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Capitolo 7

Mi chinai e raccolsi la lettera, improvvisamente nauseata, chiedendomi la ragione di tale corrispondenza, la quale, senza alcuna forma di dubbio, avrei preferito evitare.
Nulla avevo da dividere con Bradley Wilkinson ed ero determinata nel mantenere il mio atteggiamento restio e ritroso, quindi, con grande costernazione e diffidenza, strappai l'involucro di ceralacca, non senza prima essere avvolta dalle lenzuola del mio letto.
Trassi un profondo e rassegnato respiro e puntai lo sguardo su quello che doveva essere il mio nome scritto a caratteri obliqui e distorti.
Cara signorina Stevens,
so bene con quanto fastidio voi stiate leggendo questa mia, poiché il mittente non vi è di alcun gradimento, ma vi prego di non badare a questa caratteristica, nel corso della lettura.
Lunedì ho potuto notare quanta curiosità trapelasse dal vostro sguardo, circa il colloquio tenuto con vostro padre, pertanto non intendo escludervi dall'accaduto, poiché quest'ultimo, per quanto stentiate a crederlo, riguarda voi.
Alzai per un istante lo sguardo, fissando il vuoto stantio della stanza, riflettendo a ciò che non avevo ancora compreso.
Con i vostri genitori ho discusso del vostro comportamento riluttante nei miei confronti -che, però, devo ammettere che è sinonimo di grande audacia, e io ammiro le donne ardite- e mi hanno espressamente assicurato che esso muterà, se avessi accettato una proposta enunciatami dai vostri stessi genitori subito dopo.
Non amo chiamare la questione "affare" poiché risulterei ai vostri occhi superficiale e sgarbato, e non intendo dar modo a voi di formulare nuovi pensieri negativi al mio riguardo. 
Ed io ho accettato senza ripensamenti tale richiesta -che voi avreste senza dubbio rifiutato con grande determinazione- regalando loro un sorriso di apprezzamento.
Fissai la carta, confusa e infastidita da simili e inutili giri di parole.
Vi starete sicuramente domandando di quale natura sia questa proposta, quindi non desidero dilungarmi oltre.
I palpiti del mio cuore cessarono nel leggere l'orripilante frase successiva.
Sarò felice di aspettarvi all'altare, tra dieci giorni. Non avete di che preoccuparvi, poichè sono e sarò indubbiamente
Il vostro futuro marito.
Un gemito strozzato uscì dalle mie labbra e i miei occhi scioccati non cessarono di ossevare la sua frase di congedo, nonostante cercassi di convincere me stessa che tale lettera costituisse solamente un futile scherzo.
Le miei mani iniziarono a tremare e avvertii una scossa gelida concentrarsi sulle mie dita, ormai paralizzate dallo stupore; il mio corpo fu scosso da spasmi, barcollante, e le mie tempie iniziarono a pulsare fastidiosamente, tantoché non riuscii più a distinguere il mio stesso respiro affannato.
Oh! la morte mi apparve miracolosa, in quel momento.
Schiusi le labbra, portai le mani tra i capelli, stringendo tirannosamente alcune ciocche tra le dita e lesinai la mia pelle, con graffi isterici e disperati.
Dedussi che esso non fosse un semplice incubo, bensì una realtá acerba e deplorevole alla quale -ne ero sicura- non sarei sopravvissuta.
Esasperata ed incredula, accartocciai con foga lo scritto del signor Wilkinson e scagliai a terra il vaso di rose accanto al mio letto, che si frantumò in piccole schegge di vetro, pungenti e taglienti come il mio grido inconsolabile.
La mia voce afflitta riverberò fra le pareti della camera, giungendo nuovamente alle mie orecchie come un suono distrutto e cocente, il quale non riconobbi, tanto era struggente.
Iniziai a singhiozzare, posseduta dal tormento della situazione, e uscii dalla mia stanza, accennando con gesti spinosi alla lettera tra le mie mani.
