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Capitolo 30

In tarda mattinata, dopo aver consumato il pranzo, Bradley aprì le ante dell'ampio armadio e ne estrasse una lunga giacca -la mia preferita, inoltre, poiché essa aveva la capacità di fasciargli i fianchi divinamente- e alzò il capo in maniera altezzosa, per poi osservare il suo riflesso allo specchio, accanto al mio. "Vestitevi."

 Mi voltai e lo osservai con sguardo dubbioso, tentando tuttavia di celare il mio imbarazzo al ricordo della sera precedente.

 "Ho dato ordine a Taylor di preparare una carrozza, giacché ho intenzione di partire in vostra compagnia."

 "Ebbene, e per dove?" domandai, e non seppi se essere esaltata all'idea di lasciare la dimora o se, per giunta, quella di partire assieme a Bradley.

 "Oh!" esclamò, sorridendo sadicamente. "Non ho alcuna intenzione di svelarvi la meta..."

 Annuii e, avvolta da un muro d'ironia, risposi dicendo: "Ah, bene! Allora non lascerò questa stanza!" Arretrai e mi sedetti sul letto, le mani congiunte tra le gambe, onde evitare che il suo sguardo potesse ricadere sulla mia veste. "Chissà che voi non vogliate portarmi in un posto lugubre per -ah!- scopi differenti da semplici gite!" ammiccai, fingendo disperazione e risentimento.

 Bradley alzò il capo per soppesare le mie parole e, evidentemente, per riflettere sulla sua prossima reazione, e rimase per un bel po' di tempo diritto dinanzi alla mia immagine, le mani infilate nelle tasche con un sincero atteggiamento ribelle. Dopodiché si chinò velocemente verso di me, poggiando le braccia ai lati del mio corpo: il suo naso accarezzò la mia guancia, mentre iniziava a parlare osservando i miei occhi. "Vedete quello scrittoio? Ho buoni ricordi legati a quel mobile e, chissà..." sussurrò. "magari preferite restare alla villa per viverli nuovamente in mia compagnia, che sciocco! Perché non vi ho pensato prima?" ammiccò allo scrittoio alle mie spalle, lasciando delle lievi carezze sulle mie spalle, tuttavia non avrei permesso che, ora, alla luce del sole, egli notasse il fuoco sul mio viso! Pertanto mi alzai velocemente, congiungendo nervosamente le mani in grembo.

 Egli inarcò un sopracciglio e mi osservò, divertito e quasi deliziato dalla mia reazione.

 "Allora vi prego di lasciare la stanza, poiché intendo vestirmi." mormorai.

 Bradley fece oscillare le gambe nel camminare in circolo per la stanza, nonché scoccare nervosamente, ma con disinvoltura, la lingua sul palato. Con mia sorpresa, prese tra le mani uno scialle bianco accasciato sulla poltrona e lo lanciò verso di me delicatamente, affinché lo afferrassi. "Copritevi le spalle con questo, poiché ho come la sana intuizione che non troveremo un caldo equatoriale, una volta giunti alla nostra meta, e non potrei mai permettere che mia moglie si ammali," Si avvicinò al mio viso. "giusto?"

 "Giusto." Posai una mano sulla sua schiena e lo spinsi leggermente verso la soglia della stanza ed un sorriso innocente apparve sul mio volto.

Non impiegai molto tempo per indossare un lungo abito color ghiaccio -probabilmente come i miei pensieri- dalle larghe maniche a pagoda, le quali mi permettevano di nascondere le braccia ogni qualvolta mi sentissi osservata e in preda a un dubbioso disagio.

Scorsi la figura robusta di Dorothy accorrere con difficoltà nella mia direzione, poiché la donna risultava molto affaticata dalle estenuanti faccende domestiche, e nel precipitarsi, talvolta, arricciava il tessuto del suo grembiule e accarezzava la sua fronte imperlata di sudore. "Oh, mia buona signora! Fermatevi, ve ne prego!" ansimò, pertanto feci come ella mi chiedeva.

