Romeo and Juliet ;
«No, Dae Hyun! Juliet è il sole, il sole!» Him Chan si alza di scatto e sbatte a terra il copione. Si stringe il setto nasale tra le dita mentre i fogli svolazzano da tutte le parti. «Non la luna. Il sole. Riprova.» Crolla di nuovo sulla sedia ed appoggia i gomiti sul tavolo ligneo posizionato di fronte al palco.
Sung Gi rotea gli occhi e si china a raccogliere i pezzi di carta, borbottando frasi a discapito dell' "amministratore". Da quando Kim Him Chan si è offerto volontario per dirigere i preparativi della recita scolastica, il ragazzo è diventato intrattabile ed isterico come una donna in menopausa.
Lancio uno sguardo al ragazzo accanto a me. È molto bello, alto, muscoloso. I capelli sono neri, e gli ricadono elegantemente sulla fronte; gli occhi scuri e grandi, le labbra carnose e la pelle color caffelatte.
Niente male come Romeo, penso, sollevando gli angoli delle labbra in un ghigno. E la cosa migliore è che io, Choi Ha Gi, ho ottenuto la parte di Juliet.
Dae Hyun sbatte le palpebre ed annuisce. Legge un paio di righe sul suo testo e si gratta la nuca, in evidente imbarazzo.
Non ha scelto lui di essere il protagonista di questa opera, a dir la verità. Si è presentato due settimane fa durante i provini, è salito sul palco, si è guardato attorno con un'espressione da ritardato ed ha chiesto: «Sapete dove sia il bagno?»
Io ero già stata scelta come Juliet qualche minuto prima, ed ero seduta in platea con le mie amiche. Volevamo sapere a tutti i costi chi avrebbe ottenuto la parte del protagonista maschile, dal momento che avrei dovuto baciarlo davanti a tutta la scuola. Quel ragazzo strano, svogliato e dannatamente attraente aveva incanalato su di sé tutta la nostra attenzione.
Him Chan è scattato in piedi ed ha battuto le mani. «Tu sei il mio Romeo!», ha urlato, indicando il povero malcapitato. Poi ha guardato i presenti, tutti in evidente stato di shock, ed ha ribadito: «Sono etero, lo giuro».
Sung Gi ha biascicato un «cristo santo», per poi maledire in mille lingue diverse il giorno in cui aveva deciso di diventare l'aiutante del suo quasi-fidanzato.
E quindi eccoci qui, a recitare la tragedia più famosa di tutta la storia del teatro. Diretta nientepopodimeno che da una checca isterica.
«Dobbiamo iniziare di nuovo?», domando, inarcando un sopracciglio.
Him Chan annuisce. «Sì. Comincia tu, Ha Gi-ssi. ‒ Schiocca le dita in direzione della sua assistente. ‒ Ehi, tu, portami un po' d'acqua, tutto questo stress gratuito mi mette sete». E si fa aria con una cartellina blu.
Sung Gi emette una specie di ringhio. «È lì. Sul tavolo. Davanti a te». Indica la bottiglia di plastica con un movimento secco del braccio, posta proprio davanti al ragazzo.
Lui scrolla le spalle. «Sto morendo, non riesco a prenderla. Avanti, su». Getta la testa all'indietro e chiude gli occhi, per poi passarsi una mano sul viso sudato.
«Cosa ho fatto di male per meritarmi questo», sbotta la ragazza, afferrando la bottiglietta e gettandogliela addosso in malo modo.
Scuoto la testa ed abbasso gli occhi sul copione. Leggo la frase un paio di volte e la ripeto mentalmente, tentando di ricordarla a memoria. Sospiro ed assumo un'espressione sognante. «Oh, Romeo, Romeo, perché sei tu Romeo? ‒ Allargo le braccia in modo esagerato e poi me le porto al petto. Un secondo. Ho un vuoto. ‒ Ehm... ‒ Cerco di dare una sbirciatina al copione, ma non riesco a vedere. ‒ Rinnega il tuo nome, perché non è per niente originale...»
Dae Hyun ridacchia. «Tuo padre», mima con le labbra.
Aggrotto la fronte. «Che c'entra mio padre, adesso?»
«No, no, STOP!» L'urlo nevrotico di Him Chan ha il potere di rendermi momentaneamente sorda. «Rinnega tuo padre!», strilla, con la voce più alta di qualche ottava.
