibile da fare in questo momento è tornare alla festa e scoprire qualche altra cosa.»

Un vero buco nell'acqua.

Rientrammo alla festa dopo un'ora e mezza, ma nessuno si era accorto della nostra assenza. Theodore fece finta di divertirsi e andò a parlare con alcuni amici, mentre io mi sedetti su una sedia a pensare a tutta quella serata.

Perché non avevamo trovato niente? Chi era davvero la spia nel palazzo? Ce n'era una o forse di più? Com'era possibile che dopo tutti i nostri sforzi, l'identità dello Sterminatore rimanesse ancora ignota? Che cosa stavo sbagliando?

Ripensai anche a Xavier e alla sua tragica morte che aveva sconvolto tutti. All'inizio l'aereo era volato senza problemi. Perché era precipitato al ritorno? Thed aveva visto davvero un pezzo di motore dell'aereo nella stanza di Kendrick? Oppure se lo era immaginato a causa del dolore straziante? Oppure, se aveva visto bene, chi ce lo aveva messo? Forse suo fratello? Mi pareva innocente, ma chi poteva dirlo con certezza?

Sanchez mi aveva anche detto che allo Sterminatore ricordavo una persona che odiava. "Grandioso!" pensai. Se davvero fosse stato così, non mi sarei trovata in ottime condizioni. Campbell aveva parlato di un'imminente guerra. Era vero o voleva solo depistarci?

Erano le dieci di sera e già la testa mi martellava così forte che non riuscivo neanche a pensare.

Mi odiavo per non essere abbastanza brava a risolvere quel mistero. L'unica nostra chance era quella di parlare con il presunto pianificatore degli attentati di ventidue anni prima per scoprire se davvero sapesse qualcosa a riguardo. L'ideale sarebbe stato anche quello di interrogare l'amico di mio padre, ma non sapevo come e dove rintracciarlo.

Come avrei fatto a risolvere il mistero prima che il re peggiorasse? Avevo sentito dire che non gli sarebbe mancato molto se nessuno avesse trovato presto una cura.

La valanga di pensieri fu interrotta da una voce profonda. «Buonasera, Ethan.»

Era Connor. La guardia del corpo del principe Kendrick.

Anche lui era vestito più o meno come me. Era di una bellezza da togliere il fiato, ma non come quando lo conobbi per la prima volta nel bosco. Adesso mi sembrava più una bellezza glaciale in grado di ucciderti con solo uno sguardo.

Rabbrividii e mi costrinsi a pensare che davanti a me si trovava solo Connor e non di certo un assassino pronto ad uccidermi.

«Buonasera anche a te, Connor.»

«Ti stai divertendo?»

«La festa è molto bella, ma il mio compito è quello di proteggere Sua Altezza; quindi, non mi è concesso divertirmi.»

«E invece dovresti cercare di goderti questa festa. Non so quando ci sarà un'altra simile.»

«Probabilmente il prossimo anno» accennai una risata che però morì sul nascere, vedendo l'espressione di lui.

«Non credo...»

«Perché?»

«Non penso che se ne faranno più.»

«Non capisco cosa vuoi dire.»

«Vuoi andare a prendere una boccata d'aria?»

Cambiò così velocemente argomento che all'inizio mi sentii confusa, ma poi mi ripresi: «Certamente.»

Iniziammo a camminare per le aiuole e i meravigliosi giardini avvolti dall'oscurità fino ad allontanarci di poco dalla festa. A quel punto decisi di riprendere il discorso: «Che cosa intendevi prima con quella frase?»

«Solo che non penso si faranno più feste se la salute del re peggiorerà.»

«E come sai che il re sta male? Nessuno era autorizzato a saperlo.»

Uno spasmo gli contrasse la mascella, ma fu un attimo e più tardi dubitai che fosse successo davvero. «Me lo ha detto il principe Kendrick.»

«Oh, be' capisco. Sono sicuro che i dottori riusciranno a salvarlo.»

«Il veleno è raro ed è praticamente impossibile trovare un'altra cura all'infuori del suo antidoto. E anche con questo sarà difficile salvarlo. Più passa il tempo e più le possibilità diminuiscono.»

«Ne sai molto di veleni.»

Si mise una mano nei capelli, accennando una risatina maldestra. «Da giovane mi piaceva studiare i veleni e le loro proprietà. Volevo fare il medico, ma poi ho cambiato i miei programmi.»

«E invece ti avrei visto proprio bene come medico. Non è troppo tardi per riprendere gli studi.»

«Credimi. Ormai è troppo tardi.»

«Quanti anni hai? Novanta?»

Scoppiammo a ridere di gusto. «Diciamo che le mie priorità sono cambiate e poi adoro quello che faccio.»

Un vero peccato.

«Non mi hai mai detto da dove vieni.»

«Be'... la mia famiglia non è di qui. Veniamo dal regno di Axogivia.»

«Sei un nobile?»

«Mio padre è un lord, ma non ci definirei propriamente dei nobili.»

«Un lord?! Mi sento uno sciocco! Per tutto questo tempo vi ho dato del "tu". Mi dispiace, mio signore» feci una riverenza.

