Capitolo 26
"Nulla che..." sussultai, improvvisamente intimorita. "vi riguardi." Mi alzai velocemente dalla sedia, infilando disordinatamente le carte dentro l'angusto cassetto e rimasi diritta, seppur avvertendo il suo sguardo penetrante ed investigatore su di me.
Bentornato al mio cospetto, provocante Bradley! pensai, comprendendo come il suo umore fosse notevolmente mutato, giacché quei futili attimi di angoscia da egli esternati la sera precedente erano decisamente scomparsi, viste le sue gesta accattivanti e seducenti con cui, ora, era propenso a incantare la mia debolezza.
Il signor Wilkinson mugolò, lasciando scorrere il suo naso tra i miei capelli. "Non si direbbe, sapete?" mormorò, la voce talmente calda da far rabbrividire la mia pelle. "Perché mai avreste dovuto, allora, accartocciare in mia presenza con tanto impeto quelle" indicò il cassetto. "carte, se quest'ultime non mi riguardassero?"
Oh, con quanta astuzia era pronto a combattere!
Segretamente e sperando di risultare inosservata, sorrisi, poiché ero finalmente grata al mio buon Signore per avermi donato un marito acuto e dotato di una fervida intelligenza, tuttavia il mio ringraziamento non bastò per cedere alle sue parole, quindi mi voltai. "Siete molto..." m'interruppi quando osservai, -mio malgrado ansimando- la sua camicia sbottonata. "determinato."
"Nutrivate dubbi al riguardo?" Poggiò una mano sullo scrittoio e vi si sorresse, incrociando le gambe e squadrandomi così profondamente che, avvertendo così intensamente il suo sguardo sul mio corpo, barcollai nel sedermi sulle lenzuola.
Incantevole era il suo volto, non avrei potuto negarlo! Gli occhi di un angelo, ma lo sguardo di un affascinante demone. Le labbra celestiali, ma le parole di Lucifero.
Non risposi e continuai a tenere lo sguardo puntato sulle mie gambe, benché -talvolta-, mi concedessi il lusso di osservare furtivamente la sua figura, celando le mie occhiate curiose sotto la capigliatura caotica.
"Quest'oggi si prospetta una giornata impegnativa..." disse, in un sospiro.
"Affari?"
Bradley infilò le mani nelle tasche delle brache e si avvicinò, camminando in maniera scapestrata. "Non proprio, mia cara." ghignò. "Questioni molto più importanti."
"Credevo che donaste al vostro impiego la massima importanza, nella vostra vita." mormorai, non comprendendo a cosa egli si stesse riferendo. Ah, come era viva la mia curiosità!
Il giovane aprì le ante dello spazioso armadio in mogano e, alle mie parole, s'immobilizzò dinanzi ad una redingote scura, il che mi fece dedurre egli intendesse andare a cavallo. "No, non lo è."
Risi sarcasticamente ai suoi inutili giri di parole, alle quali desiderava donare un significato che, però, non provava. "Vorreste forse dirmi che, per voi, è l'amore la questione più importante?"
Perché palpitavi, cuore mio? Non eri forse propenso a dettare simili parole in maniera ironica? Per quale ragione, d'un tratto, reputavi quest'ultime estremamente significative?
Oh, ne conoscevo la ragione, tuttavia!
Perché io, invece, credevo sinceramente nella forza dell'amore. Sarebbe stato benevolo? Chi poteva mai saperlo?
"E perché no?"
La sua risposta inaspettata mi disorientò, quando Bradley si voltò bruscamente, serio ma calmo. Tuttavia, cos'altro potevo fare, se non tentare di alleggerire l'aria tesa che si era creata?
Finsi dunque una risata sconcertata. "E ai danni di quale fanciulla intendete risolvere questioni..." chiusi gli occhi, risentita. "d'amore?"
Poi alzai lo sguardo verso la sua immagine: i suoi occhi divennero cupi, come se le sue orecchie avessero udito qualcosa di malconcio, insolito e beffardo; la redingote nella sua mano iniziò ad oscillare, probabilmente sotto la spinta di un vento di dissidio e tensione. Dopodiché si avvicinò, sino a giungere dinanzi a me, ed io istintivamente chinai il capo e osservai le mie mani congiunte, finalmente consapevole del guaio in cui ero accorsa pronunciando simili parole. "Sciocca..." Posò un indice sotto il mio mento. "Voi."
Il guaio del suo tocco estremamente piacevole.
Era quasi ignobile osservare la presenza della mia persona e della parola amore nel medesimo discorso da egli pronunciato, poiché non credevo possibile che le mie immaginazioni potessero essere condivise anche da Bradley.
Risi. "Non dite scempiaggini." Mio Dio, perché mi feci arrossire?
"Lascio a voi il compito di reputarle inutilmente idiozie, intanto potrei chiedervi di aiutarmi..." alzò il capo d'abbigliamento che reggeva in mano, il sorriso sghembo e lo sguardo eccessivamente divertito.