Noto Young Jae e Jun Hong ai piedi del palco che se la ridono fino alle lacrime, che carini. Grazie a Dio non ci sono molte persone ad osservare questa disastrosa performance, altrimenti sarei morta dalla vergogna.
Faccio un cenno d'assenso con il capo e tossicchio. «Rinnega tuo padre e rifiuta il tuo stesso nome. Ovvero, se non lo vuoi fare... ‒ occhiatina fugace alla sceneggiatura, ‒ giurami soltanto che mi ami, ed io smetterò di essere una Capulet».
«Molto bene», si complimenta Him Chan. «Ora, Dae Hyun».
Il ragazzo smette di leggere la sua battuta e punta lo sguardo confuso sul maggiore. «Sì?»
«Tu sei cotto di lei. Metti tutto il tuo amore in questa scena, d'accordo? E... ‒ So già cosa sta per accadere; così mi copro le orecchie con le mani. ‒ AZIONE!» Abbassa il braccio come se volesse tagliare l'aria in un sol colpo.
Sung Gi si da una violenta manata in fronte. Young Jae gli lancia un'occhiataccia. Jun Hong batte le mani, tutto contento.
«Devo continuare ad ascoltarla, ‒ sussurra Dae Hyun, ‒ oppure rispondere a ciò che dice?» Il suo tono è calmo, la sua voce vellutata e calda come un abbraccio, appena percettibile. Sul suo viso è apparsa un'espressione stupita ed incantata allo stesso tempo, e non mi stacca gli occhi da dosso.
Spalanco la bocca. «Wow», è tutto ciò che ho da dire. Il giovane non può fare a meno di sorridere, alquanto divertito.
Rumore di una cartellina che viene lanciata sul muro. «No, Ha Gi-ssi! Siamo nel 1500, le persone non dicono "wow"!»
Mi volto in direzione di Him Chan ed indico il mio collega con il pollice. «Ma hai visto quando diavolo è bravo?!», ansimo, ancora scossa.
«Sì, ho visto. Ora continua».
«Dio Santo, Him Chan, vuoi calmarti? Lo spettacolo è fra tre mesi! Prenditi una camomilla!», esclama Sung Gi, alzando le braccia al cielo.
Lui si gratta il mento, pensoso. «Ottima idea, sei un vero genio. Me la prepareresti? ‒ Detto questo, da alla ragazza un buffetto sulla guancia. ‒ Grazie sei un tesoro». La sua attenzione torna su di noi. «Ai vostri posti!», muggisce.
«Vuoi anche che ti prenoti una seduta dallo psicologo?!», sibila Sung Gi, dirigendosi verso la porta che da sull'esterno del teatro. Nell'atrio ci sono le macchinette, quindi deduco che stia andando lì.
Him Chan si passa entrambe le mani su quel viso perfetto che si ritrova. «Jun Hongie, ho una missione per te». Lo sguardo del più piccolo del gruppo si illumina, ed il giovane saltella allegramente accanto al tavolo su cui è seduto scompostamente il "direttore". «Dimmi, hyung!», cinguetta.
«Devi impedire a Sung Gi-ssi di avvelenare lo hyung, d'accordo?» E gli accarezza dolcemente la testa.
Jun Hong annuisce una decina di volte, sprizzando gioia ed innocenza da tutti i pori. «Sì, hyung! Tanto noona mi vuole bene~». E se ne va.
Giuro, a volte la dolcezza di quel ragazzino mi destabilizza.
«È solamente il tuo nome ad essermi nemico...», esordisco.
«Ostile», mi corregge Dae Hyun con un sussurro.
«Ostile», ripeto, prima che quel pazzo inizi a strillare di nuovo. «Tu saresti lo stesso anche se non fossi un Montague. Che cosa vuol dire la parola Montague? Non è un dito, o una faccia-».
Neanche finisco di parlare, che Him Chan emette un verso simile al lamento di un criceto. «Braccio, Ha Gi! Braccio!», piagnucola, sull'orlo delle lacrime.
Sbuffo. «Braccio», dico, «né un'altra parte che appartiene ad un essere umano. Oh, ‒ porto il dorso della mano sulla fronte, ‒ sii qualche altro nome!» Stringo i fogli tra le mani e sbircio il resto della mia battuta. Dio, è un papiro egizio. Io e Juliet dobbiamo fare un discorsetto su questa bellissima parola chiamata "riassunto".
«Non avrai il copione allo spettacolo!» Indovinate chi ha osato interrompermi.
