Capitolo 17.
Erano sul marciapiede, camminando in ritorno verso casa. Avevano deciso di avanzare a passi lenti, dato che avevano ancora un po' di tempo prima dell'ora di pranzo. La mano destra di Harry era stretta alla mano sinistra di Louis, ed entrambi, senza accorgersene, stavano allo stesso passo.
Destra, sinistra, destra, sinistra, destra.
«Mi fanno male i piedi.» si lamentò Louis, gettando appena la testa verso l'alto.
Harry, ridendo, voltò il viso verso il ragazzo al suo fianco. «Stiamo camminando lentamente, Lou; come potrebbero farti male?»
«Fidati, possono.» Louis sollevò un sopracciglio, formando un piccolo e carino sorriso.
«Non è un problema.» Harry arrestò i suoi passi. Il suo sguardo stava dicendo qualcosa, ma Louis non riuscì a recepire.
«Non è un problema? Stai scherz-Oh!» Louis spalancò gli occhi quando il ragazzo-robot lo prese in braccio. «Harry, oh no, Harry! E' troppo alto qui!»
Harry scosse la testa, scoppiando a ridere, mentre lasciava scendere Louis. Quando i piedi di quest'ultimo toccarono terra, si voltò verso Harry e «Perché non mi hai avvisato?» rabbrividì.
«Dai, Lou! Non è mica la prima volta che ti prendo in braccio! Quella notte non hai avuto paura.»
«Appunto, quella notte! Di notte c'è il buio e non riuscivo a vedere bene quanto staccato dal terreno fossi. Ma adesso c'è la luce. Sei altissimo, Harry.» si portò una mano sul viso.
Harry non disse nulla per qualche secondo. Poi, «Sali sulle mie spalle.»
Louis sgranò gli occhioni azzurri. «Stai scherzando?»
«No. Devi superare questa specie di paura. Sali sulle mie spalle.» lo incoraggiò Harry.
«E tu che ne sai della paura?»
Harry si fermò un attimo, abbassando lo sguardo. Già, cosa ne sapeva lui della paura? La paura è un sentimento.
«La riconosco nel tuo atteggiamento.»
Harry, tu puoi provare dei sentimenti, pensò Louis, sempre più convinto, sempre più certo.
Harry, non avendo avuto una risposta da Louis, riprese: «Dai, sali sulle mie spalle. Fidati di me.»
Louis sospirò. Si fidava di Harry e sapeva che non lo avrebbe fatto cadere giù. Così, fece un passo verso Harry, il quale, intanto, si era abbassato. «Mi fido di te.». Prese un gran respiro e si sedette sulle sue spalle.
Harry sorrise e afferrò saldamente le cosce di Louis. Voltò leggermente il viso e lasciò un bacio su una sua gamba. «Tieniti stretto.»
Il ragazzo dagli occhi azzurri arrossì e fece come Harry gli aveva appena detto. «Fatto.»
Harry si sollevò lentamente e, dopo qualche attimo, riprese a camminare. Sentì Louis trattenere il respiro e «Tutto bene?» gli chiese.
Louis prese qualche secondo per abituarsi, poi, iniziando a divertirsi, «Tutto alla grande, riccio!» esclamò.
Un grande sorriso si aprì sul viso di Harry, il quale era molto soddisfatto. Le sue fossette erano presenti e i suoi occhi brillavano.
«Harry, Louis! Eccovi qui!» esclamò il signor Tomlinson, dopo aver aperto la porta di casa.
«Ciao, papà!» Sorrise Louis, poggiando un sonoro bacio sulla guancia del suo babbo, il quale rispose con una pacca sulla spalla del figlio.
«Buongiorno, signor Tomlinson.»
Lo scienziato sorrise, avvicinandosi ad Harry. «Suvvia, Harry, non chiamarmi così.» rise, scompigliando i capelli al ragazzo-robot.
«Scusa.» Harry sorrise timidamente.
Louis osservò attentamente la scena. Di certo, lui non poteva sapere di avere uno sguardo sognante mentre guardava tutto quello e provava un forte calore all'altezza del petto. Vedere Harry e suo padre, nonché l'uomo che aveva creato il ragazzo-robot, lo fece sorridere.
«Dove siete stati?»
«Siamo stati al supermercato, abbiamo fatto un giro per il quartiere e poi siamo andati al parco.» rispose Louis, avvicinandosi ad Harry e mettendosi nuovamente al suo fianco.
«Al parco? Quello in cui andavamo per fare i picnic?» Il signor Tomlinson alzò le sopracciglia, sorridendo gioioso.
«Proprio quello! E' stata una giornata...» si voltò verso Harry. «...Bellissima.»
