Capitolo 12.
«Secondo me è un micio maschio.» Louis rotolò sul letto, stiracchiandosi.
Harry teneva la palla di pelo tra le mani, carezzandola con dolcezza. "One For The Road" degli Arctic Monkeys messa ad alto volume. Scosse la testa. «Louis, come può essere maschio? Io sono sicuro che sia una micetta.»
Louis alzò gli occhi al cielo. «Ma guardalo...»
«E' così graziosa.» Harry sorrise, strofinando il naso sul pelo pulito del micio del quale non si sapeva ancora il sesso. Avevano appena finito di lavarlo. Ci avevano messo un bel po', a dire la verità, perché l'animaletto dal pelo bianco non voleva saperne di entrare nella vasca piena d'acqua e tentava di scappare molto spesso.
Louis sorrise e si avvicinò di più al ragazzo-robot e al gatto, osservando meglio quest'ultimo. «Uhm...Che ne dici di controllare? Magari ci togliamo i dubbi.» sussurrò con un sorriso sul volto.
Harry fissò Louis per qualche secondo, per poi annuire e poggiare l'animale sul letto. Si presero di coraggio, ridacchiando, e controllarono.
«Te l'avevo detto! E' una micia!» esultò, Harry, per poi guardare Louis con un'espressione soddisfatta.
Soddisfazione.
«Va bene, va bene, hai vinto tu.» Louis mormorò. «Ma posso avere almeno l'onore di darle un nome?»
«Darle un nome? Date un nome ai gatti?» Harry rise, portando una delle due mani a grattarsi la nuca.
«Ovvio! Uhm...potremmo chiamarla...» Louis socchiuse gli occhi, riflettendo attentamente, ma "Arabella" lo distraeva. Poi fu un attimo. «Ma certo! Arabella!» esclamò, posizionandosi più comodamente sul letto.
Harry aggrottò le sopracciglia. «Perché vuoi chiamarla come una canzone?»
«Perché è un nome bellissimo. E le sta, anche!» sorrise, carezzando sotto il mento la gattina, la quale iniziò a fare le fusa.
«E' vero, hai ragione.» Il ragazzo-robot tutto boccoli si mise a sedere, prima di alzarsi dal letto.
L'espressione di Louis diventò confusa. «Dove stai andando?»
Harry gli sorrise mentre apriva la porta della camera. «Vado un attimo in bagno.»
Louis annuì, e si alzò anche lui, con la micia tra le braccia. Uscì, subito dopo di Harry, dalla camera e scese le scale per poter andare in cucina. Quando entrò in essa, trovò sua madre intenta a preparare una ciotola di croccantini, i quali era subito andata a comprare, dopo aver deciso di tenere quella gattina a casa.
«Louis, tesoro, meno male sei sceso. Ti avrei chiamato affinché mi dessi il micio.» disse la signora Tomlinson, poggiando la ciotola per terra.
«Mamma, ti presento Arabella. E' una gattina.» Louis ridacchiò, poggiando a terra l'animale, il quale zampettò verso la ciotola di croccantini.
Johanna prese un'altra ciotola e la riempì d'acqua, dopodiché, la mise subito accanto a quella dei croccantini.
«Aw, quindi è una femminuccia? Ha davvero un bel nome.»
Louis sorrise ampiamente. «Grazie. In realtà io pensavo fosse maschio, ma Harry aveva ragione.»
«Harry, Harry, Harry.» cantilenò, Johanna. Louis arrossì all'istante, abbassando lo sguardo e Johanna lo notò. «Si sta integrando sempre di più, vero?»
«Sì, mamma. Ormai fa come parte della famiglia. Fa parte di me.» prese il proprio labbro inferiore, mordendolo, cercando di non far notare troppo quel felice sorriso. Ma la mamma è la mamma, e come mamma, Johanna conosceva suo figlio Louis.
«Esattamente. E poi apprezza il pollo che preparo.» ridacchiò, lei. «Louis, puoi salire se vuoi. Vorrei passare del tempo con questa gattina, se non ti dispiace.»
«Oh, ma certo, grazie!» si voltò e corse su per le scale, pronto per ritornare dal suo Harry.
«Mi raccomando, Louis: scendete alle otto e mezza per la cena! Papà prenota la pizza!»
E Johanna poté sentire l'allegria in quel "sì, mamma!" che Louis, ormai al piano superiore, urlò.
«Harry? Hai finito?» Louis bussò per la seconda volta alla porta del bagno.
Sentì un rumore dall'interno ed Harry esclamargli un "sì". Sperò che non avesse combinato guai.