«Him Chan, che palle!» Ora è il mio turno di essere incazzata. «Non ricordo tutta l'opera a memoria! E questa è soltanto una prova, per le corna di Lucifero!»
Young Jae ridacchia. Lo vorrei prendere a mazzate.
Dae Hyun interviene: «Ti prendo in parola. ‒ Legge, alzando il pugno libero in aria. ‒ D'ora in avanti, non sarò mai più Doroteo.»
«Romeo!», squittisce Him Chan. «RO. ‒ Sposta le braccia a sinistra. ‒ ME. ‒ Indica il palco davanti a sé. ‒ O». E poi agita i suoi arti manco fosse un polpo umano.
«Ed io che ho detto?», chiede innocentemente l'aspirante attore.
«Doroteo!», risponde l'altro.
Dae Hyun annuisce ripetutamente. «D'ora in avanti, ‒ ripete, immettendo quanta più enfasi possibile nelle parole, ‒ non sarò più, ‒ urla, ‒ ROMEO!»
Him Chan crolla sulla sedia. «Continuate». Sembra che non abbia nemmeno la forza di respirare.
Mi fingo terrorizzata ed imbarazzata allo stesso tempo. «Chi sei tu, così nascosto dalla notte, che inciampi nei miei pensieri più segreti?»
«Nascosti», pigola il direttore.
«È la stessa cosa», ribatto, stringendo i pugni lungo i fianchi. «Non penso che il pubblico conosca perfettamente "Romeo e Juliet"».
Dae Hyun trattiene a stento una risata; poi torna ad assumere un comportamento serio e professionale. «Non so dirti chi sono, adoperando un nome. Perché il mio nome, o diletta santa... ‒ fa una smorfia, ‒ devo davvero dire questa roba?»
«Sì».
«Sono smielati. ‒ Borbotta il ragazzo. Scorre le pagine del copione e scrolla le spalle, altamente disgustato. ‒ E poi muoiono tutti».
Him Chan annuisce, con uno sguardo assatanato negli occhi neri. «È una tragedia!», ulula.
Romeo si volta verso di me e sbatte le palpebre. «Recito davvero così male?», chiede, inclinando la testa di lato. «Lo so di non essere bravo, ma mi avete scelto voi...».
«Non ce la faccio più. ‒ Him Chan rovescia il tavolo, che cade a terra con un tonfo sordo. Trasalisco. ‒ Facciamo una pausa. SUNG GI-AH?! DOV'È LA MIA CAMOMILLA?!» Non ottiene risposta, così si avvia a grandi falcate verso l'uscita. «SUNG GI-AH!» E temo che stia per mettersi a piangere.
Dae Hyun è sconvolto. «Mio Dio...», sussurra.
Young Jae si passa la mano tra i suoi scandalosi capelli arancioni. «Quel ragazzo ha seri problemi di gestione dell'ansia», conclude, prendendo il suo copione e dandoci una breve occhiata. Lui è Mercuzio, il migliore amico di Romeo.
«Dev'essere un'enorme responsabilità», interviene pacatamente Dae Hyun, «la nostra scuola non organizza spettacoli da dieci anni...». Si siede a terra ed incrocia le gambe, lanciandomi un breve sorriso.
Mi sa che devo iniziare a fare conversazione con questo tipo. «Comunque io sono Ha Gi», mi presento, tendendogli allegramente la mano. «Piacere di conoscerti, Romeo».
Il sorriso che affiora sul suo volto va da un orecchio all'altro. È bellissimo. Ricambia la mia stretta, scuotendomi energicamente la mano. «Io sono Dae Hyun. Jung Dae Hyun. Il piacere è tutto mio, Juliet, o luna».
Young Jae corruga la fronte. «Juliet è il sole».
L'altro sbarra gli occhi. «Oh, giusto. Juliet, o sole», si corregge, mordendosi il labbro inferiore.
«Him Chan-hyung rischia l'infarto», è il dolce commento di Pel di Carota. Pel di Carota fluo, pardon.
Roteo gli occhi. «Ma deve rilassarsi! Insomma, non muore nessuno se cambiamo qualche parola!» Crollo anche io sul pavimento di legno del palco ed appoggio i palmi della mani su di esso.
Dae Hyun fa le spallucce. «Evidentemente vuole che sia tutto perfetto». Estrae il cellulare dalla tasca dei pantaloni e lo sblocca, controllando se gli fossero arrivati dei messaggi.
