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10. Esplosione di desiderio

Assaporava la bocca di Alhyssa nel dolce bacio a fior di labbra e il desiderio esplose
improvviso, incontrollabile e infuocato, come mai avrebbe immaginato

Severus si rigirò nel letto, ormai sveglio, e s'immobilizzò: sentiva forte il profumo inebriante di Alhyssa.

Lei era lì, al suo fianco: ne percepiva il corpo nudo sotto le coperte, caldo e fremente, vicino al suo, troppo vicino! Resistere a se stesso e al suo desiderio era impossibile, neppure lui poteva pensare di farcela.

Aprì gli occhi e la vide, bellissima e sorridente, come sempre. Desiderabile oltre ogni immaginazione.

Lei si avvicinò un poco, fino a sfiorargli le labbra. Un bacio delicato, un tenero sfiorar di labbra che si protrasse a lungo. Ne sentiva il respiro lieve e percepiva il suo profumo. Assaporava la bocca di Alhyssa nel dolce bacio a fior di labbra e il desiderio esplose improvviso, incontrollabile e infuocato, come mai avrebbe immaginato. Il bacio si trasformò, divenne sempre più profondo e appassionato, intimo e penetrante. La strinse più forte, premendola contro il proprio corpo, eccitato quasi oltre il limite. Le mani di Alhyssa scesero sul suo petto, poi sul ventre, delicate ma tremanti di eccitazione, a slacciargli i pantaloni. Le labbra gli percorsero brucianti il petto inseguendo le mani. Ma lui la fermò cercando di avvicinarla di nuovo al viso:

- No, non voglio. Ti desidero da impazzire, - sussurrò ansimante - ma prima voglio ancora baciarti, guardarti negli occhi con tenerezza e sussurrarti mille volte il mio amore e la mia passione.

Si alzò un poco, chinandosi in avanti per fermarla.

Improvviso e lancinante il dolore al petto e alla spalla gli bloccò il movimento... e lo svegliò.

Alhyssa era seduta sul letto, china su di lui e cercava di tenerlo fermo:

- Calmati, non ti agitare: la tua ferita! E' solo un sogno, stai fermo!

Alhyssa lo stava osservando, lo stupore sul viso. Aveva notato il rossore sul volto di Severus e lo strano respiro ansimante. Appariva agitato e, soprattutto, imbarazzato. Nel suo sguardo ardevano impetuose, e del tutto incontrollate, le intense fiamme nere del desiderio e della passione.

In quel momento Severus stava ardentemente desiderando di potere svanire.

Si era reso conto che si era trattato solo di un sogno, che aveva però provocato tangibili e imbarazzanti conseguenze. Non solo si ritrovava bagnato, come un ragazzino alle prese con le prime polluzioni notturne, ma era ancora terribilmente eccitato. E Alhyssa era lì, a pochi centimetri, ignara dell'uragano che lo aveva travolto.

Lo sforzo per non attirarla a sé e stringerla con tutto il suo folle desiderio e l'incontenibile passione fu immane.

Ma... cosa diavolo cercava di fare Alhyssa? Voleva sollevare il lenzuolo: no, non era possibile, non poteva permetterglielo! Si aggrappò alla coperta impedendole di spostarla. Si vergognava enormemente di quanto accaduto durante il sogno e poi...non era presentabile!

Alhyssa sorrise, senza riuscire a capire il motivo dell'insensata opposizione:

- Voglio solo medicarti, Severus, ma devo spostare un po' le lenzuola.

Deglutì a fatica, il viso ad accendersi di un nuovo rossore. Smise di fare resistenza e spostò un poco le coperte.

Alhyssa prese a disfare la fasciatura:

- Hai dormito tutto il giorno come un angioletto ed io sono stata bravissima a sostituirti. – esclamò ridacchiando – Sai, ho l'impressione che i tuoi allievi si stiano augurando che tu faccia molte altre assenze!

Severus rispose con un incomprensibile e cupo borbottio.

- La ferita va molto meglio: l'effetto della tua pozione è strabiliante. Ti faccio una fasciatura leggera e lascio libero il braccio. – spiegò. – Ora puoi alzarti, se te la senti, e venire perfino a cena in Sala Grande!

Severus annuì, ma non poteva certo uscire dal letto davanti a lei.

- La vestaglia. – ordinò brusco.

