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• Capitolo Nove

Il nascondiglio di Bloody Mary si trovava nel bel mezzo del nulla - letteralmente.
Nascosto da tutto e da tutti e situato in una grande foresta accessibile solo ad un altro essere sovrannaturale, quel luogo trasmetteva malvagità e inquietudine da tutti i pori.

Una volta doveva essere stata una bella casa, quella, ma in quel momento non era nient'altro che un ammasso di legna marcia e finestre rotte.
Senza contare il fatto che ora, mentre la pioggia batteva furiosa sul territorio circostante e mentre il cielo tuonava la sua ira, sembrava davvero il set di un film horror.

Con il cappuccio tirato all'altezza degli occhi, Diana Black avanzò verso l'entrata, guardandosi intorno. Tutto quello che vedeva era solo vegetazione e non sembrava esserci nessuno al di fuori di lei, nonostante la pioggia non le permettesse di sfruttare al meglio la sua vista.

Con un'ultima occhiata alle spalle, la ragazza bussò alla porta dello Spirito.
Subito un cigolio inquietante le giunse alle orecchie, e pochi secondi dopo si trovò di fronte un enorme corridoio buio.

Stringendosi ancor più il mantello intorno al corpo la giovane entrò nella macabra abitazione, sentendo la porta alle spalle chiudersi con un tonfo e non potè trattenere uno sbuffo; Bloody Mary faceva sempre le cose con un certo stile.

Il vento fuori dalla casa soffiava impetuoso, mentre la pioggia batteva furiosa sui vetri rotti delle finestre.
Diana si strinse ancor più nel mantello, avvertendo un freddo gelido farsi strada nel suo corpo e fin dentro alle ossa.
Un tappeto dal colore davvero discutibile si protendeva lungo il corridoio, sparendo nel buio.

Dopo pochi minuti di cammino, con solo lo scricchiolio del legno e i rumori della tempesta che infuriava all'esterno a farne da padroni, la ragazza si trovò in un enorme salone, al centro del quale era posizionata una scala che conduceva presumibilmente al piano superiore.
Un immenso lampadario occupava gran parte del soffitto, gettando delle ombre inquietanti sui muri e creando un'atmosfera più che macabra. Quel posto non sembrava nulla di più di una casa abbandonata.

Eppure Diana conosceva bene il segreto di quell'abitazione.

<< Mary? >>
Gridò, guardandosi intorno in cerca di un segno, di un suono che potesse avvisarla della presenza dello Spirito degli Specchi. << Mary? Sai che non puoi spaventarmi. Esci fuori, devo parlarti >>

Nessuna risposta.
Sbuffando, la ragazza incrociò le braccia al petto, picchiettando nervosamente il piede destro sul pavimento.

Poi, fu come se una lampadina le si fosse accesa nel cervello all'improvviso.
Ghignando soddisfatta la ragazza salì frettolosamente le scale, solo per trovarsi davanti un enorme specchio che occupava quasi l'intera parete.

Prendendo un respiro profondo, si avvicinò cauta e poggiò una mano sulla superficie liscia del vetro, mormorando quasi tra se e se.
<< Bloody Mary... Bloody Mary... Bloody Mar- >>

La ragazza non ebbe nemmeno il tempo di finire la frase che venne spinta rudemente all'indietro. Gridando, riuscì giusto in tempo ad arrampicarsi al corrimano e ad evitare una comica caduta giù dalle scale.

<< Mary! >> esclamò una volta in piedi, spolverandosi i vestiti ed ansimando << Cosa ti è saltato in mente?! >>

Lo Spirito comparso magicamente davanti a lei ridacchiò, gli occhi privi di pupilla e la bocca intrisa di sangue incurvata in un ghigno perfido. Dei sudici capelli neri le incorniciavano il viso mutilato, mentre uno sporco abito bianco le copriva il corpo.

<< Aspetta, aspetta, cosa avevi detto? Ah sì, "Mary, dovresti sapere bene che non puoi spaventarmi!" >> fece Bloody Mary, ridacchiando con una voce inquietante ed osservando divertita l'interlocutrice che, alzando gli occhi al cielo, ribattè a tono:

<< Non mi hai spaventata! Mi hai semplicemente colta di sorpresa! >> disse, sbuffando << Ed ora basta con le stronzate e togliti quel coso di dosso... Sei bruttissima più del solito! >>

Lo Spirito ridacchiò, scuotendo piano la testa
<< Sempre gentilissima, mia cara Diana. A volte mi chiedo come mai ti permetta ancora di farmi visita >>

<< Forse perché sei consapevole di quello che potrei farti se tu facessi il contrario >> ribattè Diana con un sorrisino, guardandosi le unghie.

