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Capitolo 12

«AHHH! ALZATELA!» strillò Kira. Ci precipitammo a tirare le zampe del rettile per farla spostare. Riuscimmo nell'intento, ma la gamba di Kira non sembrava per niente ridotta bene. Come se non bastasse, per di più, l'imbracatura si era totalmente rotta. Questa fu sia un sfortuna che una sfortuna in realtà, infatti in questo modo fummo molto più veloci a far tirar giù Kira. Togliemmo l'intera imbracatura anche a Smeralda, che una volta liberata se ne fuggì nella foresta, oltre le mura.
«Kira, riesci a camminare?» chiese Shilo.
«N...no Shilo, n...non riesco neanche ad appoggiare la gamba!»
«Questa proprio non ci voleva. Lumir vieni qui. Prendilo sottobraccio e portalo alla Via Segreta, io devo andare a prendere una cosa».
Non feci in tempo neanche a risponderle che già era partita. Correva velocissima in postura eretta, ma ad una certa appoggiò le mani a terra ed in un solo istante riuscì a cambiare la sua fisionomia ed assumere quella di un felino di grande stazza. La vidi sfrecciare verso i quartieri abitati.
La lenta marcia fu un'inferno. Ad ogni passo sentivo che il nemico era sempre più vicino. Per fortuna Keble stava ereggendo mucchi di terra e macerie per rallentare l'avanzata. Gli ultimi passi furono i più duri perché già da diverso tempo avevo terminato le energie. Caddi in ginocchi difronte all'entrata della via, la fortuna volle che ad aspettarci erano rimasti i fabbri, uomini grandi e muscolosi. Mi dissero che ci avevano visto e che avevano deciso di aspettarci per aiutare Kira. Lo presero in braccio come se non pesasse nulla e con un passo veloce lo portarono via all'interno del cunicolo.
Keble continuava ad ereggere mura, ma il nemico ormai bon gli lasciava più il tempo neanche di alzarle di mezzo metro. Sullo sfondo la Quercia Blu era ormai completamente arsa dalle fiamme, le fogli ed il legno scricchiolavano e stridevano creando un costante lamento che raccontava le pene che stava subendo la sua gente. Il tutto era accompagnato dal urla che sempre di più iniziavano ad essere rade, mozzate a metà dalle lame o terminate da tonfi sordi.
In questa scena che nulla aveva da invidiare all'inferno, emerse Shilo sempre dalle sembianze di felino. Portava con se una sacca, la mia maschera ed un sacchetto legato al collo. Si fermò difronte a me ed iniziò a riprendere le sue sembianze.
«Tieni, questa ti servirà d'ora in avanti» disse porgendomi la maschera. A dir la verità non sapevo in che modo potesse tornarmi utile quella cosa.
«Cosa hai lì di così importante da rischiare la vita per prenderlo?» chiesi legandomi la maschera dietro la nuca.
«Affetti personali e delle ghiande di Quercia Blu»
«Delle ghiande?»
«È una lunga storia, ti basti sapere che questo è il volere di Keble».
Non feci in tempo a metabolizzare la risposta che dietro Shilo vidi Keble cadere in ginocchio. I miei occhi si spalancarono dal terrore. Provai a gridare il suo nome, ma la sua sorte era ormai scritta. Shilo mi afferrò per il busto e mi tirò nel cunicolo.
Keble era lì, a pochi metri da noi, inginocchiato con lo sguardo rivolto verso la via. Ci guardò ed alzò la mano sinistra. Il terreno tremò e l'ingresso della via iniziò a crollare. Tra le macerie che venivano giù scorsi uno dei soldati nemici afferrargli le corna, mentre un'altro caricava un colpo di accetta a livello del collo. Poi l'oscurità. Non vidi null'altro.

