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CAPITOLO 32

Dissi l'ultima frase tutta d'un fiato e per un momento credetti che non mi avesse capita.

Rimase a fissarmi per un lungo istante, scrutandomi attentamente.

Abbassai la testa per non dover vedere la sua reazione infuriata perché, sicuramente, sarebbe stata quella insieme alla delusione.

Poi, probabilmente, mi avrebbe esiliata o peggio... rinchiusa in prigione insieme ai traditori perché in fin dei conti non ero meglio di loro. Avevo mentito alla corona senza problemi e sinceramente lo avrei continuato a fare se le cose non si fossero messe in questa maniera.

Attesi con il cuore in gola e i brividi che mi scendevano sulla schiena.

Mi torcevo così forte le mani che mi sarei potuta rompere un osso, se due palmi caldi non si fossero messi sopra.

«Perché ti stai rovinando le mani? Come farai poi a proteggermi?»

Alzai piano la testa quasi non credendo ai miei occhi: Thed mi guardava con un luccichio negli occhi di desiderio e amore, non di rabbia o delusione.

Non capivo. Perché non mi stava cacciando dalla sua stanza?

Si portò le mie mani alla bocca e baciò un dito alla volta, facendomi tremare.

«N-Non capisco...» riuscii a dire dopo aver ripreso fiato due o tre volte «perché non state chiamando le guardie per rinchiudermi in prigione?»

«E perché mai dovrei farlo?»

Adesso ero confusa.

«Come perché? Non avete capito quello che ho detto?»

«Ho inteso benissimo.»

«E allora perché siete così... così...»

«Tranquillo?»

«Esatto.»

«Perché già lo sapevo.»

«Come lo sapevate? Come? Quando?»

Analizzai nel mio cervello ogni evento che avrebbe potuto rivelare la mia identità.

Non me ne venne in mente nessuno a parte...

«Il giorno dell'attentato durante l'ultima prova dei bodyguard sei rimasta gravemente ferita. Ti ho portata al castello e lì il dottore reale ha detto che sei una donna.»

Accidenti! Ecco dove ero stata scoperta! Dovevo arrivarci prima. Dovevo aspettarmi che il dottore lo avrebbe detto al principe.

Mi era andata anche troppo bene che non lo avesse rivelato alla regina.

«Mi ha anche detto che aveva intenzione di riferirlo alla regina, ma io gli ho risposto di aspettare con, ovviamente, una bella somma di denaro.»

«Perché non mi avete denunciata?»

«In effetti, non appena me lo ha detto, ero furioso con te e sarei andato volentieri dalle guardie. D'altronde avevi mentito alla corona.»

Il cuore mi batteva forte. «Cosa vi ha fatto cambiare idea?»

«Ho pensato che fossi in debito con te per avermi salvato la vita e quindi ho deciso di tenermelo per me e di vedere come le cose si fossero evolute. Ero curioso di sapere quanto tempo ti ci sarebbe voluto per rivelare la tua identità. Devo dire che ci sono voluti mesi, ma alla fine sei riuscita a fidarti abbastanza di me. Dovrei sentirmi offeso per il fatto di non aver ottenuto la tua fiducia dopo tutto questo tempo.»

Rimasi con la bocca spalancata, incapace di parlare o di pensare.

Non appena ritrovai un po' di lucidità, esclamai: «Perciò alla fine anche voi mi avete ingannata».

«Siamo pari, no?»

«No, che non lo siamo! Non mi avete mai detto che sapevate che fossi una donna! Avete lasciato che mi arrovellassi il cervello sulla vostra reazione!»

«Ah, sì? Avevi paura della mia reazione? Peccato che non fossi nella tua testa in quei momenti...»

Che sbruffone arrogante.

Sbuffai e incrociai le braccia. «Quindi il mio travestimento non era poi fatto così bene...»

«Scherzi? È perfetto. Ti ho scoperta solo perché me lo ha detto il medico, altrimenti ancora starei pensando che tu fossi Ethan. A parte me non lo sa nessun altro.»

Per fortuna.

«Un'altra cosa... quando ho fatto delle ricerche sul tuo conto e su tuo fratello...»

«Avete indagato su di me?!» risposi indignata.

«Dovevo pur sapere con chi avessi a che fare. Comunque... ho scoperto che eri tu quella che ha rovesciato il drink sopra Alexandra e poi sempre tu quella che ha bagnato il vestito di mia madre.»

«E con questo?»

«Ho solo pensato che fosse meglio non farti arrabbiare.»

«Vi assicuro che quando sono arrabbiata faccio di peggio che tirare addosso bevande.»

«Me ne ricorderò.»

Era incredibile che il principe lo sapesse. Ancora non mi capacitavo che lui mi avesse protetta per tutti quei mesi e che fosse riuscito a non farmi scoprire.

Ancora, però, mi ronzava in testa una cosa...

«Quella volta in cui sono rimasta ferita a casa di vostro fratello... anche lì è venuto il medico, ma stranamente Kendrick non sapeva niente sulla mia identità.»

Almeno lo speravo.

