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Capitolo 28

"Siete pronta, mia cara?" Il signor Wilkinson aprì, come suo solito, la porta delle nostre stanze con un'impressionante frenesia, e la sua inaspettata presenza mi fece sussultare, poiché riuscivo a notare come, dal riflesso dello specchio, Bradley si fosse immobilizzato dubbioso sulla soglia.

"Entrate pure..."

Egli ghignò e si asciugò con un paio di dita gli angoli della bocca, agitando il capo per osservarmi più attentamente. "Non sono abituato a bussare..." Si posizionò dietro di me e scrutò il nostro riflesso, arricciando beffardamente le labbra. "perdonatemi..." Sfiorò una ciocca dei miei capelli, la stuzzicò delicatamente e la posò sul mio petto. "Per quale ragione vi siete liberata dell'aiuto delle cameriere? Il loro ausilio non vi è forse gradito?"

"No, signore." risposi freddamente, poiché il suo sguardo caldo e vorace non mi donava la possibilità di formulare un pensiero più ampio. "Tuttavia credo che sia più nobile vestirmi in autonomia, non trovate?"

Bradley scrollò le spalle e infilò le mani nelle tasche dei suoi calzoni, rigorosamente neri. "Come desiderate. Ogni vostra volontà verrà esaudita!" esclamò, fiero della sua possibilità di render felice ogni donna.

Eppure sarei stata felice solamente beandomi della mia vita modestamente semplice e ricevendo l'amore del suo cuore, pertanto non risposi, poiché non mi riusciva possibile continuare a vestirmi: il suo sguardo era eccessivamente ingordo.

"Eppure," mi voltai, una volta riacquistato coraggio. "non sono riuscita a comprendere cosa ci attenda tra pochi minuti, nella sala della villa."

Bradley sospirò e accarezzò il tessuto della sua bianca cravatta. "L'ennesimo ballo di corte, cara fanciulla. Tuttavia spero sia l'ultimo, giacché non ho mai amato la confusione..."

Oh, poteva esservi un più ingenuo bugiardo?

La vita londinese era forse tranquilla, mio Bradley? Suvvia! pensai.

"Non si direbbe." sorrisi in maniera ironica, comprendendo come egli avesse afferrato immediatamente il vero significato delle mie parole.

"Vi lascio alle vostre riflessioni, tuttavia vi attendo nell'androne della dimora, per scortarvi..." girò sui tasseled Hessians, per poi tornare ad osservarmi, alzando una mano come se avesse dimenticato una parte del discorso che si era preposto. "Oh, ricordate: non decoratevi troppo..." sussurrò, poi sciorinò un sorriso beffardo. "Prediligo la vostra naturale bellezza."

Istintivamente sorrisi a quelle parole, poiché, inaspettatamente e d'improvviso, credevo che qualcuno apprezzasse la mia persona per la semplicità con cui volevo pormi alla presenza altrui, quindi chinai il capo, il rossore dipinto in volto, prima che Bradley lasciasse la stanza. Dopodiché osservai il mio riflesso: la mia espressione non esternava un'eccesiva gioia, ma non era neppure colmata da disperazione e angoscia. Essa era semplicemente in attesa di una felicità che, segretamente, speravo ed ero sicura sarebbe finalmente giunta.

Dopodiché lasciai la stanza, pensando che sarebbe stato inutile continuare a pungere i miei pensieri di sensazioni e riflessioni malsane, quindi raggiunsi l'atrio della villa, pregando la Provvidenza di non apparire particolarmente goffa, avvolta dal mio abito in taffetà di seta viola. Bradley sedeva su una poltrona, -ai miei occhi eccessivamente lussuosa- inebriato dal sapore del rum bianco appollaiato nel calice tra le sue dita, tuttavia, alla vista della mia immagine in attesa sulla soglia, si alzò velocemente e giunse al mio fianco. "Sembrate intimorita..."

"Oh, vi sbagliate. Troppe vicende, ora, non m'intimoriscono più."

Sciocca Allyson! Perché prendesti dalle mani di Bradley il calice di rum per assaggiarne il contenuto? Forse per poggiare le labbra sul bicchiere della giovane divinità? Non avrei potuto mai essere di una simile superficialità!

Egli mi osservò, sorpreso ma deliziato e, quando scostai il calice dalle mie labbra, non tardò a tamponare quest'ultime con il suo indice. "Siete sporca qui."

Ma, prima che egli potesse accarezzare nuovamente la mia bocca, stranamente più colorita del solito, mi allontanai per poggiare il bicchiere su un vassoio in argento e osservai lo spazio a me circostante, il quale non avevo notato fosse desolato: la luce del sole lasciava, oramai, il debito posto nel firmamento alla luna, e sfumature violacee andavano tingendo le campagne assopite all'orizzonte, tuttavia cessai di scrutare un simile paesaggio quando il braccio di Bradley sfiorò la mia mano.