Alle sue parole, alcuni passi, nella sala d'aspetto, si destarono.

"Ditemi, sembrate così esausta, Dorothy!" dissi con tono apprensivo, poiché la donna mi ricordava così tanto la buona signora Stuart! "Dovreste riposarvi."

"Oh, no, mia signora! Piuttosto, cara e bella fanciulla, vorrei chiedervi se potrei accompagnarvi, in carrozza, sempre che il mio ausilio vi sia di supporto..." Tuttavia, nonostante le sue eccellenti intenzioni, venne interrotta dalla voce potente e grave di Bradley, repentinamente accorso dall'androne della dimora -evidentemente per accertarsi che non stessi discutendo con nessun altro membro della servitù del sesso a me opposto-.

"No, Dorothy, ti ringrazio. Io e la signora Wilkinson viaggeremo in solitudine," dichiarò, inclinando il capo con esoterismo, affinché la buona cameriera deducesse l'autorità con cui egli governava la villa. "Ti ho già detto, Dorothy, di non avvertire in alcun modo il cocchiere della nostra partenza?"

"Senza cocchiere intendete mettervi in viaggio?" intervenni, perplessa e stupita. "Questa è una follia!"

Bradley finse di essere assorto nella sistemazione di un quadro affisso alla parete, poi voltò il capo, come destato da un sonno profondo e aggrottò la fronte. "Come dite, prego?"

Non replicai, poiché -oh!- a cosa sarebbe valso, se la facoltà di decidere il mio destino era oramai a lui appartenente? Pertanto ritirai le mani dentro le maniche e mi limitai a raggiungere l'atrio, e non vi volle molto perché Bradley mi affiancasse e mi scortasse sino alle scuderie.

Egli con supremazia e autorevolezza chiese a Taylor, il buon servo, dove fosse stata preparata e allestita la carrozza che Bradley avrebbe guidato verso la -a me ignota- meta, e ordinò agli stallieri di aggiungere un ulteriore paio di destrieri al timone della vettura, perché in tal modo-a sua detta- avremmo raggiunto il luogo sconosciuto con maggiore rapidità.

Poco dopo, egli sembrò ordinarmi di sedermi accanto alla sua figura sulla serpa, e segretamente ne gioii, poiché ero sempre stata del parere che i sedili alla carrozza sopraelevati fossero i più illustri, giacché -viaggiando e ammirando il paesaggio circostante, ricevendo le carezze del vento- si poteva avvertire un'insolita ma amabile libertà.

Una volta aver stretto a me i lembi del mio abito, poiché non desideravo essi potessero essere d'intralcio al signor Wilkinson, chinai il capo, dal momento che riuscivo ad avvertire chiaramente gli sguardi invidiosi e furtivi dei presenti sulla mia figura.

"Mi sembra di avervi già detto di non dover badare troppo alla velocità, giusto?" Bradley allungò il collo, una volta prese in mano le redini, e sussurrò al mio orecchio.

Non mi venne in tempo neppure formulare segretamente una singola preghiera che -oh!- la carrozza era partita con uno slancio furente e la velocità appariva molto pericolosa ai miei occhi!

"Vi prego, rallentate!" Portai le mani dinanzi al volto, a coprirmi lo sguardo, poiché detestavo osservare i boschi sfrecciare con una simile tenacia.

"No, mia bella ragazza, non ho alcuna intenzione di ubbidire alle vostre sciocche lamentele." sogghignò, lo sguardo tuttavia fisso dinanzi a sé. Talvolta, egli si sporgeva pericolosamente dalla serpa, alzandosi sulle ginocchia, per osservare che i destrieri fossero ben ligi nel loro dovere.

"E' così che volete -a detta vostra- preservare la mia salute?"

"Oh, e lo farò. Fidatevi di me..."

Risi amaramente, tentando di nascondere il terrore, mentre ero intenta a reggermi imperterrita alle piccole sponde della serpa. "Ah, no! In questo momento la mia fiducia nei vostri confronti è notevolmente crollata, signor Wilkinson!"