«Non è che avete messo lo zampino anche su quello?»

Serrò i pugni e lo vidi sbiancare. «Sai che odio quando parli di quel fatto. Comunque, sì: ho messo lo zampino anche in quello. Prima che il dottore ti visitasse gli ho detto tutto e gli ho chiesto di mantenere il segreto con gli altri. Gli ho proposto anche alcune monete d'oro, ma ha rifiutato.»

Il labbro mi tremava forte dall'emozione. «Perché lo avete fatto? Al di là di tutto.»

«Perché mi piaci e farei qualsiasi cosa per te» disse senza esitazione.

Per poco non mi misi a piangere. Tremavo come una foglia e il calore che provavo mi irradiava il petto in un modo così piacevole che mi sarei potuta sciogliere in quel preciso momento.

Theodore aveva detto che gli piacevo. Io, una povera guardia del corpo che mai avrebbe pensato di arrivare così in alto. Al Principe Ereditario di Solaris piacevo e avrebbe fatto qualsiasi cosa per me. Me lo ripetei almeno cento volte nella testa.

Da come il cuore mi si riempì di felicità e per poco non lo andai ad urlare per tutto il palazzo.

«Anche voi mi piacete.»

I suoi occhi si riempirono di sorpresa, prima di fiondarsi di nuovo su di me. Mi cinse la vita con un braccio in modo così rude che pensai che non avesse voluto altro fino a quel momento.

Nonostante questo, mi fece stendere delicatamente sul letto, ammirandomi dall'alto fino al basso.

«Sei bellissima» sussurrò.

Mi lasciò alcuni baci sul collo, soffermandosi maggiormente nel punto sensibile nell'incavo del collo. Mi uscì un ansito e lui ridacchiò.

Gli passai le dita tra i capelli, gustandomi il suo odore che sapeva di mirtillo.

Ad ogni suo tocco la pelle mi formicolava e bruciava come se si stesse bruciando al sole, ma in un modo molto più elettrizzante tanto da farmi rizzare tutti i peli su ogni singola parte del corpo.

Poi di nuovo le nostre bocche si unirono in un bacio predatorio, disperato e profondo. Lo aiutai a sfilarsi la maglietta, mentre lui mi sbottonava i due bottoni della camicia che non ne volevano sapere di aprirsi.

«Sto veramente finendo la pazienza. Manca poco e ti strappo via di dosso tutto quello che mi ostacola dall'averti completamente.»

Il sangue aumentò di calore. «Non dovreste essere così impulsivo o parlare con questi termini. Siete pur sempre il Principe Ereditario e dovreste conoscere l'etichetta.»

«Al diavolo l'etichetta.»

Si mise a cavalcioni su di me e fui sicura che mi avrebbe davvero strappato di dosso la camicia, se Thomas non fosse entrato di corsa.

«Abbiamo un problema, Altezza!»

Entrò dentro tutto trafelato e rosso in volto dalla corsa. Non appena ci vide insieme, in una posa be' diciamo non proprio idonea ai nostri ruoli, rimase senza parole e abbassò la testa.

«Posso sempre tornare dopo...»

«Accidenti a te, Thomas! Non ti hanno insegnato a bussare?!» urlò il principe, alzandosi in tutta fretta e rimettendosi la maglietta ad una velocità sorprendente.

Anch'io mi riaggiustai, sistemandomi la parrucca. Non che adesso fosse la cosa più importante, vista la situazione.

Ingoiai tre volte la vergogna che continuava a riaffiorare in superficie.

«Io e Sua Altezza n-non stavamo facendo niente di inappropriato, davvero. Ci stavamo, ecco, solamente... allenando!»

«Allenando?» fecero in coro.

Guardai male Thed e lui capì al volo. «Oh, sì allenando. Il nostro caro Ethan mi stava spiegando alcune tecniche di combattimento corpo a corpo e stranamente ero riuscito a metterlo al tappeto.»

Lo guardai storto. «Una cosa del genere, anche se io non direi che mi avete messo proprio al tappeto.»

«Capisco... E queste tecniche comprendevano anche togliersi i vestiti?»

«No... ma prima ero andato a farmi una doccia e non c'era stato tempo per vestirmi. Tanto dentro camera mia c'eravamo solo io ed Ethan e di solito le persone che vogliono dirmi qualcosa bussano prima.»

Thomas evidentemente capì l'allusione perché fece un inchino e disse: «Mi dispiace, Vostra Altezza. Non sarei piombato in camera vostra se non fosse avvenuta una cosa davvero brutta».

Tutta la vergogna sparì. «Che cosa è successo?»

«Vostro padre... è... è...»

«Cosa?» disse allarmato.

«Sta male. È peggiorato. Poco fa ha avuto un infarto e adesso con lui c'è il medico e...»

Thed non lo lasciò finire di parlare perché si precipitò fuori dalla stanza. Lo seguimmo.

...

Eravamo davanti alle stanze del re e Theodore andava avanti e indietro come una furia.

«Perché non me lo hai detto prima, eh?»