Come reputava allettante il rendermi succube delle sue parole avvenenti! Era forse gioioso nel notare il rossore tinto sulle mie guance? Oh, sì, potevo ben pensarlo!
"Sapete..." Assunse il suo tono di voce teatrale, giacché anch'egli era propenso ad inserire dell'ironia in una scena tanto tesa. "non riesco ad abbottonare questa redingote, avrei nettamente bisogno del vostro..." sorrise, quasi eccitato. "aiuto."
"Siete un incurabile bugiardo!"
Bradley arricciò le labbra, piccato, e s'infilò il pesante indumento, mentre il bavero di quest'ultimo sfiorò il mio collo. "Suvvia, graziosa dama." concluse, recitando.
Accarezzai il tessuto della sua redingote, enormemente vicina al suo volto e, imbarazzata per il suo sguardo investigatore su di me, abbottonai il suo capo d'abbigliamento senza però avere la bontà di evitare di -ahimè!- vezzeggiare il suo petto. Le mie dita iniziarono a fremere.
"Non credo sia abbastanza stretto..." mormorò, divertito. "Non siate sempre così scaltra, donate aiuto a questo povero gentiluomo." concluse, evidentemente recitando.
Quali doti di attore!
"Se voi siete lo stereotipo dei gentiluomini, potrei considerare l'Inghilterra sull'orlo dell'abisso." dissi, divertita nell'adirarlo.
Istintivamente, intrecciai il tessuto della redingote tra le dita, con l'intento di far aderire maggiormente quest'ultima al suo petto, come suo espresso desiderio, eppure -con mia grande sorpresa- errai e compii solamente lo sciocco fallo di attirare il suo corpo al mio.
Oh, mia buona Provvidenza, supplico te affinché questo giovane non avverta sulla sua pelle il galoppo del mio cuore! pregai.
Ed egli non si lasciò sfuggire l'ennesima occasione di rendermi debole sotto il suo dominio: con una mano mi schiacciò delicatamente contro la parete alle mie spalle e imprigionò il mio corpo con la sua presenza.
Nonostante non volessi mostrarmi accalorata e erroneamente concitata, non avevo alcuna via di fuga, visto l'ardore con cui le mie gambe erano state accalappiate tra le sue.
<Dovete prestare attenzione a come vi rivolgete a me, non credete?" La sua bocca tentò di avere accesso al mio collo, ma voltai il capo e le sue labbra accarezzarono il mio orecchio.
Bradley, nonostante volesse nasconderlo, ansimava sommessamente, ma -oh!- la mia esaltazione era inimitabile! Eppure, come celavo bene la mia eccitazione!
I suoi tocchi erano troppo arditi e, tempo addietro, li avrei disprezzati, reputati infami e ignobili, ma in quel momento, dopo aver conosciuto anche il lato debole del giovane, assieme a parte del suo passato, ero consapevole di non poter mutare quel suo seducente atteggiamento.
Posai una mano sul suo petto, con il delicato intento di respingere il suo corpo, poiché mi era impossibile respirare. "Non avevate detto di dover badare a questioni importanti, nel vostro studio?" Cercai un appiglio.
Egli alzò il capo e le sue labbra sfiorarono il mio zigomo. "Giusto." E con un movimento repentino arretrò e, di conseguenza, espirai profondamente.
Bradley alzò una mano, indicandomi con fare ironicamente accusatorio. "Siete molto astuta, dannazione!"
Sorrisi divertita e grata al mio Dio per aver trovato un ulteriore sistema con cui arretrare ai suoi tocchi, oramai divenuti l'unica lancia che mi avrebbe resa indiscutibilmente debole.
Ah, povera me! In quale desiderio ero incappata!
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Il corridoio appariva stranamente buio e desolato, pertanto tentai di trovare impiego nello scostare le tende di velluto azzurro, con il visibile proposito di far trapelare un velo di luce matttutina.
Accarezzai il drappo del tendaggio e ne ammirai le sfumature, accostandolo talvolta al mio abito, notando come quell'azzurro brillante fosse così simile al turchese del mio corpetto e chiedendomi dove fosse Dorothy, per poterla rendere partecipe di quella -benché sciocca- scoperta.
Ma un mormorio lontano interruppe i miei pensieri. Esso proveniva -oh, che coincidenza!- dallo studio di Bradley.
Quest'oggi si prospetta una giornata impegnativa...
E quale occasione mi apparve dinanzi, se non quella di provare a decifrare la frase da egli pronunciata quella mattina, origliando la sua conversazione con un ignoto ospite?
Mi avvinai, controllando tuttavia che il corridoio e l'atrio fossero deserti, escludendo però i lacché, poiché li reputavo così apatici!
"Quindi, mi state dicendo questo..." La voce di Bradley sembrò stranamente flebile e riflessiva.
Accostai maggiormente l'orecchio alla porta, per permettermi di udire anche le parole della sottile voce in risposta, ma -mio scontento- l'unico suono che torreggiava nella stanza proveniva dalle labbra di Bradley.
