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La scomparsa di Scarlett

Mi sedetti sul muretto a pochi metri dalla Saint Claire's Church. Mi guardai intorno ancora scossa a causa di ciò che avevo appena visto.

Brandon e sua sorella Scarlett in un giardino, vent'anni fa.

Non c'era nessuno per strada. Soltanto io e lui, e Des continuava a non arrivare. Che cosa provavo? Non ne avevo idea. Ero turbata e al tempo stesso volevo sapere di più. Improvvisamente, avevo bisogno di conoscere qualcosa in più su di lui, su sua sorella. Perché lei mi aveva parlato, forse.

Rose. Ehi, Rose. Sono qui. Sono quaggiù, Rose.

Rose.

Rose. Rose. Rose. Rose... forse...

Forse era un messaggio per me?

<<Che cosa succede?>> mi domandò Brandon, che non era rimasto indifferente al mio sconcerto.

<<Che cosa le è successo?>> gli chiesi, abbassando gli occhi.

Lui rimase in silenzio per alcuni interminabili istanti, poi infilò le mani nelle tasche e si sedette sul muretto accanto a me.

Scosse la testa, la reclinò all'indietro e i suoi occhi scivolarono addosso alla luna.

<<Siamo cresciuti insieme, sai. Io e Scarlett. I nostri genitori... non li abbiamo mai conosciuti. Ci lasciarono quando eravamo piccoli, e fu nostro nonno Caleb a prendersi cura di noi.>>
<<Perché vi lasciarono?>>
Brandon sbuffò, poi scosse ancora la testa.
<<Perché mio padre era un alcolizzato e mia madre una tossicodipendente. Avevano le loro battaglie da combattere. Da perdere, più probabilmente. Per quel che ne so, andarono da qualche parte in Europa. Olanda, forse.>>

Provai una fitta di dolore improvviso e senza rendermene conto mi ritrovai a pensare a Nate.
Gli occhi di Brandon erano luminosi come la luce della luna quella notte.

E che luna, Rose. Che luna. Vale la pena restare ad osservarla, non è così?

<<Comunque fu nostro nonno a crescerci. Scarlett era una bambina bellissima. Sempre solare, sempre creativa. E poi era... gentile. Quando sei un bambino e non sai chi chiamare papà e chi chiamare mamma... ti leghi a ciò che hai, giusto? Così io e Scarlett diventammo incredibilmente uniti.>>
<<Che cosa accadde dopo?>>
<<Non lo so, Rose. Ho trascorso ogni singolo giorno della mia vita a cercare delle risposte che non ho mai trovato. Mai. Ricordo la brezza estiva, però. Ricordo il cigolio di quelle altalene arrugginite. Ricordo il profumo dell'erba ancora bagnata dalla pioggia della sera precedente. E Scarlett che mi chiedeva di passarle quel pallone da basket arancione.>>

Perché questa è l'estate del 1997. Correte, bambini, correte.

Correte.

<<Eravate soli in quel giardino?>>
<<No, c'era il nonno. Era con noi.>>

Mi avvicinai un po' di più a lui, e capitò senza che volessi farlo. Riuscivo a sentire, adesso, quel buco oscuro e senza fondo che Brandon si portava dentro.

<<Un giro sull'altalena, ancora uno. E un altro, e poi un altro, e ancora un altro.
Il pallone da basket che rimbalza pesante sul cemento di quel campo deserto, e nostro nonno che ci osserva dalla panchina più vicina. La sera che scivola silenziosa su di noi. Ricordo tutto, Rose. Io...>>

Le sue parole si interruppero bruscamente.

<<Va tutto bene, Brandon. Possiamo parlarne un'altra volta se vuoi. Se...>>
<<Ma no, Rose. Ho provato a scappare da quelle immagini. Ci ho provato per anni, inutilmente. Fino a che un giorno mi sono reso conto che forse l'unico modo per trovare un po' di pace era agire nel modo opposto. Inseguire quei fantasmi.>>

<<Ci sei riuscito?>>

Scosse ancora la testa. Con la sua spalla sfiorò la mia. Zeus, in silenzio, si accovacciò ai nostri piedi.

<<Scarlett scomparve la sera del 22 giugno 1997. Aveva sette anni, io ne avevo undici. Risento la palla che rimbalza.
Una, due, tre volte.
Bum.
Bum.
Bum.
Risento la sua voce.

Brandon. Ti prego, Brandon. Fammi tirare. Un tiro solo. Brandon.
Brandon.
Brandon...

Finalmente mi volto verso di lei e la vedo. L'ombra nera.
Ma è indistinta, non potrei ricrearla. Sembra un uomo alto, ma forse è una donna. Forse è il male. O il diavolo. O il mostro delle fiabe, quello che divora i bambini.

Trattengo il fiato, tremo, mia sorella non c'è più.

Mio nonno si alza dalla panchina. Cammina verso di me. Corro verso il canestro, inciampo, cado a terra e mi apro le ginocchia. Sento il sangue caldo che inizia a scorrere e Scarlett non c'è più.
Scarlett è scomparsa. >>

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