<< Potrei spezzarti la gola a morsi se lo volessi >> continuò Mary, raggiungendo una scatolina all'interno della sua veste ed aprendola, tirandone fuori una pillola che poi ingurgitò senza troppe cerimonie. << Ma poi non avrei nessun altro da prendere in giro >>
Come per magia le ferite e il viso mutilato scomparvero, lasciando posto ad una pelle diafana e a degli occhi di un colore violaceo, scuri ed apparentemente senza fondo.
I capelli neri che le incorniciavano il viso in quel momento erano folti e curati.
Sembrava un'altra persona.

Diana sbuffò. << sempre pronta a dare spettacolo eh? >>
<< Come sarebbe a dire? Sei tu che mi hai chiesto di cambiare aspetto! >>
<< A proposito di questo, devo chiederti un favore >>
Dopo quelle parole, Mary sbuffò << Chissà se arriverà il giorno in cui verrai da me non per chiedermi aiuto, ma per scambiare quattro chiacchiere amichevoli >>

Diana inarcò un sopracciglio sentendo quelle parole, prima di obiettare: << Non mi sembri quel genere di persona, Marianne >>
Al sentir pronunciare il suo vero nome, Mary parve irrigidirsi. Poi sospirò, ridacchiando istericamente << Già, beh, tentar non nuoce, giusto? Forza, seguimi piccola peste >>

Detto questo, Mary girò sui tacchi e iniziò a percorrere in silenzio il lungo corridoio, il cui pavimento di legno marcio scricchiolava ad ogni suo passo.
Diana la seguì, ed in breve tempo si ritrovò seduta sulla poltrona rossa di un'immensa sala, completa di un raffinato arredo e parquet dalle strane decorazioni. Un lampadario simile a quello della sala di ingresso occupava il tetto, mentre un allegro fuocherello danzava all'interno di un grosso camino.

Un tavolo in mogano era posizionato al centro della stanza, circondato da un'ampia libreria ricolma di libri. Quella era forse l'unica camera in tutta l'abitazione che fosse ridotta in condizioni accettabili, a parer di Diana.

<< Allora >> iniziò Mary, mettendosi comoda sulla poltrona ed accavallando le gambe << Di che cos'è che volevi parlarmi? >>

Diana si portò una ciocca di capelli neri dietro l'orecchio e si raddrizzò, guardando l'interlocutrice negli occhi. << Mi serve una Pozione Cambia-Aspetto per una missione molto importante che devo portare a termine >>

<< Ed io che cosa ci ricavo, tesoro? >> domandò prontamente Mary, sogghignando.

Diana alzò gli occhi al cielo, tirando fuori dal mantello un piccolo sacchetto di pelle e gettandolo senza tanti complimenti sul piccolo tavolino di fronte a lei.

Mary inarcò un sopracciglio, raggiungendo con una mano l'oggetto ed aprendolo. I suoi occhi si spalancarono non appena il suo sguardo venne a contatto con quello che vi era al suo interno.

<< Non ci posso credere. >> disse, rimuovendo un oggetto di media grandezza dal sacchetto << Questo è l'Artiglio di un Lupo Alpha... E non un lupo qualsiasi! È di Xonis, il capo di uno dei più grandi Branchi di Licantropi della California. Lo riconoscerei tra mille. Come diavolo hai fatto? >>

Diana scrollò le spalle, come se fosse stato un gesto da poco. << Un pizzico di furbizia e di astuzia, aggiunti alla forza di uno Spirito delle Ombre - quale sono io- possono fare miracoli contro un ammasso di muscoli e di denti. >>
<< Ti verranno a cercare lo sai? >> ribattè Mary, non staccando lo sguardo dall'artiglio tra le sue mani e rigirandoselo tra le dita << I membri del suo Branco, intendo. Sai, non la prendono bene quando un semplice Spirito fa fuori la loro Guida. E sono tipi molto vendicativi >>

<< Ho affrontato cose peggiori >> rispose Diana, alzandosi e spolverandosi il vestito sgualcito << posso sconfiggere un branco di cani troppo cresciuti >> prese una pausa per riprendere fiato, per poi guardare Mary negli occhi  << Allora? Questa pozione? >>