Mia madre, spaventata e terrorizzata, si raddrizzò nel notare la mia figura sgomenta percorrere il corridoio e, quando giunse al mio cospetto, scossi il capo, esprimendo il mio dissenso.
"Madre..." La mia voce era strozzata. "Vi prego, io non posso sposare quel giovane!"
Come una voragine bollente, lacrime salate rigarono impetuose le mie guance e un brivido raggelante percorse i meandri del mio corpo.
"La decisione non spetta a te! La nostra famiglia sta crollando economicamente e -oh!- sciocchi e insensati sono i tuoi lamenti!" ribatté, voltandosi.
"Io non lo amo!" urlai, la voce di ghiaccio.
Ella trasalì. "E cosa importa? Imparerai ad amarlo!"
Ah! Sconosciuta era a mia madre la gravitá della situazione, poichè nella sua anima l'ammirazione per il giovane Wilkinson era più avida rispetto alla protezione nei confronti di sua figlia!
"Mai amerò Bradley Wilkinson! Mai giurerò fedeltá dinanzi a Dio accanto alla sua persona!" gemetti, dibattendomi furiosamente.
"Oh! Padre!" esclamai sussultando, quando vidi la sua figura robusta uscire dalla stanza dove era stata annunciata la mia rovina.
"Vi prego! Vi scongiuro! Annullate il matrimonio, non potrò mai essere felice al fianco del signor Wilkinson!" pronunciai le ultime parole con voce soffocata, straziata.
Mi gettai ai suoi piedi, graffiando il pavimento, il capo chino e gli spasmi più nitidi.
"Alzati, ti ordino!" Egli alzò il mento con atteggiamento imperativo.
Avevo smarrito le forze, tantoché fu mio padre, afferrandomi distrattamente per un braccio, a riportarmi diritta. "Quali sono le tue lamentele, figliola?"
Mi coprii gli occhi con le dita, scuotendo il capo. "Non voglio unirmi in matrimonio, quindi prego... voi di..." non terminai la frase, poiché gli innumerevoli singhiozzi mi impedirono di esprimere correttamente i miei pensieri.
"Il tuo carattere sfrontato non otterrà nulla! Ritorna nelle tue stanze e consuma in solitudine le tue lacrime!" gridò, indicando la mia camera, le sopracciglia incurvate in un'espressione adirata.
"Oh, no! Signore misericordioso, salvami!" rivolsi un appello al cielo, le mani congiunte in un gesto pio.
Mio padre si avvicinò, strinse la presa attorno al mio polso oramai dolente e mi accompagnò all'ingresso delle mie stanze.
Quale forza potevo avere in corpo dopo tanta sofferenza?
"Taci, e non osare ribattere, sciocca figlia ingrata!" Detto ciò, mi spinse nella mia camera, assicurando saldamente la serratura.
Mai avevo notato tanta rabbia sul suo volto adulto.
Come potevo unirmi in matrimonio con quel giovane tanto avvenente quando sfrontato? Non riuscivo ad accettare la sua presenza per un minuto, come avrei potuto farlo per tutto il resto dei miei giorni?
Appresi l'errore da me commesso nel giudicare la situazione di Bethan.
Ah, giudizio affrettato!
Mi ero sorpresa del suo gesto assurdo, considerando la sua giovane età troppo puerile per vivere un matrimonio, ma nella stessa misura in cui si giudica, si verrà giudicati!
Ed ora ero io il giudice affranto di me stessa.
Mai avrei potuto dividere il letto con Bradley Wilkinson!
Povera sedicenne quale ero, percossi la porta, agitando i pugni, ma dopo qualche attimo scivolai lungo la parete, accasciandomi sul materiale freddo del pavimento.
Urlai un'ultima volta, prima di chiudere drammaticamente gli occhi.

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Ho creato una nuova grafica, in bianco e nero, ma sono ancora incerta se usarla come copertina della storia, quindi chiedo il vostro parere. In ogni caso, nell'immagine è presente anche il signor Wilkinson!
Comunque, che ne pensate? Cosa accadrà alla povera Allyson?

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