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Cap.5


Il luogo in cui era stata portata era molto distante dalla cittadina in cui viveva con la sua famiglia, era ricoperta dalla natura e non filava neanche un raggio di sole tra quei fitti rami, così faceva sempre quel luogo ancora più buio e oscuro di quanto non lo fosse già, le faceva venire brividi per tutto il corpo, non solo per il freddo ma anche per la paura, non sapeva cosa le aspettava quando e se avrebbe sorpassato quel grande portone dello stesso colore del nulla, deglutí debolmente e si agitava continuamente sul proprio posto, gli uomini che erano con lei la guardavano in uno strano modo, non emanavano emozioni, neanche un briciolo di compassione e ciò le rendeva la situazione ancor più difficile, l'unica cosa che la rassicurava era la sua avvucinanza al Dio del vento, non l'aveva lasciata per nessun momento, sapeva che con lui al suo fianco quei strani uomini non potevano fare nulla, che lui era il più forte e con un solo camando della ragazza poteva spazzare tutto con uno schiocco di dita, per non parlare del silenzio che si è creato quando è entrata in quella macchina, era più pesante degli sguardi indigatori sulla sua figura.

Per sua fortuna, però, che arrivarono, quasi, subito dopo aver notato quest'ultima cosa, l'aveva visto da lontano ma non avrebbe mai immaginato che quel portone fosse così alto, tanto alto, lo vide aprirsi per farli entrare e così riuscì a vedere la struttura internaria, sembrava un'altra piccola cittadina, formata da negozietti e palestre, le mura che circondavano il tutto la rendeva quasi claustrofobica se non fossero molto larghe, all'interno di esse vi sono diverse porte e finestre, sicuramente che portavano al dormitorio, ma una in particolare si presentò davanti a lei, davanti all'auto per essere precisi, era una porta che si confondeva con il terreno, una specie di bunker, che si apriva solo con un codice apposito, sotto tutta quella vivacità vi era il quartiere vero e proprio, era tutto così super avanzato e pieno di strane cose mai viste d'ora, e che non dovrebbe meravigliarsi dato che la sua vita è sempre stata strana, che non sapeva proprio come descriverlo, c'erano anziani, adulti, adolescenti e persino bambini in quel luogo, tutti accompagnati da una persona strana e ai tratti speciale, proprio come il Dio al suo fianco, si fermarono dopo qualche minuto e la fecero scendere, ripartirono subito dopo e la lasciarono lì, non completamente sola ma completamente stranita, 'In che situazione mi sono ritrovata?', pensò mentre si guardava intorno.

-"Anderson! Ashley Anderson!", sentì una voce femminile chiamare il suo nome e una ragazzina, o una ragazza, non sapeva distinguere l'età data la sua altezza, muovere agitatamente un cartello tra le mani con su scritto, con una scrittura elegante ma disordinata, che strano controsenso, il suo nome, si avvicinò confusa a quella bassa figura, ella aveva dei lunghi capelli neri, due chiarissimi occhi celesti, un corpo formoso quanto esile e il sorriso gentile, l'unica persona che sembrava capirla in quel momento di stranulatezza, si presentò come 'Nevis', la ragazza iniziò così a farle fare il tour di quel posto, spiegandole che il piano di sopra era solo una copertura per gli Dei, che, ancora, non conoscevano quel posto, tutti tranne Borea alquanto pare, le spiegò che per le matricole come lei ci sarebbero stati alcuni mesi di studio e allenamento, dopo di esso si sarebbe avvenuta la fase della 'Scelta', un rituale in cui un essere soprannaturale, come il Dio dei venti, sceglieva l'umano con cui voleva lavorare per il resto della sua vita, divenendo così un'arma con speciali poteri, dopo la Scelta, vi sarebbe stato l'unificazione, un'altro rituale in cui gli esseri soprannaturali sceglievano il compagno o la compagna del proprio umani, notò lo sguardo di Borea incupirsi, a lui questa cosa non piaceva.

-"Ultima, ma non meno importante, la stanza delle simulazioni, qui si può lottare con dei fantocci che, grazie alle avanzate tecnologie, può prendere la forma di uno di quelli, ha tutte le loro caratteristiche, così facendo possiamo allenare le matricole ma anche riscaldarci prima di una versa lotta contro di loro.", spiegò lei, facendole vedere la stanza ricoperta da vetrete, le spiegò che esse potevano solo far vedere l'interno e non l'esterno, così da non distrarre chi si stava allenando, notò che al suo interno vi era quel ragazzo imbronciato di qualche giorno fa, accompagnato da quei due ragazzi, di sesso opposto e molto simili tra di loro, erano veramente bravi e molto coordinati.
-"Vengono chiamati i S3, 'S' sta per 'Squad', si sono uniti sin dall'inizio del loro cammino in questa accademia e nessuno è mai riuscito ad arrivare al loro livello in così poco tempo, saranno loro i tuoi maestri e ti spiegheranno meglio cosa farai tra queste quattro mura.", disse la ragazza, guardando, assieme a lei, quei tre che combattevano come se fossero solo uno, l'unica ragazza del gruppo faceva sia da scudo che da curatrice per i due ragazzi, che attaccavano senza sosta quei poveri manichini, come se non fossero dei falsi, rimasero a guardarli fino alla fine, notando poi che lo sguardo dell'imbrocciato era rivolto verso di lei, come se potesse vederla.

~§~

-"André?", sentì alle sue spalle il ragazzo, egli spostò lo sguardo dalla vetrata nera, guardando i suoi compagni, stanchi e affaticati per il duro allenamento, come lui del resto.
-"Cosa?", chiese lui alla ragazza, Amethyst è sempre stata una ragazza timida e all'inizio stava sempre fra le sue, si imbarazzava per poco ed era difficile farle perdere le staffe per quanta calma emanasse quella ragazza, calma che veniva sempre spezzata dalla vivacità del suo compagno, Circe, certe volte si chiedeva come avesse fatto, il suo spirito, a legarsi con uno come lui.
-"Stai ancora pensando a quella ragazza?", chiese, per la ragazza, il corvino, lasciando spiazzato il castano, no, non la stava pensando, almeno non ora, sapeva che il suo arrivo sarebbe avvenuto fra non molto e una strana sensazione gli stava cortocendo lo stomaco, Flame in quei giorni era più irascibile, per quanto il suo elemento glielo potesse permettere, e ciò non aiutava con i suoi allenamenti.
-"Certo che no, perché dovrei?", i due si guardarono, come se sapessero qualcosa che lui non sapeva e ciò gli dava profondamente fastidio.
-"Beh, perché secondo Circe lei sarebbe la compagna perfetta per te, insomma, fuoco e vento si completano.", il castano alzò un sopracciglio, ruotando poi gli occhi e uscire di grande passo dalla stanza, fermandosi solo quando la vide davanti a lui, assieme a Nevis, il destino gli andava sempre contro.

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