Poi la porta del bagno si aprì, e Louis non riuscì a decifrare l'espressione del ragazzo-robot.
«Harry, che hai combinato?»
Harry si morse il labbro inferiore, scuotendo velocemente il capo. A Louis quella visione sembrò così tenera. Ma nonostante quello, doveva accertarsi che non avesse rotto nulla.
Entrò nel bagno e si guardò attorno. Sembrava essere tutto apposto. Aggrottò la fronte e si voltò verso Harry, in cerca di qualche spiegazione.
«Beh, ecco, io...»
Louis annuì, incitandolo a continuare.
«Ho fatto cadere la saponetta senza accorgermene e l'ho pestata. Non sono caduto, ma...» Harry entrò dentro il bagno e si inginocchiò a terra, per poi infilare la mano sotto il mobile ed entrarne una saponetta macchiata e ammaccata.
Louis scoppiò a ridere. Harry sembrava un bambino e Louis era così intenerito. Il ragazzo-robot si alzò da terra e guardò Louis con confusione. «Non sei arrabbiato?»
«Come potrei essere arrabbiato con te, Harry? Sei così dolce e carino.» Louis sorrise amorevolmente, avvicinandosi ad Harry. Gli tolse la saponetta dalle mani, con gentilezza, e la posò dentro il lavandino. Dopodiché, prese le mani di Harry e le strinse tra le proprie, nonostante esse fossero più grandi delle sue.
«E' una cosa buona essere dolce e carino?» chiese, Harry. Si avvicinò ancora di più a Louis, fino ad essere a pochi centimetri da lui. Poteva addirittura sentire il suo fiato sul viso, che lo scaldava.
«Sì, è una cosa buonissima essere dolci e carini.» Louis sorrise, portando una mano tra i capelli di Harry, iniziando a carezzargli la cute capelluta. Il riccio chiuse gli occhi, godendosi quelle coccole.
«Fai più fusa di Arabella.» scherzò, Louis, poggiando il naso contro quello di Harry.
«Meow.» rispose, Harry, strofinando la punta del proprio naso contro quella di Louis. Quest'ultimo sorrise dolcemente, per poi poggiare le proprie labbra sulla guancia destra di Harry. Iniziò a lasciare dolci baci e poté letteralmente sentire come la pelle del ragazzo si fosse riempita di brividi. Sorrise e spostò le labbra accanto il suo orecchio. «Rabbrividisci, Harry?» sussurrò. «I miei baci ti fanno venire la pelle d'oca?»
Sentì Harry trattenere il respiro e sorrise. Era sempre più convinto che quel robottino provasse sentimenti. «Non mi rispondi?» sussurrò ancora.
«I brividi sono contrazioni muscolari provocati da impulsi celebrali involontari.» mormorò, Harry.
Louis ridacchiò al suo orecchio e sfiorò il lobo con le labbra. «Suvvia, Harry. Vuoi dire che non sono le mie labbra sulla tua pelle a creare queste piccole contrazioni muscolari?»
Harry prese un respiro profondo. «In realtà è il-»
Le dita di Louis si poggiarono sul petto di Harry e lo carezzarono. «Allora, Harry, sono o non sono le mie labbra a causarti i brividi?»
«Sì, Louis. Le tue labbra mi procurano brividi.»
Louis annuì, soddisfatto da quella risposta e camminò intorno Harry, fino a posizionarsi dietro le sue spalle.
Spostò i suoi capelli e le sue labbra premettero contro il collo niveo del ragazzo-robot. Lasciò una lunga scia, che sarebbe continuata, se Harry non avesse avuto indumenti addosso.
«Vuoi che io continui a provocarti brividi, Harry?»
Harry annuì con foga.
«Bene. Però adesso dobbiamo scendere in cucina. Sai, ci aspetta una pizza.» ridacchiò, lasciando un altro bacio su quella morbida e calda nuca, per poi staccarsi e uscire dal bagno con un risolino.
N/A:
Well. CIAO A TUTTI, GNE GNE.
Spero stiate benissimo, come sempre. Spero anche che vi sia piaciuto anche questo capitolo.
Non mi dilungo troppo, ma vi ricordo che vi amo e che amo ogni commento, ogni stellina e il sostegno che mi date. Sono contenta quando dite di amare questa storia (e le mie altre storie) e, semplicemente, grazie. Davvero, grazie di cuore. Vi amo tanto. Buon proseguimento, bei fanciulli. Dio benedica, ora e per sempre, voi, la vostra famiglia e i vostri cari. Tantissimi bacioni. Spero di non aver fatto errori, altrimenti, scusate, please.
A presto!
-Aurora. xx
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