«Mi dispiace, Altezza. Sono venuto non appena ho saputo e poi è successo quell'incidente» rispose con assoluta compostezza. Non manifestava nemmeno un briciolo di paura che invece altri nella sua posizione avrebbero inevitabilmente provato.

«Non chiamarlo incidente! Che cosa vuoi? Che ti licenzi?» sbraitò davanti ad un mucchio di persone che facevano finta di non ascoltare.

«Vostra Altezza... non adiratevi. Thomas è arrivato subito.»

«Non intrometterti, Ethan» replicò con freddezza.

«Mi dispiace per non avervelo detto prima che succedesse, ma nessuno si era aspettato che le condizioni del re peggiorassero. Stava bene fino a un'ora fa.»

Mi domandai il motivo di questo peggioramento.

«Non capisco perché non posso entrare!»

«Il medico è ancora dentro e sta facendo alcuni controlli. La regina ha detto a tutti di rimanere fuori mentre lei rimaneva con lui.»

«Non mi interessa. Adesso entro.»

«Non potete.»

«Non sei nessuno per darmi ordini.»

«No, ma vi sto impedendo d fare una scenata inutile. Tra non molto potrete entrare anche voi.»

Era incredibile come facesse a rimanere calmo davanti a un erede che in quel momento avrebbe cercato ogni minimo pretesto per arrabbiarsi ancora di più.

«Thomas ha ragione. Sedetevi sulla poltrona e aspettate che il medico dia il via libero per entrare. Dopotutto il dottore non si sentirebbe a suo agio con il Principe Ereditario che gli mette ansia, no?»

Theodore si fermò di andare avanti e indietro e guardò prima me e poi Thomas. Alla fine, rilassò le spalle, eliminando un po' di tensione.

Una lacrima gli solcò il viso, ma fu rapidissimo a scacciarla via. Dopodiché si sedette su una poltroncina con i gomiti sopra le ginocchia. Fissava un punto indefinito della parete. Aprii la bocca per dire qualcosa, ma la richiusi non trovando le parole giuste.

Inspirai bruscamente e mi andai a mettere di fianco a lui.

Passò una mezz'oretta e finalmente la porta si aprì rivelando il dottore e la regina che parlavano. La sovrana aveva tutti i capelli scompigliati e gli occhi velati di lacrime.

Nonostante non fossimo in bei rapporti, in quel momento provai una grande compassione nei suoi confronti.

Vedendoci lì, si avvicinò con a fianco il dottore che si aggiustava la cravatta.

«Principe Ereditario. Che cosa ci fai qui?»

«Sono venuto a vedere come stava papà. Dato che "voi" non mi avete fatto chiamare. Ho dovuto saperlo da altri e in più, una volta qui, ho saputo che avevate dato il divieto di entrare» disse con una finta calma.

«Non devo giustificare le mie azioni con nessuno, Theodore. Men che meno con te. Tuo padre sta male e non ha bisogno che altri entrino in camera sua a disturbarlo.»

«E quindi io sarei gli altri?» continuò con disprezzo.

«Quello che la regina intende, Vostra Altezza, è che il re adesso ha le difese immunitarie molto basse e qualsiasi batterio possiate portare voi o qualcun altro possono fargli seriamente del male. Già è stato difficile con me e Sua Maestà.»

«Il dottore ha ragione, Theodore.»

Il principe la ignorò e si rivolse al medico: «Come ha fatto ad avere un infarto?»

«Il veleno che ha ancora in corpo ha attaccato il cuore, ma fortunatamente sono intervenuto per tempo e con alcuni farmaci sono riuscito a lenire gli effetti della tossina e a rallentarla. Ma non ci vorrà molto tempo prima che gliene venga un altro, o peggio...»

«Avete scoperto la cura o almeno il tipo di veleno?»

Abbassò la testa mortificato. «Purtroppo, no... Questo è un veleno nuovo e sconosciuto. Non riesco a capire da dove provenga.»

«Quante possibilità ci sono che sopravviva?»

«Se non riuscirò a trovare un antidoto qualche mese se vogliamo essere ottimisti. Meno di due nella peggiore delle ipotesi. Credo, tuttavia, che la cura sia impossibile da avere. Farò del mio meglio.»

«Tu non farai solo del tuo meglio. Voglio vederti cercare assiduamente una cura al più presto senza arrenderti. Se così non sarà, ti riterrò responsabile della morte del re e un complice dei traditori. Verrai giustiziato e la tua famiglia esiliata a vita» rispose freddamente la regina.

Mentre diceva quelle cose, non provava nessuna emozione, sembrava un guscio vuoto. Ma mai, neanche per un secondo, credetti che stesse bluffando. Lei non lo faceva mai.

«C-Certo, Vostra Maestà. M-Mi sono espresso male. Naturalmente non dormirò, né mangerò fino a quando non troverò una cura. Per favore risparmiate la mia famiglia! Solo io merito di morire. Loro non hanno colpe!»

Trovai curioso che considerasse l'esilio come la morte. Davvero era così? Il destino mi avrebbe portata sulla stessa strada?

