Capitolo 11
«ABBASSATI E FAI ACCELERARE LO SCALATORE» mi urlò a sua volta.
Appoggiai nuovamente la mano sul dorso dell'animale lasciando la presa, chiusi gli occhi ed aumentai la quantità di energia da inviare al suo cuore. Credo di aver ecceduto ancora, infatti lo scalatore grugnì e fece un salto enorme. Non sapevo potessero essere tanto veloci. L'atterraggio fu brusco e per poco non caddi nel baratro, stavamo già ad almeno venti metri, sarebbe stata una caduta letale. Non sentii una forte paura, ma un lieve sentimento di ansia iniziò ad albergare a livello della pancia. Ci mancava solo che iniziasi a far ristagnare le emozioni di nuovo!
Mi girai un'altra volta e vidi che quella cosa probabilmente era un rettile. Aveva in tutto e per tutto le sembianze di un lucertolone dalla faccia poco carina, infatti sembrava nascondesse delle belle fauci dentro a quella bocca serrata. Gli occhi avevano ben 4 palpebre, due interne e due esterne, probabilmente quelle interne servivano per immergersi, in quanto trasparenti. Che paura! Poteva anche nuotare.
Ero tanto affascinato quanto spaventato dalla situazione. La lucertola non sembrava volersi fermare, anzi stava, forse, accelerando. Con quegli artigli affilati spostava le zampe a due a due in avanti in una corsa inarrestabile.
Mi girai a distanza di qualche minuto per vedere dove si trovasse, ma... era sparita!
«SHILO! LA LUCERTOLA NON...» non riuscii a finire la frase che, voltando la testa verso destra per guardare in avanti in direzione di Shilo, la scorsi a pochi metri da me che puntava verso il suo scalatore. Fui preso per pochi secondi dal panico. Che strano riprovare questa sensazione dopo due giorni senza paure o pensieri negativi.
Nella confusione del momento notai che in groppa al rettile pareva esserci un essere umano, non lo avevo visto prima perché era completamente sdraiato sul dorso dell'animale. Aveva una strana sella che non era presente nei nostri scalatori. Aveva delle staffe rigide parallele alla parete, un imbracatura che legava la parte inferiore del corpo all'animale ed una sorta di manubrio collegato ad una capezza posta sulla testa della lucertola. A quanto pare tramite il manubrio l'umano riusciva ad impartire la direzione al rettile.
Iniziava ad intravedersi l'ingresso della locanda, era uno spiazzo in palizzata, abbastanza grande da poter contenere almeno cinque arrampicatori. Shilo con un balzo del suo animale riuscì a saltare sulla piattaforma, la lucertola la seguì qualche istante dopo. Pensai al peggio in quei pochi secondi che il mio scalatore impiegò a raggiungere la piattaforma. Mi stavo immaginando sangue e urla, ma invece una volta svalicata la palizzata vidii l'uomo in groppa alla lucertola stringere forte Shilo tra le braccia. Rimasi stupefatto.
«Qui qualcuno deve darmi una spiegazione!» esclamai.
«Lumir scappa fin che puoi!» esclamò a sua volta Shilo. Non stavo capendo la situazione, cosa stava succedendo? Mi sembrava di aver colto del sarcasmo nella richiesta di Shilo, ma non mi sembrava così elevato.
«Ahhh! Quindi sei te il famoso Lumir!» disse il ragazzo guardandomi e mollando Shilo, «Piacere di conoscerti, io sono Kira, ho preparato il rituale di purificazione per il maestro Keble, ma credo tu non te ne sia accorto».
Rimasi ancora più confuso.
«P...piacere mio?» risposi.
«Dai Lumi, non fare il timido. Ormai posso reputarmi un tuo amico, so davvero tutto di te, come metà villaggio d'altra parte ahahah. Shilo non ti ha mai parlato di me?»
«A dire la verità no e credo di aver fatto la scelta migliore!» ribattè Shilo.
«Che sgarbata che sei. In questo mondo non rendi onore alla mia persona. Lascia che mi sleghi e ti stringerò la mano», detto ciò inizio a slacciare tutte le fibbie che lo legavano alla lucertola.
«Non è che potresti darmi una mano Lumir?»
«I...Io? Perché proprio io?»
«Be perché credo che la signorina Shilo non si abbasserebbe mai a tanto, soprattutto se a chiederlo sono io», Shilo porto in alto in mento con un lieve sorriso in volto per confermare la cosa.
