Capitolo 45
Fui travolta dal più vivido stupore, poiché ero consapevole di aver pronunciato parole istintive, senza lasciarmi guidare dalla ragione umana, pertanto non avevo -come invece erravo credere- portato una mano alle labbra, oh no!
Non avevo più necessitá di coprire la veritá.
Bensì, avevo portato una mano al cuore, come ad assicurare me stessa che una simile rivelazione fosse scaturita da esso.
E così fu, infatti.
Questo -giovane cuore palpitante del più autentico e intenso sentimento l'anima umana potesse mai provare- iniziò a sussultare, tantoché avvertivo chiaramente il suo frenetico pulsare riverberare nelle mie orecchie.
Avevo definito il mio -oramai, inutile negarlo- amore per Bradley come la bellezza più ammirevole del mondo, e fui costretta a reprimere un sorriso, giacché non credevo di poter nutrire un affetto così saldo e nascosto per un simile individuo tanto scaltro quanto spiritualmente insicuro.
E lodai Dio.
Non maledissi nessuno, nulla.
Provai solamente gratitudine.
La veritá era stata svelata, io l'avevo svelata.
E ora era lui -portai nuovamente una mano al petto- a dover scovare un finale adatto alla situazione.
Pertanto, non curandomi della compagnia abbandonata in balìa delle mie parole, lasciai la sala con una corsa frenetica, palpitante ed estremamente sentimentale, notai.
Il corridoio appariva d'un tratto distorto.
La mia vista era offuscata proprio quando i miei sentimenti iniziavano a divenire meno flebili e maggiormente nitidi!
Quali stranezze!
Alcuna analogia v'era con la realtá a me circostante e le mie sensazioni, quando mi accostai alla porta delle mie stanze, scivolandovi innanzi.
Il mio corpo sfiorò il materiale freddo del pavimento, e mi ritrovai ad incidere esso con le unghie, ora fauci e artigli del falco più condiscendente della natura animalesca.
Chiusi gli occhi: i suoni, i rumori si attenuavano ai miei sospiri increduli, così come essi descrivevano un'aria improvvisamente carica di tensione nelle camere.
Dopodiché mi alzai, non senza aver prima assicurato la stanza con il chiavistello -poiché oh, proprio non volevo udire le loro estenuanti domande!-, ed osservai il mio riflesso allo specchio.
Era un'altra giovane, quella dinanzi a me.
Santo Cielo, quale differenza!
Ella, stranamente, covava nello sguardo una maggiore sicurezza, eppure in essa celava una sorta di diffidenza che qualcuno avrebbe avuto l'arduo compito di dover spezzare.
Il nome di mio marito, dunque, iniziò a vibrare nella mia mente.
E oh, allora! lo amavo?
Era amore? Quel vero amore per cui versare lacrime, sfoderare sorrisi e sacrificare la propria vita a favore della propria metá, una parte mancante di un unico insieme, saldo, ferreo, indistruttibile?
Mia Provvidenza, dammi una risposta! pregai.
E quando il vento spalancò furiosamente le vetrate della stanza, trascinando con sé le foglie smeraldate dalle più verdi sfumature, come a riprendere maternamente i miei sciocchi dubbi, compresi.
Sì, era amore.
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Il dì seguente, chiesi espressamente alla buona Dorothy di declinare ogni visita potesse riguardare una domanda riguardo il mio stato d'animo, giacché in solitudine avrei dovuto continuare le mie riflessioni!
In assenza di Bradley, mio malgrado. Egli non aveva fatto ritorno, pertanto iniziai a nutrire delle forti apprensioni, poiché oh! non avevo trascorso un paio di notti senza poter sfiorare la sua pelle al mio fianco, come egli mi aveva assicurato, no.
Ma tre cieli bui senza Bradley
Le stelle non brillavano più della stessa luce, poiché essa divenne tenue, troppo. Gli intensi bagliori erano svaniti, come i miei dubbi, e non seppi se ponderare ciò una caratteristica positiva, o un'ulteriore problematica da affrontare.
Perché, d'un tratto, le bellezze della natura non erano più tali dinanzi ai miei occhi?
Bradley ne era la fiamma, la fonte, un essere racchiudente in sé angelo e demone, l'essenza più vera delle due facce umane, verso le quali nutriva orgoglio e considerazione.
Egli era amore e odio.
Luce e tenebra.
Gioia e tristezza.
Luciditá e sfrontatezza.
Dolcezza e arroganza.