"Davvero? Bene!" Agitò ancor più furiosamente le redini, mio Dio!

Ero certa che la morte ci avrebbe ben presto graffiato il volto con i suoi lunghi artigli, poiché il pericolo era imminente, vista la rischiosità con cui la carrozza fremeva e tremava convulsamente.

"Oh, come riuscite ad essere insopportabile!" Intrecciai le braccia al petto, comprendendo che i miei sforzi sarebbero risultati vani.

"E' il mio scopo, piccola fanciulla ribelle, giacché siete molto leggiadra quando desiderate con tutte le vostre forze esternare il vostro odio nei miei confronti, ma non vi riuscite, perché non lo provate."

Santo Cielo! Quali doti sataniche aveva un giovane simile? Come riusciva a leggere i miei pensieri e, inoltre, il mio cuore?

Rimasi interdetta e avvampai, quando allentai la presa sulle sponde del sedile e mi concessi il lusso di ragionare alle sue parole. Ovvio, mio Dio, la mia era una futile maschera. Non odiavo affatto Bradley Wilkinson.

Tuttavia mi adirai quando egli si voltò per osservarmi, poiché non avrei voluto continuasse ad esaminare i miei comportamenti. "Suvvia, guardate dinanzi a voi, giovane cocchiere maldestro!"

Egli schiuse ed increspò le labbra, assumendo un finto piglio offeso, ma il divertimento nei suoi occhi brillava come la luce più abbagliante di luna piena!

Il sole non era più alto nel cielo come a mezzodì, bensì camminava sul chiaro lenzuolo ceruleo lentamente, tuttavia con il chiaro proposito di prendere il suo posto nel manto celeste, mentre, in breve tempo, le svigorite campagne del Bedfordshire lasciarono il posto ad una distesa di verdi vallate pianeggianti, di conseguenza mi voltai ed osservai la scia che la berlina aveva dipinto sul brecciato, affinché potessi ammirare lo splendore paesaggistico di ciò che mi ero lasciata alle spalle.

Stranamente, avvertivo un'inconsueta sensazione di leggerezza avvolgere le membra del mio corpo, e ciò era molto raro, quindi me ne chiesi la ragione, e la risposta dal mio cuore non tardò a giungere! Ero nel presente, lasciavo addietro il mio passato, dirigendomi verso il mio futuro. E al mio fianco? Oh, Bradley avrebbe dovuto essere la mia roccia, sarebbe stato la mia roccia, o forse era già la mia roccia?

Tuttavia, era inutile smentire tali pensieri, poiché se il mio cuore e la mia mente li avevano formulati, era forse un chiaro significato che la Provvidenza stava parlando alla mia anima!

Osservai come lo sguardo ora molto attento ed investigatore del giovane apparisse così simile allo smeraldo addormentato sugli steli d'erba delle praterie al nostro fianco, eppure il nero così intenso della sua capigliatura da nulla sarebbe stato eguagliato!

Pochi istanti dopo -non ne conobbi la ragione- Bradley allungò un braccio verso la mia spalla e vi cadenzò sopra, ammiccando ai sedili interni della carrozza. "Ora siate ubbidiente, e salite dentro la vettura."

"Cosa?"

"Avete compreso perfettamente." Egli sorrise, ma quali propositi vagarono nella sua mente?

Poiché ero ancora restia ad ubbidire ai suoi ordini, egli arrestò la corsa dei cavalli con un gemito forzato, e scese con un balzo repentino dalla serpa, giungendo brevemente al mio fianco. "Suvvia, scendete." mi porse la mano ed il suo era un così chiaro ordine inespresso!

Osservai freneticamente la bellezza della natura a noi vicina. "Oh, no! Proprio ora mi dite di scendere? Per quale ragione? Voglio continuare ad ammirare la meraviglia di queste vallate, vi prego di..." Ma non riuscii a terminare la frase.

