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Ci proveremo insieme

Feci esattamente ciò che lo Sconosciuto mi chiese.
Presi un respiro profondo, chiusi gli occhi e mi lasciai andare completamente.
Lui, senza smettere di stringere la mia mano, incominciò a correre.

Fu veloce, velocissimo. Un momento che durò soltanto qualche frazione di secondo, ed eravamo già nel bosco.

Mi guardai intorno. Le ombre degli alberi si muovevano ovunque. Nel cielo sopra di noi c'erano poche stelle e la notte era buia. Molto più buia della notti della Carolina.

Mi chiesi perché fossimo lì, che cosa stessimo cercando. Ma per quanto fossi spaventata e inquieta, la semplice presenza dello Sconosciuto mi faceva sentire più tranquilla. Come se fossi...a casa, in un certo senso. Faticavo a realizzare che fosse vero, ma con lui accanto era così che mi sentivo.

Aveva lasciato la mia mano e camminava lentamente davanti a me.

Io mi voltai indietro e pensai alla corsa che avevamo fatto per arrivare tanto in fretta dove adesso ci trovavamo. Era stata una corsa incredibile, qualcosa che non avevo mai provato prima. Come se lui potesse raggiungere una velocità diversa dal normale.
Non come un supereroe o qualcosa del genere, no. Semplicemente più veloce.
O almeno questo era ciò che avevo visto io. O ciò che lui si era limitato a farmi vedere.

<<Che cosa stiamo facendo qui?>> gli domandai, con un filo di voce.

Lui fece qualche passo in avanti e poi si appoggiò contro uno dei tanti altissimi pini che ci circondavano.

<<Resta accanto a me>> mi disse.

Obbedii.

Guardando dritto davanti a noi, potevamo vedere il lago. Si stendeva immobile e scuro, silenzioso.

Faceva paura.

Chiusi gli occhi, cercai di non pensarci.
Lo Sconosciuto fece qualche altro passo in avanti ed io stavo per seguirlo, ma lui mi disse di non muovermi.

Disobbedii, continuando a restargli accanto.

Quando, all'improvviso, la sentii di nuovo, e ancora più intensa di prima.

La necessità di raggiungere il lago pulsava dentro di me come se fosse diventata il mio cuore, il centro di tutto.
Cominciai a camminare, senza guardarmi intorno. Superai lo Sconosciuto, ma lui mi venne dietro velocemente e mi afferrò per un braccio.

<<Rose>> mi disse, a bassa voce <<ti sta succedendo ancora, vero? Senti di dover raggiungere il lago.>>

<<Io devo raggiungerlo. E devo farlo subito. Lasciami, lasciami andare.>>

Lui scosse la testa quindi si avvicinò di più a me e mi guardò negli occhi.

<<Rose, no. Qualunque cosa tu stia sentendo adesso, non è reale. Non sei tu a desiderarla.>>

Ma io non lo stavo più ascoltando, le sue parole entravano nella mia testa e poi uscivano subito, senza lasciare tracce. Era come se non fossi io a governare il mio cervello, ma una forza esterna, totalmente irrazionale e indecifrabile. Però il calore della mano della Sconosciuto sul mio braccio andava a scontrarsi con tutto ciò che stavo provando e che sembrava non potessi controllare.
Era come se arginasse quella folla di pensieri che io da sola non potevo governare.

<<Rose, devi provarci. Pensa che non sei tu a voler andare al lago. Non sei tu, Rose. Non sei tu.>>

Non capivo, era come se fossi in trance. Condizionata da una forza mille volte più grande e intensa di quella della mia mente.
Lo Sconosciuto strinse nuovamente la mia mano nella sua, ed in qualche modo l'istinto improvviso di raggiungere il lago divenne meno incontrollabile.

Sapevo che qualcosa non andava, e quindi cercai di non pensare a nulla. Era come se una parte di me sapesse chi ero e che cosa volevo, mentre l'altra venisse manovrata o gestita da qualcuno o qualcosa che non ero io.

Contro tutte le mie aspettative, lo Sconosciuto incominciò a camminare proprio in direzione del lago.
La parte di me che era cosciente provò una sensazione viscerale di terrore in quel momento, perché sapeva che per qualche ragione era proprio dal lago che avrei dovuto rimanere lontana.

E allora perché lui mi stava portando lì?

Continuavo a combattere con quella marea di pensieri ingestibili quando, all'improvviso, ci fermammo dietro ad un altro pino.