«Chi fa Paride?», domanda Young Jae di punto in bianco. «Non me lo ricordo». Paride è il promesso sposo di Juliet, uno dei principali antagonisti dell'opera.
«Jong Up-ssi, credo», rispondo. Al momento non riesco a figurare se si tratti di Jong Up o di Baek Hyun; entrambi sono andati benissimo ai provini.
«Tebaldo?»
Mi gratto la guancia. «Nessuno voleva essere Tebaldo, quindi al momento non esiste». E soffio su una ciocca dei miei capelli castani per toglierla dagli occhi.
All'improvviso, sentiamo un rumore di passi provenire dall'entrata. O meglio, di tacchi. Qualcuno deve essere entrato, e quel qualcuno è alto almeno venti centimetri più del normale. Sono girata di spalle, quindi mi giro verso la fonte del rumore con numero degno di una contorsionista.
È una ragazza molto bella, dai lunghi capelli color caramello ed un viso dolce come quello di una bambola. «Oh, Tae Yeon-noona!», esclama Dae Hyun, sorpreso.
«Oh, Tae Yeon-sunbae», brontolo invece io, sollevando impercettibilmente il labbro superiore in uno sberleffo. Non la odio, sia chiaro. Non sopporto solo che stia nella stessa stanza con me per più di cinque minuti.
Lei non risponde nemmeno. «C'è Him Chan-oppa?», chiede invece, masticando svogliatamente una caramella alla menta. Attorciglia una ciocca di capelli attorno al dito e si guarda attorno con attenzione.
Scuoto la testa. «No, è uscito. Pausa».
«Va bene. Juliet è ancora disponibile?», vuole sapere.
Quasi scoppio a ridere. Sollevo lentamente un braccio, tentando in tutti i modi di non mostrare segni di ilarità. «Sono io Juliet».
Dae Hyun sorride in modo esagerato. «Ed io Romeo!»
«Mercuzio, per servirla», s'intromette Young Jae, incolore.
Sul viso della ragazza passa un filino di indignazione, per poi venir scacciato con la stessa velocità con cui era apparso. Con uno swissh degno della pubblicità della Garnier, Tae Yeon si gira e corre verso l'uscita. «KIM. HIM. CHAN», urla, con la forza di un'aquila reale. «IO SONO JULIET! NON LEI! IO!»
E si sbatte la porta alle spalle.
«Sono tutti pazzi in questa scuola».
Io e Dae Hyun ci ritroviamo ad annuire davanti a quello scoppio di saggezza.
Meno due mesi e due giorni allo spettacolo.
«Allora», Him Chan gira lentamente attorno a me e Dae Hyun, guardandoci come se fossimo animali pronti al macello. «È la sera del ballo. Voi due vi incontrate per la prima volta, e vi innamorate perdutamente l'una dell'altro. Voglio vedere, ‒ appoggia la mano destra sulla mia schiena e l'altra su quella del ragazzo; poi ci spinge in avanti, rischiando di farmi cadere su di Dae Hyun, ‒ la passione. L'amore. Il dolore, perché non potete stare insieme». Improvvisamente atte le mani e salto su, spaventata. «AZIONE!»
Scende dal palco e si accomoda al tavolino, accanto a Jun Hong, Young Jae, Jong Up e Baek Hyun.
«Se gridi un'altra volta, ti prendo a ceffoni», lo minaccia Sung Gi, in piedi come al solito. È rossa in volto e le sue mani tremano a causa della rabbia.
«Hai ragione, ‒ conviene il direttore, massaggiandosi la gola con delicatezza, ‒ vedi se riesci a procurarmi un megafono». Schiocca le dita e fa un gesto svogliato con la mano.
«Sei proprio un rompicoglioni», bofonchia la ragazza, ma obbedisce ugualmente. Non so come diavolo faccia ad essere così paziente e calma; io lo avrei già mandato a quel paese ed a mai più rivederci.
Concentro tutta la mia attenzione su Romeo e poso la mano sulla sua spalla, mentre lui mi cinge il fianco con la sua. Iniziamo ad ondeggiare a destra e a sinistra, e lui mi fa fare qualche piroetta, giusto per divertimento.
Sorride impercettibilmente, puntando gli occhi neri nelle mie iridi, incatenando il mio sguardo. Sembra davvero innamorato perso, con le sue guance che diventano purpuree e le pupille che brillano come delle stelle.