Alhyssa lo guardò stranita, ma gli porse in silenzio l'indumento. Lo stupore aumentò vedendolo compiere ridicole contorsioni per infilarsi la vestaglia restando sotto le lenzuola. Infine riuscì nell'intento e sgusciò fuori dal letto, senza neppure scostare le coperte: s'infilò rapido in bagno dopo aver afferrato gli abiti per cambiarsi. Lo seguì con lo sguardo mentre, adagio, un sospetto si faceva strada nella mente.

Sollevò le coperte con un colpo deciso e passò le dita sull'ombra individuata sul lenzuolo. Il suo viso si aprì in uno divertito sorriso malizioso. Ora capiva perché si era barricato sotto le coperte pretendendo la vestaglia. Si mordicchiò le labbra, felice:

- Mm... ma allora sei anche tu un essere umano... – sussurrò.

*

Severus uscì furioso dal bagno:

- Non riesco a indossare la casacca. Stringe troppo e preme sulla ferita, maledizione.

- Non metterla: che problema c'è? – gli sorrise Alhyssa – Stai così bene con la camicia bianca e i pantaloni aderenti! - sussurrò provocante.

Si avvicinò con un malizioso desiderio nei lucenti occhi verdi. Severus l'allontanò brusco dirigendosi verso l'armadio. Le voltava le spalle mentre si toglieva la camicia e Alhyssa non poté fare a meno di ammirarne il corpo, alto e asciutto. Indossò una pesante blusa di velluto nero, dalla complicata allacciatura con alamari d'argento, che lo mise in difficoltà perché la ferita gli impediva di muovere il braccio.

- Ti aiuto ad annodarli. – si offrì con dolcezza Alhyssa.

Severus non poté impedirle di avvicinarsi. Socchiuse gli occhi e gli sembrò di impazzire, mentre le dita gli sfioravano la pelle.

- Stringi bene i nodi. – ordinò secco.

- E' così bianca la tua pelle, così morbida e liscia. - sospirò con occhi sognanti.

Severus sentiva di nuovo esplodere in sé il desiderio per il corpo di Alhyssa: lo immaginava premuto contro il suo, nudo, come nel sogno. Poi sentì le piccole mani che cercavano di infilargli la camicia nei pantaloni. Si ritrasse di scatto:

- Lascia stare! – sibilò.

Se lo avesse sfiorato ancora solo per un istante, avrebbe perso anche il poco autocontrollo rimasto.

- Scendi a cena. Ti raggiungo tra poco. – intimò tagliente.

Il tono non ammetteva repliche e Alhyssa scomparve veloce dalla porta.

*

Quando Piton arrivò in Sala Grande e si sedette alla tavola degli insegnanti, il suo atteggiamento, freddo e scostante come il solito, non lasciava trasparire nulla di quanto accaduto pochi minuti prima.

Sul viso era dipinta la solita espressione di lieve disgusto, mentre gli occhi scivolavano indifferenti intorno. Rimase chiuso nell'abituale e scontroso mutismo, interrotto solo da sporadici monosillabi di risposta, sputati con la consueta e distaccata freddezza.

Nell'imponente barriera di gelida indifferenza c'era solo un impercettibile varco, sconosciuto a tutti a eccezione di Alhyssa.

Quando i loro occhi s'incontrarono, per una frazione di secondo, prima che lui rifuggisse dallo sguardo fatale, la maga comprese fino in fondo la tempesta che infuriava dentro di lui. Ma, quella sera, il professor Piton fu molto attento, e nessun accidentale sfioramento avvenne tra le loro mani, né altri sguardi s'incrociarono pericolosamente.

Terminata la cena, Piton si diresse al suo appartamento, seguito a breve distanza dall'assistente. Il professore, però, non imboccò la solita scala per scendere al sotterraneo e si diresse invece verso un corridoio laterale, facendole cenno di seguirlo.

Alhyssa esitò un attimo.

- Seguimi. – sibilò nervoso.

Arrivarono davanti a una porta, dipinta sul muro, situata all'incirca sopra l'appartamento del professore, un piano più sotto. Il mago borbottò un complesso incantesimo e colpì il muro con la bacchetta: la porta si fece reale e si aprì rivelando la stanza di Alhyssa. Piton entrò dirigendosi rapido verso la porta in fondo e le scale che scendevano. Pronunciò ancora una formula complicata ed entrambe scomparvero.

Solo un muro spoglio rimaneva davanti a lui.

