Il nostro giorno qualsiasi
Kevin O'Hara scese dalla vettura e si diresse verso di noi.
Ci raggiunse, quindi si fermò a guardarmi. Senza dire nulla, mi abbracciò.
<<Ciao, Rose>> mi disse, sottovoce.
Guardò poi lo Sconosciuto e si strinsero la mano.
<<Così sei tornata, alla fine>> mi disse, rivolgendo gli occhi in direzione del lago.
Guardai lo Sconosciuto, poi il terreno, quindi il lago.
<<Sì. Io... Non potevo continuare a restare lontana da qui.>>
<<Sei mancata a tua madre, Rose. Ma questo già lo saprai. Ciò che non sai è che non dovresti essere qui. Nessuno dei due, in realtà. Questo posto è pericoloso, e lo è sempre di più.>>
<<Stavamo cercando..>>
<<Desmond?>>
Lo sapeva. Era ovvio. Lui e Desmond avevano anche collaborato durante la mia assenza.
<<Già>> dissi, passandomi una mano tra i capelli.
O'Hara scosse la testa, poi indicò il lago. Lo guardai. Così immobile, così silenzioso. Mi chiesi quante risposte fossero chiuse sotto quella superficie perfetta e gelida, terrificante.
<<È scomparsa una ragazza e poi è scomparso Desmond. Stiamo brancolando nel buio, e la verità non è mai stata così difficile portare a galla. Ma restare qui... Non vi servirà a nulla.>>
<<Come sapeva che eravamo qui?>> gli chiesi, rendendomi conto che non potevo dargli torto.
Lui indicò l'auto a pochi metri da noi. Non me ne ero resa conto, ma non era solo. Riconobbi Cameron seduto all'interno.
Mi venne da sorridere.
<<L'ho incontrato alla locanda del vecchio Jackson. Abbiamo parlato un po' e ho scoperto da lui che eri tornata a Saint Claire. È un tipo simpatico.>>
Sorrisi, dimenticandomi per un attimo di tutta la tensione che mi portavo dentro.
<<Andiamo>> disse O'Hara <<torniamo a casa. Vi do un passaggio.>>
Annuii, e lo Sconosciuto fece lo stesso.
Salimmo in macchina e la prima cosa che il mio istinto mi suggerì di fare fu riabbracciare Cameron.
<<Mi avete fatto preoccupare, maledetti incoscienti. Non pensavo che mi avreste abbandonato a parlare con quel vecchio matto giù alla locanda.>>
Scoppiammo a ridere, tutti. Lo sceriffo mise in moto e ci allontanammo dal lago.
<<Mi ha detto che gli piacerebbe se gli tenessi compagnia>> proseguì Cameron <<dice che non dovrò mai pagare nulla, e che avere un ex uomo di legge nel locale sarebbe un grande onore per lui.>>
<<E tu?>> gli chiesi, curiosa.
<<Ho accettato, ovviamente. Fino a che resteremo qui insieme, avrò bisogno di una sistemazione, no?>>
Non risposi, ma pensai a tutto ciò che Cameron non sapeva ancora. Alle rivelazioni dello Sconosciuto su Seneca ed Elios Terzo e a ciò che si nascondeva realmente nel lago. Ciò che mi stava cercando. Lui era venuto con noi per aiutarci, ma avevo paura che sarebbe stata una battaglia persa per lui. Avevo paura che L'avrei messo in pericolo inutilmente.
<<Cameron.. Io ti ringrazio per tutto, davvero. Ma forse.. Forse qui non c'è davvero nulla che tu possa fare per aiutarci. Forse le cose si sistemeranno da sole, con il tempo. Starò bene.>>
Esitò, quindi si voltò verso di me e mi guardò negli occhi.
<<Non ho nulla ad aspettarmi, giù a Jamestown. Qui almeno ho voi. Comunque andranno le cose, sarò contento. E poi mi piace questo posto. L'aria che si respira è... Così... Fredda. In modo stupendo. Mi ricorda il Natale di qualche anno fa. Tanti anni fa, in realtà.>>
Lo guardai anche io, mentre la strada scorreva lentamente sotto di noi. Aveva ragione. L'aria di Saint Claire aveva qualcosa di speciale. Qualcosa di diverso da tutti i profumi e gli odori che avevo sentito altrove. E capivo ciò che mi stava dicendo.
<<Va bene, Cam. Ci ho provato. Ma sono contenta di averti qui, con noi.>>
Cameron sorrise ed io mi appoggiai alla spalla dello Sconosciuto e chiusi gli occhi.
Sentii il suo calore, il suo respiro. Avrei voluto che quel viaggio potesse durare in eterno, per poter restare vicino a lui in quel modo il più a lungo possibile.
