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Capitolo 32

Tornammo nel Bedfordshire quando la luna era oramai in procinto di abbandonare il manto celeste, per lasciare il posto ad un lieve bagliore solare mattutino.

Nonostante le ripetute insistenze di Bradley, avevo deciso di non lasciarmi abbagliare dalla sonnolenza, poiché il mio desiderio di ammirare le coste inglesi immerse nel vuoto notturno era una tentazione cui cedetti facilmente, eppure, in prossimità dell'antica Woburn, le mie palpebre non ressero e crollai in un sonno profondo, per la felicità di mio marito, il quale -una volta giunti a casa- poteva gioire all'idea di prendere il mio corpo tra le braccia per coricarlo sulle lenzuola del nostro letto.

Tuttavia, con suo visibile dispiacere, fui destata dallo scroscio degli zoccoli dei destrieri sul selciato, pertanto Bradley si avvilì assieme al suo malizioso scopo, al quale però, sorrisi.

Benché tentasse di negare e celare la sua evidente stanchezza, il giovane era molto spossato per il lungo viaggio e -pensai- anche per la potenza delle parole che aveva pronunciato, quindi si coricò al mio fianco, una volta giunti in camera, e non fummo svegliati sino alle tre del pomeriggio.

Una pena così avida provai nei suoi confronti, quando aprii gli occhi e osservai il suo viso sprofondare sul cuscino, come indebolito dagli intenti di conquista che mi riservava!

Quando fu sera, decisi di impugnare la penna e scrivere del lungo viaggio nell'Essex e della felicità che, probabilmente, si era prospettata dinanzi a me alla vista di un mare tanto limpido e silenzioso quanto burrascoso. Eppure -oh!- amavo i tumulti delle acque!

Essi così tanto somigliavano al mio animo!

Nonostante ciò, mi adirai quando trovai difficoltà nel trovare l'ultima carta da me incisa con inchiostro nel cassetto dello scrittoio, poiché -ah!- non ricordavo di aver riposto quest'ultime con un tale soqquadro!

Probabilmente ero più scombinata negli atteggiamenti di quanto credessi!

Trascorsero sei giorni, dove Bradley tornò ad occuparsi dei suoi affari, nei quali aborrivo l'idea di infiltrarmi, dunque non potevo trovare altro impiego differente dalla scrittura poiché, come diceva la buona signora Stuart, la cultura e la salvaguardia dei propri pensieri e idee sono virtù che, se incise su carta, acquistano più valore, pertanto tentai di trovare un contesto narrativo nella trasposizione delle vicissitudini che, ogni dì, accadevano in casa.

Credetti, inoltre, di non aver mai scritto nulla di veramente esaustivo per la mia felicità, se non la descrizione della gioia provata dinanzi alla vista della spiaggia dell'Essex, e aggiunsi enunciando la mia gratitudine nei confronti del signor Wilkinson, del quale però potevo avvertire la presenza al mio fianco solamente nei minuti di pausa, nonché la sera, dove il suo sguardo famelico sembrava essersi rabbonito un poco.

Talvolta mi beavo della compagnia della buona Dorothy che, nonostante i numerosi impieghi nelle faccende domestiche, sosteneva di essere compiaciuta all'idea della mia confidenza nei suoi confronti, benché avesse un bel daffare, eppure sapevo bene di non poter trattenere la sua povera persona in balìa dei miei racconti e dei miei pensieri, quindi mi accingevo anche a visitare e a scrutare i volumi riposti nella biblioteca della casa, sperando che simili passatempi potessero essermi fruttuosi.

Quel pomeriggio, dopo aver consumato il pranzo, ragionai sul fatto che da molte ore, oramai, Bradley aveva annunciato la sua uscita per -ovviamente- questioni lavorative, e mi chiesi, stranamente, a che ora della sera avrebbe avuto intenzione di fare ritorno.

Sedevo su un piccolo sofà, immersa nell'aria umida ma filosofica della biblioteca, reggendo un volume di Richardson tra le mani, quando udii la porta adiacente alla stanza spalancarsi. Pochi istanti dopo, notai dalle vetrate trasparenti come Dorothy fosse intenta a bussare timidamente, quindi la invitai ad entrare.

"Prima che voi possiate pronunciare altro, vi prego di informarmi riguardo l'uscita di mio marito." dissi istintivamente alla donna, in un unico respiro, alzandomi e poggiando il romanzo su un tavolino da tè inglese. "Sapete quando farà ritorno?"

Dorothy sembrò barcollare, e ne conobbi subito la ragione!

Non avrebbe, forse, immaginato, la mia apprensione riguardo l'eccessivo ritardo di Bradley, ma -oh!- neppure io vi trovavo una giusta risposta!

"Io, signora, con tutta onestà e deferenza, non glielo saprei dire..." balbettò, intrecciando le dita, visibilmente imbarazzata e stupita dalla mia insolita richiesta.

Annuii, non volendo dare alla buona cameriera un ulteriore motivo per reputarmi strana, e attesi che ella esponesse la ragione per la quale aveva fatto irruzione in biblioteca, interrompendo -benché gentilmente- le mie letture. "Ma ditemi, quale buon vento vi porta qui?"

"Vedete, signora, c'è una visita per voi."

Trasalii, tra gioia e stupore, mio Dio! "Oh, una visita, dite? Il mio buon padre!"

Dorothy arrestò con una mano la mia frenetica corsa verso la porta. "No, mia bella ragazza, non è vostro padre."

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Scusate il capitolo corto, ma è di passaggio.

Chi sarà alla porta?

Votate e commentate!



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