Il viso della maga era triste e terribilmente deluso:

- Mi hai imposto quella porta quando per me era simbolo di prigionia. – mormorò – Perché me la togli, ora che è diventata simbolo d'amore?

Severus la guardò con occhi mesti:

- E' a me stesso che la tolgo.

- Ti prego, abbracciami!

- No, non posso, non devo! - sospirò socchiudendo gli occhi e girando il capo di lato.

- Vorrei che Malfoy fosse qui! – esclamò Alhyssa.

- Ma cosa dici? - mormorò il mago, la preoccupazione dipinta sul viso.

- Così mi proteggeresti, e mi stringeresti a te!

Severus scrollò desolato la testa e si diresse alla porta.

- Ti prego, ti prego! Solo un abbraccio, un bacio! - implorò ancora Alhyssa – So che lo desideri quanto me, che lo sogni con la mia stessa intensità!

Il mago si fermò e strinse forte i pugni, cercando di farsi male con le unghie. Stava tremando, ancora una volta combattendo strenuamente con se stesso. Eppure sapeva di non desiderare altro che perdere la sua crudele battaglia, e lasciarsi infine andare.

Si girò e fece un passo verso di lei, verso il suo incantevole sorriso.

Ma poi si voltò di nuovo verso la porta e fece per fuggire via.

Alhyssa, però, con un balzo lo afferrò per il braccio sano.

Severus si girò lento e la contemplò a lungo, intensamente, mentre il respiro si faceva sempre più affannato e i suoi occhi erano ardente fuoco nero:

- No, lasciami. Non è ancora il momento. – disse liberandosi dalla presa.

Poi, sempre guardandola come se volesse bruciarla con l'intensità del suo amore, sussurrò piano, con voce calda e sopraffatta dalla passione:

- Ti amo e ti desidero, più di qualsiasi altra cosa al mondo. Non puoi neppure immaginare quanto vorrei poterti stringere a me, dolcemente, con ardore. Sfiorare le tue incantevoli labbra con le mie. Riempire di baci teneri e delicati tutto il tuo splendido viso. Accarezzare i tuoi lunghi capelli, lisci e morbidi come la seta, farli risplendere tra le dita ai riflessi del fuoco. Tenerti tra le braccia, sul mio petto, percepire i battiti del tuo cuore accelerare follemente insieme ai miei. E baciarti, con tutto l'amore, la passione e il desiderio che da così lungo tempo sono in me e mi travolgono ormai inesorabili. Baciarti e stringerti forte a me per tutta la notte, per tutta la vita!

Alhyssa non respirava più, travolta dalla forza di parole meravigliose, dell'amore immenso di cui era l'oggetto disperatamente bramato, eppure ancora e sempre sfuggito.

Cercò di abbracciarlo ma lui, ancora, la respinse:

- Sono pazzo di te, non riesco quasi a controllare il mio corpo. – sussurrò a fatica, la voce roca e il respiro sempre più ansimante – Il desiderio che provo per te è così... forte, da essere ormai doloroso. Ma non posso, non devo!

Il mago chiuse gli occhi e scrollò piano la testa, mordendosi le labbra e stringendo i pugni:

- Già così corri un rischio terribile! Nessuno deve capire quanto sei importante per me. Nessuno! Né gli amici né i nemici: solo questo può salvarti!

Severus quasi gridava:

- Ti amo troppo per metterti in pericolo: non posso perderti! Questa volta non potrei farcela. Io non voglio vivere senza di te!

Si girò di scatto per uscire. Poi sembrò ripensarci e si volse di nuovo verso Alhyssa:

- Torno dall'Oscuro. Devo concludere la questione di Lupin. – annunciò con voce atona.

Alhyssa sentì il terrore avvolgerla in gelide spire e gridò:

- Non ti lascerò andare da solo! La ferita è ancora grave. Anche se sei un mago potente...

- Grazie alla mia pozione la ferita è quasi rimarginata. – la interruppe con voce calma e controllata – Non correrò pericoli, se mai riuscirò a tenerti lontana dai miei pensieri.

Alhyssa aveva preso la sua decisione e si era piazzata davanti alla porta:

- No! Non ti permetterò di andare da solo a rischiare ancora la vita. – esclamò con voce ferma e sicura - Anch'io ti amo follemente, anch'io sono pazza di te: accetterò le tue condizioni a patto che tu accetti le mie.

