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Cap.1


Il silenzio della notte era rilassante, il quale era spezzato solo dal canto delle cicale, era la notte perfetta, senza nessuna guerra o litigio che possa rovinare quall'atmosfera, senza nessun problema che possa rovinare la comunità, portarla in rovina, quella sera era l'ultima sera che avrebbe passato in tranquillità, con le cuffie nelle orecchie a guardare le stelle brillare senza nuvole o smog che potesse oscurarle, l'ultima serata che avrebbe passato prima che compiesse I suoi 16 anni, non era pronta per il domani, non era pronta a scoprire cosa le riserverà il futuro, perciò chiuse gli occhi e viaggió, viaggió lontano, lontano dalla crudele verità, fino a quando, d'un tratto, un suono della notifica non la risveglió, facendo fermare la rilassante musica e spezzare quel meraviglioso silenzio, non voleva leggere, sapeva che tutto avrebbe avuto inizio leggendo quella mail, ma, come sempre, la curiosità ebbe la meglio ed aprì le porte del suo futuro prescritto.

'Signorina Ashley Anderson,
secondo l'articolo 136 della nuova Costituzione, ai compiere dei 16 anni i ragazzi giungono all'età adulta e come tali devono eseguire un recevimento per scoprire a cosa andrà incontro quest'anno e negli anni a seguire, la preghiamo di esser presente alle 18:30 alla piazza centrare della nuova capitale, la ringraziamo del suo tempo sprecato per leggere questa lettera.
Cordiali saluti...

        Adrianne Watson, vicepresidente.'
Sospirò per poi poggiare la testa sul muro che era posto alle spalle, non aveva mai desiderato tutto ciò, poteva dare la colpa agli ultimi avvenimenti, le guerre causate dall'ira di quei esseri superiori che chiamiamo Dei, ma sapeva che tutto era colpa dell'uomo e come tale doveva rispettare le nuove regole, andare in quella dannata piazza e scoprire cosa le attendeva da ora in avanti, sperava solo di non dover diventare come loro, chiuse di nuovo gli occhi, spegnendo il telefono e sdraiarsi sul comodo materasso su cui era seduta prima, sapeva che quella volta il suo sonno sarebbe privo di sogni.


                         ~§~

-"Hai di nuovo passato la notte insonne, vero?", la ragazza sospirò per poi annuire lievemente, girando il cucchiaino nella tazza di caffè latte, ormai divenuto freddo, l'altra, seduta al suo fianco e identica a lei le sorrise per poi farle divenire più disordinati i capelli di quelli che erano, tolse la mano infastidita e sbadigliare.
-"Buon giorno ragazze.", disse una voce femminile alle loro spalle, entrambe si girarono, scorgendo una donna da cui hanno ereditato, entrambe, i capelli bianchi, bianchi come la neve, e gli occhi rossi, sembravano i petali di una rosa scarlatta quei grandi e luminosi occhi.
-"Buon giorno mamma.", dissero entrambe, la prima molto più energetica della seconda, la donna la guardò preoccupata, non abituata a quell'atteggiamento della figlia, incroció gli occhi della gemella, che semplicemente alzò le spalle alla domanda silenziosa della donna, che solo in quel momento ricordó dell'articolo che dovevano affrontare entrambe, sperando che non divenivano come loro.

-"Auguri, piccole mie, Ash, non essere triste, vedrai che andrà tutto bene."
-"Io voglio intraprendere la mia strada mamma, perché dobbiamo diventare ciò che più odiamo? Cosa abbiamo fatto di male noi che non abbiamo aderito alla distruzione?", chiese la ragazza, notando solo ora che delle gocce salate stavano facendo traboccare la tazza ricolma di caffè latte, la donna strinse le labbra in una linea retta mentre la gemella le accarezzava la schiena come conforto.
-"Non possiamo disobbedire alle nuove regole, Ash, lo sai meglio di me."
-"E se divenissi come la zia?! Chi mi conferma che mai ritornerò indietro?! Non voglio lasciarvi Antoniette.", le due si abbracciarono sotto lo sguardo triste della donna, che nel mentre guardava il tutto senza conferire una singola parola, conosceva i dubbi della figlia, li aveva avuti pure lei alla sua età, ma era andato tutto per il meglio e sperava che anche per lei sia così.
-"Festeggiamo!", disse d'un tratto la donna, mentre posava il bicchierino di caffè nel lavandino, le due figlie si staccarono dall'abbraccio, guardando stranite la donna davanti a loro, la più grande sorrise e guardò speranzosa la più piccola che semplicemente alzò le spalle ed entrambe le albine lo consideravano un 'si'

                            ~§~

Due occhi verdi guardavano con serietà il paesaggio davanti a lui, la guerra aveva distrutto moltissime città e con esse anche le meraviglie che disponeva la terra, quella meravigliosa terra che veniva raccontata da libri che adesso i saggi consideravano proibiti, storse il naso quando vide un'altro di quelli in lontananza, proprio nel giorno della cerimonia aveva deciso di aumentare, li chiamavano Corrupt, quei umani che finivano sotto le grinfie degli Dei e che divenivano come degli zombie, non ragionavano più se non per ordine di quei esseri superiori a loro, sapevano fare tutto, persino contorcersi come serpenti, il tutto tranne ragionare, il loro cervello era ormai andato in tilt e non si può più recuperare, erano pericolosi, eccome se lo erano.

-"André, a cosa stai pensando? Spara! Quella cosa si sta avvicinando troppo!" il ragazzo dai occhi verdi come le vecchie foreste si risveglió dai suoi oscuri pensieri e premette il grilletto, sparando dritto al cervello quel debole umano, sentì un sospiro alle sue spalle, poté dire di essere anche lui rilassato adesso, si girò, incrociando due occhi neri come il carbone del suo compagno di squadra, posò, poi, il suo sguardo sulla ragazza che era stesa alle sue spalle, notando che il suo respiro stava man mano divenendo più pesante.
-"Questa non ci voleva, proprio oggi."
-"Non è colpa di Amethyst.", rispose prontamente il ragazzo, mettendosi a sedere al fianco della ragazza.
-"Non sto dando colpa a lei, ma a quei cosi, sembra che oggi siano più agitati, un po' come se volessero vietare che si svolga la cerimonia delle sei.", entrambi si girarono quando sentirono un botto provenire dalla città.
-"Forse abbiamo capito il perché.", disse l'altro mentre guardavano un raggio di luce, completamente bianca, provenire da quella che individuarono come la piazza della capitale.
-"Sarà meglio chiamare i superiori."
-"Almeno su questo sono d'accordo con te."

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