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Saint Claire, oggi

<<Rose, amore, va tutto bene?>>

Riaprii gli occhi, e lo Sconosciuto era seduto sul letto accanto a me. Mi sollevai sulla schiena e mi sedetti, incrociando le gambe.

Mi guardai intorno.

Riconobbi la stanza in cui mi trovavo. Si trattava di una delle nuove camere della locanda di Jackson, che durante gli ultimi sei mesi era stata completamente messa a nuovo e adibita, anche, ad albergo.

Niente cattedrale di Notre Dame. Niente Torre Eiffel. Non ero a Parigi.

Trassi un sospiro di sollievo dentro di me, ma la mia calma durò soltanto per un istante.

Avevo avuto una visione? O si era trattato soltanto di un sogno?

Non ero sicura di quale fosse la verità.

<<Rose?>>

Guardai lo Sconosciuto. Era vicino a me. C'era.

Andava tutto bene.

<<Scusami. Io... stavo sognando, credo.>>

Lui mi strinse una mano e la baciò, dolcemente. Poi la avvicinò al proprio petto, nudo, ed io sentii il calore rassicurante del suo corpo. Il profumo della sua pelle.

<<Che cosa hai sognato?>>

Esitai per un istante, e lui si alzò dal letto.

<<Non lo so. Ero... ero a Parigi e... cadevo. Cadevo dalla torre della cattedrale di Notre-Dame.>>

Mi guardò con aria interrogativa.

<<Poi.. poco dopo entravo in un ristorante o.. o un locale.. c'era una canzone... un video.. e arrivavi tu. Ti avvicinavi a me, ma c'era qualcosa che non andava.>>
<<Che cos'era?>>

Scossi la testa. Non ne avevo idea.

<<Non lo so. Una sensazione negativa. E più ti avvicinavi a me, più quella sensazione cresceva, travolgendomi. Alla fine, potevo vedere una serie di esplosioni, o incendi.>>

<<Dove?>>

<<Ovunque. Era come se.. come se il mondo stesse andando a fuoco.>>

Lo Sconosciuto fece un passo verso di me, mi strinse nuovamente una mano. Mi guardò negli occhi.

<<Rose, non..>>
<<Non è tutto.>>
<<Che cosa c'è ancora?>>
<<Io..>> scossi la testa, rimanendo in silenzio.
<<C'era qualcosa dentro di me che... era come se mi sentissi in colpa nei tuoi confronti. Perché inizialmente non eravamo insieme, nel sogno. E tu mi chiedevi perché l'avevo fatto. E poi... e poi mi dicevi più di una volta che dovevamo assolutamente trovare qualcuno.>>

Lo Sconosciuto strinse la mia mano con forza, ed io sentii tutto il suo calore invadermi, in un solo istante. Ma non mi calmai. Era come se quella sensazione di malessere fosse rimasta attaccata al mio cervello, al mio corpo, nonostante il sogno fosse ormai terminato.

<<Rose, magari non significa nulla. Magari è soltanto un sogno. Non servirà a niente preoccuparsi per questo, adesso.>>

Annuii. Sapevo che aveva ragione.

Erano trascorsi sei mesi da quando quegli occhi terrificanti erano comparsi su di noi, oscurando il cielo, durante la notte di Natale.

Adesso era giugno, e da allora i quotidiani, le riviste, internet e le TV non avevano parlato di altro. Tutti discutevano sulla minaccia venuta dallo spazio, oppure sul terrore nero, ma in realtà i giornalisti si erano abituati a chiamarli gli occhi di colui che ci sta studiando.

Perché dopo quella notte non erano più comparsi. Avevano osservato il mondo, dal cielo, e poi erano svaniti nel nulla. Io sapevo che in qualche modo dovevano essere collegati agli eventi di quei giorni, ma cercavo di rimanere lucida, concentrata. Di non essere impulsiva.

Lo Sconosciuto aveva un piano, ed era qualcosa di cui, ogni giorno, continuavamo a discutere.

Eravamo diventati una vera squadra, ormai.

Jackson gestiva la locanda che si era tramutata in albergo. Cameron, messo da parte il ricordo del tempo in cui era stato un detective, aveva trovato un equilibrio lavorando nel locale di Jackson. Lo sceriffo O'Hara non aveva smesso di frequentare Cecile, ed erano diventati una vera coppia.

Mancava Nate, il mio padre biologico. Lo Sconosciuto continuava a ripetere che avremmo dovuto attendere lui, prima di fare qualunque cosa. Non era più successo nulla di strano, dopo la comparsa di quegli occhi nel cielo, quindi in realtà ci stavamo semplicemente adeguando a quella sorta di mondo nuovo, in attesa di poter agire in modo concreto, ma non senza Nate. Sapevo anche io che la sua presenza sarebbe stata fondamentale per tutti noi, per avere anche una sola speranza di successo contro gli altri.