«KEBLE NO!», iniziai a piangere. Shilo mi strinse forte nell'oscurità. In quel momento sentì ancora quel profumo intenso di glicine. Rimarrà per sempre impresso nella mia anima quel momento, quell'abbraccio. Le mie braccia conficcate sotto il suo zaino, con le mani che le stringevano il mantello, mentre lei a sua volta mi teneva tra le sue. Tutto intorno regnava il silenzio e l'oscurità. Il profumo di glicine ed il morbido pelo di Shilo. Era una situazione paradossale, provare piacere nella disperazione più totale. Un piccolo angolo di paradiso nell'inferno più atroce di tutti.
«Dobbiamo andare Lumi», disse dopo qualche minuto Shilo, «i soldati non impiegheranno molto a scavarsi un passaggio tra le macerie». Mi staccai da lei e proposi di portare io lo zaino.
Iniziammo a correre in quel corridoio buio. L'onda d'urto creata dalla parte iniziale del cunicolo che crollava spense le prime tre o quattro torce, per cui fummo costretti a vacillare nel buio per quasi mezzo chilometro.
Corsi, corsi con tutte le mie forza, tanto per allontanarmi dal pericolo, quanto per creare una distanza fisica tra il dolore provato poco prima e il momento in cui stavo esistendo. Che strana la mente umana. Proiettare una sofferenza mentale nel mondo fisico, sembrava così strano a ragionarci, però comunque le mie gambe continuavano a spingermi lontano da quel posto, perché ormai la mente aveva fissato la sofferenza in quel metro quadro di galleria.

Iniziò ad apparire la luce viva del fuoco della prima torcia, «ne mancano ancora cinquanta» mi disse tra un respiro e l'altro Shilo.
«Possiamo anche rallentare ora, però» aggiunse poco dopo.
«Sì, forse è meglio» le risposi.
Ci fermammo per riprendere fiato.
«Dove porta questo cunicolo?» chiesi.
«Dovrebbe portare verso la catena montuosa delle Regioni Centrali. Credo che l'uscita sia proprio nella vallata delle fonti del fiume Verte, dove si incrociano la catena degli Azte e quella degli Appi»
«Non conoscevo nulla di tutto ciò. A Roset ci insegnano solo la geografia della penisola, del Golfo di Roset e dell'arcipelago di Marina. Alcuni bambini non sanno neanche che esiste un mondo al di fuori di quelle terre»
«Non credo sia il miglior momento per riflettere sulla geografia insegnata a Roset. Dobbiamo assolutamente trovare gli altri e Kira»
«Hai ragione, spero stia bene»
Decidemmo di continuare a correre, per evitare di restare troppo indietro, anche perché poco più avanti il cunicolo si immetteva in un sistema di grotte. Non raggiungerli prima che entrassero in quel labirinto consisteva nel perderli per sempre. Sarebbe stato un enorme problema anche per noi, in quanto la via d'uscita non era segnalata e Shilo non se la ricordava molto bene. Tutti gli abitanti erano stati istruiti sui piani di fuga, ma comunque le simulazioni venivano fatte una volta ogni tre anni.

