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Capitolo 5

Un forte odore di fumo, qualche ombra scontornata da una luce rossa ed una lingua incomprensibile. Solo questo riusciva a percepire Lumir. La vista era annebbiata e i sensi intorpiditi.
«AH! Che dolore la testa» pensava tra sé e sé. «Non riesco a muovermi, ma non sono legato da nessuna corda».
Da lontano un sussurro profondo arrivò all'orecchio del giovane: «Il ragazzo si sta riprendendo Kira, vai a finalizzare i preparativi». Dei passi si allontanarono, «uno... due... tre e quattro!», non erano passi normali, c'era un suono differente da quelli di un essere umano. «Che indossino degli zoccoli di legno?», il suono era troppo duro per trattarsi di una scarpa normale. Lumir perse nuovamente conoscenza.

Al risveglio questa volta la vista era completamente tornata. «Una capanna?!». Lumir si trovava all'interno di una capanna rudimentale. Il tendaggio era stato fatto con qualche pelle particolare che emanava un forte odore di selvatico. Al centro si ereggeva un enorme palo, quasi come un albero, sembrava avesse addirittura delle radici conficcate nel terreno. «Il palo ha le radici? Ma com'è possibile!». Alle pareti c'erano raffigurazioni di un qualche rituale, dipinti con una pittura rossa e nera direttamente sulla pelle.
«La struttura ha forma ottagonale ed un tetto che la copre circolarmente, ad ogni angolo ci sono come delle ramificazioni nere, ma questa luce da dove arriva?».
L'ambiente, infatti, brillava di una luce rosea quasi sovrannaturale, la fonte sembrava essere una massa luminosa incastonata nel palo centrale. A terra si trovano tappeti di pelliccia morbida e strani utensili come anfore, strumenti in osso e vasetti contenenti incensi e grassi.
«Ma dove sono finito? Perché mi hanno lasciato solo?», durante il corso di questi pensieri, Lumir si prese coscienza del fatto che non poteva muoversi nonostante non avesse nessun tipo di catena o corda addosso.

Non ebbe il tempo di formulare un pensiero sensato che in lontananza si fece fioco un rumore di campanelle. Si avvicinava sempre di più accompagnato dal pestare di un bastone a terra, cosa stava arrivando? Il giovane avventuriero iniziava ad avvertire un senso di ansia originarsi nello stomaco. Il suono si faceva sempre più intenso, gli riempiva le orecchie ed il cervello. Tanto era forte che iniziarono a fischiargli i timpani. "Io non... non riesco a pensare...", il bianco prese possesso della sua mente, null'altro che bianco.
Il cervello di Lumir era diventato un semplice recettore, sparirono le sue parole, i suoi ricordi e i suoi pensieri, passavano solo le immagini che i suoi occhi catturavano e i suoni che le sue orecchie captavano, passavano ma non restavano. Aveva iniziato a vivere la realtà in maniera passiva. Il fischio si fece sempre più intenso e Lumir iniziò a perdere la vista, negli ultimi secondi vide una figura cornuta entrare nella capanna spostando il pezzo di pelle che ne tappava l'entrata. Era enorme, aveva una presenza minacciosa, ricoperto di drappi, brandiva un bastone che risuonava. Dopodiché di nuovo il nulla.