Poi ci fermiamo e Dae Hyun si inchina, avvicinando lentamente le labbra al dorso della mia mano. La bacia, e poi solleva lo sguardo, sollevando gli angoli della bocca in un sorriso adorante. «Se con insegna mano profano questa tua santa reliquia, queste mie labbra, piene di rossore, al pari di contriti pellegrini, son pronte a render morbido quel tocco con un tenero bacio».
Avvampo fino alla punta delle orecchie. È dannatamente bravo, accidenti. È riuscito a farmi emozionare come nessuno prima d'ora, e sta solo recitando! «Oh, mamma», strido, facendomi aria con la maglietta.
«Juliet non dice "oh, mamma"!», schiamazza Him Chan, scattando in piedi. «Oddio, mi fa male la gola. ‒ Ansima, fissando il soffitto a volta del teatro. ‒ Dov'è finita Sung Gi con il mio megafono SUNG GEEEEEH!»
Silenzio. «Se hyung-nim smettesse di strillare come una mucca che viene castrata, forse non avrebbe problemi alle corde vocali», dichiara Jong Up, con un sorriso innocente stampato sul viso.
Soffoco una risata e sospiro, tornando a guardare Dae Hyun. Errore madornale.
Non ce la posso fare, questo ragazzo è troppo bello per questo mondo. Il mio volto va a fuoco ed avverto il calore propagarsi in tutto il corpo. «Pellegrino, alla tua mano fai troppo torto, ché nel gesto... ‒ lui mi mostra un sorrisetto incoraggiante, ed io sento il cervello andare in stand-by, ‒ ... gesto gentile... ‒ balbetto, ‒ ... ha mostrato...». Mi mordo il labbro inferiore ed abbasso la testa, in imbarazzo.
«... La buona devozione che si deve», completa Tae Yeon dalla platea, sghignazzando come il cattivo dei cartoni animati. Non vedeva l'ora che sbagliassi, la stronza. «Anche i santi hanno le mani, ed i pellegrini le possono toccare». Sembra aver ingoiato tutto il copione, ed è anche parecchio brava dal punto di vista espressivo.
Quasi quasi le tiro dietro una scarpa, penso, con rabbia.
Him Chan si passa stancamente la mano sulla fronte, senza degnarla di un battito di ciglia. «No, Tae Yeon-ssi. Ho già scelto Ha Gi come Juliet, mettitelo bene in testa!»
«Ma io non posso essere Tebaldo!», sbotta lei, incrociando le braccia al petto, profondamente indignata. Un attimo, lei è Tebaldo?! Ma è... «un uomo! Io sono una donna!»
«Almeno andrai in scena», ribatte freddamente Young Jae.
«Ma come nascondo le tette?», protesta la ragazza.
«Non sei Hyosung-noona, un modo lo trovi!», «Quali tette?», domandano Jong Up e Jun Hong all'unisono, innocenti come dei bambini di tre anni. Non lo hanno detto con cattiveria, ma sono stati lo stesso abbastanza malvagi.
E tutti i presenti ridono a crepapelle, mentre la poverina torna a sedersi, offesa.
«Continuate. Ha Gi-ssi, ‒ Him Chan mi mostra il pollice alzato una ventina di volte, ‒ sei bravissima. Sembri davvero innamorata! Anche tu, Dae Hyun-ssi!»
Ma io non stavo recitando... Ma mi mordo la lingua prima che possa dirlo ad alta voce. Mi sono già resa ridicola abbastanza, oggi.
All'improvviso arriva Sung Gi, con in mano un altoparlante nuovo di zecca, e lo lancia in grembo ad Him Chan. Ha i capelli spettinati, il trucco sbavato ed una patina di sudore le imperla la fronte. «Non sai che ho dovuto passare, per prendere sto cacchio di coso».
Him Chan armeggia un po' con il megafono, poi scuote la testa. «Le pile sono scariche», dice, restituendo quell'affare alla ragazza. «Vai a cercarle? Grazie, sei un amore».
Lei diventa rossa, poi viola. E gli tira uno schiaffo sulla nuca. E lascia la stanza, urlando oscenità. Jong Up e Jun Hong si coprono le orecchie, sconvolti. «Noona è arrabbiata», sussurra il primo. «Hyung-nim è nei guai~», bisbiglia il secondo.
«SUNG GEEEEH, TORNA QUI!», grida il direttore, sbiancato in viso. «SUNG- va beh, poi la cerco dopo. Continuiamo». Intreccia le mani sul tavolo e sbatte le palpebre, osservandoci attentamente.
