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Capitolo 8

Si sedette accanto alla mia branda, su di una vecchia sedia apribile, composta da quattro tronchi e una seduta in pelle. Il legno scricchiolò sotto il peso di Keble. Appoggiò le mani sul bastone e il mento su di esse.
«Caro Lumir» iniziò mentre mi stavo sistemando, «so bene che hai la mente pervasa di domande, ne percepisco la viscosità, però, non potrò rispondere a tutte. Vedi, caro mio piccolo umano, io ho ben 120 anni, ormai sono un anziano e, pertanto, la fretta non mi si addice. Inizierò cercando di spiegarti le cose più semplici...» seguì una lunga pausa di riflessione.
Credo proprio mi stesse frugando nella mente, percepivo quel prurito alle tempie che già avevo provato prima di quello strano sogno.
«Bene, ti parlerò dell'energia» disse, rompendo il silenzio. «Devi sapere che nel nostro mondo esiste un'energia vitale, che viene chiamata l'Energia che Tutto Permea, anche conosciuta come Alma. L'Alma permea qualsiasi cosa, è come acqua, solo molto più fina e meno percettibile ai normali 5 sensi. In effetti, non c'è da stupirsi! Una creatura abissale non verrà mai in superficie e, dunque, mai saprà di essere immersa in acqua. Vivrà la sua intera vita circondata e permeata dall'acqua, ma non sarà mai cosciente di ciò, in quanto è da sempre stata abituata a questa condizione. Io, infatti, al contrario di voi umani, percepisco l'energia e l'ho sempre percepita fin da piccolo, proprio perché non sono nato immerso in essa. Questa, però, è un'altra storia che ti racconterò più avanti.
Tornando al nostro discorso, l'energia entra in ogni insenatura, per quanto piccola possa essere, si insinua tra le minute parti che compongono il nostro corpo e qualsiasi altra cosa. Saperla percepire e controllare, permette di essere in contatto con tutto il creato. È una cosa fondamentale per potersi capire e poter capire il mondo che ci circonda.
Esatto! Stai pensando la cosa giusta. Per comprendere il tuo interno devi prima connetterti con l'esterno. Questo passaggio è fondamentale, in quanto il tuoi pensieri con le loro vibrazioni riescono a manipolare la realtà esterna».

Il discorso continuò per svariate ore e mi venne spiegato il fondamento dell'Universo. Fui istruito sull'energia e sulle tecniche base per percepirla. Mi fu fatto notare cosa stavo sbagliando nel rapportarmi con la realtà e come ciò affliggeva negativamente lo scorrere delle energie nel mio corpo. Keble mi spiegò anche che nel nostro corpo ci sono diversi nodi che regolano l'afflusso energetico e mi insegnò anche a manipolarli, per ingannare gli avversari e sopprimere la mia presenza, ma anche per lasciar fluire i ristagni e impedire che sentimenti negativi iniziassero ad albergare in me e, come parassiti, mi rubassero le energie.

Alla fine del discorso mi sentì più vicino a lui. Iniziò a crearsi quel legame che esiste tra maestro e studente, un'ammirazione che cela la volontà di arrivare a quel livello di conoscenza e oltrepassarlo.
La discussione si concluse con una proposta: intraprendere un viaggio di crescita personale.
La richiesta fu subito accettata dal mio cuore, ma la mia mente restava ancora in parte insicura. Esitai qualche secondo, lasciando litigare cuore e mente. Vinse il cuore.
Accettai la proposta perché, in cuor mio, sapevo fosse la scelta giusta. Quel viaggio avrebbe risposto a tutte le mie domande, sia riguardanti il mondo esterno che quello interno, ossia il mio.

Keble mi appoggiò una mano sulla spalla e mi invitò a uscire dal sanatorio per esplorare l'accampamento e iniziare i preparativi.
Mi fasciai le incisioni con una banda di cotone e mi misi gli abiti nuovi che mi aveva fatto portare Keble. In effetti, i miei vecchi erano ridotti davvero male. Questi nuovi consistevano in un paio di pantaloni di juta verdognoli, un paio di stivali in pelle, che mi arrivavano fino al ginocchio, una maglia bianca in lino, una giacca smanicata in pelliccia di montone e un mantello verde scuro bosco con tanto di cappuccio per potermi mimetizzare nella foresta. In più, mi erano state donate anche una maschera e una cinta di pelle di cervo con diverse ampolle e uno stiletto attaccati.
Ammetto che la maschera fosse davvero spaventosa. Aveva l'interno fatto in legno a forma di muso di un capriolo, mentre all'esterno aveva attaccati una pelliccia di capra e le corna di uno stambecco. Le fessure per gli occhi corrispondevano alle narici dell'animale e, al posto degli occhi, c'erano due sfere rosse. Mi vengono ancora i brividi solo a pensarci.