Mi soffermai a pensare alle sue parole e per poco non sentii la risposta del principe.

«Mamma, non dovreste essere così impulsiva. Il dottore ha passato anni al servizio della corona e non mi sembra giusto che venga ucciso solo perché non è riuscito a trovare una cura per il re, quando il veleno è ancora ignoto.»

«In effetti hai ragione...»

Tirammo tutti un sospiro di sollievo.

Era sicuramente sul punto di dire qualche altra cosa, quando venne interrotta da una voce: «Vostra Maestà, avete appuntamento con i generali per discutere sui rifornimenti alle legioni».

«Arrivo.»

Ci inchinammo e la regina se ne andò a passo svelto.

«Posso entrare a vedere mio padre?»

«Certo, Altezza e grazie.»

«Non voglio ringraziamenti. Voglio solo essere sicuro che farete tutto il necessario per salvare il re.»

«Farò tutto il possibile.»

Detto ciò, fece un profondo inchino e se ne andò lentamente.

Varcammo piano la soglia per paura di dar in qualche modo fastidio al re. Era un pensiero stupido, ma mi venne in mente ugualmente.

La stanza era in penombra e la luce proveniva da una piccola fessura alla finestra che era rimasta scoperta dalla tenda.

La camera era veramente grande, ma tutta la mia concentrazione era rivolta al letto in fondo alla parete, avvolto dall'oscurità.

Camminammo piano sul pavimento rivestito d'oro e ci accostammo al letto.

Tutto era circondato dal silenzio, rotto dal solo tintinnare costante dei macchinari che controllavano il re.

Quest'ultimo era coperto da un leggero lenzuolo e aveva un pallore così cadaverico che mi venne la pelle d'oca nonostante il tepore della stanza.

Notai che era dimagrito alcuni chili dall'ultima volta che lo avevo visto. Gli si intravedevano le ossa del viso.

Aveva gli occhi chiusi e sinceramente pensai che, se non fosse stato per i cavi a cui era collegato, lo avrei creduto morto.

Thed avvicinò una mano per toccarlo, ma poi ci ripensò e la tirò via, chiudendola a pugno.

Sapevo che stava cercando di mantenere la calma e di non esplodere di dolore. Lo ammirai per questo.

Il veleno stava davvero uccidendo il re. Quanto tempo sarebbe passato prima di morire? Era già l'ombra di sé stesso. La sua unica possibilità era quella di trovare una cura al più presto.

Giurai a me stessa di farlo. Non sarei rimasta a guardare mentre il re, il padre di Thed, moriva.

Avrei fatto davvero tutto il possibile. Anche a costo di morire.

«Sta bene secondo te?» mi domandò con un filo di voce.

«Adesso sì.»

«E dopo?»

«Questo nessuno può saperlo.»

«Il veleno lo sta distruggendo lentamente dall'interno.»

«Non appena troveremo una cura, guarirà.»

«Ci credi davvero? Pensi seriamente che il dottore possa aiutarlo e trovare l'antidoto?»

No. Avevo il presentimento che l'unico a sapere la cura fosse lo Sterminatore e che non l'avrebbe data tanto facilmente.

«Probabilmente il tempo è troppo poco, ma sicuramente farà il possibile e a qualcosa arriverà.»

Non stavo propriamente mentendo, solo distorcendo la realtà. Non potevo rivelargli che intendevo incontrare lo Sterminatore per sottrargli la cura. Me lo avrebbe impedito o peggio... mi avrebbe aiutata. E non potevo di certo preoccuparmi anche della sua incolumità. Era già tanto se gli avevo rivelato il resto. Non potevo metterlo ancora più in pericolo.

Era un pensiero egoista da fare, ma non potevo farci nulla. Non sopportavo nemmeno l'idea di perderlo o di vederlo ferito.

«Lo spero davvero... Non c'è più tempo ormai.»

Era vero. Il tempo era l'unica cosa che ci mancava.

...

«Potresti anche divertirti ogni tanto, eh!» esclamò Ethan, mentre tornavamo dal cinema.

Aveva insistito un sacco e alla fine avevo acconsentito ad andarci. Ma nel cervello continuavo a pensare al viso scarno del re e al fatto che ogni minuto che passava, era un minuto perso per la ricerca di una cura.

In quel momento l'ultima cosa a cui avrei pensato sarebbe stata quella di divertirmi.

«Non ho tempo per queste cose. Devo andare al castello.»

«Perché non ti prendi mai una giornata libera? Sei sempre a lavorare. Prima non eri così. Non te ne fregava niente di andare a lavorare, ma lo facevi solo per i soldi.»

«Le cose cambiano. Come sta la mamma?»

Cambiai discorso.

«Bene. Lavora di meno da quando porti a casa tutti quei soldi. Non è più stanca come prima e la sera torna ad un orario decente.»

Almeno una cosa positiva!

«E i tuoi studi?»

«Tutto bene. Procedono a meraviglia.»

«Spero sinceramente che la gente non ti abbia chiesto che cosa ci faccia lì il bodyguard del principe.»

