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Capitolo 1

Rosemary Blake. La più grande criminale di tutti i tempi e la ragazza che, ormai da giorni, tormentava i suoi sogni. I sogni di Matt Brooks. Perché pensava a lei? Cosa avevano le altre di diverso? Erano questi i pensieri che ogni attimo occupavano la mente del giovane poliziotto.
Quella mattina, come ogni mattina, si era alzato e si era preparato un buon caffè. In quel momento, grosse gocce colpivano la finestra della sua cucina, caffè e pioggia, era quello l'unico momento in cui si rilassava davvero e non pensava a niente. Anche se fuori pioveva, dentro casa faceva molto caldo: si era dimenticato un'altra volta i termosifoni accesi.
"Ma dove ho la testa ultimamente?"
Decise, quindi, di farsi una doccia: aveva bisogno di rilassarsi per un momento.
In caserma l'aria che aleggiava, era abbastanza tesa: erano tutti preoccupati e angosciati per la fuga dell'assassina Blake. Tutti ne erano a conoscenza ormai: i telegiornali, la rete, i giornali, tutti loro avevano annunciato che Rosemary Blake era a piede libero. Confusione riaffiorava tra le quattro mura dell'edificio. Tutto tacque quando, nel medesimo edificio, mise piede Matt Brooks. Perché tutti si girano nella sua direzione? Semplice, lui era stato nominato, dalla città, come colui che aveva lasciato scappare l'assassina, naturalmente non c'erano prove contro di lui, questo, però, non aveva frenato il vociare dei cittadini che lo ritenevano colpevole.
"Signor Brooks, benvenuto in caserma. Passato un buon weekend?
"Buongiorno anche a lei Signor Turner. Sì, pizza fatta in casa e una meravigliosa partita di calcio. Insomma, il solito. Lei, invece?"
"Oh...be', non credo voglia davvero sapere cosa facciamo io e mia moglie."
Il signor Turner rise un po' imbarazzato, ma la sua risata fu subito accompagnata da quella divertita di Matt.
"Non si preoccupi. Passi una buona giornata."
Accompagnando il suo saluto con una leggera pacca sulla spalla di lui.
"Grazie, anche lei."
Appena arrivato nel mio ufficio, fu assalito dal Signor Evans, il suo capo.
"Oh..."
Era abbastanza sorpreso di vederlo; di solito, era troppo impegnato anche solo per uscire dal suo ufficio.
"Come mai è qui?"
"Signor Brooks, devo parlarle, urgentemente."
Aveva il suo solito cipiglio serio che lo caratterizzava, ma stavolta c'era in lui qualcosa di diverso...dispiacere, forse?
"...mi scusi Signore, ma n-non capisco che cosa intenda, ho fatto, percaso, qualcosa di sbagliato?"
Matt era in totale confusione, non gli sembrava di aver fatto nulla; ma quando ti ritrovi il capo in ufficio, non è mai una cosa buona.
Il Signor Evans sospirò. Sembrava...a disagio?
"Senti Matt, voglio parlarti da uomo a uomo, non da capo e dipendente, questa è una faccenda seria, hai fatto scappare una delle più pericolose assassine di tutti i tempi, cosa ti è preso? Non me lo sarei mai aspettato da te! Dal grande e temuto Agente Matt Brooks."
"I-io ho fatto tutto il possibile, Signore, ma è fuggita, purtroppo. Davvero, mi creda."
Era nei guai fino al collo. Cosa avrebbe fatto ora?
"Certo che le credo, ma, oramai, tutti pensano che l'abbia fatta fuggire, tutti, televisione e Internet, parlano soltanto di questo. Ho cercato di calmare il tutto, ma era troppo tardi. La voce aveva incominciato a girare ovunque."
"Perderò il lavoro?"
"Stai mettendo a rischio la nostra reputazione, stai rischiando di rovinarci...però, per me, per la caserma, lei è molto importante. Non la licenzierò, ma è meglio se per qualche giorno lei rimanga a casa, per calmare le acque, tutto qui. Lo capisce questo?"
"Certo, certo che lo capisco." Disse il poliziotto Brooks con la testa bassa.
"Bene, bè, pensi al lato positivo, oggi lavorerà, poi tornerà a casa, si prenderà qualche giorno di riposo e poi, tornerà, più forte di prima."
E sorrise a Matt. Quell' uomo severo e barbuto, dal fisico robusto, quello che tutti temevano, gli aveva sorriso. Era per quel motivo che Matt ammirava molto quell'uomo; il suo modo di approcciarsi con il prossimo, era straordinario, ti sorprendeva ogni volta.
Dopo che il Signor Evans fu uscito dall'ufficio, Matt si accomodò alla sua, ancora per poco, sedia dell'ufficio. Incominciò a pensare, non si sa bene a cosa, ma gli piaceva molto incrociare le braccia dietro la testa, appoggiare le sue gambe sulla scrivania, incrociandole, e guardando, sorridendo leggermente e chiudendo gli occhi, il soffitto: era un'altra di quelle cose che rilassava molto l'animo dell'agente. Naturalmente, a rovinare il tutto, fu il fatto che, anche se quello era il suo ultimo giorno lì, aveva del lavoro da sbrigare; quelle scartoffie appoggiate agli scaffali, non si sarebbero compilate da sole. Odiava quella parte del lavoro, preferiva di gran lunga l'azione, lo sparare ai delinquenti, la soddisfazione di aver catturato uno di essi, le manette: credo che quella sarebbe stata la parte che più gli sarebbe mancata di quel lavoro. Sarebbe stato via solo per un paio giorni, è vero, ma per lui sarebbe stato comunque tanto.
Una volta finito di compilare quei dannati fogli, consegnò tutto al segretario del capo, che lo guardò abbastanza male, forse più del solito, e, salutando un po' tutti, uscì dalla caserma incamminandosi verso casa.
Il nostro spensierato Matt, però, non avrebbe mai avuto la sensazione che qualcuno lo stesse spiando da un tetto di un palazzo, forse qualcuno con una chioma rosso fuoco, forse qualcuno di pericoloso, dallo sguardo di ghiaccio, forse proprio l'assassina che lui aveva lasciato far fuggire, inappositamente, forse proprio la protagonista dei suoi sogni, forse proprio lei, forse proprio Rosemary Blake.

Prima di chiudere qui il capitolo, volevo ringraziare marxlarry per la meravigliosa copertina di questo mio libro. Ci tenevo a dirvi di seguirla e, se volete, contattarla per eventuali copertine, è molto brava, detto questo, vi lascio.

Un bacio.

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