La scelta di Rose
La commemorazione era giunta al termine e ciò che Desmond aveva detto mi aveva commossa.
Le sue parole avevano contribuito ad accrescere quella sensazione di sconforto che mi portavo dentro e mi avevano spinta a riflettere.
Avrei voluto rimanere a Saint Claire, ma era soprattutto un desiderio legato a ciò che lo Sconosciuto e Desmond avevano iniziato a significare per me. Per quanto riguardava il primo, però, non c'era nulla a lasciarmi pensare che volesse ancora vedermi o parlarmi.
Il fatto poi che io di natura fossi una persona così insicura non mi aiutava certo a trovare aspetti positivi in quella situazione.
Dovevo essere obiettiva: la sua strada aveva incrociato la mia per caso. Ero stupita del fatto che avesse scelto di avvicinarsi a me perché non ero il tipo di ragazza che attirava gli altri.
Forse ero addirittura l'opposto.
Quindi adesso non dovevo meravigliarmi se lui, così come senza una ragione era entrato all'improvviso nella mia vita, allo stesso modo senza ragione ne era uscito.
Era la mia natura; ero io ad essere così.
Perché avrei dovuto rimanere a Saint Claire?
Lo Sconosciuto mi aveva vista al lago e invece di raggiungermi era scomparso.
La gente moriva, e Desmond aveva ragione.
Pensai a mio padre.
Perché avrei dovuto farlo soffrire? Adesso che era al corrente di quanto stava succedendo a Saint Claire, sarebbe stato male sapendo ciò che stavo rischiando.
E Desmond non aveva torto. Lui l'aveva vissuto su di sé. Il dolore, quello viscido, viscerale. Quello che gli sarebbe rimasto sotto la pelle per sempre.
Lo guardai. Si trovava a pochi metri da me, la tensione sul volto.
Guardai mia madre. Adesso stava parlando con lo sceriffo.
Osservai i pini, il cielo azzurro, l'erba verde che colorava di speranza quella giornata così triste.
E poi, all'improvviso, presi la mia decisione.
Mi avvicinai a Desmond, che in quel momento si trovava da solo.
<<Ehi, Des. Bel discorso.>>
Lui annuì.
<<Già>> disse <<ma adesso mi sento ancora più solo.>>
Scrutai a fondo nei suoi occhi. Era difficile descrivere il suo sguardo. Era un misto tra rabbia e sconforto, rassegnazione e voglia di riscatto.
<<Ti passerà, Des. Non sarà facile ma con il tempo starai meglio. Dicono che funzioni così.>>
Lui mi guardò ancora, accennò qualcosa di simile a un sorriso, poi si avvicinò un po' a me.
<<Sei dolce, Rose. Voglio dire.. È dolce ciò che
stai facendo. Tentare di consolarmi.>>
<<Mi dispiace davvero per te, Des. E per le ragazze. È tutto sbagliato.>>
Lasciò scivolare le mani nelle tasche dei pantaloni, poi si appoggiò ad uno dei tanti pini che ci circondavano.
Mi guardò ancora, con una luce che nei suoi occhi non avevo notato fino a quel momento. Sembrava consapevole di sé stesso.
Sembrava sicuro, forte.
<<Sei una brava ragazza, Rose>> mi disse.
Io esitai, scossi la testa.
Mi dispiaceva lasciarlo. Nonostante tutte lo contraddizioni, tutti i dubbi che mi riempivano il cervello, tutti i vuoti incolmabili che facevano parte di me, tutte le domande senza riposta, non riuscivo a credere che Desmond avesse qualcosa a che fare con quanto era successo fino a quel momento.
Non ci riuscivo, ed ero felice che fosse così.
<<Sono venuta a salutarti, Des. Me ne vado.>>
Lui sembrò stupito. Socchiuse le labbra, volse lo sguardo altrove.
<<Che cosa c'è?>> gli chiesi.
<<Niente. È solo che... avevo come la sensazione che saresti rimasta qui. Nonostante andarsene sia la cosa giusta da fare.>>
<<La sensazione? Vuoi dire... quella tua capacità di sentire le cose?>>
Sorrise, scosse la testa.
<<Già. Penso che dopotutto non sia poi questo gran dono. Non funziona>> mi disse ridendo.
Lo guardai negli occhi e risi anche io.
Desmond aveva la capacità di farmi sentire tranquilla nei momenti peggiori. Era anche per questo che lasciarlo mi sarebbe dispiaciuto.
<<Grazie per ciò che hai fatto per me, Des.>>
<<Dove andrai adesso? Sembra strano, ma io non so nulla di te, Rose.>>
Ci pensai per qualche istante.