«Non è mai successo. Tranquilla. Sto attento.»

«Bravo, cucciolo» gli scompigliai i capelli.

Sbuffò e si scostò il tanto che bastava da farmi accarezzare l'aria invece che i suoi capelli.

«Hai sentito di quei nuovi attentati alle armerie di Akris e Kera?»

Certo che avevo sentito. I ribelli avevano distrutto ogni tipo di arma che c'era. Per fortuna il grosso si trovava in un altro posto, ma comunque era risultato un danno consistente.

Ancora stavo cercando di capire perché distruggevano senza prendere niente. Non derubavano più, non dal tentativo della polvere da sparo di quei due.

Che cosa stava architettando lo Sterminatore?

«Sì... hanno distrutto tutto quello che c'era. Fortunatamente il grosso delle armi non si trovava lì.»

«Secondo te che cosa hanno in mente?»

«Non lo so... forse desiderano indebolirci per sferrare un attacco più pesante.»

O magari attaccarci quando meno ce lo aspettavamo. In fondo lo Sterminatore non voleva rovesciare la corona?

Un motivo in più per sbrigarmi.

«Che cosa dice la regina?»

«E che ne so io? Non viene mica a discutere dei suoi progetti con me.»

«E il Principe Ereditario?»

«Anche lui è in alto mare. Per fortuna c'è la guardia reale che sta già indagando.»

«Da quanto ho capito il vice comandante è un certo Connor Green.»

«Sì. È il comandante della guardia reale e il bodyguard personale del principe Kendrick.»

«Allora avrà tanti impegni.»

«In effetti non lo si vede mai in giro. In questo periodo è molto occupato.»

«Ci credo...»

Evitai di dirgli le mie impressioni sul suo conto. Dopotutto erano solo sensazioni e io non ero brava a giudicare le persone guardando solo le loro espressioni facciali.

Per quello era Aileen la vera esperta.

«E dimmi... com'è il principe Kendrick? È affascinante?»

«È davvero importante?»

«Chiedevo per tuo conto.»

«Che cosa vorresti dire con questo?»

«Pensavo solo che se ti andasse male con Theodore, potresti sempre provare con Kendrick.»

«Le cose tra me e Sua Altezza non potrebbero andare meglio. Siamo in perfetta sintonia e lavoro in maniera impeccabile. Non serve che ti interessi, fratellino.»

«Non chiamarmi così.»

«Così come? Fratellino? Devo ricordarti che sei più piccolo?»

«Sì, ma di trenta secondi.»

«A volte trenta secondi possono fare la differenza.»

«Non in questo caso.»

«Sicuro?»

Mi guardò storto e a me scappò una risatina.

«Non prendertela, dai! Stavo solo scherzando.»

Fece il finto offeso e aumentò il passo verso il bar di Aileen.

«Aspetta!» lo rincorsi.

«Che succede?» ci domandò la mia amica, vedendo Ethan imbronciato.

«Niente» rispondemmo in coro.

«Okay...» ci guardò sospettosa, ma non aggiunse altro sull'argomento. Invece disse:

«Ali... hai saputo che a breve a palazzo si terrà un ballo in maschera?»

Mi andò di traverso il biscotto che avevo preso dal bancone. «Cosa?!»

«Non hai saputo?»

«No. Nessuno mi ha detto niente.»

Ed era vero. Era la prima volta che ne sentivo parlare.

«È arrivato l'invito qualche ora fa. È stato il Principe Ereditario in persona a farcelo recapitare. Non è fantastico?» disse saltellando da una parte all'altra. Era così felice che gli occhi le luccicavano.

«Dov'è l'invito?»

«Aspetta. Vado a prenderlo.»

Ritornò poco dopo con una busta rilegata con un nastro di seta. «Ecco qui. Tieni.»

Quasi le strappai di mano il biglietto e lessi quello che c'era scritto tutto d'un fiato:

Care signorine Allen e Turner,

sono lieto di invitarvi personalmente alla festa in maschera che si terrà a palazzo reale il 15 aprile di quest'anno dalle ore 20.00. A questo particolare evento parteciperanno tutti personaggi ben noti e nobili di alto lignaggio, ma ho voluto avervi a tutti i costi sulla lista perché siete molto care alla mia guardia del corpo.

Se deciderete di partecipare, dovrete vestirvi con abiti eleganti. La maschera vi verrà consegnata all'ingresso e naturalmente sarà un regalo che potrete portare a casa una volta finita la festa.

I festeggiamenti si protrarranno fino a notte fonda, ma potrete sempre scegliere di non rimanere per tutta la durata della festa.

Naturalmente non siete obbligate a venire e l'invito che vi ho personalmente aggiunto alla lettera è anonimo e quindi potrete regalarlo a chi desiderate.

Come regalo vi ho aggiunto anche due capi di abbigliamento che potrete usare alla festa o quando più vi aggrada.

Sperando con tutto il cuore che accetterete l'invito e che vi possa conoscere a palazzo, vi porgo un caloroso saluto, ricordandovi che sarete sempre le benvenute ogni volta che vorrete.