«No, no Ethan. Puoi continuare a chiamarmi come hai sempre fatto. Non sono un lord e sono anni che non vedo i miei genitori.»

«E perché mai?»

«Diciamo che abbiamo avuto una brutta litigata e ci siamo detti cose che non pensavamo. È da allora che non ci parliamo.»

«Mi dispiace... E non potete risanare i rapporti?»

«No...»

«Secondo me è ancora possibile. Dopotutto è la tua famiglia. Basterebbe che tu andassi ad Axogivia e...»

«Basta.»

Mi immobilizzai. Disse quelle parole in maniera tanto brusca che per poco non sobbalzai dalla sorpresa.

«Credimi» riprese con un tono apparentemente più calmo «ormai è impossibile risanare i rapporti. Non c'è più niente che io possa fare.»

Rimasi in silenzio mentre ritornavamo verso il castello.

Non mi aspettavo quella reazione da parte sua, ma era anche vero che ero stata indiscreta.

«Mi dispiace, Connor.»

«Non preoccuparti. So che avevi le migliori intenzioni, ma detesto davvero parlare della mia famiglia e così divento un po' sgarbato. Scusami.»

Lo guardai negli occhi anche se adesso avevano perso ogni briciolo di cordialità.

Mi schiarii la voce. «Comunque sia... cosa ne pensi degli attentati? Come vanno le ricerche con Oliver?»

«Oliver ha preso un paio di giorni di ferie per andare al matrimonio di suo cugino.»

Al quale mi aveva invitata, ma io avevo rifiutato gentilmente.

«Ma anche prima che se ne andasse non abbiamo fatto altre scoperte oltre al loro nascondiglio segreto abbandonato.»

«E anche lì non c'erano prove?»

«No, purtroppo.»

«È davvero frustrante! È orribile non sapere chi si nasconde dietro tutto questo. Secondo te gli attentati possono c'entrare con la morte di Xavier di sei anni fa?»

Trasalì. «E cosa c'entra Xavier con gli attentati?» disse con tono quasi accusatorio.

«Facevo per dire... Solo mi sembrava strano che l'aereo sia caduto soltanto al ritorno e non all'andata. Da quanto ho capito prima Xavier ha deviato e poi è scomparso dai monitor. Tutti hanno dato per certa la morte, ma se invece non fosse andata così? E se magari qualcuno lo avesse rapito per chiedere un riscatto che poi è andato storto? Magari è ancora vivo!»

Presa dalla frenesia delle mie intuizioni, non mi ero accorta di star parlando troppo.

Mi girai verso Connor e lo trovai diversi passi dietro di me, bianco come un lenzuolo.

«Che cosa hai?» domandai preoccupata.

Lui mi prese per le spalle, guardandomi fissa negli occhi. «Non devi più dire una cosa di questo genere. Mai.»

«Cosa succede?»

«Non puoi dire questo genere di cose. Se ti dovesse sentire qualcuno, o peggio la regina in persona, saresti in un mare di guai. Potrebbe farti imprigionare e giustiziare per alto tradimento.»

«Cosa? E perché mai?»

«È stato vietato anni fa di parlare o di fare supposizioni sulla tragica morte del principe. Perché? Non lo sapevi?»

«Probabilmente in quegli anni frequentavo ancora l'accademia di arti marziali e lì le notizie non arrivano. Ci tengono in una specie di bolla per non farci distrarre. Dicono che il nostro unico compito è quello di imparare ad essere dei perfetti combattenti. Inoltre, l'accademia non fa parte del regno di Solaris, è un'istituzione indipendente. Non sapevo neanche dell'esistenza di Xavier.»

Mi lasciò andare e sembrò rilassarsi. «Al principe non è mai piaciuto farsi vedere molto in pubblico.»

«Lo conoscevate?»

«Siamo cresciuti insieme ed eravamo migliori amici.»

«Mi dispiace. Sono stato indelicato.»

Anche se non riuscivo a capire perché, se erano stati migliori amici, lui non cercasse di capire come era morto davvero.

«Non preoccuparti. Non lo sapevi.»

Abbassai la testa, sinceramente mortificata.

Mi ricordai del tatuaggio.

«Quel tatuaggio che hai sul collo... come te lo siete fatto?»

«Quale? Questo?» me lo fece vedere.

Annuii.

«È solo una scelta che ho voluto marchiare per sempre.»

Mi sarebbe piaciuto chiedergli di quale scelta alludesse, ma preferii non aggiungere altro, anche perché si era fatto tardi e mi era venuto in mente una cosa.

«È stato un piacere parlare con te, Connor. Spero che potremo rivederci» dissi non appena ritornammo alla festa.

«Ovviamente. Grazie a te e ricordati quello che ti ho detto.»

«Certamente.»

Mi dette una pacca sulla spalla e si allontanò di fretta, come se fosse in ritardo per qualcosa.

Prima che me ne scordassi, mi intrufolai di nuovo nella calca delle persone per vedere dove si trovasse Thed e lo trovai a parlare con Aileen ed Ethan, ancora nei loro ruoli.

"Chissà di cosa parlano" pensai.

Non potevo scoprirlo perché mi era venuta in mente una grande idea che non poteva aspettare di essere messa in atto.

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