Era vero, io e Desmond non avevamo mai parlato delle nostre vite prima del nostro incontro quella notte nel bosco.
<<Forse è meglio così>> gli dissi <<ci sono cose che a volte non è importante sapere. Comunque andrò da mio padre, in Carolina. Dove vivevo prima di arrivare qui a Saint Claire.>>
Lui annuì, poi indicò mia madre, che stava ancora parlando con lo sceriffo.
<<E lei?>> mi chiese.
<<Resterà qui. Se riesci, tienila d'occhio. Non vorrei che si mettesse in qualche guaio.>>
Desmond accennò un sorriso, poi indicò con la testa lo sceriffo O'Hara.
<<Lo farò, ma sembra che qualcuno si stia già impegnando per tenerla al... sicuro.>>
Scoppiammo a ridere di nuovo entrambi, forse per allentare la tensione che in modo diverso ci portavamo dentro.
Ero contenta per Cecile. Il fatto che potesse provare qualcosa per lo sceriffo non mi dava fastidio. Aveva vissuto giorni bui anche lei, ed era giusto che cercasse di inseguire in qualche modo la felicità.
<<Tornerai, prima o poi?>> mi chiese Desmond, prendendomi all'improvviso una mano.
Non me lo aspettavo.
<<Io... nom lo so, Des. Dipende da ciò che succederà qui. In questo momento, non penso che tornerò. Sarà mia madre a venire in Carolina quando vorremo vederci.
Se vado via è perché mi sono resa conto che è meglio così. Per tutti.>>
Lui annuì, e mi sembrò che fosse d'accordo con le mie parole. Però i suoi occhi erano ancora più tristi, adesso.
Come se in fondo fosse dispiaciuto per quanto gli avevo appena detto.
<<Va bene>> disse, lasciando andare la mia mano <<fatti abbracciare, Rose.>>
Mi avvicinai di più a lui, lasciandomi avvolgere dalle sue braccia.
Mi sentii fragile, in quel momento. Più del solito. Perché fino ad allora non avevo mai incontrato nessuno che sembrasse triste nel vedermi andare via.
Desmond invece, con tutti i difetti che aveva, era diventato in poco tempo un punto di riferimento importante per me, e lasciarlo mi dispiaceva davvero.
<<Non fare sciocchezze, Des. Non ci sarò più io a salvarti>> gli sussurrai, sorridendo.
Anche lui sorrise, e alla fine ci allontanammo.
Sentii la voce di mia madre che mi chiamava, la guardai.
Era ferma davanti all'auto dello sceriffo e mi stavano aspettando.
<<Ciao, Des. Mi mancherai.>>
Lui esitò per qualche altro istante, si guardò intorno, poi mi guardò un'ultima volta negli occhi e alla fine mi accarezzò una guancia.
<<Non avrei mai pensato di dirlo, ma anche tu mi mancherai, Rose.>>
Gli sorrisi, lo guardai per qualche altro secondo, quindi incominciai a dirigermi verso l'auto dello sceriffo.
Non pensavo che separarmi da lui sarebbe stato così triste.
Poi, percorrendo il breve tragitto che mi divideva dallo sceriffo O'Hara e da mia madre, cercai un'ultima volta con gli occhi lo Sconosciuto.
Ormai ero certa che non l'avrei più incontrato, eppure una parte di me, in profondità, mi chiedeva disperatamente di non arrendermi, di non smettere di credere che avrei potuto rivederlo.
Lui, però, non c'era.
Per quanto potessi sforzarmi a guardare ovunque, non c'era.
Avrei voluto piangere, forse perché non potergli dire nemmeno addio era la cosa che più mi faceva male in assoluto. Sapevo che non poteva essere colpa mia, e anche per questo tutto era ancora più difficile da accettare.
Raggiunsi l'auto dello sceriffo, e lui mi salutò e mi aprì la portiera quando, all'improvviso, sentii dei passi veloci dietro di me.
Mi voltai e lo vidi.
Desmond, con un'espressione di terrore sugli occhi, mi fissava.
<<Rose>> mi disse.
<<Des! Che cosa c'è?>>
Uscii dall'auto superando lo sceriffo e lo raggiunsi.
<<Cosa c'è, Des?>>
Mi guardò negli occhi intensamente, come forse non aveva mai fatto prima di quel momento.
<<Io... l'ho appena visto.
E l'ho sentito.
L'uomo con l'impermeabile nero.
Stai attenta all'uomo con l'impermeabile nero, Rose.>>
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