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Capitolo 49

Osservai Bradley con sguardo bieco e interrogativo, poiché proprio non riuscivo a comprendere la ragione del suo precedente comportamento!

Egli, in risposta, continuava ad inspirare vorticosamente l'essenza del tabacco, incamerando la sostanza nelle sue fauci rosee, per poi sputarla dolcemente con le movenze simili alla più affascinante divinitá greca.

Probabilmente era il figlio di Afrodite e io non ne ero a conoscenza.

Le sue spalle erano addossate alla parete in pietra, salde e marmoree, eppure scorsi una vivida scia di tensione occupare la robustezza della sua schiena.

Persino la sua giacca sembrava restia alla giornata, viste le pieghe irregolari che aveva inciso sulla sua stoffa, pertanto la sua intera immagine appariva una dannata miscela di risentimento ed egocentrismo, dunque mi concessi alcuni istanti per ammirare l'abilitá con cui Bradley riusciva ad agitare la sigaretta tra i denti, per poi prendere quest'ultima tra le dita e allontanarla dal suo volto, lasciando spazio ad una discesa di fumo che offuscó il mio sguardo.

Oh, come era invitante il prufumo della sua pelle unito all'acidità dell'olezzo del tabacco!

Il fumo velò persino le iridi dei suoi occhi, e quel verde brillante si offuscò di un'intensa opacitá, la quale -miscelata al torpore del suo sguardo- rese un tale volto tra l'angelico e il demoniaco indiscutibilmente un enigma.

Notando come egli continuava imperterrito ad incamerare nei suoi polmoni una buona dose di suadente fumo, allungai una mano e afferrai con le dita l'estremità della sigaretta dalle sue labbra, benché avessi un inusuale timore di una probabile ustione.

Dopodiché, lanciai la stecca sul brecciato e vi posai innanzi il tacco delle scarpe, e ah! come ero soddisfatta!

Bradley fischiò, noncurante. "Ammirevole, davvero." osservò e, dopo aver sciorinato un sorriso sghembo, alzò l'interno della sua giacca e vi estrasse un'altra sigaretta.

Oh, la situazione doveva essere davvero complicata!

Il mio sguardo divenne una lunga lastra di ghiaccio, ed il suo, fulmineo, bastò per ardere il freddo dei miei occhi.

"Ho la ferma credulitá che con una sigaretta tra le labbra tu non riesca a spiegarmi cosa accade." Mi avvicinai a lui, il capo alzato per osservare la magnificenza del suo volto.

Egli espirò, una risata celata nel sospiro. "Ho sempre desiderato avere una moglie tenace, sai?" Aggrottò la fronte. "Ma il tuo desiderio di dominare la situazione tende davvero a sfociare in una scena molto ironica." Accarezzò una mia guancia, divertito ma estremamente teso.

E il suo toccò bastò per disintegrare i miei eccessi di ira, così come le mie turbolenze cessarono nel vederlo dirigersi all'ingresso delle scuderie.

Oh, allora, solamente un futile attimo di disagio aveva provato!

Il mio cuore si risollevò beatamente.

Ma crollò nuovamente nella confusione, quando egli parlò: "Signori Stevens, è stato un'enorme piacere beneficiare della vostra presenza, benché per un breve lasso di tempo." Bradley allargò le braccia e scrollò teatralmente le spalle, per poi congiungere con un acuto schiocco le dita. Un gesto indulgente? "Ma ora, chiedo un immenso perdono, io e vostra figlia dovremmo ripartire alla volta di Eversholt." Accennó un debole sorriso, che svanì quando notò lo sguardo stranamente investigatore di Vincent, il cocchiere.

Mia madre schiuse le labbra, evidentemente desiderosa di replicare con i suoi estenuanti inviti a rimanere per pranzo, mentre mio padre issò il capo e squadró mio marito, la mascella tesa, per poi annuire perplesso.

E, addietro, io sussultai a tali parole, dunque mi avvicinai a Bradley e afferrai il suo braccio, obbligandolo a chinarsi alla mia portata. "Suvvia, per quale ragione mai dovremmo ripartire? I miei buoni genitori erano così propensi ad avere la nostra compagnia, in giornata!" mi lamentai al suo orecchio, talvolta avvicinandomi -forse in maniera assai eccessiva- per lasciarvi flebili carezze con le labbra.

Era ovvio come anch'egli trasaliva vistosamente alle mie improvvise carezze, eppure era così ligio a dimostrare impassibilitá e parsimonia!

Signore mio, quali comportamenti dovrò adottare con un giovane tanto vulnerabile quanto funesto? mi ritrovai a pensare, lo sguardo segretamente rivolto verso il cielo.

Bradley si voltò lentamente e il suo sguardo mi lacerò. "Quando enuncio una decisione non tollero essere richiamato o smentito, chiaro?"

Quanta autorevolezza, santa pazienza!

Deglutii.

Tuttavia, egli sembrò pentirsi per il tono eccessivamente solenne e arrogante a me rivolto, ma il suo orgoglio era troppo desto per pronunciare richieste di perdono.

Dunque, chinai il volto e annuii, mortificata, domandandomi se -forse- sarebbe stato migliore io tacessi per sempre, vista la mia evidente incapacitá di rattoppare situazioni smembrate.

Bradley si congedò con un breve cenno del capo, e io fui costretta a seguirlo solennemente, poiché egli posò una mano sulla mia vita e mi strinse a sé.