<<Hai ragione>> dissi allo Sconosciuto, alzandomi dal letto e avvicinandosi a lui. Lo baciai, intensamente.

<<Saremo insieme, come sempre. E andrà tutto bene>> sussurrai, portando le labbra al suo orecchio.

Lui annuì, e mi sorrise. Poi, ci avvicinammo alla finestra e guardammo giù, verso la strada.

Anche oggi, tutte quelle ragazzine isteriche erano lì, sotto locanda del vecchio Jackson.

<<Quando finirà tutta questa storia?>> domandai, sbuffando, scuotendo la testa.
Lo Sconosciuto esitò, poi si allontanò dalla finestra senza dire nulla.

Era successo tutto così in fretta.

La stampa aveva scoperto che Desmond era stato l'artefice dell'esplosione subacquea, al lago, sei mesi prima.

Avevano scoperto della sua battaglia per salvare quella ragazza, e dopo le indagini dell'F.B.I., che non avevano portato a nulla - perché dopo l'intervento di Des, il mondo sommerso che ospitava gli abitanti di Elios Terzo sembrava essere incredibilmente scomparso- avevano incominciato ad intervistarlo.

Desmond aveva parlato dei tubi, degli esseri che vivevano sott'acqua, delle ragazze rapite. Aveva raccontato tutto. Aveva detto la verità, ovviamente, ma l'opinione pubblica era divisa a metà. C'era chi gli credeva e chi pensava che fosse soltanto un folle. Tuttavia, se inizialmente Desmond aveva accettato di parlare ai giornalisti per far sì che quella terribile verità emergesse, in seguito aveva finito con l'essere risucchiato lui stesso da quel mondo mediatico.

In poche parole, era diventato una specie di star.

Le ragazzine di tutta l'America prima, e del resto del mondo poi, si erano immediatamente innamorate di quel ragazzo abbronzato e muscoloso, con gli occhi verdi e lo sguardo tenebroso, che aveva rischiato tutto per salvare il pianeta. Certo, c'era anche chi lo odiava, considerandolo un truffatore o un bugiardo, e chi era semplicemente invidioso del suo successo, ma la verità era che Desmond Black, durante quei sei mesi, si era trasformato improvvisamente in una celebrità di livello internazionale.
Le ragazze lo idolatravano come se fosse un divo di Hollywood o una pop star. Ed io, conoscendolo, non lo avrei mai detto, ma la verità era che anche lui si era calato perfettamente in quella parte. Forse per sopperire al dolore per la morte di Joey, o forse semplicemente perché quella nuova vita gli piaceva.

In ogni caso, la fama raggiunta da Desmond aveva trasformato Saint Claire in una città assalita da fan provenienti da tutto il mondo. Per questo Jackson aveva deciso di trasformare la locanda in hotel. Per lui, quel lavoro era involontariamente divenuto una miniera d'oro.

Guardai ancora una volta le ragazze che urlavano il nome di Des sotto la nostra finestra, e ripensai al giorno in cui l'avevo incontrato per la prima volta, nel bosco. Ripensai al suo sguardo dolce e triste. Così malinconico, così sincero.

Il Desmond di oggi era una persona differente. Non sgradevole, ma diversa, inevitabilmente.

Io e lo Sconosciuto uscimmo dalla stanza della locanda, e con uno dei nuovi ascensori scendemmo al piano terra.

Nella hall, piena di turisti, un maxi televisore era acceso su uno dei canali principali.

Vidi Cameron, lo sceriffo O'Hara, Cecile e il vecchio Jackson fermi in silenzio, con gli occhi rivolti verso lo schermo.

La giornalista, una bellissima ragazza bionda, reggeva un microfono. All'improvviso, di fronte a lei comparve Des. Indossava una maglietta bianca con le manche strappate e un paio di jeans azzurri. Era abbronzato e i suoi muscoli, lucidi e definiti, erano ben in vista. I capelli più lunghi e mossi e gli occhi verdi lo rendevano ancora più affascinante di come lo ricordassi.

<<In diretta da Los Angeles, qui con noi, oggi, Desmond Black. Allora, Desmond, che cosa ci vuoi dire di questa tua seconda esistenza? Possiamo definirla così? Sei una celebrità, ormai. È difficile convivere con un successo di queste dimensioni?>>

Lui stava per rispondere, ma un'ondata incredibile di grida di ragazze in estasi sovrastò all'improvviso ogni suono.

Guardai Desmond al di là dello schermo, incapace di decifrare il modo in cui quella sua nuova vita mi facesse sentire.

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