Dae Hyun fa un cenno d'assenso con la testa. Mi guarda con tanto d'occhi. Arrossisce come un'aragosta; sorride. «Sei bellissima», mormora con un fil di voce.
Io, d'altro canto, muoio internamente una decina di volte.
«N-no». Him Chan apre e chiude le mani in una specie di tic nervoso; si sfrega gli occhi e sbuffa rumorosamente. «Romeo non dice questo, Dae Hyun-ssi!»
Il giovane china la testa, in imbarazzo. «Scusa, hyung-nim, mi sono calato troppo nel personaggio», si giustifica, ridacchiando nervosamente. «E poi, è quello che avrebbe detto Romeo se fosse vissuto in questo secolo!»
Il direttore si massaggia le meningi senza commentare. Poi, finalmente, si decide a dire qualcosa. «Bene, ora proviamo la scena del bacio», ordina.
Sbarro gli occhi, incredula. «Scena?»
«Del?», continua Dae Hyun. È sconvolto, bianco in viso.
«Bacio?!», strilla Tae Baldo, scattando in piedi.
Him Chan annuisce con lentezza, sorridendo stile Stregatto. «È una storia d'amore. Il bacio è d'obbligo». E ci fissa come se avessimo perso completamente il senno.
Devo baciare Dae Hyun?! Così svengo direttamente, mannaggia la miseria. Mordicchio l'interno della guancia ed avverto il sapore metallico del sangue in bocca.
«Ed il suo ragazzo? Come la prenderà?», balbetta Romeo, tormentandosi le mani. È adorabile, dolcissimo, adorabile, carino, adorabile... oddio, credo di avere un problema. Gli mostro un sorrisetto. «Non ho un ragazzo», rispondo.
«Oh». Dae Hyun batte velocemente le palpebre. Le sue guance sono rosee, cosa che lo rende ancora più attraente. «Peggio per lui». E fa le spallucce.
«Ahw». Congiungo le mani ed emetto un verso degno di un delfino. «Però la tua ragazza...», inizio, viola come una melanzana.
«Non ho una ragazza». Dentro di me, prorompo in un'esultanza degna di una vincita alla lotteria. «Peccato», è tutto ciò che riesco ad articolare, sollevando le spalle.
Mi ero quasi dimenticata del piccolo pubblico intento ad osservare la nostra performance. «Ehi?, ‒ Him Chan ci fa 'ciao ciao' con la manina, ‒ possiamo pensare ai fidanzati e cazzi vari più tardi? Ora vorrei finire questa scena, quindi baciatevi. Ora».
«M-ma...», protesto.
«Adesso».
Deglutisco, ma ho la gola secca. «D'accordo, proviamoci». Guardo il copione e controllo come si debba svolgere l'intero atto, e noto con la coda dell'occhio che Dae Hyun sta facendo la stessa cosa. Morirò, ne sono sicura. Oddio, si avvicina. Occielo. Oddio. Mamma, aiutami tu.
Il ragazzo soffoca un colpo di tosse, in imbarazzo totale.
E poi inizia a parlare con quella bellissima voce vellutata che si ritrova, facendomi cedere le ginocchia e sclerare manco stessi ad un concerto. «Non ti muovere fin ch'io raccolga dalle labbra tue l'accoglimento della mia preghiera». Si avvicina lentamente; mi accarezza il mento con le dita e solleva il mio viso in fiamme. Oddio oddio oddio. Sfiora dolcemente le mie labbra con le sue; poi decide di azzerare completamente la distanza dai nostri visi e mi bacia.
È finto, questo è ovvio, ma le farfalle nel mio stomaco sono più che reali. Credo di sentirmi male. Non devo innamorarmi di lui, neanche lo conosco! Dio mio.
Quando si stacca, non posso fare altro che fissarlo con un'espressione da pesce lesso e boccheggiare qualche parola senza senso.
«STAWP!» Him Chan batte le mani ed invita i presenti a fare lo stesso. Tutti lo seguono, e dalle loro facce deduco che la scena sia piaciuta al pubblico. «Grandioso, perfetto, FA, ‒ schiocca le dita a destra, ‒ VO, ‒ sinistra, ‒ LO, ‒ ancora a destra, ‒ SO!» Si fa aria con la mano. «Recitate così alla prima e sarà un grande successo. Ora chiamatemi Sung Gi, ho bisogno di un caffè. SUNG GEEEEEEEEH!»
Meno un mese e dieci giorni al grande spettacolo.