Riuscimmo a raggiungere gli altri pochi metri prima dell'ingresso delle caverne. Kira era seduto su di una roccia accanto ad altri feriti.
«Kira!» esclamò Shilo, «va tutto bene?».
«Non proprio, credo che la gamba sia rotta».
In effetti, la gamba era gonfia e viola. Mi faceva male solo a vederla.
«Sono felice di vedere che per il resto però tu stia bene» dissi io.
«Sono io ad essere felice di sapere che ce l'avete fatta» mi rispose accennando un sorriso.
Aveva le mani poste sulla pancia, quasi stesse portando in grembo un bambino.
«Dove sono i fabbri?»chiese Shilo.
«Credo siano più avanti, mi hanno lasciato qui poco fa. Penso stiano cercando di orientarsi nelle grotte, o almeno ne stavano parlando poco prima»
«Perfetto, vado a ringraziarli e a sentire come vogliono procedere.Lumir vuoi venire o preferisci rimanere con Kira?»
«Credo che resterò con Kira. Quella corsa mi ha ucciso» risposi.
Shilo si dileguò tra le persone accumulate nell'ultimo tratto di cunicolo e la persi di vista.
«Fa tanto male la gamba?» chiesi.
«Non puoi neanche immaginarti. Mi dispiace non esservi potuto stare vicino»
«Non preoccuparti, è stato molto meglio così» mi passarono per la mente nuovamente gli ultimi momenti di Keble.
«Che hai Lumir?»
«Niente, non ti preoccupare, solo brutti pensieri»
«Posso immaginare. Cosa è successo all'ingresso della via? Abbiamo sentito un boato e l'aria comprimersi»
«Non credo sia il momento giusto per raccontartelo»
«Lumir. Cosa è successo?»
«Keble è stato ucciso. Come ultimo atto ha fatto crollare l'ingresso della via per impedire l'ingrosso ai nemici»
«Non è possibile! Ecco perché non è ancora arrivato. Perché non arriverà mai» iniziò a singhiozzare.
In quell'istante non seppi che fare. Lo abbracciai e iniziai a piangere anche io. Lo conoscevo da veramente poco, ma si era creato un legame energetico tra noi, dal momento della purificazione. Keble già in precedenza mi avvertì che la recisione di un legame energetico è dolorosa, ma non potevo immaginarmi così tanto.
Mi sorse un dubbio, però, come mai Shilo, che era la più vicina a Keble, non avesse ancora dimostrato la men che minima forma di tristezza. Nel mentre pensavo ciò, eccola apparire da dietro una signora. Era seguita da una donna alta e vestita in maniera strana. Aveva uno strano velo in testa ed indossava un lungo vestito grigio-verde.
«Ragazzi lei è Gabriela, la guaritrice»
«Guaritrice?» chiesi sorpreso.
«Sì, lei è in grado di usare la manipolazione dell'Alma per curare le persone»
«Purtroppo posso intervenire solo su danni fisici e non su infezioni, ma per quelle abbiamo le erbe» aggiunse Gabriela, «se me lo permetterai, posso provare a guarire la tua gamba» disse a Kira.
«Certo, fai pure. Non riesco più a resistere con questo dolore»
«Ti avviso, però, il processo sarà un po' doloroso. Per questo mastica questa radice, dovrebbe alleviare la sensibilità degli arti inferiori».
Si tolse i guanti e tirò fuori un sacchetto nero in pelle pieno di radici. Ne prese una e la spezzò a metà, «così dovrebbe bastare». Kira se la mise in bocca ed iniziò a masticarla.
«Mi raccomando non ingoiare la radice, limitati a succhiarne gli estratti»
«Capito»
Dopo qualche istante Gabriela chiese di muovere le gambe a Kira, ma non riuscì a farlo, quindi iniziò a preparare la gamba. Nel mentre io mi misi dietro di lei per osservare meglio. Estrasse una foglia gialla dalla borsa a tracolla, da cui prima tirò fuori il sacchetto, e la strofinò sull'area gonfia. Dopodiché cosparse tutta la gamba di linfa appiccicosa e la bendò con dei drappi.
«Ora procederò a manipolare la tua Alma. Potresti sentirti confuso o turbato, in tal caso cerca di concentrarti sul battito del cuore».
Kira annuì. La guaritrice iniziò a pronunciare delle frasi, in una lingua a me non comprensibile, e a muovere le mani attorno alla gamba. Poi le parole si fermarono e con loro anche le mani. Non era accaduto nulla.
«Sono appena venuta in contatto con la tua energia, come ti senti Kira?»
«Tutto bene per il momento, solo un po' stanco».
Iniziò a muovere le dita con piccoli movimenti, la gamba iniziò a fare strani suoni. Kira strabuzzò gli occhi. In men che non si dica Gabriela si fermò, prese una piuma e la passò tra la mano e la gamba.
«Ho terminato. Dovrei aver reciso tutti i legami formati, ora ti resta solo di aspettare qualche ora con la gamba fasciata, poi dovrebbe essere tutto apposto», Kira si era addormentato, «è una reazione normale dopo un intervento energetico. La scissione dei legami crea nella paziente una sonnolenza di qualche minuto, per permettere all'alma di ristabilirsi» aggiunse vedendo, probabilmente, la mia faccia sconcertata. La ringraziammo e se ne andò.