Ecco, la sua indiretta richiesta di perdono!

Eppure, ora, lo amavo così immensamente da poter scusare persino il più temibile degli atti impuri!

E non sapevo se, l'amore, fosse in sé una forza o una debolezza.

La camminata del signor Wilkinson era molto frenetica, egli correva, mia Grazia!

E non permise neppure al cocchiere di aprire la portiera della Berlina, giacché fu egli stesso ad abbassare lo scalino con un movimento iroso ed esperto.

Mi donai un istante per osservare il suo volto, prima di accettare la sua mano per salire in carrozza.

La sua espressione era gelida e distaccata.

Impenetrabile. Ecco il termine adatto!

"Io non ti comprendo, davvero!" Una volta seduta sul sedile, mi abbandonai ad un ristretto sfogo di incredulità.

Egli reclinò il capo e chiuse gli occhi, sospirando rumorosamente, le gambe aperte e l'espressione esausta. "Allyson, io..."

Scossi il capo. Per quale ragione ero sull'orlo delle lacrime?

Combattiva devi essere, Allyson! mi incitai.

E rimasi in silenzio, tentennante, poiché desideravo baciare le sue labbra e osservare sadicamente la sua dolce fisionomia nel medesimo istante.

Ma, dato il mio frenetico agitarmi, sapevo quale era il mio desiderio principale, tuttavia, mai potevo ammetterlo!

Un lungo tratto di strada fu avvolto dal silenzio più nauseabondo, mentre io mi concedevo il lusso di osservare almeno una parte di un immenso splendore della natura!

Il sole salutò le campagne del Bedfordshire, fiero di una così salda e disperata astinenza della sua presenza nutrita dalla vegetazione delle pianure.

La mia guancia era addossata al finestrino, pertanto avvertii una scossa gelida percorrere la pelle delicata dei miei zigomi.

"È tornata..."

Quando mi voltai, vidi Bradley piegarsi e posare il mento sulle sue mani.

"Chi? Di cosa stai parlando?" domandai.

"Mia madre!" sbraitó, divincolandosi sul sedile, egli stesso preda delle sue sensazioni.

Oh, santa Vergine! La madre di Bradley? Lady Wilkinson?

I miei ricordi sfociarono alla consunta fotografia da me trovata nella vecchia dimora londinese di mio marito, dunque sussultai, poiché la sorpresa era molto avida di spiegazioni e risposte a domande non ancora formulate!

"Come è possibile? Io non" balbettai. "capisco."

Il giovane sospirò, alzando lo sguardo al cielo, come se pregasse il buon Dio di far sì che io comprendessi la novitá della situazione, dopodiché prese il capo tra le mani, decidendo poi di ricomporsi per celare la sua innata sofferenza. "Il cocchiere dei tuoi genitori è colui che ha deciso di strapparmi mia madre -nonostante riconosca che egli non abbia l'intera colpevolezza della vicenda- per una sciocca fuga d'amore!" Egli parlò con voce possente, le parole sfuggivano adirate tra i denti. "E la sgualdrinella? Oh, la sgualdrinella ha abbandonato suo figlio per un uomo tanto viscido e detestabile. Evidentemente, la sua follia lo ha reso anziano prima del tempo: può vantare di avere una capigliatura bianco splendente a quarant'anni." Bradley ghignò sommessamente e lessi nei suoi occhi una vivida perfidia dovuta alla rabbia, quel sentimento avverso che covava da nove anni, e che ora, oh! scivolava convulsamente dai meandri del suo cuore.

Mi avvicinai alla sua immagine, quasi strisciando, e posai le dita sulle sue, gli occhi realmente brillanti di una luce soffusa e speranzosa. "Quale buona notizia! Abbraccerai nuovamente tua madre! Ne hai così bisogno!" Strinsi maggiormente la presa attorno alle sue dita, con il segreto intento di infondere calore alla sua anima.

Egli inclinò il capo e, quando alzò gli occhi, le sue ciglia sfiorarono le mie, in una danza lenta e maledettamente ansiosa, bramante pace. "Mi auguro che un dì, qualora dovessi avere una buona fanciulla come figlia, ella sia totalmente differente da lady Wilkinson." Pronunciò simili parole con un sibilo disprezzante fra le labbra. "Bensì la educheremo come una dama di buona presenza, virtuosa e colta come la madre."

Mio dolce amore! Come riusciva ad esternare il suo profondo legame con parole delicate e sinuose, tanta era la bontá del suo cuore!

Egli aggiunse: "Che quella donna perfida si allontani dalla mia persona e dalla mia famiglia!"

Sussultai nell'udire un termine così generale, poiché il pensiero che -nonostante le numerose vicissitudini avverse, alcune delle quali oltrepassate con gloria- egli reputasse la nostra coppia una salda famiglia mi rinfrancò il cuore, e giurai a Dio di non spezzare mai quel legame che ci aveva uniti!

"Ho bisogno di una persona." sussurrò Bradley sulle mie labbra. Dolce carezza del Paradiso! "E non è mia madre."

***********

Troppo orgoglio o un cuore troppo ferito ha Bradley?

Cosa accadrá nel prossimo capitolo?

Allyson indagherá nuovamente o comprenderá i pensieri del marito, ponendovi una pietra sopra?

Votate e commentate!

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