Con un gesto eccessivamente rapido, egli avvolse con un braccio le mie gambe, e le fece ruotare per farle giungere dinanzi a sé -poiché ero ancora in posizione di seduta- e afferrò i miei polpacci, attirandomi verso di sé, pertanto scivolai tra le sue braccia. Eppure mi ricomposi molto velocemente!

"Mi sembra di essere stato chiaro, ma ora, a voi la scelta. Preferite che vi prenda in spalla e vi posi dolcemente sui sedili interni della carrozza o lo farete in completa autonomia?" Bradley sorrise, incrociò le gambe e allungò un braccio per posarlo sul finestrino della berlina, così da reggervisi.

Oh, la sua dannata bellezza non mi lasciava alcuna via di fuga!

Un cuore troppo debole era il mio!

Di conseguenza entrai in carrozza, aspettando che egli ne chiudesse la portiera, ma quando notai qualcosa di particolare e discorde, entrai in dubbio. "Per quale ragione le tendine sono all'esterno della carrozza?"

Egli aiutò un discolo lembo del mio abito ad entrare nella berlina, dopodiché mi osservò con una viva ilarità. "In questo modo non potete scostarle, di conseguenza non riuscirete a scoprire dove intendo giungere in vostra compagnia."

Come riusciva ad essere dolcemente perfido, a volte!

Un velo di rabbia mi avvolse, poiché non tolleravo che un semplice diciottenne avesse la facoltà di dominarmi in un modo così altezzoso ed esplicito, quindi ribattei dicendo: "Ciò è da codardi, signor Wilkinson! Mi mancherà la luce e -oh, no!- per giunta di un sole così sgargiante!"

"Non adombratevi, mia cara, vi saluterò di tanto in tanto dal finestrino posteriore alla serpa." E, naturalmente ridendo beffardamente, chiuse la portiera e tornò al suo posto di cocchiere.

Cosa potevo fare, ora, mia anima, se non stendermi? Così feci, quindi: alzai il tessuto del mio abito e lo accartocciai tra le dita, facendo oscillare i piedi e agitando freneticamente le braccia nude per trovare una comoda posizione con cui coricarmi in maniera tranquilla, sperai.

Minuti -o forse ore?- dopo, qualcuno aprì la portiera della berlina, tuttavia ero ancora troppo immersa nel mio piacevole e profondo sonno per destarmi ad un così lieve rumore, quindi continuai a far riposare le mie povere palpebre, sino a quando una mano agitò delicatamente la mia coscia, poggiandovisi sopra.

Un lieve fruscìo.

Un sussurro all'orecchio mi disse: "Svegliatevi, siamo arrivati."

Quando aprii gli occhi, le mie palpebre accarezzarono le labbra di Bradley e notai come le sue pupille non erano mai state più verdi, eppure mi concedetti il dovuto tempo per stendere e stirare delicatamente le mie braccia, affinché il mio corpo si destasse e, quando lo feci, nonostante fossi ancora sdraiata, Bradley avvolse le mie dita dolcemente, quasi in un gesto fraterno e amorevole e ne accarezzò le nocche.

"Siete un'incurabile sognatrice! In quali pensieri eravate assorta?"

"Non ricordo." mormorai, e fui invasa da una forte sensazione di onta, poiché la mia voce era così rauca e graffiante!

Mi misi a sedere e mi trascinai all'esterno della carrozza ma, giacché barcollavo, trovai sostegno nel braccio di Bradley e mi adagiai con entrambe le mani sulla sua figura, fino a che il mio sguardo non si alzò.

Per tutti gli angeli del Paradiso! Oh, Cielo!

Quale panorama sconosciuto e meraviglioso si estendeva dinanzi a me!

Rimasi in silenzio, stupita e incredula, poiché neppure i miei occhi credevano alla realtà della situazione, pertanto -pensai- più diffidente di San Tommaso era il mio cuore!

"Oh, Dio! Il..." Dopodiché trovai il giusto termine. "mare."