Inoltre sono sicuro che Ethan sarebbe più che contento di sapervi alla festa in maschera mentre, purtroppo, lui dovrà lavorare.

Un saluto,

Sua Altezza Reale, il Principe Ereditario Theodore di Solaris

Sotto la firma c'era lo stemma reale come a confermare che quello che avevo appena letto fosse l'assoluta verità.

Rilessi tre o quattro volte quelle parole, non credendo ai miei occhi. Perché il principe aveva mandato una lettera ad Aileen? Ma soprattutto... com'era che ero la sola a non sapere niente del ballo?

La rabbia mi pulsava nelle vene così forte che avrei tanto voluto sbattere addosso a Theodore la lettera e le partecipazioni. Perché non mi aveva detto niente?

Credeva che avessi la sfera di cristallo?

«Guarda, Ali! Ci sono anche le partecipazioni. Non sono bellissime?»

Mi passò due biglietti rilegati in oro. Ne aprii uno e lessi:

Siamo lieti di annunciarvi che il 15 aprile di quest'anno si terrà un ballo in maschera per festeggiare il compleanno di Sua Maestà Reale, la regina Alexa di Solaris.

Siete i benvenuti a palazzo dalle ore 20:00 fino alla fine.

Se deciderete di esserci, sarà un vero onore per noi. Inoltre la maschera la troverete all'ingresso del palazzo.

Sua Maestà Reale, la regina Alexa di Solaris

Sua Maestà Reale, il re Alfred di Solaris

Anche qui c'era lo stemma reale.

Ebbene il 15 aprile era il compleanno della regina. Incredibile! Festeggiava mentre suo marito era a letto con i giorni contati!

E in più aveva firmato le partecipazioni anche a nome del re mentendo a tutti!

Per poco non accartocciai i fogli per strapparli in mille pezzi.

E mentre tutti si divertivano io dovevo pure lavorare, come aveva gentilmente fatto presente il principe.

Anche Ethan lesse le partecipazioni. «Accidenti! Che bello! Non l'avevo ancora lette da quando era arrivata la lettera di Sua Altezza.»

Sbarrai gli occhi. «Come non l'avevi ancora lette? Già lo sapevi?»

«Come no. La lettera è arrivata ieri.»

«Non mi hai detto niente.»

«Me ne sono dimenticato e poi credevo che già sapessi del ballo. In fin dei conti lavori proprio a palazzo.»

«Non serve che me lo ripeti. E no. Non ne sapevo assolutamente niente.»

Fece una risatina.

«Che cosa c'è di tanto divertente?»

«Niente, è solo che è esilarante pensare che la persona che doveva sapere non sa niente, mentre quelle che dovevano rimanerne all'oscuro sanno tutto.»

«Non è affatto esilarante. Magari il principe si è dimenticato di avvertirmi.»

Ne dubitavo.

«Forse. Oppure lo ha fatto apposta per non averti tra i piedi. Gli sono nel cuore. Dev'essere difficile stare a contatto con te per più di dieci minuti.»

«Ripetilo se ne hai il coraggio.»

Digrignai talmente forte i denti fino a farmi male. Lui fece un passo indietro.

«Adesso basta! Finitela tutti e due! Sembrate due bambini che fanno i capricci.»

«Non è colpa mia se il mio caro fratellino è un idiota.»

Dissi "il mio caro fratellino" solo per innervosirlo.

Fece finta di non aver sentito e cambiò argomento. «A proposito... dove sono i vestiti che Sua Altezza ci ha fatto recapitare?»

«Sono in camera mia al sicuro.»

«In camera tua? Tutti e due?»

«Certo. Il principe ha fatto arrivare due vestiti da donna. E tu sei un uomo, Ethan caro.»

«Accidenti. Finalmente qualcuno mi fa un regalo e sbaglia il tipo di vestito.»

«Davvero una sfortuna, ma sai che il principe pensa che tu sia una donna, quindi...»

«Tanto, in ogni caso, non ci andrai» dissi io di getto.

«Cosa?!»

«Non andrai alla festa in maschera.»

«E perché?»

«Sarebbe troppo pericoloso. Qualcuno potrebbe capire qualcosa.»

«Nessuno capirà niente, vedrai. Starò attentissimo e poi abbiamo tutti una maschera e l'invito è anonimo come ci aveva promesso il principe.»

Aveva ragione. Forse mi stavo preoccupando troppo.

«E se per qualche ragione qualcuno ti vede in viso e fa due più due?»

«Non devi essere così catastrofica, sorella. Non mi toglierò la maschera neanche per bere o per magiare se ti fa stare più tranquilla.»

«Va bene... ma se a qualcuno dovesse anche solo passare dai meandri della mente che tu assomigli un po' troppo al bodyguard del Principe Ereditario, non mi farò problemi a chiuderti fuori di casa e conciarti per le feste, d'accordo?»

Sapeva bene che non stavo scherzando. Non su queste cose.