Dopo qualche minuto Kira si svegliò. Gli spiegammo l'accaduto e cosa si era raccomandata di fare la guaritrice.
«Ah ok, quindi basta solo qualche ora»
«Sì, così ha detto Gabriela» rispose Shilo.
«Shilo, cosa hai scoperto prima?» chiesi io.
«In pratica, gli altri abitanti del villaggio avevano intuito del crollo dell'ingresso del cunicolo, per questo se la stanno prendendo più con calma. Per quanto riguarda il restante, tra una mezz'ora dovremmo ripartire. Da qui la strada è ancora di cinque chilometri, i sentieri all'interno delle caverne, per di più, sono poco agibili. Vorrebbero uscire da qui prima di sera, così da avere almeno un paio di ore per organizzare un accampamento improvvisato, in quanto non sono riusciti a portarsi dietro neanche le tende d'emergenza. Pertanto dormiremo a cielo aperto. Per il resto dicono che una volta nelle grotte è praticamente impossibile che i nemici riescano a raggiungerci anche se entrassero nella via. Ormai le torce hanno i minuti contati in quanto sta per finire l'ossigeno nel cunicolo, questo li lascerà morire soffocati e al buio se proveranno a seguirci. In ogni caso anche riuscissero ad arrivare fin qui, per raggiungere l'uscita i passaggi sono talmente nascosti che non riusciranno mai a ritrovarci»
«Questo mi rasserena un po', però avrei delle domande» dissi.
«Chiedi pure Lumir» mi rispose Shilo.
«I nemici come hanno fatto ad entrare senza aver distrutto le mura?».
Shilo stava per rispondermi quando da dietro una signora si intromise.
«I nemici erano già in città. Un manipolo di mercanti erano arrivati qualche giorno fa, ma se ne sono stati sempre nelle loro tende. Io ho da subito avvertito il maestro Keble, ciò nonostante mi venne detto che non c'era da preoccuparsi, che la situazione era sotto controllo. Questa mattina è giunta una nuova carovana, erano tutti vestiti come quei primi mercanti, sentivo che nell'aria c'era qualcosa che non andava, ma mai avrei potuto pensare a questo. Nelle carrozze di quella carovana c'erano altri soldati ed armamenti. Una volta dentro è stato semplice prendere il controllo dei cancelli e far entrare le catapulte e le altre macchine da guerra. La Quercia è sempre stata una città facilmente attaccabile, ma nessuno avrebbe mai pensato che potesse essere un bersaglio data la piccola espansione e l'assenza di possibili grandi bottini. Al massimo ci si sarebbe aspettato un attacco di banditi, ma per quello siamo ben preparati. L'attacco da parte di una potenza militare era l'ultima delle cose che mi sarei aspettata»
«Mi scusi, ma quale città avrebbe attaccato La Quercia?» chiesi spaventato di sentirmi rispondere con la mia patria,
«Roset, i soldati portavano lo stemma di Roset»
Impallidii.
«Grazie per le informazioni» la congedò Shilo per poi rivolgersi a me, «ne sapevi qualcosa Lumir?». Fece un passo indietro.
«No, non ne sapevo nulla. Roset non è una città guerriera, non abbiamo neanche un vero esercito»
«O magari questo è quello che vi raccontano» ribatté Kira.
Poteva essere benissimo la verità. Che i Rosetiani fossero ignari dei piani guerrafondai della propria città? C'era qualcosa che non mi quadrava in tutta questa situazione. Rimasi in silenzio seduto vicino a Kira per parecchio tempo.

Immerso nei miei pensieri non avevo notato l'assenza di tristezza in Shilo, ma ragionando sulla situazione quello strano modo di fare iniziò a risultarmi sospetto. Decisi quindi di fargli qualche domanda. Nel frattempo si era allontanata per dare una mano agli altri. Mi alzai e le andai incontro.
«Ei Shilo, posso farti una domanda?»
«Non è proprio questo il momento migliore»
«È una domanda davvero importante»
«Va bene, se proprio non ne più fare a meno»
«Come mai nonostante sia morto il tuo maestro, colui che ti salvò dalla morte, non stai dimostrando un minimo di tristezza, ne sembra importartene nulla?»
«Perché questa domanda?»
«Rispondimi prima»
«Perché sono stata preparata a questo momento. Tutto ciò era già stato predetto., la famosa profezia narrava: Quando la triade sarà ricongiunta, allora la terra verrà rasa al suolo e io sarò arsa. Sangue e vite saranno necessarie per poter far sbocciare il fiore della liberazione ed i maestri del vecchio ordine dovranno perire per nutrirne le radici . Questo era ciò che sapeva Keble, le poche parole che la Quercia Blu gli aveva riferito il giorno del richiamo»
Rimasi affascinato e spaventato. Keble già conosceva il proprio destino e la sopraggiunta della sua morte, ma non mi aveva detto nulla.
«La triade? Sicuramente stava parlando di me, Shilo e Kira. Come mai nonostante Shilo conoscesse a perfezione la profezia non ci avesse detto nulla resta un mistero. Che anche Kira già fosse a conoscesse del tutto? No, impossibile. Era troppo spaventato» ero fin troppo immerso nei miei pensieri per notare che Shilo se ne era andata. Troppe domande non risposte, troppa confusione, troppo tutto.

Mi avvicinai nuovamente a lei.
«Shilo, ho bisogno di parlare sia con te che con Kira. Possiamo un'attimo sederci?»
«Non è sicuramente la cosa migliore da fare al momento, ma se ne avverti il bisogno sprecare qualche minuto non sarà un problema»
«Grazie Shilo».
Andammo verso Kira che ancora stava seduto dove lo avevamo lasciato  guardarsi la gamba fasciata.
«Kira, Shilo» iniziai, «vorrei chiedervi un favore. Visto il legame che si sta creando e la fiducia che mi state donando, vorrei chiedervi se vi andasse di intraprendere il viaggio voluto da Keble insieme a me. So che la proposta è strana, ma sento che con voi sarò in grado di raggiungere i miei obiettivi»
«Per me va bene» rispose Shilo, «ormai non ho più né una patria, né un maestro»
«Conta pure su di me Lumi» rispose Kira.
«Sono felice che vogliate intraprendere questo viaggio insieme a me» dissi sorridendo.
Vidi una luce brillare negli occhi di Kira, mi rese davvero felice di averli conosciuti.
«E dove vorresti andare?» mi chiese Shilo.
«Questo ancora non lo so, ma credo che dovremo esplorare molte terre per trovare delle risposte»
Un gruppo di tre amici all'avventura. Il sogno di ogni bambino. Eppure qualcosa un po' mi turbava, c'era qualcosa che non mi tronava tra noi tre. Ci stavamo nascondendo qualcosa, ma non capivo bene cosa fosse, però ognuno di noi aveva qualcosa da nascondere.

Mi rimisi seduto vicino a Kira, mentre Shilo tornò ad affaccendarsi per aiutare gli altri.
«Sai, Lumi, tu mi stai davvero simpatico. Anche se ti conosco da poco» mi disse fissando il vuoto difronte a sé.
«Anche tu mi stai simpatico Kira» risposi con voce felice.
«Spero che tra di noi nasca una buona amicizia» concluse appoggiandomi una mano sulla coscia. Rimasi un istante perplesso, ma poi posi la mia sulla sua.
«Sarà così, di sicuro» gli dissi io.