Dopo aver lasciato il mio arrampicatore, mi diressi verso la lucertola per aiutare Kira. Era un ragazzo biondo alto e dalla corporatura slanciata, sembrava molto la versione maschile di Shilo, solo umano e molto più muscoloso. Non ci si poteva lamentare di nulla, ma i suoi occhi battevano qualsiasi altra caratteristica, aveva due onici incastonati nel viso, guardandoli si poteva percepire la profondità dell'universo, erano davvero magnetici quei grandi occhi neri e dolci come la notte in estate quando tira la brezza marina.
Arrivai alla sua gamba e alzai lo sguardo. Incrocia il suo per qualche secondo, non volendo, ma fu la cosa che fortissimamente volli più di tutte. Rimasi imprigionati in quei secondi per un eternità, poi mi sbloccai.
«Dovresti slacciarmi quella fibbia là in fondo» mi disse un po' annoiato.
«Questa?» feci tendendone una.
«Sì, esatto, quella lì».
Slacciai la fibbia e subito tirò fuori il suo piedi dall'imbracatura. Ora che ci facevo caso la gamba era legata verticalmente al suolo, come era possibile?
Probabilmente scorse il mio essere dubbioso e quindi toccandomi la testa con un palmo della mano mi disse: «Questa imbracatura è fatta su misura per me e per Smeralda» indicò la lucertola, «è stata fabbricata per il sottoscritto da dei fabbri occidentali, son dei maestri quando si parla di tecnologia in occidente. Guarda! Mi permette di cambiare assetto in base al tipo di passo di Smeralda, così da migliorare l'aerodinamicità e favorire il movimento della mia piccolina»
«Saranno anche maestri in occidente, ma un imbracatura che non si slaccia la potevano vendere solo ad uno come te» ribatté Shilo.
«Cara mia, non è che non si slaccino, è che non ho voglia di piegarmi a slacciarle», rimasi un po' innervosito da quelle parole, mi voltai a guardare Shilo e lei ricambiò lo sguardo con un alzata di spalle, a sottintendere che aveva provato ad avvisarmi. In effetti, mi aveva avvisato.
«Bene, allora l'altra imbracatura slacciatela da solo» risposi stizzito, non mi piaceva passare per uno troppo servizievole.
Detto ciò Shilo mi afferrò la mano e mi portò dentro la locanda, mentre Kira continuava a sbracciare e pregare che lo aspettassimo.
Quest'edificio si trovava sull'ultimo strato abitato della quercia, infatti per tutta la circonferenza della tronco si trovavano piccoli centri abitati costruiti in legno e collegati da ponti tibetani e palizzate. Si vedevano ben divisi sei livelli, i primi tre erano collegati tra loro da scale a pioli e normali, mentre i tre di più alti, invece, erano quelli più radi, qui di solito si trovavano solo edifici abbandonati negozi di artefatti pregiati o case di eremiti. Nell'ultimo strato di questi sei, per l'appunto, si trovava la piccola casupola in cui saremo andati a mangiare. Per raggiungerla era necessario fare uso di qualche animale, infatti era possibile arrivare a piedi solo fino al terzo livello. Gli animali si arrampicavano su delle vie ben precise chiamate arrampicatoie, che consistevano fondamentalmente una parti ricche di rampicanti. Queste vie separavano i villaggi dei vari strati rendendo il sistema di ponti e collegamenti uno dei posti più difficili in cui orientarsi. Quegli edifici erano antichi ed esistevano da prima della nascita del villaggio di La Quercia. Si poteva notare sia dall'architettura notevolmente differente da quella esterna, sia dal grado di usura degli edifici nonostante i visibili restauri. Oramai quelle case erano impiegate soprattutto solo per fiere, esposizioni o come musei e magazzini. Nonostante ciò, però, negli strati più alti ancora permanevano, come precedentemente riportato, monasteri di eremiti. La Locanda della Lucciola era l'unico edificio di ristorazione presente all'interno dell'albero. A sostentarlo era ormai la sua fama, infatti, la gente di tutti i regni veniva qui ad assaporare gli antichi sapori di queste terre e per i mercanti del Non Regno era solo un bene.