Oh, come splendeva la sala da ballo! Luci, colori e decorazioni pendevano persino dalle pareti, ma nulla poteva pendere come le labbra delle giovani dame, inebriate dall'entrata di una bellezza quale mio marito.

Vestite da abiti formali ma estremamente eleganti, le fanciulle iniziarono ad avvicinarsi alla figura di Bradley in maniera disinvolta, credendo che il mio sguardo investigatore non notasse i loro segreti intenti, ma -oh!- i miei occhi divennero estremamente gelosi!

Una giovane dai capelli simili al bronzo finse di barcollare, una volta dinanzi a noi, e mi ritrovai a pensare a come potesse essere colmo di secondi fini il cuore femminile!

Come disprezzavano il loro onore e la loro virtù, sciocche dame!

Tuttavia sorrisi, quando Bradley arretrò, per scostarsi dalla figura della fanciulla -ma era fosse possibile chiamarla con un simile e grazioso appellativo?- e la sua mano attorno alla mia vita risalì sulla mia schiena, quando tentò di avvicinarmi ad un banchetto di nobili intellettuali.

Non v'era alcuna traccia di borghese tra i presenti, viste le ricche stoffe con cui erano stati messi a punti i loro gilet, i quali continuarono determinati nel loro compito di modellare il petto maschile.

"Oh, giovane Wilkinson! Attendevamo con impazienza la vostra venuta!" Un uomo in carne si alzò vigorosamente dalla sedia cui era accomodato, riuscendo a riempire le pareti di un fastidioso stridio assiduo.

Egli porse la mano a Bradley e la loro stretta divenne intensa, prima che lo sguardo dell'uomo si posasse su di me. "Ho avuto modo di scorgere la figura di questa dea al matrimonio del buon Sir Wood..." Lasciò terminare la frase in un sospiro e il mio sguardo ricadette sul pavimento, giacché detestavo essere simile ad una statua greca cui ognuno donava ammirazione.

Il signor Wilkinson sorrise fiero, eppure notai un velo di comprensione nelle sue gesta, poiché mi prese e mi fece camminare dinanzi a sé, affinché smaltissi la tensione. "Vedete? Siete divenuta ormai un simbolo, un gioiello prezioso con cui ogni uomo che si rispetti desidererebbe adornarsi." Sussurrò avidamente sul mio orecchio, la voce grave. "Io compreso..."

Gli sguardi di altri tre gentiluomini si alzarono e si posarono sulla mia figura: uno di questi era particolarmente anziano, ma capii come il suo passato non fosse assai differente da quello di Bradley, giacché riconobbi la sfumatura avvenente incisa negli occhi.

"Ho avuto modo di dedurre il vostro parere." arretrai, lasciando che le sue labbra lasciassero il mio volto. "Frequentate gentiluomini più anziani di voi..."

Bradley gonfiò il petto e congiunse le mani dietro la schiena, iniziando a camminare in circolo. "Sì, li reputo molto più maturi, e con essi posso confrontare maggiormente le mie idee."

"Oh, e cosa intendente con maturi?" domandai.

Già conoscevo la risposta, mio Dio! Eppure non avrei potuto privarmi del suo sguardo ribelle, quando replicò: "Non fingete di non sapere, mia cara." Si chinò verso di me e poi, con un movimento repentino, si unì a coloro che egli mi aveva fatto dedurre considerasse cavalieri.

E così, mio stanco cuore, cosa avrei potuto fare, se non iniziare a lasciare la loro compagnia per descrivere mentalmente i comportamenti altrui?

La sala era eccessivamente affollata, poiché nessuno mai -compresi- si sarebbe privato di un ballo di corte nella dimora del signor Wilkinson, dati gli sguardi attratti che regalavano ai lussuosi addobbi.

La musica soave proveniente da una ristretta orchestra all'angolo della sala, d'improvviso, venne interrotta da una voce femminile. "Incapaci siete! Oh, che rabbia! Come potete errare così evidentemente in una musica di Hummel?" Notai fosse Bethan a grugnire e ad agitare le braccia al cielo, sconvolta e impregnata da un'intensa sfumatura di ira.

L'intera sala si immerse in un imbarazzante silenzio, colmato solo da mormorii e da sospiri stupefatti, pertanto era d'obbligo riacquistare quella gaia allegria che troneggiava prima dell'accaduto, e Bradley non ne lasciò sfumare l'occasione.

La sua figura, infatti, si fece ben presto largo tra la folla, per poi posizionarsi al centro di un enorme spazio da quest'ultima creato. Egli iniziò ad osservare i volti affranti dei componenti d'orchestra, così come lo sguardo confuso e amareggiato del suo direttore, tuttavia era -mi accorsi- troppo accondiscendente per contraddire la cugina in pubblico, quindi rifletté per trovare una possibile soluzione.