<< Sarà pronta in un paio di giorni >> rispose Mary, riposando con cura l'artiglio nel sacchetto di pelle << Devi solo dirmi in che tipo di Spirito vuoi trasformarti >>

Diana scrollò le spalle, come se quella non fosse una cosa di particolare importanza.
<< Bah, non so, uno spirito femminile, ovviamente, dall'aria ingenua. Uno della primavera, ad esempio, che non si è mai visto prima. Ho bisogno di una figura del tutto nuova >>

<< Vedrò cosa posso fare >> rispose prontamente Mary, alzandosi ed accompagnando Diana alla porta << E salutami quella peste del tuo ragazzo, anche lui ha smesso di farmi visita >>

A quelle parole Diana quasi non si strozzò con la propria saliva.

<< Ma che diavolo blateri? >> chiese, cercando di rimanere impassibile.

Mary alzò gli occhi al cielo. << Kevin, sciocca! Hai notato come ti fissa? Dio, mi vengono le carie solo a guardarvi! >>

<< È come un fratello per me! >> ribattè Diana, la voce leggermente isterica << non ti devono nemmeno venire in mente certe cose. >>

<< Questo è esattamente ciò che dice la protagonista di un romanzo di serie B, pochi minuti prima di finire a pomiciare in un bagno pubblico >> ridacchiò Mary, facendole l'occhiolino.

Diana la fissò con uno sguardo disgustato, e lo Spirito degli Specchi alzò le mani in segno di resa.

<< D'accordo, ho capito, la smetto. Ci vediamo tra due giorni, Dia' ! >>

Detto questo girò sui tacchi ed rientrò nella sua abitazione, sbattendo forte la porta e lasciandosi alle spalle una sbigottita e infastidita Diana Black, la quale non si era nemmeno resa conto che aveva smesso di piovere.

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<< Ehi, Diana! >>
La voce del suo migliore - e unico - amico Kevin Rawls le arrivò alle orecchie, improvvisa come un colpo di cannone.
Si voltò, inarcando il sopracciglio alla vista del ragazzo che sbucava fuori da un cespuglio.

<< Ah, così ora hai preso anche a pedinarmi? >> chiese, non pensando nemmeno di trattenere il sorriso che si andava man mano formando sul suo volto solitamente cupo.

Kevin ridacchiò, scuotendo la testa e rigirandosi il suo arco tra le mani.
<< Non ti stavo pedinando, sciocca! Dovevo portare anche io una cosa a quella pazza là dentro >> disse, mostrando a Diana una grossa busta grigiastra.

All'improvviso, una voce urlante arrivò dalla casa, leggermente ovattata:
<< Ti ho sentito, stronzo! Non farmi scendere giù, sennò ti ficco una scheggia di vetro in un posto dove non sorge mai il sole! >>

Diana non potè fare a meno di ridacchiare a quella scena, dirigendosi verso l'interlocutore e tirandolo per un braccio verso la foresta.
<< Vieni, quel l'affare glielo porterai dopo, altrimenti scende giù  ed io non sono in vena di trascinare il tuo corpo inerme fino a Burgess >>

<< Credi davvero che mi farei battere da lei? >> le chiese Kevin, seguendola e trascinandosi dietro la busta con fare sconvolto, come se non potesse credere alle proprie orecchie.
Diana sbuffò, alzando gli occhi al cielo << Mai dire mai, mio caro >>

Kevin borbottò qualcosa tra i denti e Diana ridacchiò, iniziando ad inoltrarsi nel fitto della foresta, seguita dal ragazzo.

<< Oggi sembra una giornata perfetta per fare qualche casino >> commentò quest'ultimo, guardandosi intorno.
<< È sempre una giornata perfetta per fare casino, genio >> ribattè la ragazza, arrampicandosi agilmente lungo il tronco di un albero e facendo penzolare la gamba da un ramo.

<< Potresti gentilmente smetterla di fare la sapientona? Mi dà sui nervi >> disse contrariato Kevin, incrociando le braccia al petto ed assumendo un'espressione imbronciata.

<< Lo Spirito della Guerra, fonte di ogni litigio, potente aldilà di chiunque altro Spirito Minore... È infastidito? >> fece sarcasticamente Diana, saltando da albero in albero.

Kevin inarcò un sopracciglio, come per dire "fai sul serio?" << Beh, allora, visto che fai tanto la sapientona... Perché non mi fai vedere cosa hai imparato dalla nostra lezione precedente di tiro con l'arco? >>

Diana, sentendo quelle parole, quasi cadde da un albero. Riuscì a riacquistare l'equilibrio giusto in tempo, per evitare un romantico scontro con il terreno sotto cui si trovava.

Kevin scoppiò a ridere, facendole segno di scendere con aria di sfida. Diana sbuffò, saltando leggiadramente dal ramo ed atterrando sull'erba.
Gli strappò l'arco dalle mani ed inforcò la freccia, socchiudendo le palpebre e puntando lo sguardo sul tronco più lontano.

<< inspira ed Espira, concentrati solo sul tuo obiettivo. Immagina la freccia che lo colpisce, accertati che sia inforcata correttamente. Socchiudi le palpebre, se necessario e... Scoccala! >>

La voce di Kevin accese come una scintilla nel suo cervello; Lasciò andare la freccia, sentì l'adrenalina scorrerle nelle viscere, l'aspettavo va occuparle il cuore e... vide l'arma conficcarsi pietosamente nel terreno poco più lontano da lei.
La ragazza gemette, rendendosi conto di aver perso la sfida. Sentì Kevin ridacchiare alle sue spalle e ringhiò. Bastardo.

<< È stupida quest'arma >> commentò quindi, incrociando le braccia. Ora era lei quella imbronciata. << Non serve a nulla, le spade sono molto più utili >>

Kevin rise a quella scena, sorpassando la ragazza e rimuovendo a freccia dal terreno, contento di essere riuscito ad infastidirla.
<< Ed è qui che ti sbagli, mia cara >> rispose alla provocazione, tornando lentamente sui propri passi << L'arco può essere utilissimo per colpire un nemico da grandi distanze, ed è spesso molto più efficace di un taglio inflitto da una spada. Almeno, per quanto riguarda quelli che abbiamo noi nel regno magico. Quindi, se vuoi diventare una brava cacciatrice fino in fondo, faresti meglio a seguire i miei consigli >>

A quelle parole il cipiglio di Diana non fece che approfondirsi.
Era sempre più convinta che le spade fossero armi di gran lunga più efficaci e potenti rispetto ad arco e frecce.
Tuttavia Kevin aveva ragione: l'arco era un'arma utile per colpire i nemici da una distanza massima e forse il colpo inflitto da una freccia in volo  poteva essere più letale rispetto a quello ravvicinato di una spada.

<< Bene. >> borbottò quindi la giovane, strappando di mano al ragazzo la freccia ed assumendo la stessa posizione con cui aveva tirato prima. Nel fare questo, non si accorse che Kevin si era posizionato alle sue spalle, e non potè fare a meno di sobbalzare sentendo le mani di quest'ultimo ricoprire le sue ed aggiustare la loro posizione sull'arco.
<< Ecco, così... >> mormorò Kevin vicino al suo orecchio, e Diana rabbrividì sentendo il suo respiro sul collo e percependo il calore di un altro corpo dietro di lei; non era mai stata così vicina a Kevin, e la cosa la stava mettendo decisamente a disagio. Sentiva il suo cuore battere furiosamente contro la cassa toracica, quasi volesse fuggire, e le dita tremare leggermente. non si era mai sentita così.

<< Non riesco a concentrarmi se mi sei appiccicato addosso >> sussurrò, nella speranza di eliminare quel torpore che aveva iniziato ad avvolgerle le membra in una morsa da cui era impossibile fuggire.

Kevin ridacchiò, ed il suono raggiunse subito l'orecchio destro, provocandole un leggero prurito.
<< Ti rendo nervosa, per caso? >> fece il giovane e, anche se non poteva vederlo, Diana sarebbe stata pronta a scommettere che ci fosse stato un ghigno ad increspargli le labbra in quel momento.

<< No >> rispose quindi, socchiudendo le palpebre e stringendo i denti << Mi rendi irritata >>

Finalmente, dopo quelli che parvero secoli, Kevin si allontanò da lei e l'aria che non si era resa conto di aver trattenuto fuoriuscì dai polmoni, e tutto il suo corpo gridò sollievo.
<< Beh, direi che per oggi può bastare >> disse il ragazzo, facendo segno alla compagna di seguirlo << Vieni, andiamo a rapire qualche marmocchio >>
Sono completamente d'accordo con te, per una volta . Pensò la giovane, tirando fuori dal fodero la sua amata spada e restituendo l'arco al suo proprietario.
Una cosa era certa; sarebbe passato del tempo prima della loro prossima lezione.

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