Guardai tutti quei pini che erano ovunque lungo la strada che stavamo percorrendo. Improvvisamente, mi sembrò di sentirmi davvero a casa.
Anche se tutto stava fuggendo dal mio controllo, c'era qualcosa di molto simile alla perfezione in quell'esatto momento che stavo vivendo.
Mi sentivo viva.
Viva, viva davvero. Completa.
Non ero al sicuro, probabilmente rischiavo di morire e di far morire il reso del mondo che avevo sempre conosciuto, ma allo stesso tempo stavo così bene come non ero mai stata prima. Se non fosse stato per tutta la tristezza e l'ansia che provavo per ciò che poteva essere successo a Desmond, avrei detto di essere finalmente felice.
Ero tornata in questa piccola città che mi piaceva, c'era Cecile, c'era Cameron, c'era lo sceriffo. E il ragazzo che amavo era seduto accanto a me, ed io ero appoggiata a lui. Riuscivo a sentire i battiti del suo cuore. Riuscivo a rendermi davvero conto di quanto fosse vicino a me.
La vita, prima, non era mai stata così generosa nei miei riguardi e sapevo che, se mi fossi persa a pensare a tutto il male che stavo cercando di evitare, avrei lasciato che la luce di quel sole bellissimo scivolasse via per sempre. E non era ciò che volevo. Volevo viverla, godermela per ogni singolo istante, fino a che sarebbe durata.
Lo sceriffo lasciò Cameron alla locanda, e ci salutammo dandoci appuntamento al giorno dopo. Quindi accompagnò me e lo Sconosciuto a casa mia, e ci salutò dicendoci che sarebbe passato da noi il mattino seguente.
Era tutto così familiare, in qualche modo. Per la prima volta dopo tanto tempo, mi sentivo di nuovo partendo qualcosa. Parte di un gruppo, parte di una squadra. Parte di una famiglia nuova, allargata, incredibile.
Avrei voluto che Desmond fosse con me per condividere anche con lui tutte quelle sensazioni nuove e così inaspettate. L'avrei voluto con tutta me stessa.
Attraversai il viale di casa assieme allo Sconosciuto, stringendogli la mano.
Arrivammo davanti alla porta e ci sedemmo sugli scalini.
Condividemmo un silenzio strano per qualche istante, poi lo guardai.
<<Che cosa faremo, adesso?>> gli chiesi, spostando gli occhi verso la notte dietro di lui.
<<Ci ho pensato, Rose. E sono arrivato a una conclusione. Continueremo a vivere. Continueremo a vivere in modo normale. Eviteremo il pericolo, fino a che ne saremo capaci. E aspetteremo.>>
<<Che cosa?>>
<<Nate. Gli abitanti di Elios Terzo non si fermeranno. Cercheranno di uscire dall'acqua, di colonizzare il tuo mondo, che adesso è anche il mio. Non sappiamo quali saranno le conseguenze e non possiamo sapere cosa succederà agli umani se dovessero riuscire nel loro intento. Sono assassini, per natura. Sono cacciatori, sono violenti, sono istintivi. Ma Nate tornerà e con lui studieremo un piano. Nel frattempo, tutto ciò che possiamo fare è cercare di sopravvivere.>>
Annuii. Mi piaceva la sua risposta. Ed ero contenta della sua convinzione che avremmo rivisto il mio vero padre e che avremmo studiato qualcosa insieme.
<<Quindi domani sarà... Un giorno qualsiasi?>>
Lo Sconosciuto sorrise, mi prese le mani, le portò contro il suo petto, mi baciò.
<<Domani sarà il nostro giorno qualsiasi. E ogni singolo giorno, da ora, lo sarà.>>
Sentii il cuore riempirsi di gioia.
Lo amavo. Più di qualunque altra cosa al mondo.
<<Non lasciarmi da sola>> gli dissi <<vieni su. Dormi con me.>>
Lui mi baciò ancora e quindi entrammo in casa. Salimmo le scale e passammo accanto alla stanza di Cecile. Stava già dormendo.
Entrammo nella mia camera.
Ripensai alla sera in cui proprio lì, davanti alla porta che avevo appena richiuso, mi aveva baciato per la prima volta.
Lui si sedette sul letto ed io mi fermai davanti alla finestra.
Scostai le tende e guardai giù, oltre il buio, in direzione del bosco.
Tutto taceva. Non si muoveva nulla.
Posai gli occhi su quelli dello Sconosciuto, che mi stava aspettando.
Lo guardai intensamente, e poi sorrisi.
Ascoltai quel brivido che mi era salito improvvisamente in tutto il corpo, cercai di contenere l'adrenalina e lasciai che i miei respiri tornassero ad avere un ritmo regolare.
Solo allora me ne resi davvero conto.
Ero pronta.
La mia nuova vita mi stava aspettando.
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