E sembrò trovare la risposta nei miei occhi.

Per un lungo istante mi osservò, per poi esaminare stranamente le mie dita e dirigere il suo sguardo verso un punto indistinto nella sala. "Sono certo, tuttavia, che non rimarrete più delusi. Nemmeno tu, mia cara cugina." Sembrò provare difficoltà nel pronunciare un tale epiteto, prima di allargare le braccia, improvvisamente avvolto da vanagloria.

Tuttavia, su di Bradley, i sentimenti vanagloriosi e megalomani sembravano quasi piacevoli, alla mia vista, poiché il suo sguardo talvolta diveniva fanciullo e il divertimento nei suoi occhi era così facilmente ammirevole!

Oh, santo Iddio, come poteva essere d'un tratto al mio fianco?

Non mi resi conto, vittima dei pensieri come ero, della carezza di Bradley sulle mie mani. "Vedete, signori..." gridò a gran voce. "Dio mi ha donato una moglie assai colma di doti e quest'ultime non riguardano solo la sua innata bellezza..." La sua mano iniziò ad accarezzare pubblicamente la mia guancia.

Ah, no! Perché, con mio grande stupore, i presenti iniziarono ad acconsentire? E oh! per quale ragione ero sempre più convinta che le parole e le carezze del giovane avrebbero provocato ben presto la mia morte?

Chiusi gli occhi.

"Ma anche doti artistiche, perché dovete sapere che queste dita" alzò la mia mano e la mostrò al pubblico, avvolgendola delicatamente. "sono capaci di suonare con così tanta grazia un semplice pianoforte, da rendere un'apparente atmosfera aspra improvvisamente invitante." concluse, sorridendo, seppur non privandosi di esaminare il mio piglio curioso e stupito.

Un'insolita gratitudine accrebbe nel mio cuore, giacché egli aveva esposto pubblicamente il mio amore per la musica, senza sottovalutarlo, ma bensì intensificandone il significato, pertanto sperai che notasse -nella sua fervida investigazione- i miei occhi brillare di una luce riconoscente riguardo le sue parole.

La sala esplose in sussulti di gioia e di ammirazione e, se prima mi ero reputata eccessivamente scrutata, ora potevo ponderarmi all'apice dell'interesse generale.

"Io..." Il timore sorvolò sul mio panico.

Bradley si chinò verso i miei capelli, poiché non avrebbe desiderato che qualcun'altro udisse la nostra prossima conversazione. "Non lasciatevi vincere dal male. Se non avete intenzione di combattere contro i vostri blocchi, dubito che riuscirete a farlo contro di me..."

Era ironia o serietà la sfumatura aleggiante nella sua voce? Credeva, inoltre, che avrei voluto sfidare egli stesso per vantarmi di possedere una vittoria? Oh, no!

Quindi sorrisi e mi avvicinai al pianoforte, non senza aver prima eliminato la tensione espirando, poiché mi ritrovavo a pensare alle sue parole.

Quali panni vestiva, Bradley? Una perfetta fusione tra un demone e un angelo, dei quale acquistava atteggiamenti secondo i suoi piaceri.

E ora, mio animo? Come credi egli sia? Un demone o un angelo? riflettei, accarezzando i tasti dello strumento.

Occhi ardenti per le fiamme dell'inferno! pensai il suo sguardo apparisse. "E ora possiamo di gran lunga dare inizio alle danze!" urlò con voce sicura. "Mia cara, suonateci quel che preferite, poiché sono i presenti a dover adattarsi alla vostra musica, non la vostra armonia ai presenti!"

Non attesi che essi prendessero i loro posti, poiché il mio desiderio di suonare era troppo ardente, quindi le mie dita iniziarono a danzare sui tasti, in sincronia con i passi delle nobildonne e con i loro sussulti. Le note non cessarono di oscillare e la musica continuò a riverberare fra le pareti per molti minuti, eppure fui costretta a terminare l'avanzata della melodia quando compresi la stanchezza dei danzatori -mio malgrado.

Non potei non arrossire quando il pubblicò applaudì alla mia esibizione, la quale consideravo la prima di una -speravo- lunga serie di suonate. Tuttavia non udii neppure dei passi alle mie spalle, talmente ero avvolta dal calore dei complimenti.

"Suonate divinamente."

Oh, non mi era conosciuta una simile voce!

Mi voltai e un giovane giunse al mio fianco, i capelli dorati eccessivamente pettinati. "Siete la moglie del signor Wilkinson, quindi conosco il vostro nome." disse. "Ma voi non conoscete il mio. Jasper Rayman, lieto di fare la vostra conoscenza."

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Non adiratevi per il finale, state tranquille! Calme, calme, tutto andrà bene! 

Cosa ne pensate?

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