Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo 37

Le mie dita si aggrapparono arrogantemente sul davanzale interno della stanza. Talvolta mi concedevo l'inebriante sensazione di avvertire la perdita dei sensi, ogni qualvolta mi sporgevo troppo e osservavo il vuoto che torreggiava intorno a me.

La notte era così fredda e tenebrosa! Riuscivo ad avvertirne l'odore di morte e, come se il mio cuore non fosse già abbastanza disastrato, un simile pensiero mi confortava.

Che sapore, che aspetto aveva la morte? Era forse più accomodante della vita e della realtà? Oh, non potevo saperlo, poiché gli attimi bui della mia vita stavano scendendo una lunga strada ripida verso il degrado.

Una strada dove non avevo né appoggio, né accompagno, ah! non più, oramai!

Chiusi gli occhi lentamente, donandomi il piacere di avvertire il leggero carezzevole tocco delle ciglia sugli zigomi, eppure sapevo così bene che, l'unica sensazione che avrei preferito sfidare, era quella del vento gelido sulla pelle!

E così lo feci. Quel pensiero furibondo e assurdo sfiorò i meandri della mia mente.

Afferrai i lembi dei lenzuoli sbiaditi a me affiancati e li posai sul mio petto, inspirandone caldamente e con avidità il profumo, come se esso potesse essermi di ristoro. Dopodiché li lanciai nel vuoto.

Povera Allyson, come vivi nei sogni! borbottai, rivolta alla mia dannata coscienza priva di senno.

Fuggire da una barriera così impenetrabile sarebbe, forse, stato utile?

Come torturavo involontariamente la mia povera vita, e oh! cosa avrebbe pensato Bradley, quando non mi avrebbe vista più far ritorno?

Perché ecco dove mi aveva condotta la Divina Provvidenza! Ad elaborare una futile fuga e, per quanto i miei pensieri razionali tentavano di impedire le mie assurde gesta, il mio controllo era svanito, così come l'odore di morte che sembrava non aleggiare più nell'aria stantia della notte.

Osservai il panorama dinanzi a me: era così difficile scorgere e distinguere le fronde degli arbusti dall'oscurità del firmamento!

Quanto lontano si era spostato, ora, il bosco?

Potevo gioire, quando constatai che la stanza in cui sostavo si affacciava al retro del palazzo, di conseguenza sarei risultata inosservata o, almeno, così pregavo Iddio, giacché in un simile momento di follia, solamente stringere le dita attorno al tessuto del lenzuolo mi era di apprensione.

Le mie inutili riflessioni non mi avevano dato l'accortezza di sistemare la mia veste da camera, quando oramai il mio corpo pendeva nell'aria, aggrappato e stretto ad un lenzuolo. Quest'ultimo era stato assicurato a quella che mi era sembrata essere l'inferriata più salda della finestra, eppure un timore così vivo si faceva largo in me!

Avrebbe retto il mio peso? Ma no, mio cuore, non il peso del mio esile corpo, oh no! pensai.

Il peso dei miei turbamenti.

Alzai lo sguardo, e l'incredibile distanza equa tra le vetrate che avevo appena oltrepassato e il suolo, mi fece trasalire, tantoché serrai la mascella e chiusi gli occhi.

Perché avevo sperato di avvertire sui fianchi le braccia robuste di Bradley che mi avrebbero portata in salvo?

Perché facevo ancora affidamento su un simile giovane irrispettoso?

Incrociai le gambe attorno al telo, seppur continuando a sorreggermi maggiormente con l'ausilio delle braccia, le quali andavano spostandosi sempre più giù, sino a che, ad un certo punto, espirai di gioia quando il mio alluce sfiorò il brecciato retrostante l'androne.

Lasciai che i miei capelli fossero trasportati dalla furia del vento che imperversava. Esso, accanito e burrascoso come il combattente più volitivo di una guerra, schiaffeggiava le corolle di quei fiori in cortile da me tanto amati.

Poteva così rapidamente, a volte, la natura, mutare aspetto!

Ed era così ovvio, eppure! Chi eravamo, noi umani, per tentare di sovrastare l'imponenza di una natura così ferma e risoluta?

Mai, prima di allora, avevo visitato così intensamente l'altra faccia della medaglia della mia -oramai- dimora. Il retro del palazzo appariva molto più tenue e meno sofisticato del dirimpetto, poiché, evidentemente, non aveva mai ospitato un'incontenibile folla di nobili e, pertanto, un eccessivo sfarzo non avrebbe giovato neppur finanziariamente.

Nonostante ciò, quando alzai lo sguardo, la luna mi scrutava con le sue occhiate di raccomandazione, quasi come fosse una madre affidabile ed estremamente protettiva che mai avevo avuto al mio fianco.