La locanda era una casetta di legno per metà intagliata nella corteccia della quercia e per l'altra metà costruita con travi poco lavorate. La porta era di legno massello e le finestre erano composte da vetri finissimi che vibravano ad ogni minima folata di vento, per mangiare i tavoli erano disposti sia all'interno, che all'esterno su di una terrazza panoramica, ricavata dalla palizzata che circondava tutta la casa. Riuscimmo a prendere un tavolo da tre nella terrazza, la vista era mozzafiato, da lassù si riusciva a vedere tutto l'interno della quercia, sotto di noi volavano insetti e strani animali, il tutto era arricchito da quella luce mistica rifratta dalla nebbiolina che saliva dal terreno fino alla locanda e oltre. Saremo stato più o meno ad una cinquantina di metri da terra, eppure non c'era neanche il più che minimo vento, solo qualche sbuffo di umidità ogni tanto saliva per i moti convettivi, i quali portavano che una dolce brezza tiepida che riscaldava anche l'anima. Era davvero tutto fantastico.
Preso dalla vista non notai la signora che si stava avvicinando con i menù, così una volta arrivata mi fece prendere uno spavento e la scena fece ridere sia Kira che Shilo. Mi piaceva vederli ridere, anche se Kira non ero ancora non lo conoscevo affatto, a pensarci bene anche a Shilo la conoscevo da poco: «Shilo, hai notato che sembra conoscerci da una vita?»
«A dire la verità ci stavo proprio pensando ieri sera, in fondo è solo da qualche giorno, eppure ho sviluppato un legame affettivo molto forte. In realtà, a malincuore, devo ammettere che anche con Kira successe qualcosa del genere qualche mese fa, quando ci conoscemmo, poi la sua arroganza e presunzione ha distrutto tutto» rispose Shilo.
«Ahi! Questa mi ha fatto male devo ammettere, non mi sembra di essere così male alla fine e credo non sembrasse neanche a te quella sera, o sbaglio?»
«Credo sia meglio stroncare la discussione sul nascere o qualcuno potrebbe fare un bel volo fino a terra» rispose Shilo a Kira spegnendo il litigio sul nascere.
In tutto questo breve battibecco io rimasi colpito dal fatto che Shilo avesse provato lo stesso. Ammeto di non essere mai stato un ragazzo introverso, ma mai mi era capitato prima di allora di sentire una tale connessione con, praticamente, degli sconosciuti.
Il pranzo proseguì tranquillamente, ebbi bisogno dell'aiuto di Shilo per comprendere ciò che c'era scritto, in quanto io conoscevo solo l'Anforo, comunque alla fine decisi di prendere la specialità di quel luogo, ossia la zuppa di onisco giganti di quercia, uno strano crostaceo terrestre che a quanto pare era molto prelibato a La Quercia. Dopo l'ordine ci vollero solo pochi minuti e le pietanze furono servite, l'odore era davvero inebriante. Shilo aveva preso la coda di pesce regina alla brace, mentre Kira aveva preferito restare leggero scegliendo le cosce di marsupiale della quercia, ovviamente sotto consiglio di Shilo, prendemmo anche i famosi muschi e licheni fritti nel grasso di chioccia gigante, ancora brillavano quando ce li portarono a tavola. I sapori erano inusuali per la mia bocca, ma tutto era squisito. Avevo ormai compreso che la cucina di La Quercia ruotava intorno alle spezie e al sale, tutto era condito ed esaltato da specifiche spezie, non esisteva un alimento che non avesse la sua spezia specifica abbinata. Curioso era, però, come inserivano il sale nelle pietanze. Infatti, non veniva usato il minerale puro, ma bensì, veniva impiegata una pianta speciale chiamata la Pianta del Sale, che crescendo in riva ai mari orientali riusciva ad intrappolare enormi quantità di questo minerale, ed era molto più facile da trasportare rispetto ai granelli. Per di più questa pianta era considerata una pianta eterna, in quanto date le enormi quantità di sale anche se tagliata non appassiva mai.
Verso la fine del pasto iniziammo a discutere del nostro passato e fu in questo momento che scoprii un lato di Shilo che ancora non avevo mai potuto notare.
«In pratica la mia gente è composta da una specie animale ibrida, ci siamo evoluti con i mammiferi fino al momento della nascita delle specie, quando la linea del nostro antenato comune si divise tra primati e felini, quella della mia gente iniziò a nascere dagli incroci delle due razze ancora non ben differenziate. In seguito la mia gente si stanziò nelle distese artiche del nord e pertanto restando isolata dal resto del mondo iniziò ad evolversi per conto proprio, fino a che in un epoca di carenze e carestie i miei avi decisero di iniziare ad interagire con altri popoli. Fu così che scoprimmo di avere l'abilità di acquisire le sembianze della gente dei popoli che incontravamo. Ci basta un solo sguardo condiviso, uno scambio di energia, ed il gioco è fatto».
Rimasi stupito da quante cose non sapevo del mondo al di fuori di Roset, ma soprattutto di quanto fosse più vasta la realtà rispetto a quella che ci veniva raccontata in quella città.