Uscì dal sanatorio e la luce del sole mi accecò. Da quanti giorni stavo al chiuso? Appena riuscì a vedere qualcosa mi resi conto che la colonna di fumo che vidi da sopra al passo proveniva probabilmente da questo campo.
L'accampamento era composto per la maggior parte da tende. Esistevano, però, anche edifici in legno. Al centro del villaggio c'era un enorme quercia dalle foglie blu. Ne avevo sentito parlare anche a Roset. Sembrerebbe l'ultima di una sottospecie di querce giganti che vivevano in queste zone milioni di anni fa. Le foglie sono blu perché, secondo quanto narra la leggenda, queste querce nacquero dalle acque celesti del Mare Magnum, ossia il mare primordiale, mantenendone il colore per poterlo celebrare nei secoli a venire.
In effetti, le foglie bluastre avevano venature celesti e contorni bianchi, che ricordavano molto le onde del mare quando mosse dal vento. Il tronco era talmente grande da permettere di usufruirne come Casa Comune, dove riunirsi per le comunicazioni generali o i comizi. Si dice che questi alberi fossero la ragione per cui gli umani diventarono animali sociali, in quanto si riunivano per ripararsi in queste agli esordi della nostra razza. Pertanto viene ancora considerato un albero sacro dai Rosetiani.
Diramandosi dalla quercia blu, partivano diverse strade che portavano in ogni angolo dell'accampamento. Fondamentalmente le strade principali dividevano il villaggio in quattro quartieri: Ginepro, Salice, Margherita e Rocca.

Ginepro e Salice erano i quartieri residenziali, se così possono essere chiamati. Qui erano presenti tutte le abitazioni e il mercato. Le case di questo villaggio erano tutte ad un piano e create tramite pellame e legno. Non esistevano case fisse, bensì erano tutte mobili, a quanto pare perché così, in caso di attacco, era possibile scappare senza perdere le costruzioni essenziali alla vita di base, come per l'appunto le case. Anche il mercato era composto da tendaggi e legname, così da poter essere chiuso e portato via in caso di attacco.
Quest'architettura rispecchiava perfettamente l'anima del villaggio. Infatti, non si trattava di un accampamento di soldati, bensì di un accampamento di mercanti. Per questo si preferiva la fuga alla lotta.

Margherita, invece, era il quartiere delle medicazioni e dello studio dell'energia. In quel posto erano presenti alcune tende, come il sanatorio, ma la maggior parte degli edifici erano in legno. Non voglio entrare troppo nel dettaglio per evitare di fornire informazioni sensibili, che potrebbero essere riutilizzate da nemici.

Salice era invece il quartiere di Keble. Qui gli edifici erano in pietra, in quanto adibiti allo stoccaggio delle merci, delle risorse e delle reliquie. Questi erano anche gli edifici più vicini alla grande quercia e, pertanto, i più lontani dalle mura. Parlando delle mura, l'intero villaggio era circondato da una palizzata alta all'incirca 3 metri. A quanto si dice, la palizzata era protetta dall'energia manipolata da Keble, il quale sarebbe anche colui che l'ha eretta. La manipolazione dell'energia non è una tecnica molto efficace in campo di protezione, ma rende più duro il legno, rallentando così l'avanzamento nemico (in caso di attacco) e permettendo la chiusura di tutte le tende dell'accampamento prima della fuga.

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Ciao a tutti 🥰 scusate l'assenza, ma dopo un'attenta riflessione ho capito che la cosa migliore è pubblicare due capitoli a settimana, quindi da oggi i capitoli saranno pubblicati lunedì e venerdì😊
Cosa pensate dell'accampamento? Ve lo immaginavate in questo modo?

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