Il lago era a pochi metri da noi e fu a quel punto che che le vidi.
Una fila di ragazze immobili una accanto all'altra, a qualche passo dalla sponda.

Restavano ferme in silenzio, come se stessero aspettando qualcosa. Erano tante. Cinque, sei, forse sette. Ero talmente sconvolta che non riuscivo neanche a contarle. L'altra parte di me, quella che non aveva paura, avrebbe invece voluto raggiungerle. Raggiungere il lago.
Se riuscivo ancora a trattenere quel desiderio atroce era soltanto perché la mano dello Sconosciuto continuava a stringere con forza la mia.

Si voltò verso di me e mi guardò negli occhi, come se volesse dirmi qualcosa.
Ricambiai lo sguardo e lui mi sembrò lontano da me, lontanissimo.
Come se in realtà non stesse guardando me ma stesse cercando di decifrare qualcosa dentro di sé.

Come se avesse visto qualcosa e stesse disperatamente cercando una soluzione.

Tornai a guardare le ragazze davanti al lago e mi resi conto che alcune di loro, adesso, avevano incominciato a camminare verso la sponda.

<<Dobbiamo fermarle!>> esclamai, rivolgendomi allo Sconosciuto.
<<Io devo fermarle>> rispose, con tono deciso, <<ma per farlo ho bisogno che tu resti qui e che non ti avvicini per nessuna ragione alla riva.>>
Mi guardò ed io guardai lui.
<<Pensi di potercela fare, Rose?>>
Non risposi nulla così lui lasciò per un istante la mia mano. Il desiderio di raggiungere le altre ragazze si fece, in quella singola frazione di secondo, completante inarrestabile.
Stavo incominciando ad andare nella loro direzione quando lo Sconosciuto mi fermò, tornando a stringere la mia mano.
Scossi la testa, consapevole che nella condizione in cui mi trovavo non ce l'avrei mai fatta.

Se mi avesse lasciata sola anche per un singolo istante, sarei corsa immediatamente verso il lago.

<<D'accordo>> disse <<ci proveremo insieme.>>

Guardai le ragazze che si erano mosse e che ormai erano quasi dentro l'acqua, poi misi gli occhi nei suoi e annuii.
<<Bene>> risposi <<proviamoci.>>

Lui non disse altro e strinse ancora più forte la mia mano, quindi iniziammo a correre nella direzione delle ragazze.
Raggiungemmo in pochi secondi quelle che si stavano per immergere e ci mettemmo di fronte a loro. Quando il mio corpo entrò in contatto con l'acqua, la voglia di scivolare sotto la superficie si fece cento volte più intensa di quella che avevo provato poco prima. Strinsi con tutta la forza che era in me la mano dello Sconosciuto, come a voler restare legata a qualcosa di reale, di sicuro. Poi, con la mano libera, lui si scagliò contro le due ragazze che ormai erano con le caviglie nell'acqua e, con un unico colpo, le spinse indietro, lontano. Lo fece con una forza immensa, perché loro, oltre ad allontanarsi dall'acqua, caddero a terra.
In quello stesso istante, altre delle ragazze che si trovavano lì cercarono di raggiungere il lago.
Uscimmo dall'acqua insieme e andammo loro incontro.
Lo Sconosciuto, senza mai lasciarmi sola, si mise anche di fronte a loro.
<<Voi non volete essere qui>> disse <<non siete voi a volerlo. Dovete andarvene, e subito!>> gridò, con tutto il fiato che aveva in corpo.

Ci furono alcuni istanti di silenzio e poi, all'improvviso, le ragazze sembrarono riprendersi da quello stato di incoscienza.
Ed io con loro.
Non volevo più entrare nell'acqua; ero tornata completamente padrona della mia mente.

Mi voltai per un istante verso il lago e non vidi assolutamente nulla. Sembrava così tranquillo. Così normale.
Poi rivolsi lo sguardo a tutte quelle ragazze, anche a quelle che lo Sconosciuto aveva tirato fuori dall'acqua. Si erano rialzate e stavano raggiungendo le altre.

Facemmo alcuni passi verso di loro quando, all'improvviso, vedemmo un'ombra uscire lentamente da dietro uno dei tanti alberi intorno a noi.

Lo Sconosciuto mi prese nuovamente per mano ed io tentai di guardare quella figura con più attenzione.

Impiegai ancora qualche istante a rendermi conto che gli occhi scuri che dal buio della notte ci stavano fissando erano quelli di Desmond.

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