Stavamo per ordinare il dessert quando Kira se ne uscì chiedendo: «Voi non sentite questo odore di bruciato?», in effetti c'era una forte puzza di fumo, ma presi dal momento ne io ne Shilo ci avevamo fatto caso. Passarono pochi minuti e la gente iniziò ad entrare a frotte urlando seguiti da faville di materiale incendiato e fumi dall'odore acre. Da quella terrazza osservavamo inorriditi quello spettacolo raccapricciante. Sembrava l'inizio dell'apocalisse, gli animali iniziarono a sciamare verso la cima della quercia e nel mentre le persone ammassate sul fondo cercavano di arrampicarsi fino ad almeno il terzo strato, poiché tutti gli arrampicatori erano scappati o già stati presi.
Impiegammo qualche minuto a metabolizzare l'accaduto, la gente alla locanda si stava affacciando per guardare cosa stesse accadendo, quando qualcuno iniziò a parlare di un attacco a sorpresa.
«Dobbiamo andare a scoprire cos sta succedendo!» disse Shilo.
«Sbrighiamoci ad andare dai nostri animali, la situazione non promette nulla di buono» ribatté Kira.
Ci dirigemmo verso lo spiazzo in palizzata, ma una volta arrivati scoprimmo amaramente che i nostri due arrampicatori erano scappati. A rimanere era stata solo Smeralda, in quanto Kira l'aveva legata ad una staccionata.
«Ed ora come facciamo?» esclamai, Kira pensò qualche istante e poi disse: «Salite su Smeri, riuscirà senza problemi a tenerci tutti». Shilo esitò per un attimo, ma poi accettò. Ci sedemmo uno dietro all'altro: in in fondo, Kira in mezzo legato all'imbracatura e Shilo davanti a Kira.
«Mi raccomando ragazzi tenetevi forte durante l'attraversata» si raccomandò Kira. Annuimmo con la testa, Shilo mi rivolse uno sguardo preoccupato ed io provai a rassicurarla con un accenno di sorriso.
Kira prese in mano il manubrio, questa volta non si posizionò orizzontalmente ma rimase seduto. Fece fare un giro di su sé stessa a Smeralda e la posizionò a qualche metro dal bordo della palizzata, poggiò la mano sulle squame dell'animale e la lucertola iniziò a correre.
«EHI! COSA STAI FACENDO? CI VUOI FAR UCCIDERE?» gridai vedendo che il rettile non accennava a fermarsi in procinto del baratro. Smeralda si lanciò in picchiata nel vuoto puntando la testa verso il fondo. Era la fine me lo sentivo. Sentì gli organi risalirmi nell'addome, quella sensazione di vuoto dovuto all'accelerazione, stavo per perdere la presa ed essere lanciato via, quando... tum. Smeralda aprì due "ali" ed iniziò a planare. Erano delle membrane dal colore rosso con venature blu, aveva come un osso per poterle aprire e chiudere, tanto bizzarre per quanto stupefacenti. Una volta aperte le membrane fui schiacciato sulla groppa della lucertola, ora capivo il perché di quella strana sella e di quella imbracatura.
Rimasi affascinato dalla vista, nonostante la situazione orribile, il primo volo fu più che emozionante. Non potrò mai dimenticarlo.
Atterrammo su di una casa del primo strato per evitare di schiacciare persone nel piano inferiore.
«Non credo sarà possibile scendere a piedi» osservò Kira.
«Hai ragione, ma come possiamo fare ad uscire quindi?» chiese Shilo.
«L'unica soluzione che mi viene in mente è quella di provare a passare in planata con Smeralda dall'ingresso» rispose Kira
«Non è pericoloso?» chiesi.
«Sì lo è, ma non vedo alternativa. Smeralda dovrebbe chiudere le membrane poco prima di passare nella fessura, sperando che non passi nessuna persona nel mentre» mi rispose Kira.
«Kira è impossibile!» disse Shilo.
«LO SO! Ma vedi alternative?» contestò Kira, «di scendere a piedi non se ne parla. Dovrei abbandonare Smeralda e non riusciremmo comunque a passare tra la gente in panico».
L'osservazione era più che sensata. Notai che la pelle di Shilo iniziava a diventare nera. Anche i canini sembravano più lunghi, ora si vedevano spuntarle dalle labbra chiuse.
Nel mezzo della discussione si udì un boato. Un palla infuocata perforò la quercia aprendo un enorme varco tra il primo ed il secondo strato. Cadde tra la gente ancora raccolta alla base dell'albero e le urla di terrore si mischiarono a quelle di dolore.
