Cadevo.

Non c'era niente che potessi fare per evitare che accadesse.

Mi sforzavo, con le ultime energie che avevo in corpo, di resistere.

Cercavo disperatamente qualcosa, dentro di me, che mi dicesse che quel momento non era reale, che non lo stavo vivendo. Ma sapevo che non era così.

Non esisteva più nulla in cui potessi sperare.

Scivolavo giù, attraverso l'oscurità.

Mi sembrava di osservare il mondo al rallentatore mentre, in volo, tagliavo il cielo a metà.

Sapevo che per me quella era la fine.

Lo sentivo, ne ero sicura.

Aprivo gli occhi, poi li richiudevo. E la potevo riconoscere. Una delle due torri campanarie della cattedrale di Notre-Dame di Parigi.

Era da lì che stavo precipitando, anche se non sapevo come vi fossi arrivata, né per quale  ragione.

Tuttavia, non ero spaventata per il destino al quale stavo andando incontro.

Tutto ciò che volevo era poter avere a disposizione ancora un minuto, uno soltanto.

A paralizzarmi, durante il volo che sembrava infinito verso l'asfalto, non era la certezza che di lì a poco sarei morta. Si trattava di qualcosa di peggiore. Era l'idea che la mia vita si sarebbe spenta senza lasciarmi la possibilità di rivedere, per l'ultima volta, lui.

Lo Sconosciuto.

Chiudevo gli occhi, mentre le luci di Parigi riaccendevano i miei ricordi.

Tutti.

Ritrovavo Mitch e Cecile.

Gli anni della scuola.

La vita grigia in Carolina e poi il divorzio dei miei e il trasferimento a Saint Claire.

Rivedevo Desmond, suo nonno Jackson, lo sceriffo O'Hara. Poi Cameron Dunn e Nate, il mio padre biologico.

E infine, la minaccia che all'improvviso dal cielo era comparsa su Saint Claire. Quegli occhi che, in un attimo, avevano oscurato tutto il nostro mondo.

Cadevo, e tornavo al primo bacio che lo Sconosciuto mi aveva regalato, stravolgendo la mia vita per sempre.

Adesso che mi restava così poca aria da respirare, mi rendevo conto che qualcosa era fuori posto.

Era una sensazione terrificante.

Non sapevo di cosa si trattasse, eppure ero certa di essere stata io ad aver provocato il male di cui ora stavo per pagare le conseguenze.

Lo Sconosciuto non c'era più a causa mia. Ed io, lontana da lui, non ero nulla.

Precipitavo sempre più in fretta, mentre mi sembrava che le luci intorno a me, una dopo l'altra, stessero incominciando a spegnarsi.

Ormai soltanto più pochi metri mi dividevano dallo schianto, ed ecco che tutto mi era chiaro:
avevo mandato in frantumi l'amore della mia vita.

L'avevo perduto. Non sapevo come, o quando, o perché. Ma era successo davvero.

Ero tornata ad essere sola.

Era la mia fine, e non l'avevo mai immaginata così.