«Ho compreso benissimo e ti assicuro che non hai motivo di preoccuparti.»

«Lo spero bene.»

...

Tornai al castello con in mano la lettera, stretta forte nel pugno. La carta dorata si stava stropicciando, ma in quel momento non me ne importava proprio niente.

Ero così tanto furiosa che avrei voluto stringere il principe nel modo in cui lo stavo facendo col foglio e ridurlo in poltiglia.

Marciai in camera sua ma, non trovandolo, chiesi a una domestica: «Scusatemi... sapete dove si trovi adesso il Principe Ereditario?»

«No, mi dispiace... era qui fino a mezz'ora fa. Poi se ne è andato.»

Digrignai i denti. Possibile che fosse uscito?

Cercai un po' in giro ma non lo vidi da nessuna parte.

La rabbia era così cocente che sarei potuta esplodere. Perché la fortuna non veniva mai dalla mia parte?

«Sapete dove sia andato il principe Theodore?» domandai trattenendo il nervoso e cercando di sembrare il più naturale possibile.

«Oh... l'ho visto recarsi in biblioteca un'ora fa.»

«Vi ringrazio.»

«Però ha fatto dire che non vuole essere disturbato da nessuno.»

«Ha detto così?»

«Sì... perché ha delle cose da fare che riguardano il ballo in maschera della regina.»

Fantastico. Pure la servitù sapeva più cose di me.

«Capisco... Va bene.»

Fece una riverenza appena accennata e tornò a spolverare un quadro che raffigurava un paesaggio innevato assolutamente bellissimo. In altre circostanze mi avrebbe regalato una bellissima sensazione di calma e quiete. Adesso, però, mi dava solo fastidio osservarlo per troppo tempo. Distolsi lo sguardo e mi diressi verso la biblioteca.

Non mi importava niente se avesse avuto da ridire sulla mia comparsa lì. Doveva darmi delle spiegazioni. Al più presto.

«Non puoi andare dentro, Ethan. Il principe ha richiesto di stare da solo.»

Nel giro di pochi minuti ero arrivata in biblioteca, ma davanti alla porta avevo trovato Thomas che mi sbarrava la strada.

«È più di un'ora che lo cerco.»

«Lo capisco, davvero. Tuttavia, oggi è abbastanza nervoso e irritabile. Non ti consiglio di andare a disturbarlo.»

Ah, solo lui era nervoso e irritabile? Be' lo ero anch'io e di certo non mi sarei arresa solamente per paura di dargli fastidio.

«Non mi interessa. Devo parlargli. Con o senza la tua collaborazione.»

Lo guardai così intensamente e con occhi minacciosi a tal punto da farlo sospirare e allontanarsi dalla porta. «Poi non dirmi che non ti avevo avvertito.»

«Non succederà» non lo guardai.

Spalancai la porta, non preoccupandomi se le ante andassero a sbattere contro il muro.

Non mi curai di guardarmi attorno nella moltitudine di libri antichi e più moderni, disposti nelle altissime e larghissime file che componevano la biblioteca.

Era almeno dieci volte la camera del principe!

Era divisa per sezioni e infatti trovai Theodore seduto su una sedia con in mano uno di quei bellissimi volumi rilegati in pelle della sezione "Storia antica".

Era così assorto che non si accorse nemmeno della mia presenza.

Era così che risolveva le questioni per il ballo?

Gli misi davanti agli occhi la lettera.

«Come la spiegate questa?»

Incredibile che anche in quelle circostanze non mi fossi dimenticata di rivolgermi a lui con il "voi".

Socchiuse le palpebre, lesse di sfuggita la pagina e poi riprese tranquillamente a leggere.

Questo non fece altro che aumentare la mia rabbia.

«Quindi? Che cosa avete da dire?»

«Thomas non ti ha detto che desidero rimanere da solo?»

«Davvero? Tutto qui?»

«Non capisco cosa ti abbia fatta arrivare così di fretta in biblioteca quando Thomas ti ha detto che desidero stare da solo.»

La sua finta incredulità mi dava sui nervi.

«Non l'avete letta? Non vi ricordate di averla spedita a mio fratello e alla mia amica? Oppure fate finta di non ricordare?»

«Perché mai dovrei fare finta? L'ho mandata davvero. Se guardi attentamente puoi vedere anche il sigillo.»

Mi stava prendendo in giro?

«Vi divertite, eh?»

«Non capisco di cosa tu stai parlando.»

«Ti diverti a prenderti gioco di me. Fate il finto tonto per vedere se io ci casco, ma vi assicuro che con me non attacca. So benissimo che cosa avete fatto.»

«E che cosa avrei fatto?»

Finalmente staccò gli occhi dal libro, per rivolgerli totalmente su di me.

«Hai spedito quella lettera a mio fratello e alla mia amica con allegati due vestiti e due partecipazioni alla festa in maschera in onore del compleanno della regina. E tutto questo senza dirmi niente. Non sapevo neanche della festa in maschera!»

Il mio tono non sembrava più tanto arrabbiato. Più che altro deluso e amareggiato.

