Capitolo 3
Appena oltrepassato il picco, il giovane si ritrovò davanti a un'interminabile distesa verde.
La strada sinuosa si snodava a valle. Percorrendo un tratto affiancata al fiume, lo oltrepassava tramite un ponte, continuando per molti altri chilometri nell'entroterra. In lontananza si poteva scorgere una colonna di fumo. Forse predoni? O una città?
Lumir era assolutamente inesperto e ignorante riguardo alla geografia di quella zona, ma non era un tipo da rifletterci troppo. Preso coraggio dopo un primo momento di sconforto, il giovane avventuriero riprese il proprio cammino verso l'ignoto, con la sola speranza di
poter trovare una futuro migliore per sé e con la consapevolezza di meritarselo.
Era ormai notte da qualche ora e la torcia tremolante iniziava ad essere al limite. La luna splendeva candida in cielo illuminando tutto. In assenza degli alberi non ci sarebbe stato neanche bisogno di un'altra fonte di luce, ma il percorso attraversava una fitta foresta.
Le palpebre iniziavano a farsi pesanti, i pensieri sempre più indomabili e le paure diventavano sempre più reali. Era ora. Il ragazzo doveva trovare un posto per accamparsi, ormai tutto il suo corpo glie lo stava facendo capire.
Al lato sinistro della strada si trovava un bello spiazzo illuminato dalla luce lunare, quindi libero in alto da rami e perfetto per individuare possibili pericoli nella notte. L'erba era soffice ed il terreno morbido sotto di essa. Non era presente nessun ramo secco o foglia al suolo, il che lo rendeva stranamente curato. Ricordando i vari addestramenti fatti all'Accademia di Roset, Lumir verificò che non fossero presenti avanzi di pasti o di falò. Non trovò neanche escrementi o impronte. Sembrava davvero un posto perfetto.
«Che sia il Fato ad avermi guidato fin qui? Ormai non so neanche più se esista il "Fato". Forse è stata solo fortuna» sussurrò tra sé e sé il giovane avventuriero, «Sto ufficialmente impazzendo! Ora ci mancava che iniziassi a parlare da solo. Non ne posso più di camminare, davvero».
Girando lo sguardo a destra e sinistra il ragazzo ispezionò velocemente l'area al di là dei rami, nell'oscurità. Non sembrava trovarsi nulla di minaccioso nei dintorni. Nessun rumore. Nessun vento. «Perché non sta tirando il vento? Su alla cima la brezza marina si scontrava con un caldo vento del sud, dov'è finito? La faccenda non mi quadra, ma non posso proseguire oltre, sono fin troppo stanco», detto ciò eresse l'amaca della legione e finì di montarci sopra il restante della tenda.
L'accampamento della legione era una delle ultime invenzioni all'avanguardia dei Rosetiani. Il popolo di Roset non subiva incursioni da decenni, ma il terrore che il passato potesse ripresentarsi li spingeva ad allenare i piccoli ad ogni evenienza.
Il necessario veniva spiegato ai bambini negli anni dell'Accademia in cui oltre alla sopravvivenza e al primo soccorso (ossia cose necessarie nella vita di quasi tutti i giorni), venivano impartite anche lezioni su autodifesa, attacco e vita sul campo di battaglia.
L'amaca era composta da due pali divisi in molteplici segmenti che, tramite l'aiuto di una piccola trivellatrice riuscivano ad essere conficcati per mezzo metro sotto terra, lasciando così gli altri due metri in aria. Veniva in seguito tesa una corda tra un palo e l'altro, tramite l'ausilio di due carrucole. Quest'ultima aveva diversi utilizzi, in primo luogo serviva per appendere l'amaca e in secondo luogo fungeva da appoggio per il telo (di cui parlerò successivamente). Questi passaggi permettevano l'erezione del giaciglio.
Per terminare l'accampamento veniva tesa, infine, una copertura (telo in fibra naturale), che passando tra i due pali, creava una sorta di tetto, la cui funziona era riparare da sole, pioggia e vento.
Per salire sull'amaca potevano essere usati dei pioli movibili, che venivano impugnati e sfruttati come appoggio grazie a dei buchi presenti su entrambi i pali. Questi venivano messi e tolti permettendo una facile salita e discesa, anche se richiedeva un grande sforzo fisico.
Tutto ciò permetteva la costruzione di un rapido rifugio in caso di battaglie, resistente ad inondazioni, pioggia e animali.
In passato era stato utilizzato anche come palafitta, tuttavia data l'alta difficoltà nel posizionare i pali nel letto del fiume, venne presto rimpiazzato da un progetto creato ad hoc per quella situazione particolare.
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Ciao ragazzi e ragazze, so bene che questi capitoli sono un po' poco movimentati, infatti ho deciso che questo terzo uscirà in concomitanza con il quarto, per aggiungere un po' di brio alla lettura 🤭
Spero di essere stato chiaro nella descrizione dell'accampamento della legione. Pensate sia realistica come struttura?
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