Gli occhi di Alhyssa sprizzavano scintille incandescenti.

Era determinata a difendere il suo amore. Lui la voleva proteggere? Bene, si sarebbe lasciata proteggere ma solo a patto di poter, a sua volta, proteggere lui, e, soprattutto, stargli vicino, sempre, a ogni costo!

- Voglio essere al tuo fianco, e aiutarti se necessario. Nessuno potrà farci del male se saremo insieme. – esclamò con assoluta sicurezza - Ma se non me lo permetterai, rivelerò a tutti il nostro amore!

Severus la osservava, solo in parte stupito, ma, soprattutto, orgoglioso della decisa e coraggiosa reazione.

La sua Alhyssa, la sua adorata Alhyssa, non era proprio il tipo di donna da rinchiudere in un'arcana torre di cristallo per difenderla dai pericoli del mondo! Lo sapeva benissimo, lo aveva sempre saputo. Anche se ci aveva provato, ovvio, senza riuscirci. La sua coraggiosa e combattiva Alhyssa, il migliore Auror mai conosciuto, piena di determinazione e d'ottimismo. Esigeva di stare al suo fianco, difendeva e combatteva fino in fondo per i suoi diritti, osava perfino ricattarlo!

La sua dolce Alhyssa innamorata di lui!

Si rese all'improvviso conto che averle parlato con tale sincerità, dichiarandole il suo amore e desiderio senza più alcun velo, gli aveva fatto bene.

Chiuse gli occhi.

Alla fine si sentiva tranquillo: le dolci emozioni d'amore vorticavano in lui, ma aveva la strana sensazione di poterle tenere sotto controllo. Era felice, molto felice. Piacevolmente e pericolosamente felice.

Cercò ancora di controbattere, senza più convinzione:

- Mi stai ricattando.

- Non posso fare altro. Ti amo, perdonami, ma non posso lasciarti andare solo. Ti prego.

Le sorrise: poteva solo accettare. E lei lo sapeva. Anche se non lo dava a vedere.

- Passiamo dal mio studio, prima. Devo prendere alcune pozioni. – disse, volgendole le spalle.

Avrebbe voluto dare alla sua voce il solito tono gelido, ma si rese conto che con lei, ormai, era inutile. Una finzione non più necessaria. Un peso in meno da sopportare.

*

Mentre sistemava nelle tasche interne del mantello le fialette che potevano essergli utili, le indicò un'ampolla:

- È la miglior pozione per l'invisibilità esistente al mondo. L'unico problema è la ridotta durata dell'effetto: una goccia per dieci minuti di totale invisibilità. Non si può assumerne più di una goccia per volta a causa di un potente veleno che è tra i suoi elementi essenziali.

- Terrò d'occhio l'orologio e travaserò la pozione in una provetta dotata di contagocce di sicurezza. – rispose Alhyssa con noncuranza.

Severus annuì.

Era bello tornare a lavorare con lei. Non era necessario dare spiegazioni o farle raccomandazioni: sapeva di potersi fidare ciecamente.

L'unico, piccolo, irrilevante problema era che si stavano preparando per andare a visitare l'inferno e il diavolo in persona li attendeva.

Erano giunti nella Foresta Proibita, oltre i limiti degli incantesimi di protezione di Hogwarts.

- Devi promettermi che qualsiasi cosa accada...

- Continuerò a prendere la mia goccia ogni dieci minuti! - lo interruppe tranquilla, alzando lo sguardo e sorridendogli con dolcezza.

- E non commetterai imprudenze.

- Quando mai ho fatto qualcosa d'avventato? – chiese, una stupita innocenza nella voce. – Allora, andiamo?

Severus sospirò teatrale:

- Se proprio devi venire anche tu.

Le tese una mano e l'attirò a sé, cingendole appena la vita con un braccio:

- Prendi la tua goccia, conta fino a tre e mi smaterializzerò portandoti con me.

Mentre gli cingeva il collo, negli occhi di Alhyssa ci fu un guizzo malizioso che Severus colse subito:

- Non pensare, nemmeno per un brevissimo istante, di approfittare della tua invisibilità. - le sussurrò piano, stringendola però un po' di più a sé.

Il sorriso di Alhyssa illuminava la notte e il suo cuore.

Era bella, troppo bella e troppo vicina per continuare a guardarla. Chiuse gli occhi, sorridendo felice, mentre lei sorbiva la goccia.



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