«Immagino! Bene, ne sono davvero contento. Ti sta piacendo il quartiere, Harry?»
Harry annuì. «Moltissimo. Non vedo l'ora di vedere e conoscere sempre più cose.»
«Vedrai, piano piano.» lo scienziato sorrise ad Harry. «Su, adesso andate a tavola; il pranzo è quasi pronto.»
Dopo aver pranzato e discusso un po' con il papà e la mamma di Louis, i due ragazzi salirono al piano di sopra, dove trovarono la piccola Arabella fare loro una dolce accoglienza.
«Arabella!» esclamò Louis, sorridente. La gattina miagolò e strusciò la testolina contro il polpaccio di Louis. Quest'ultimo, ridacchiando, si abbassò e prese in braccio la micia, per poi rialzarsi.
Harry si avvicinò ad Arabella e iniziò a farle dei grattini sotto il mento. La gattina chiuse gli occhi e sollevò leggermente la testa, facendo rumorosamente le fusa. «Ti siamo mancati?»
Louis ridacchiò, guardando come Arabella stesse apprezzando le coccole del ragazzo-robot. «Penso proprio di sì. Guarda com'è contenta.»
«Che ne dici di entrare in camera, Lou?»
«Certo, ma tu che mi dai in cambio?» mormorò Louis in domanda, rivolgendo lo sguardo ad Harry, alternandolo tra i suoi occhi e le sue labbra.
«Che ne dici di un bacio?» anche Harry rivolse lo sguardo unicamente a Louis, nonostante stesse continuando a coccolare la gattina.
«Solo uno?»
«Entriamo solo una volta in camera, per questo momento, Louis.» sussurrò Harry.
«Vedo che stai al gioco, Hazza.» Louis ridacchiò piano. «Possiamo entrare ed uscire ripetutamente dalla camera.»
«Bene, allora i baci sarebbero più di uno.» Harry disse in sottovoce. «Ma non dobbiamo entrare ed uscire dalla camera velocemente.»
Louis si inumidì le labbra sorridenti. «E perché?»
«Perché altrimenti i baci sarebbero troppo brevi.» Harry avanzò verso Louis, in maniera tale che quest'ultimo indietreggiasse.
«Sei molto intelligente, Harry.» il respiro di Louis si fece più pesante, mano a mano che indietreggiava e il ragazzo-robot avanzava verso lui.
«Questo non lo metto in dubbio.» Disse Harry in un mormorio. Arabella si agitò piano tra le braccia di Louis, e quest'ultimo la lasciò scendere. La gattina zampettò giù per le scale. Sicuramente era il suo turno di "pranzare".
«Quindi abbiamo intenzione di entrare, darci un bacio, uscire, entrare, darci un altro bacio e così via?» chiese Louis, appoggiato alla porta chiusa della sua camera.
«Non pensi sia troppo faticoso? Sarebbe molto meglio entrare in camera e darci baci, senza dover uscire ed entrare nuovamente.» Harry poggiò una mano sul legno freddo della porta, accanto la testa di Louis. Quest'ultimo ridacchiò e spinse Harry dal petto con delicatezza e ribaltò la situazione. Adesso era Harry ad avere la schiena contro la porta.
«Io penso che tu abbia ragione, Harry.» sussurrò Louis, prima di stringere Harry, aprire la porta della sua camera ed entrare dentro essa.
«E' bello che tu la pensi così.» Harry mormorò, prima che la porta venne nuovamente chiusa, anche se da l'interno della camera, questa volta.
N/A:
Aloha everybody! Spero stiate bene.
Ecco a voi il capitolo 17. Vi è piaciuto? Io spero di sì.
Da quanto tempo non entrava in scena lo scienziato Tomlinson?
Comunque, volevo continuare a ringraziarvi. Grazie per le visualizzazioni, le stelline e i vostri commenti che mi fanno sorridere. Siete dolcissimi, davvero. Amo tantissimo anche quando mi scrivete in privato o in bacheca. Vi volevo dire una cosa: se avete bisogno, potete contattarmi. Per qualsiasi cosa, davvero. Mi fa piacere aiutare, consigliare e anche parlare con voi. Vi amo davvero tanto. Ragazzi, amatevi anche voi. Dovete amare voi stessi, perché è importante che lo facciate. Siete degli umani. Siete dei bellissimi umani.
Con questo mi dileguo. Scusate per eventuali errori, plis. Spero di aggiornare presto, e spero voi possiate prendere bei voti e recuperare (nel caso dobbiate), soprattutto in questo periodo che è quello più complesso. Dio vi benedica. Siete stupendi.
A presto!
-Aurora. xx
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