Così mi strinsi nelle spalle; le mie dita iniziarono ad accarezzare le mie braccia, mentre sapevo del mio impressionante pallore dipinto sul volto. Tuttavia, nel mio frenetico pensare, mi ritrovai dinanzi ad un cancello in ferro battuto, dunque ringraziai il buon Dio di una simile notizia, poiché, con mia grande sorpresa, nessuna guardia vi sorvegliava.

Oh, Cielo! Come mi sentii smarrita quando oltrepassai la cancellata!

Spesso osservavo alle mie spalle, poiché avevo come la strana sensazione di essere pervasa da un vortice di spossatezza, amarezza, disperazione e ogni sensazione succube della tristezza potesse addirsi al mio stato d'animo.

Poco dopo, trovai dinanzi a me due scelte, poiché esse si prospettarono ai miei occhi come tali.

Voltarsi o avanzare? Questo era il dilemma!

Oh, Shakespeare, poco mi comprendi! esclamai.

Benché il mio cuore fosse demolito, mi obbligai a tentare di allargare il mio volto in un sorriso, eppure le parole di Bradley continuavano a contemplare erroneamente la mia mente, nonché il ricordo delle sue sciocche e deplorevoli azioni.

E sì, vi ho mentito.

E sì, signor Wilkinson, mi avete distrutta! avrei dovuto replicare, poiché, per quanto negassi la verità evidentemente, le sue azioni mi avevano frantumata.

Così lasciai che le mie gambe avanzassero verso l'oscurità.

Il bosco era desolato, ma che sciocca fui a fare di questo particolare un qualcosa cui gioirvi! Vi poteva essere, forse, una a me similare anima affranta intenta ad aggirarsi per una ricca e folta vegetazione che, illuminata dai bagliori della luna, appariva costantemente demoniaca?

Oh, no! E quindi urla al cielo la tua disperazione, Allyson! mi esortai, eppure riconobbi nella voce dei miei stessi pensieri un sentore infernale e malvagio, come se quest'ultima volesse spingere il mio corpo e la mia anima in un baratro profondo.

Il manto non era più celeste, come lo avrei ammirato una manciata di ore prima dalle larghe terrazze del palazzo. Era nero, quasi dipinto dello stesso inchiostro con cui scrivevo le mie carte.

Il mio pudore si sentiva ancor più violato dinanzi ad una simile solennità, giacché il vento sembrava sferzare disumanamente la mia pelle, e non vi avrei certamente potuto trovare conforto, in una simile oscenità.

Le mie gambe, quindi, cedettero, e le mie ginocchia colpirono con un tonfo sordo il pantano miscelato alla melma, e infilai le mie unghie su di esso, graffiandolo e lacerando la sostanza viscosa della mota, sperando di ferire qualcosa di solido, così come era affranto il mio cuore.

Chinai il capo e portai le mie dita impregnate di poltiglia al viso, e poco mi curai della vista appannata che ebbi una volta riaperti gli occhi, poiché mai avrei potuto scorgere una scia luminosa in una simile tempesta di tenebra.

Il vento iniziò ad urlare e a rendere vittime dei suoi artigli ricurvi foglie innocenti, strappate così precocemente alla loro debole vita!

Atrocità! Solo atrocità riuscivo a scorgere!

Dove eri nascosta, mia tanto ricercata felicità? Per quale ragione mi lasciasti sola in balìa di una selva oscura?

Eppure ero certa che Dante avrebbe deriso i poveri pensieri e la futile sofferenza di una stolta sedicenne quale me, giacché non potevo affatto reputarmi differente.

Allungai un braccio e sfiorai l'essenza salda e scabra di un arbusto, mentre tentavo di aggrapparmi a quest'ultimo con le mie poche forze rimaste, ma era così ovvio che ogni mio tentativo sarebbe stato vano! Quindi iniziai a gemere e a singhiozzare, sconfortata, eppure il mio volto non riusciva a bagnarsi di lacrime, poiché ero sicura esse si fossero esaurite.

Il mio animo, la mia mente, il mio cuore, la mia essenza, il mio pudore e il mio inconscio erano stati feriti e frantumati da un individuo reputabile umano agli occhi altrui.

Bradley.

E da egli dovevano essere cicatrizzati.

Un colpo di arma da fuoco riverberò fra il vuoto a me circostante.

Alzai lo sguardo, il piglio intimorito ma improvvisamente felino, posto sulla difensiva di un forse improbabile pericolo.

Mormorii poco distanti.

Due figure indistinguibili si aggiravano nelle tenebre.

Passi sempre più vicini.

Arretrai, dopodiché trasalii.

Qualcuno commentò sommessamente e con sottigliezza riguardo alcuni singulti e lamenti.

I miei.

****************************

E cosa accadrà ora all'esausta Allyson? Chi sono le due figure?

Come si concluderà la tragica vicenda?

Votate e commentate!

Leggete 365 Days di somethingreat8!

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro