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Figlio del lago

Era un bel cielo, nonostante tutto.

L'aria della notte profumava di pioggia e di estate: quegli odori che soltanto fino a poco tempo prima per me non avevano significato nulla di differente dalla fine della scuola e l'inizio delle vacanze.

Una vita tranquilla, una vita noiosa.

Una ragazza insignificante.

Adesso, con gli occhi rivolti verso l'alto, respiravo a pieni polmoni quel fresco improvviso che sapeva di momentanea salvezza.

Brandon aspettò che tutti fossimo usciti dalle fogne e poi, attento a non causare rumori improvvisi, rimise la grata al proprio posto.

Ci guardammo intorno per un istante.

Sembrava che fossimo soli, ma non avevo idea di dove ci trovassimo. Se era ancora Saint Claire, allora si trattava di una zona della cittadina che non avevo mai visitato prima. Spostai gli occhi su Jackson, come a cercare nella sua anzianità le risposte che mi servivano.

<<Old Side Lake, anche noto come il figlio del lago>> disse, in tono fermo e sicuro.

Io e Brandon lo guardammo, ancora più curiosi. Mi resi conto che Brandon, proprio come me, sembrava non avere idea di dove ci trovassimo, al contrario del vecchio Jackson.

<<Guardate laggiù, oltre quella fila di pini. Vedete? Dovreste scorgere una luce, verso il basso. O meglio, un luccichio. La mia vista non è più quella di un tempo, quindi non sono sicuro di..>>
<<Sì>> disse Brandon <<è vero, lo vedo. C'è un luccichio. Che cosa...>> esitò, poi riprese: <<Il figlio del lago. Ho capito. È un... un lago più piccolo, forse?>>
<<Già, proprio così. In realtà, è poco più grande di uno stagno>> disse Jackson, socchiudendo gli occhi.

Mi guardai nuovamente intorno, per accertarmi che fossimo ancora soli. Era così, ma non sapevo quanto quella calma apparente sarebbe durata.

<<Raggiungiamo questo figlio del lago, allora>> dissi <<l'importante è non rimanere fermi. Potrebbero trovarci. E non sappiamo quanti di... di loro ci stiano cercando. >>

Brandon annuì, Jackson fece lo stesso. Zeus incominciò a scodinzolare avanzò di qualche metro, poi si fermò e si voltò verso di noi. Ci guardò, come per domandarci che cosa stessimo aspettando ad andare con lui. Nonostante il caos che sentivo accumularsi sempre più intensamente dentro di me, sorrisi. Poi, per una frazione di secondo, i miei occhi e quelli di Brandon si incrociarono. Anche lui stava sorridendo.

<<Andiamo>> disse.

Ci incamminammo verso la schiera di pini che copriva l'Old Side Lake, attraversando uno spazio aperto dove, se ci fosse stato qualcuno, saremmo risultati facilmente sotto tiro.

Avevamo davvero seminato quei sicari? Conoscevo la risposta.

Sì.

L'avevamo fatto sopratutto grazie a me. Quella pace sarebbe scivolata via in fretta, spegnendosi nell'oscurità, come un fiammifero stanco di bruciare. Ma per adesso, era così. Ero riuscita a mettere in salvo me stessa e le persone che mi erano accanto. Ero stata maledettamente... grande.

Pensai allo Sconosciuto. Adesso, mentre la strada scivolava veloce sotto i nostri piedi, sentivo che la necessità di ritrovarlo diventava più forte di secondo in secondo.

Non avevo un piano, non avevo una direzione da seguire. Non sapevo cosa sarebbe successo con Brandon e Jackson. Presto ci saremmo separati e allora sarei stata sola. Avevo paura? Forse un po'. Ma non volevo pensarci. Non potevo pensarci.

<<Ci siamo>> disse Jackson, sorridendo. <<Old Side Lake.>>

Aveva ragione. Non si trattava di una sorta di lago minore. Era più che altro un grande stagno.

<<Cosa c'è qui? Avremmo bisogno di trovare un riparo per trascorrere il resto della notte.>>

Non volevo telefonare allo sceriffo o a Cameron. Sapevo che farlo avrebbe potuto significare metterli in pericolo. Potevo anche sbagliarmi, ma nessuno mi garantiva che quei sicari non sorvegliassero anche loro. Tra le poche cose di cui potevo essere certa, spiccava una verità inconfutabile e atroce: loro volevano me.

<<Laggiù!>> esclamò Brandon all'improvviso, indicando con un cenno della testa un punto a diversi metri da noi.

<<Già, ricordavo bene, allora. Non ho detto nulla perché non volevo illudervi, ragazzi, ma a quanto pare la mia memoria funziona ancora alla grande. Quello è... era un piccolo rifugio, un tempo. A dire il vero, in questa zona e nei dintorni ve ne erano anche altri, ma non so che fine abbiano fatto. Venivano utilizzati da alcuni pescatori. Oggi non è più così.>>

<<Andiamo, sbrighiamoci! Questo temporale sta diventando sempre più violento>> dissi, gridando, perché un tuono fortissimo aveva appena coperto qualunque altro suono. Brandon e Jackson annuirono, e Zeus, ancora una volta, ci precedette.

Impiegammo qualche minuto a raggiungere quel rifugio, mentre fulmini e tuoni avevano aumentato in modo impressionante la frequenza con cui spezzavano il buio silenzioso di quella notte d'inizio estate.

Ci fermammo soltanto quando fummo di fronte alla porta. Il rifugio sembrava una vecchia casa abbandonata, interamente in legno, persa in mezzo al nulla.

Guardai Brandon. In mezzo a quell'oscurità il verde dei suoi occhi riusciva incredibilmente a brillare ancora, e forse ancora di più.

Esitai, feci un passo indietro. Dalle finestre sembrava essere tutto spento dentro il rifugio, ma di che cosa potevamo essere davvero sicuri?

Poi, all'improvviso, Brandon provò ad aprire la porta.

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