Lui, come se le mie parole non avessero sortito alcun effetto, prese il libro lo richiuse e lo appoggiò delicatamente sul tavolo.

Osservai attentamente ogni suo movimento.

«E sei venuta fin qui solo per dirmi questo?»

Sgranai gli occhi incredula. «Solo?! Non vi sembra un motivo sufficiente?»

«Senti, Ali...»

«Non chiamatemi così.»

«Così come?»

«"Ali". Non quando avete omesso di dirmi che si sarebbe tenuta una festa in maschera e che avevate intenzione di invitare anche Ethan e Aileen. Praticamente lo sapeva tutto il castello! Tutti tranne me.»

Si alzò in piedi e mi guardò dritto negli occhi. Non abbassai lo sguardo.

«So che sei arrabbiata.»

«Non sono arrabbiata. Sono furiosa.»

«So che sei furiosa con me, ma devi credermi riguardo alla festa: non sapevo niente fino a ieri, poi ho mandato la lettera a casa tua. Non ho avuto tempo per dirtelo.»

«La sera no?»

«E quando? Sei tornata tardi e a quel punto ho preferito dirtelo il giorno dopo.»

La sera prima ero stata ad una specie di rimpatriata con tutti quelli che avevano affrontato la prova pratica della gara per diventare bodyguard. C'erano tutti tranne Robinson. Ci ero andata anche per indagare, ma purtroppo senza risultati.

Non avevo neanche scoperto il luogo in cui il traditore si nascondeva.

«Non è questo il punto. Stamattina potevi trovare un momento per dirmelo, invece che lasciarmelo scoprire da sola.»

«Hai ragione, ho sbagliato. Stamattina, però, ho avuto alcuni contrattempi importanti con dei nobili che si contendono la Valle di Whitehold e così ho ritardato parecchio. Quando sono tornato non c'eri. Mi hanno detto che ti eri presa il pomeriggio libero senza dirmi niente, tra l'altro.»

Voleva buttare la colpa su di me, per caso?

«Be' voi non mi avevate avvertita che si sarebbe tenuto un incontro con i nobili al quale sarei dovuta partecipare anch'io per proteggervi.»

«Come ti ho detto è stata una cosa improvvisa e poi non mi serviva il tuo aiuto in questo caso. Thomas era più che sufficiente.»

«Tuttavia...» riprese «rimane il fatto che quello furioso dovrei essere io dato che non è la prima volta che abbandoni il tuo posto di lavoro senza dirmelo.»

«È stato improvviso.»

«Andare al cinema con tuo fratello era un evento improvviso?»

«Mi avete fatta spiare?!» chiesi allibita.

«Ho solo detto a Thomas di capire dove ti eri cacciata.»

«Quindi Thomas mi ha spiata.»

«Non nel vero senso della parola. Ha solo visto dov'eri e poi è venuto a dirmelo.»

Sbuffai indignata e incrociai le braccia per impedire alle mani di tremare dalla rabbia.

«Non solo mi avete nascosto il ballo, ma mi avete pure fatta seguire!»

«Per quanto riguarda il ballo, te lo avrei detto stasera e per l'altra cosa... be'... avevo paura che fossi nei guai e così ho voluto controllare.»

«Non ero in pericolo.»

«E come potevo saperlo? In fin dei conti non sarebbe stata la prima volta che tornavi quasi morta.»

La sua schiettezza mi fece aprire la bocca per rispondere acida, ma in fondo mi resi conto che non aveva poi tutti i torti: tutte le volte che mi ero allontanata senza avvisare ero tornata semi-cosciente e con profonde ferite.

Inoltre era vero che dal giorno prima non ci eravamo visti molto e quindi non avrebbe potuto dirmi del ballo.

Mi resi conto che per tutto quel tempo mi ero solo resa ridicola e pian piano la rabbia scemò, fino a scomparire del tutto.

«Perché la regina ha indetto un ballo in maschera mentre il re è a letto in quelle condizioni?»

«Sinceramente non lo so. Non me lo ha detto mentre eravamo nella sala del trono. Ma probabilmente si tratta di convincere la gente che vada tutto bene e che le ribellioni, sempre più frequenti, non stiano danneggiando la corona. Inoltre sta anche cercando di convincermi a non rendere pubblico la mia rottura con Alexandra fino a quando le acque non si saranno calmate.»

«E voi?»

«Ho dovuto accettare. In effetti, ha ragione: se lo dovessi rendere pubblico ora, il popolo entrerebbe ancora di più in crisi e questo non gioverebbe a noi, ma sicuramente ai traditori che aumenterebbero il caos.»

Per quanto odiassi ammetterlo, la regina aveva ragione.

«E cosa succederà quando le persone noteranno che al ballo il re non c'è?»

«Diremo che si è sentito leggermente male e che ha preferito tornare nelle sue stanze.»

«Ancora non capisco una cosa, però... perché hai invitato Ethan e Aileen al ballo?»

A quelle parole fece un sorrisetto divertito.

«Perché sorridete in quel modo?»

«Lo scoprirai presto.»

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