«Apri gli occhi umano!» riecheggiò un vocione con tono grave appesantendo l'aria.
«Boztre Innimanse, mom klebe bi zdal azejelembo?»
«Mo, mom ozela neddala im Tuddio ra nie Kepecitdé ti plemtala Baciziomi»
«Ni baltomi Boztre Innimanse»
«Svegliati selvaggio!» risuonò stridula una seconda voce fioca.
Lumir aprì gli occhi. Di fronte a lui una figura scura stava ripiegata fissandolo. La luce era diventata rosso sangue e molto più fievole. Le tenebre regnavano negli angoli e sul pavimento. Colui che poco prima aveva parlato l'Anforo era proprio quel losco figuro. Alto almeno due metri e mezzo, sembrava vecchio da quel poco che si intravedeva con quella luce. Aveva due corna circolari che partendogli dalla fronte si arrotolavano fino alla nuca.
«Corna di capra?». Non aveva alcun senso per Lumir, non aveva mai ne letto ne sentito di umanoidi nei suoi diciassette anni di studio e addestramento, cosa era quella roba?
«Puoi comprendermi umano?» rimbombò la voce del vecchio per la tenda.
«Sì, posso capirti» rispose Lumir.
«Oh, che piacere sapere che mi capisci »
«Cosa vuoi da me?»
«Ah ah ah, che coraggio a rivolgerti così ad uno sconosciuto! Umano».
Con un solo battito del bastone a terra il vecchio sollevò Lumir da terra.
«Tu non sai con chi stai avendo il piacere di parlare Lumir, o sbaglio?»
«No ... non lo so» sussurrò il ragazzo faticosamente.
Qualcosa lo stava stritolando a tal punto da non riuscire quasi più a respirare.
«Bene bene, lascia che mi presenti: io sono Keble unico conoscitore del segreto dell'Energia Che Tutto Permea, e quindi anche unico a saperla manipolare. Attualmente sto controllando la tua energia. Evitando che fluisca fino ai tuoi muscoli riesco ad impedire che ti muova, ma non mi fermo solo a questo, sono anche in grado di invertire il flusso obbligando i tuoi muscoli a contrarsi, creando proprio quello che ora stai sperimentando. Mi basterebbe un secondo per ucciderti, un deflusso di energia dal cervello, una inversione più forte o anche solo una dispersione della tua energia e saresti morto in men che non si dica».
Lumir a queste parole impallidì, «perché allora non mi sta uccidendo, ma me ne parla. Ma poi come fa a conoscere il mio nome?» pensò tra sé e sé.
«Caro Lumir, te ne sto parlando senza ucciderti perché percepisco in te un grande potenziale» esclamò dal nulla il vecchio.
«Mi ha letto nel pensiero?» pensò Lumir tanto spaventato quanto affascinato da ciò che stava accadendo.
«Sì, è esatto, ti sto leggendo nella mente Lumir. Prima di portarti in questo posto sacro ho fatto un bel giro nei tuoi ricordi, ho vissuto la tua vita fino ad ora, ho provato i tuoi sentimenti e fatto esperienza dei tuoi traumi. Caro mio piccolo umano, ora ti conosco meglio di quello che tu credi di conoscerti. Ho avuto accesso hai tuoi segreti più profondi, alle tue paure, le tue insicurezze, sono arrivato dove neanche tu ti sei mai spinto. Voi umani siete degli animali al quanto strani, complicati oserei dire, anche se mi sembrate più stolti che complicati. Vi precludete da soli accesso a parti della vostra coscienza, vi rifugiate in scenari inventati per scappare dalla realtà solo perché siete troppo deboli per affrontare la vostra vera natura. Siete animali al quanto codardi, i più insicuri tra gli esseri viventi. Tuttavia, questo non risponde al perché io ti abbia salvato. Be vediamo, credo che il miglior modo per mostrartelo sia proprio farti vivere la situazione».
Sbam. Un battito del bastone e gli occhi di Lumir diventarono bianchi. Come accecato da
un fumo si risvegliò in un campo.

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Ciao ragazzi e ragazze 😊 stiamo per arrivare alla fine dei capitoli che avevo già scritto, quindi ben presto vedrete parti scritte sul momento. Ho deciso di cambiare la copertina della storia utilizzando un'immagine che ho ricavato tramite un IA, spero vi piaccia!
A parer mio rende meglio l'idea di decadenza dei valori di Roset.

Per capire la lingua di Keble:
E diventa A
A diventa E
O diventa U
N diventa M
L diventa R
D può diventare B o T
B diventa V
K diventa CH
J diventa GI
Z diventa S
È più semplice di quelli che sembra

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