E non potevo scegliere quale particolare prediligere.
Lui era me.
Allyson, lui fa parte di te, disse la mia anima.
Tuttavia, una volta giunta la sera, nonostante avessi declinato formalmente la visita affabile di Dana, spiegando però di apprezzare i suoi intenti di rendere la mia anima più gioviale, avevo deciso di continuare nel mio imperterrito compito di decifrare cosa Bradley fosse per me.
Ma egli non era altro che amore.
Il mio, sussurrò furtivamente il mio inconscio, ma lo zittii ben presto.
Non provavo più piacere neppure nella lettura, la mia -da sempre- più carica fonte di energia pura, poiché non avevo più l'immagine verso la quale riversare le mie fantasie fanciullesche, benché esse fossero molto spesso poco illibate.
Pomeriggio.
Crepuscolo.
Sera.
E alcuno scalpitio di zoccoli di cavalli aveva irrotto nel cortile.
E quindi panico! Ansia!
Quale ritardo!
Avrebbe certamente potuto tardare un giorno, poiché Londra era sempre molto trafficata e colma di confusione, ma due notti, oh! erano troppe!
Tantoché non fui padrona dei miei comportamenti, quando -avvolta dalla mia sola veste da camera- scostai repentinamente le lenzuola del letto, in un gesto disperato, quasi macabro, e mi diressi alla porta, ansimante.
Dove era il respiro, mio Dio?
Pertanto schiusi le labbra, sperando di assimilare un poco di aria pulita, ma solo lo stantio della sua assenza aleggiava in essa.
Era una notte stranamente fredda, la quarta.
I miei singhiozzi risuonarono impetuosi nel corridoio, una mano sulla maniglia della porta e le gambe piegate in una posizione di attacco -o difesa? -.
L'uscio della camera di Dorothy, poco distante, venne velocemente aperto. "Signora Wilkinson!" La donna avvolse le spalle con una mantella stinta e dipinse il suo volto di un'espressione confusa, perplessa e apprensiva, dopodiché accorse nella mia direzione, i passi piccoli ma frenetici e la figura troneggiante nel buio flebile del corridoio.
I lumi proiettavano la sua ombra distorta sul pavimento, allungandola e deformandola, in figure tanto demoniache quanto rassicuranti.
Ella continuò ad avanzare, osservando il mio sguardo sbarrato con timore ma deferenza, dopodiché -una volta giunta al mio fianco- accarezzò il mio braccio, sperando di trasmettervi quel conforto che non arrivò.
"Cosa vi fa la vostra anima qui, in piena notte, sembrando quasi disperata?" Dorothy scostò una ciocca di capelli dal mio viso.
"Dov'é Bradley?" riuscii a sussurrare, la voce uno stridulo acuto.
"Suvvia, farà ritorno, un viaggio di pochi giorni per lavoro, non agitatevi, permettetevi di consigliarvi di tornare nelle vostre stanze."
Scossi il capo, poiché oh, no! Non accettavo consigli, ora.
Mio marito, ah! dov'era?
Iniziai a divincolarmi, per avanzare, con la povera donna che tentava inutilmente di sorreggere il mio corpo, provando inoltre a soffocare le mie urla con le sue affabili carezze.
Ma Lucifero aveva preso il sopravvento.
M'immobilizzai quando un ricordo scosse la mia mente.
È l'uomo più desiderato, ricco e di bell'aspetto dell'intera Inghilterra, Allyson. Non ti è forse conosciuta la possibilitá che egli venga assassinato in un'etá così prematura?
Le parole di mia madre furono come una lama ardente in procinto di spezzare le filatura dell'ultima speranza che covavo.
Iniziai ad ansimare, a boccheggiare e portai una mano alle labbra per reprimere un grido di sconforto.
Dopodiché urlai e mi accasciai a terra, inerme, le lacrime che solcavano con furore le mie guance, e i pensieri oramai marci in sintonia con il mio cuore stanco. "Bradley, oh, no!" Pianto disperato!
Infilai le dita tra i miei capelli ed iniziai a strapparne alcune ciocche, riversando il mio terrore su di esse.
Dorothy portò una mano tra la sua -ancora- folta capigliatura, come a domandarsi la ragione di un mio simile comportamento, ma non avrei potuto rivelare nulla che le mie orecchie non sarebbero riuscite ad udire.
Stranamente, iniziavo ad avvertire l'odore di morte.
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Povera Allyson! Il terrore inizia ad avvolgerla proprio quando comprendere di amare Bradley!
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