C'erano tantissime persone morta sul colpo, ma altrettante correvano brucianti da una parte all'altra dell'albero urlando ed implorando per un'aiuto. C'era chi si rotolava a terra e chi cercava di scappare arrampicandosi sulle scale per arrivare al primo strato. Iniziarono a spingersi così tanto sui ponti e sulle scalinate che alcune persone precipitarono di sotto, strozzando le proprie grida con un tonfo sordo sulla terra dura. Era una scena orribile. Mi salirono le lacrime agli occhi.
Rimasi immobilizzato da così tanto orrore, ormai le energie ristagnanti albergavano nel mio stomaco. In tutta questa oscurità Shilo mi prese la mano e disse: «Sfrutteremo quella breccia sul tronco per uscire. Dobbiamo, però, prima risalire fino al secondo strato», sia io che Kira annuimmo.
Mi si strinse il cuore a vedere tutto quell'orrore nel salire fino al secondo strato. Impiegammo solo qualche minuto per arrivare al secondo strato con la velocità do Smeralda. Ci preparammo a saltare nella breccia, quando all'improvviso sentimmo un secondo boato, però questa volta nulla entrò nella quercia.
Il lancio iniziale fu spaventoso come il primo e l'attraversata fino al foro turbolenta per colpa delle correnti convettive calde, intensificate dalla palla rovente sul fondo.
In pochi istanti ci trovammo quasi all'imbocco del foro. Più ci avvicinavamo, più l'ansia iniziava a farsi sentire. Iniziai a percepire un nodo alla gola, i battiti si fecero insistenti a livello del collo e tutto d'un tratto inizia a percepire la realtà rallentata.
Vidi la breccia avvicinarsi sempre di più. Le misure sembravano corrette, ma la mia paura era così forte che mi girai indietro per non guardare. Riuscii ad osservare l'interno della quercia per pochi secondi, ma vidi nitidamente la disperazione nella faccia della gente intenta a scappare. Mi rimase impressa una scena, anche se riuscii a posarci lo sguardo solo qualche istante: una mercante con suo figlio in braccio inginocchiato di fronte alla palla incandescente. Aveva la faccia chinata su quelle, che solo inseguito compresi compresi essere le spoglie del figlio. All'improvviso la vista mi fu oscurata dal tronco della quercia sfregiato. In men che non si dica riapparve la luce dell'esterno.
Smeralda iniziò a planare verso terra, mentre io ancora con lo sguardo indietro mi accorse che l'esterno della quercia insieme alla chioma erano in fiamme. Il secondo boato che sentimmo all'interno era dovuto ad una pasta colloso nera infiammata che i nemici avevano lanciato addosso all'albero.
Riportando lo sguardo in avanti scorsi velocemente l'intero villaggio sotto assedio. Ovunque regnavano le fiamme, sembrava non esserci più nulla intatto. Le grida di dolore riecheggiavano ovunque, la gente scappava mentre le truppe armate avanzavano. Osservare il tutto dall'alto era ancor più orripilante. Scorsi in lontananza Keble che stava aiutando le persone a scappare per la Via Segreta, insieme al piccolo manipolo di guerrieri improvvisati cercava di rallentare l'avanzata nemica con la manipolazione dell'Alma. Non erano stati ingrato di chiudere e portarsi dietro nessuna tenda, ciò mi fece pensare che l'attacco fosse avvenuto a velocità elevatissime, anche la presenza delle persone nella quercia confermò la teoria. Tutto mi fece pensare ad un attacco a sorpresa, ma l'unica cosa che non riuscivo a comprendere era il fatto che le mura fossero ancora tutte intatte, anche se ciò spiegava il perché del panico e delle tende non chiuse.
In pochi istanti atterrammo. L'atterraggio fu violento ed improvvisato, infatti qualche minuto prima di toccare terra Kira si rese conto che non c'era un posto sicuro su cui scendere. Ormai quasi tutto il viaggio era stato passato a ferro e fuoco e quasi ovunque si trovavano i soldati nemici. Kira decise di provare a planare fino Keble, ma la distanza era troppo elevata, quindi Smeralda toccò terra diversi metri prima del punto previsto.
La lucertola piantò i piedi a terra per frenare, ma per colpa del terreno polveroso e dell'elevato peso scivolò facendo cadere sia me che Shilo, prima di arrestarsi cadendo su un fianco. Kira che era legato dall'imbracatura rimase schiacciato in parte sotto il peso di Smeralda.
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