Capitolo 6
La presenza di Keble era forte, ma non c'era traccia del suo corpo.
«Questo è la tua mente Lumir» riecheggiò una voce dall'etere.
Il ragazzo si mise in piedi ed iniziò a camminare, vacillava come se stesse su di un sacco di piume. I piedi affondavano nel terreno e rendevano difficile lo stare in equilibrio. L'ambiente era illuminato da un luce bianca diffusa, come in una simulazione ad ogni passo del ragazzo il paesaggio restava lo stesso, quasi non ci fosse movimento.
«Che posto bizzarro! Cosa dovrei fare io qui?» esclamò Lumir verso il nulla.
Non ricevette nessuna risposta.
La natura era viva e lussureggiante, si percepiva un'atmosfera frivola e quieta. La temperatura mite non scaldava ne freddava il corpo. Era un paradiso!
Stava andando tutto per il meglio quando, all'improvviso si udì un bastone sbattere.
L'aria iniziò a farsi pesante, il respiro sempre più difficile. La vista iniziava ad appannarsi, il ragazzo si strofinò gli occhi per cercare di vedere meglio. La temperatura stava salendo e tutto iniziava a girare.
Lumir iniziò a sentirsi come in un vortice, spinto e tirato perse ogni concezione dello spazio. La vista si fece sempre più appannata e il respiro sempre più affannoso. Il ragazzo veniva risucchiato da un vortice che nasceva dalle sue viscere, perdendo la fisicità e la lucidità.
Si accasciò a terra ansimante. All'improvviso il terreno sotto di lui si aprì e cadde nel buio.
La caduta era interminabile, sembrava che in realtà stesse fluttuando. La situazione si stava facendo quasi piacevole quando, tutto di un tratto, colpì un tessuto. L'impatto non fu forte, ma il tessuto morbido divenne pochi secondi dopo terreno solido.
«Sei appena sceso dal cervello fino al tuo ventre. Questo è il punto in cui risiedono i pensieri più viscerali e le paure più profonde. Qui si accumulano i traumi e le ansie».
Davanti a Lumir si presentava un paesaggio infernale, una landa desolata tinta di luce rossa, con alberi anneriti all'orizzonte. Qui il terreno era inondato da una sostanza viscosa nera sotto la quale si trovava uno strato di melma.
«Tutto questo putridume, è dovuto al ristagnare dell'energia che tu imprigioni per evitare di affrontare la realtà. La vegetazione rigogliosa che hai visto nel cervello, qui è stata avvelenata dalla paura e dall'ansia, le radici sono state seccate dalla viscosità della rabbia repressa e in seguito la melma ha iniziato a depositarsi creando questo paesaggio apocalittico».
Nell'aria c'era un forte odore di rancido, entrava nelle narici e permaneva lì, anche tappandosele riusciva a farsi strada fino al cervello. Era davvero disgustoso quel posto, così disgustoso da spingere con forza le lacrime negli occhi di Lumir.
In tutto quel verde petrolio, però, brillava qualcosa. Uno scintillio tra i rami di uno degli alberi, come un vetro colpito da un raggio rifrangeva la luce in un meraviglioso spettacolo. Il ragazzo sentì come la necessità di dover raggiungere quella cosa, così iniziò a muovere i primi passi.
La melma era pesante e inglobava totalmente i piedi, camminare era molto faticoso. Oltre alla melma anche la viscosità del liquido non permetteva facilmente lo spostamento della gamba. Nonostante le difficoltà, Lumir, sembrava pienamente intenzionato ad arrivare a quell'oggetto luminoso, spinto da un desiderio quasi sovrannaturale. Più si avvicinava più la melma diventava pesante e il liquido denso.
Arrivato agli ultimi passi il ragazzo non riusciva più ad alzare le gambe, così si limitava a trascinarsele avanti una dopo l'altra.
Il giovane era ormai sotto all'oggetto, si trattava di un frutto, anche se sembrava fatto di vetro. Il ramo in cui era attaccato era troppo in alto per essere raggiunto, così il ragazzo provò a fare un salto. Crack. Risuonò sorda la giuntura della gamba destra che si ruppe. Le lacrime iniziarono ad accumularsi negli occhi di Lumir, il pianto in gola diventava sempre più indomabile e il dolore alla gamba lancinante.
Lumir urlò a squarcia gola, cadendo di schiena verso il liquido viscoso. La sostanza nera all'impatto si solidificò, restituendo un enorme colpo alla testa del ragazzo. L'urlo si soffocò nella gola, il frutto stava proprio sopra i suoi occhi, splendente di luce propria. Lo sguardo fisso tra i luminosi raggi e la gamba spezzata con il piede ancora impiantato nel terreno, le lacrime scendevano a profusione mentre gli occhi iniziavano a chiudersi sempre di più.
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Ciao a tutti❤️ il capitoletto di oggi è parecchio forte, ma credo renda bene l'idea della sofferenza psicologica trasfigurata in fisica.
Avete mai notato che i sentimenti negativi vengono percepiti a livello della pancia? Non a caso l'intestino viene chiamato anche secondo cervello, data la grande rete neurale che lo avvolge.
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