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Vi ucciderò tutti

Se qualcuno mi avesse detto che la mia nuova vita sarebbe cambiata ancora una volta, e ancora in così poco tempo, non ci avrei creduto.

Eppure fu ciò che accadde.

Brandon. Zeus. E poi..

<<Sì>> rispose Brandon <<conosco Desmond. Eravamo amici, tanti anni fa. Durante quella fase della vita in cui non sei più un bambino ma non sei ancora nemmeno un adolescente.. sì, è stato in quel periodo che il legame che c'era tra noi si è fortificato. Poi ci siamo persi di vista. Ma è la vita, dicono.>>

<<Da quanto tempo non vi vedete?>> gli chiesi, avvicinandomi a lui. Jackson ci osservava, incuriosito.

<<Anni, ormai. Poi un giorno ho acceso il televisore e improvvisamente ho rivisto Desmond ovunque. Forse è stata la nostalgia a riportarmi qui, non lo so. Mi sono accorto che ci sono sensazioni che in fondo non scompaiono mai davvero.>>

Quanto aveva ragione. La sua voce calda vibrava nel silenzio improvviso che era scivolato sulla locanda. C'era qualcosa di strano, però. Che cosa..? Che cos'era?

<<Dopo.. dopo lo scorso Natale sono successe alcune cose e Desmond è andato via. Mi dispiace, Brandon. È.. è da qualche parte in California, al momento. Ma non so per quanto tempo ancora.>>

Lo guardai e lui mi sorrise. Guardai Zeus, e anche il pastore tedesco sembrò sorridere, in un certo senso.

<<Grazie per le informazioni, Rose.>>

<<Di nulla>> risposi, esitando.

C'era qualcosa in lui. Qualcosa che non riuscivo a leggere. Non mi aveva detto tutta la verità, ne ero certa. Lo sentivo. Era come se tra me e il suo vero "io" vi fosse una montagna gigantesca, con la vetta invisibile a causa di un miliardo di nuvole nere. Non era una bella sensazione.

Provai un brivido improvviso e mi chiesi d'un tratto dove fosse lo Sconosciuto.

Sì, avevo paura.

Ma di che cosa?

Brandon mi sorrise un'ultima volta e poi si girò verso l'uscita.

<<Andiamo, Zeus. Andiamo, bello.>>

Guardai il cane. Le sue zampe sembravano essersi piantate a terra. Il dorso era diventato improvvisamente rigido e i peli si erano sollevati.

Incominciò a ringhiare. Prima lentamente, poi sempre più in fretta e sempre più forte.

<<Zeus, che cosa c'è?>> domandò Brandon, es io sentii che quella paura che si era insinuata silenziosamente dentro di me adesso era divenuta più viva, più intesa.

Più nera.

Scappa, Rose. Scappa.

Adesso.

Chi era? Chi mi stava mettendo in guardia? Nate? Lo Sconosciuto?

Nulla aveva senso, non ero in pericolo. Eppure il mio corpo, elettrico, si era riempito di adrenalina.

Guardai Brandon e seguii i suoi occhi fino ala porta principale della locanda.

In quel preciso istante, le luci si spensero di nuovo, lasciandoci scivolare nel buio.

Fuori, la tempesta di pioggia sembrava essere addirittura aumentata. Sentivo le esplosioni continue dei tuoni rimbombare nel mio cuore, annullando ogni volta i miei pensieri.

Poi, accadde tutto al rallentatore.

La porta della locanda si spalancò ed entrarono cinque, sei, sette uomini. Erano vestiti di scuro e fradici per la pioggia. Si muovevano lentamente, in silenzio, e venivano verso di me. Le loro braccia erano distese lungo i fianchi.

Guardai ciò che stringevano in mano e provai una fitta di terrore. Erano delle spade. Lunghe, affilate, lucide. Ognuno di loro ne stringeva una. Guardai i loro volti. I loro occhi erano spenti, vuoti, immobili a fissare il nulla. Eppure continuavano a camminare verso di me.

Feci alcuni passi all'indietro e mi guardai attorno. Il mondo si era fermato accanto a me, nel vero senso della parola. In realtà non era fermo, era rallentato.

Tutto sembrava essere diventato più lento, e più lontano. Come se fossi scivolata, o se stessi scivolando, in una realtà ovattata e isolata, distante anni luce dalla realtà che mi circondava.

Guardai ancora una volta Brandon e Zeus, e vidi che loro, a differenza di tutti gli altri, erano attivi. Attivi come me. Nella mia stessa realtà.

<<Corri, Rose! Corri, adesso!>>

Brandon gridò quelle parole e poi si scagliò contro il primo dei sette uomini. Cercò di colpirlo, ma i suoi colpi caddero nel vuoto. Zeus abbaiò, poi ringhiò, quindi si scagliò nella mischia. Vidi le lame delle spade girare veloci.

Fu in quell'esatto istante che qualcosa, in me, cambiò. Non in seguito a una serie di ragionamenti. Non per una questione morale. Era istinto viscerale. Animale, quasi, e pulsava violento dentro il mio corpo. Non potevo evitarlo.

Ebbi paura, ma non per me. Ebbi paura per Brandon e per Zeus, prima, e per quei sette uomini senza occhi, poi.

Un attimo prima di scagliarmi contro di loro, ebbi paura per loro.

Paura che li avrei uccisi.

Tutti.

<<Vi ucciderò>> dissi. E non tremavo più, e non c'era più nulla che temessi. E mi sentivo forte, e bellissima.

<<Vi ucciderò tutti.>>

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