Già da dove ci trovavamo si poteva sentire l'aria fresca ed umida delle caverne inserirsi in parte del cunicolo. Il sistema di caverne era vastissimo e molto intricato. All'interno si trovavano per tre laghi ed alcuni tratti erano da farsi con l'acqua fino alle ginocchia. Le fiamme delle torce iniziavano ad affievolirsi e con loro la luce. Era arrivato il momento di ripartire.
I più anziani in testa iniziarono a passare tra la gente dicendo di prepararsi, che ci si doveva sbrigare. Dei feriti nel fondo, chi poteva, iniziò a tirarsi su, mentre gli altri vennero presi dai più forzuti e portati in spalla. Kira si appoggiò alla mia spalla cercando di non mettere peso sulla gamba, mentre Shilo in fondo a tutti tendeva le orecchie per percepire rumori sospetti. Iniziammo a muoverci lentamente, saremmo stati un centinaio. In capo al convoglio, gli anziani, iniziarono a seguire la via per l'uscita. In coda arrivavano voci di una sosta a metà percorso, nei pressi di un lago sotterraneo. Si diceva che sarebbe stato meglio dormire lì per quella notte ed aspettare l'alba per poi potersi accampare all'esterno, o raggiungere una delle città satellite vicine. Il posto era spazioso ed il suolo era ricoperto di muschio soffice, era perfetto per fermarsi una notte, ma l'idea di stare sotto terra mi metteva assai ansia.
«Non mi rende molto entusiasta l'idea di dormire sotto terra» mi disse Kira al sentire le voci.
«In realtà neanche a me devo dire» risposi sorpreso da quella affermazione. Ci mettemmo a ridacchiare.
«Mi piace vederti ridere Lumir» mi disse dopo avermi fissato per qualche istante.
«Anche a me... anche a me piace vederti ridere» risposi un po' imbarazzato. Eravamo davvero tanto vicini per come ero stato abituato a Roset e la cosa mi metteva un po' a disagio a dire il vero. Girai quindi la testa verso Shilo.
«Ei tu, va tutto bene laggiù?»
«Fai silenzio Lumir» colsi dell'ansia in quelle parole.
In lontananza nel cunicolo udì in un tonfo.
«Sono i soldati di Roset, è finito l'ossigeno» disse a bassa voce Shilo, «VELOCIZZATE IL PASSO, CI STANNO DIETRO» gridò infine.
La gente iniziò ad agitarsi. Il passo si fece più celere, ma i feriti rimasero comunque indietro. Dal tunnel iniziarono a sentirsi le prime grida. Passi di corsa e tonfi uno dietro l'altro. Dall'eco sembrava stessero per uscire da un momento all'altro, ma ormai le torce erano spente e non si vedeva più nulla. Solo le ultime tre erano rimaste accese grazie all'ossigeno nelle grotte. Solo ora ragionai sul fatto che sentire la lieve brezza volesse dire che dall'altra parte era stata riaperta l'uscita.
Da lontano una figura iniziò ad apparire nel buio più totale.
«SONO QUI! SONO QUI!» gridò shilo. Iniziarono ad apparirne sempre di più, seguiti da tonfi, gemiti e grida di chi non riusciva a stare al passo e periva soffocando.
Erano ormai arrivati alla prima torcia. Tutti ammassati si dirigevano correndo verso di noi, una mano alla gola ed una sulla guaina della spada. Da lì a poco ci avrebbero massacrati, con estrema brutalità, tanto per onorare i loro defunto, quanto per sfogare le pene subite pochi istanti prima. Non potevo permettere che riuscissero a raggiungerci.
Passai Kira a Shilo e mi diressi all'ingresso.
«LUMIR, COSA STAI COMBINANDO?» mi urlò nel trambusto lei.
«Sto facendo ciò per cui Keble si è immolato. Sto avverando la profezia lasciando sbocciare il fiore, come da piccolo mi è stato insegnato».
Mi misi di fronte all'ingresso, chiusi gli occhi e focalizzi la mente sul respiro. Percepì un cavallo in corsa e cercai di rallentarlo. Concentrai la mia forza sulle mani e vidi il legame che mi aveva descritto il vecchio druido: due fili che mi legavano al Tutto. Le mani iniziarono a diventare incandescenti. Percepivo il mio corpo dall'esterno, la sagoma scura ricoperta di nebbia nera e le mani che brillavano di una luce rossa, la stessa che mi usciva in un singolo raggio dal centro della fronte. Cercai di domare le emozioni e diventare un tutt'uno con l'energia che mi circondava. Mi staccai dal terreno e provai di nuovo quella sensazione di pace. La nuova oscura iniziò a rotearmi attorno facendo agitare il mantello. Trovai il punto più debole e attrassi a me tutta l'Alma che era presente in questo. L'ultima parte del cunicolo cedette. Tornai a terra e la nube cessò di esistere.
Riaprendo gli occhi l'ultima cosa che vidi furono le facce dei soldati che in una corsa disperata cercavano di raggiungere l'uscita prima che crollasse il tutto. Non so che fine abbiano fatto quegli uomini, ma so solo che era la scelta giusta in quel momento, perché come disse una volta un druido: «per ogni energia data deve essercene una donata», ed in questo per salvare quelle vita era necessario sacrificarne delle altre. Scorsi le facce sbigottite di Shilo e Kira. Non erano gli unici ad avere segreti.

Cari miei compagni, è questo il motivo per cui sono scappato da Roset: io so manipolare l'energia e ciò mi ha portato a sacrificare delle vite per avere la mia salva e nonostante tutto sono ancora disposto a sacrificare qualsiasi cosa sia necessaria a perseguire il mio obiettivo.

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