Espirai di sollievo -eppure la mia era anche una sincera felicità!- e avvicinai una mano al mio volto poiché, in quel momento, le lacrime non avevano chiesto la licenza per scivolare sulle mie guance, quindi sorrisi, gioiosa. "E' questo il mare?"

Mai, in tutti i miei sedici anni di vita, avevo osservato come le onde s'infrangessero delicatamente sulla costa, eppure avevo udito molti racconti in proposito, poiché molti anziani conoscenti dei miei genitori spedivano a noi consunte fotografie della costa marittima d'Inghilterra, ma -oh!- la realtà della visione e del panorama era molto più ammirevole!

Bradley mi osservò, una miscela di stupore e -tenerezza era, mio Dio?- e si avvicinò maggiormente. "Suvvia, non versate lacrime. Non amo vedervi..." Egli sembrò in difficoltà. "piangere."

Assurda apparve ai miei occhi la delicatezza con cui raccolse tra le dita una mia lacrima, definendola una semplice e innocua goccia di rugiada, tuttavia non vi badai, e corsi convulsamente verso la riva di quella che trovai essere una spiaggia acciottolata, eppure non riuscii a reggere il lieve peso dei lembi del mio abito tra le dita, perché la gioia era così incontenibile!

Pertanto caddi a terra, vittima della modesta bellezza del mare dinanzi a me: esso era dormiente, sotto la luce di un sole che iniziava a tingersi del crepuscolo più intenso avessi mai avuto la fortuna di ammirare; le onde increspavano e ingoiavano i pochi massi appollaiati a riva, e -notai- sembravano risucchiare le ingiurie. E ah! quel vento fresco di primavera! Con quanta avidità schiaffeggiava il mio volto!

Allungai un braccio e raccolsi tra le dita un velo di spuma argentea e la feci dissolvere sul mio indice, avvicinando quest'ultimo allo sguardo per poterne ammirare le piccole perle di acqua ad esso incastonate, e credetti di non riuscire più a virare lo sguardo in una differente direzione, talmente ero inebriata da simili e innocenti bellezze che Madre Natura da sempre regalava al nostro mondo.

Il signor Wilkinson -ne riconobbi i lenti passi alle mie spalle- ben presto giunse al mio fianco, e anche lui, con mia grande sorpresa, si sedette sui ciottoli, allungando una gamba e reggendosi sui gomiti.

"Dove siamo?" domandai.

"In Essex. Mia madre organizzava numerose gite in questo piccolo angolo dell'Eden, prima di fuggire." replicò, afferrando un piccolo masso tra le mani e sedendosi sulle ginocchia per lanciarlo tra le dolci onde marittime.

D'un tratto sembrava così innocuo! Egli apparve sollevato da -oh!- quali avversi sentimenti? E ciò lo dedussi notando la foga con cui lanciò un secondo ciottolo in mare, addentando il suo labbro inferiore per una probabile concentrazione, dopodiché, una volta avermi osservata nella mia cadenza riflessiva, egli mi domandò se un simile luogo fosse a me piacevole, e non potei fare altro che affermare con viva sincerità.

"Grazie." dissi, con mia grande sorpresa, poiché non avrei mai creduto di poter ringraziare un simile individuo vulnerabile, nonostante fosse mio marito.

Egli sorrise, tuttavia non si abbandonò a futili gratitudini per il mio improvviso ringraziamento, giacché restò immerso nel suo solito silenzio, prima di avvolgere lo scialle bianco che avevo dimenticato in carrozza sulle mie spalle.

Non seppi se l'aria marittima bastò per liberare le mie sciocche domande da quella mia gabbia d'insicurezza, quando mi trovai a domandare lui: "Perché mi avete sposata? Perché avete scelto me?"

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Vi ringrazio per il vostro gentilissimo sostegno, siete infinitamente gentili ed è sempre un enorme piacere leggere i vostri commenti!

Come risponderà il signor Wilkinson?

Votate ed esprimete il vostro parere!

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