Cerco in tutti i modi di rimanere seria. Ma è impossibile, davanti alla scena che mi si para davanti agli occhi: Him Chan sta urlando, di nuovo, contro Bang Yong Guk, il ragazzo incaricato a creare e dipingere il balcone.
Non è uscito male. Ogni minimo dettaglio della torre è curato alla perfezione, le ombre rendono il tutto ancora più reale e le decorazioni sono qualcosa di mitico. La finestra è circondata da fiori di tutti i colori, ed è della perfetta misura del mio busto.
Ma... «Hai davvero scritto "viva la rivoluzione" sul muro?!», strilla Him Chan, indicando un enorme graffito posto proprio al centro dell'oggetto di scena.
Yong Guk annuisce e si gratta il mento con il pennello, sporcandosi la pelle di verde. «È il mio marchio di fabbrica, Him Chan-ssi. E poi, c'è un motivo per cui l'ho scritto».
«Ma siamo nel 1500!», piagnucola l'altro, sull'orlo di una crisi nevrotica. «Questa è una cosa romantica!»
«Non c'è era storica per cui non si debba far sentire il proprio pensiero», ribatte prontamente Yong Guk. «È evidente che i due ragazzi siano mossi dall'amore, MA, ‒ agita il braccio in aria, convinto al cento per cento di quello che sta dicendo, ‒ si stanno anche ribellando delle scelte che le loro famiglie fanno nei loro confronti. Quindi sì. VIVA LA RIVOLUZIONE!». Getta il pennello a terra e mostra il segno della pace ad un pubblico immaginario.
Poi va via.
«Sì!», gli fa eco Jun Hong. «Viva la rivoluzione!» E lancia in aria i cartoni con dentro i fili delle luci, che si spargono per tutto il teatro.
No.
Meno ventotto giorni al grande spettacolo.
«Questo frullato è davvero buonissimo», dice Dae Hyun, seduto comodamente di fronte a me sul tavolino del bar. Sorseggia la sua ordinazione e si lecca le labbra sporche di panna.
«Lo so! ‒ convengo, ‒ soprattutto quello al cioccolato». Gli sventolo sotto al naso il mio bicchiere e mi lascio sfuggire un risolino compiaciuto.
A volte usciamo insieme, giusto per avere più "feeling" e trovarci in sintonia sul palco. Ripetiamo anche le battute, e devo dire che mi diverto molto quando sono in sua compagnia.
Il ragazzo annuisce. «Non vedo l'ora che sia la prima». Fa roteare la cannuccia nella coppa e la porta alle labbra con fare teatrale.
«Anche io. Non ne posso più delle continue grida isteriche di Kim Him Chan», concordo, alzando gli occhi al cielo. «Credo di aver perso l'udito di una volta».
Dae Hyun scoppia a ridere e rischia di strozzarsi; tossisce un paio di volte coprendosi la bocca con la mano e prende un sorso d'acqua dalla bottiglietta che aveva comprato. «Non lo facevo così instabile, in realtà. Di solito è così tranquillo...».
«Tranquillo?», ridacchio. «Sicuro che parliamo della stessa persona?» Mi appoggio allo schienale della sedia e passo le dita tra i capelli spettinati.
Dae Hyun ci pensa un po' su. «... già, ho detto una cavolata di proporzioni bibliche». Ride, e credo di essermi innamorata di nuovo di lui.
«Però non voglio deluderlo», sussurro, cercando di distrarre il mio cervello impappinato. «Insomma, so di non essere brava a recitare». Percorro il bordo del bicchiere con l'indice ed appoggio la testa sul palmo della mano.
Lui scuote la testa. «Ma che dici, sei un fenomeno! E poi, c'è un motivo per cui un perfettino come Him Chan-hyung abbia scelto proprio te. Evidentemente, ci vede del potenziale».
Di fronte a quel complimento, arrossisco violentemente ed abbasso la testa, mordendomi il labbro inferiore e lasciando che alcune ciocche di capelli mi scivolino sul viso. «Io non volevo nemmeno essere Juliet... sono andata ai provini solo perché ho perso una scommessa con Rin Hee-ssi».
Dae Hyun spalanca la bocca. «Davvero? ‒ Sorride, ‒ è stato un inaspettato colpo di fortuna, allora! Diventerai famosa!» Prende un sorso dal suo frullato, ed i suoi occhi non smetto un attimo di sprizzare allegria.
«Sì. ‒ sbuffo e roteo gli occhi, ‒ non avrei mai pensato di essere scelta. Anzi, ero convinta che la parte sarebbe andata a Tae Yeon-sunbae».
Lui scrolla le spalle. «Guarda il lato positivo: se non avessi perso quella scommessa, non ci saremmo conosciuti, ‒ mi accarezza dolcemente il braccio, ‒ e non mi avresti mai portato in questo posto!»
Il punto in cui mi ha toccata brucia come se ci avessero messo sopra dei tizzoni ardenti. «O-oh, beh, infatti, è la parte migliore della faccenda», barbello, con il cuore che sembra schizzarmi nel petto. Le farfalle hanno invitato i loro amici pterodattili, ed ora il mio stomaco è diventato magicamente una discoteca.
Lancia un'occhiata all'orologio da polso e si batte una mano sulla fronte. È terrorizzato, manco avesse visto Samara di persona. «Oddio, Ha Gi-ssi, siamo in ritardo! Him Chan-hyung ci picchia questa volta!», ansima, alzandosi di scatto e rovesciando il suo bicchiere.
Anche io scatto in piedi. Il colore è defluito dal mio viso e le mani formicolano. Pazzesco, neanche mia madre mi fa questo effetto... Kim Him Chan potrebbe essere accettato nella triade cinese.
«Corri!», strillo con quanto fiato ho in corpo, sfrecciando verso il teatro con una velocità supersonica. «Sto correndo!», replica lui, schivando per miracolo un passeggino.
Esigo un aumento dopo tutto ciò.
Giorno dello spettacolo.
Sono morta. O meglio, faccio finta di esserlo. Cioè, Juliet ha preso quella dannata pozione e sta dormendo come un angioletto, ignara di cosa stia per fare il suo prode Romeo.
La recita è andata piuttosto bene. A volte Jong Up si scordava le battute, ma niente di grave: il pubblico lo adora lo stesso, perché Jong Up è una palla di pelo ripiena di dolcezza.
E, oh: Dae Hyun sta da Dio con la calzamaglia.
Sento il ragazzo che mi accarezza il viso con delicatezza, quasi avesse paura di farmi male. «Com'è vero che gli uomini, morendo, hanno un fugace tratto di letizia: uno sprazzo, che quelli che li vegliano soglion chiamare "il lampo della morte". Oh, ma poss'io chiamare questo tuo soltanto un lampo?... Amore mio, mia sposa! La morte che ha succhiato tutto il miele del tuo fiato, non ha ancor trionfato di tua beltà, non t'ha ancor conquistata!» Il suo tono è addolorato, troppo. Lo sento singhiozzare, ed il mio cuore si stringe in una morsa. O è un attore meraviglioso, o si è commosso davvero. «Ancor sulle tue labbra e le tue guance risplende rosea la gloriosa insegna della bellezza tua: su te la Morte non ha issato il suo pallido vessillo...» Nelle sue parole si sente tutta l'angoscia che prova, tutta la tristezza devastante che gli scuote il petto.
Apro un occhio, senza farmi notare. E vedo le lacrime che gli rigano il volto e l'espressione sofferente. Non posso farcela.
Al diavolo, chissenefrega.
Mi metto seduta e gli getto le braccia al collo. «Ma no, non piangere, guarda, sono viva!», squittisco, alzando il tono della mia voce di qualche ottava.
L'urlo di Him Chan arriva alle nostre orecchie dopo manco 0,2 secondi. «MA NO!» Seguito dal rumore di una sedia che viene lanciata.
Dietro le quinte, Young Jae si batte una mano in fronte, seguito dagli altri attori e da Sung Gi. E dall'intera platea.
Ma non mi importa, perché Dae Hyun sta ridendo come un pazzo sulla mia spalla e mi stringe con forza, accarezzandomi la schiena. «Ho immaginato che tu fossi davvero morta», sussurra al mio orecchio. «Ecco perché sono stato così bravo».
Ma ora crepo sul serio. Quando mi bacia con trasporto, sono sicura che il mio cuore si sia fermato. Mannaggia a te, Jung Dae Hyun.
a/n: kkaebaeks, this is 4 u. can you forgive me?
sì, ho scritto sta roba per chiederle perdono, dal momento che avevo guardato il video dei bap senza fare la reaction... e niente. spero che ti piaccia.
ringrazio rinhee per avermi aiutata a rendere il tutto più comico assai (e per aver fatto the copertin). ora vado via, promesso. bye.
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