V - Moonstone | Morte
-- 2. Aesthetic contest di: sailor-viv --
• La mia morte •
Incredibilmente, nella mia testa l'unica morte che mi appare è estremamente pacifica, almeno per l'idea di morte pacifica che ho io.
La morte che ho voluto reppresentare è quella per caduta: il terreno che si scontra contro di te e ti spezza le ossa, facendoti spappolare a terra.
Ma anche se non sembrerebbe, questa morte a me si presenta incredibilmente liberante. Riesco a vederla se chiudo gli occhi: la sporgenza, il mio respiro, il vento che mi scompiglia i capelli, il cuore ansioso ma deciso, i miei piedi nel vuoto...
Mi immagino questo momento come un'incredibile liberazione, perché per un secondo o due della mia vita riuscirei a volare, la vita e la fantasia si fonderebbero in un composto perfetto (#1 #9). Poi morirei. Ma per un singolo secondo avrei volato, per un singolo secondo avrei capito cosa si prova a sentire il vento in faccia senza essere legati o bloccati da qualche parte, riuscirei a vedere il cielo e a fondermi con esso perché ne faccio parte (#1 #3), per un singolo secondo riuscirei a capire cosa si prova a cadere senza la paura del dolore che causerà dopo.
Questo è così liberante da farmi quasi paura.
Tutto parte dal fatto che io sono una persona estremamente rigida con me stessa, e spesso mi sento intrappolata da questa cosa; vorrei essere più permissiva ma non avere il controllo della situazione mi fa impazzire, vorrei non preoccuparmi di tutto ma poi ho paura di perdermi qualcosa di importante, vorrei fermarmi per un secondo - uno solo - per capire se quello che sto facendo della mia vita è giusto, ma non riesco a farlo. Non riesco mai a rilassarmi, non riesco a lasciarmi andare.
D'altro canto, anche se le due cose non sono minimamente collegate, nei miei sogni non sono mai riuscita a volare.
Di solito sono in piedi e guardo verso il cielo che si espande infinito e azzurro, con qualche rada nuvola. E io nei miei sogni so di poter volare, ma quando faccio un salto per staccarmi da terra mi sollevo per un secondo, poi ricado dolcemente sul terreno. Quindi rimango lì, a guardare il cielo vasto che mi chiama e urla il mio nome ben sapendo che anche se potrei raggiungerlo non riuscirò mai a farlo. È stressante.
Cadere mi libererebbe di tutte queste cose per qualche fugace secondo, poi ovviamente l'impatto mi spezzerebbe e mi ucciderebbe, e il mio corpo rimarrebbe "adagiato" a terra davanti agli occhi di qualche persona sconvolta (#4 #6), ma per un secondo mi sarei sentita finalmente libera da me stessa. Quindi neanche penso al momento in cui mi scontrerei sul terreno (#7) e in cui la vita lascerebbe il mio corpo, l'impatto sarebbe così veloce da uccidermi sul colpo, forse non sentirei neanche dolore.
Quello che conta sono i pochi attimi prima di perdere tutto, quei fugaci secondi in cui sentirei finalmente la mia vita completa.
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