"Spero di riuscire a... insomma, credo abbiate capito." Il signor Wilkinson sospirò ed udii nitidamente il ticchettio frenetico del calamaio sulla scrivania.
Oh, in cosa non ero stata messa al corrente?
Una sedia graffiò il pavimento e, d'istinto, rammentai il volto di mio padre nel trovarmi ad origliare, non più di un mese addietro.
"Vi ringrazio per la vostra disponibilità. In questo momento siete l'unica soluzione per questa..." egli s'interruppe, la voce andava avvicinandosi. "complicata situazione."
Forse la tenuta della casata Wilkinson era propensa a fallire? Di quale soluzione si parlava?
Le mie supposizioni svanirono, quando la porta dello studio venne aperta e, alle spalle di Bradley, osservai la figura di Dana.
Oh, come ero stupefatta e confusa!
D'un tratto, però, la confusione si tramutò in una strana consapevolezza che non avrei mai voluto provare, pertanto voltai lo sguardo verso Bradley, che -improvvisamente- apparve terrorizzato ma iroso.
"Sempre questo penoso vizio di origliare le conversazioni altrui." Il suo sguardo mi condannò indirettamente e osservai la rabbia stendersi sul suo volto, quindi chinai il capo, nonostante avessi anche io una buona ragione per sfogare la mia rabbia.
Osservai malignamente Dana. "E' la vostra sgualdrina?"
Oh, avrei potuto pensarlo, visto il rifiuto carnale che io avevo espresso nei suoi confronti -il quale, segretamente, però, ero pronta a ritirare, se avessi saputo come affrontare la sua vulnerabilità- di conseguenza egli avrebbe potuto desiderare abbandonarsi a piaceri fisici con altre fanciulle!
Notando la mia ira, egli afferrò distrattamente il mio braccio e mi trascinò con sé in un angolo remoto del lungo corridoio, affinché la -perfida!- giovane non potesse essere partecipe ai miei visibili sfoghi collera. Dopodiché mi spinse contro la parete e, reggendo il mio polso, mi osservò intensamente e furiosamente negli occhi. "Cessate di credere ogni giovane alla mia destra una mia sgualdrina!"
Improvvisamente, il timore e l'eccitazione per la sua vicinanza svanirono e lasciarono il saldo posto alla bile e all'ira. "Oh, e di cosa avreste discusso con Dana Field?" rantolai. "Di come i vostri affari stiano degradando?"
"Di questioni non adatte al vostro parere."
Agitai il mio braccio, con il chiaro intento di sottrarmi alla sua presa, ma Bradley intensificò maggiormente la sua stretta, come padrone di un insulso dispetto nei miei confronti.
Oh, come preferivo la nostra vicinanza boccheggiante di poche ore prima!
"Ah, davvero? Cosa mi state nascondendo? Chi è lei?" ammiccai in direzione della lontana giovane, furente.
"Non vi è dato e non potete saperlo." Egli afferrò l'unico polso libero dalla sua stretta, cosicché potessi osservare solamente i suoi occhi.
"Vi ringrazio per la vostra disponibilità." imitai la sua voce, nonostante avessi le lacrime pronte ad oltrepassare il ciglio dell'occhio. "Siete l'unica soluzione per questa complicata situazione." continuai, agitata ed estremamente incollerita, e la rabbia era così avida che pur di liberarmi dalla sua presa ferrea mi costrinsi a spingere contro il suo corpo. "Vi mancano forse gli impulsi carnali e dovete soddisfarli?" Stavo urlando.
Egli mi spinse nuovamente contro la parete. "Tappatevi quella bocca o sarò costretto a farlo io in un altro modo." La sua voce salì di un'ottava ed io compresi a cosa egli si stesse riferendo, quindi tentennai e i miei pensieri tergiversarono, abbandonando la precedente ira per lasciar correre un velo di eccitazione.
No, -mia anima!- non devi crollare alle sue parole! pensai.
"Il che non vi alletta, ne sono certo..." disse.
Errato pensiero!
"Mia cara moglie, voi siete un'insanabile gelosa."
"Vi sbagliate."
Bradley inclinò il capo e si avvicinò alla mia pelle. "Oh, no, non mi sbaglio. Tuttavia non avreste motivo di esserlo, poiché -ahimé!- sono caduto nella dannata tentazione di voler tenervi testa." Lasciò il mio polso e le sue dita si diressero sulla mia guancia, quindi chiusi gli occhi per resistere ad una simile sensazione inebriante. "Di conseguenza, devo ammettere che io..." s'interruppe. "non ho occhi che per voi."
La conclusione della sua frase bastò per rallegrare-seppur in minima parte- il mio cuore afflitto e disperato, poiché ero sicura che le sue parole erano sincere, dato che avevo oramai compreso che il signor Wilkinson non fosse un tipo menzognero, ma non potevo far notare il mio improvviso sollevo, quindi dissi: "Vorrei tanto credervi. Ma voglio sapere di cosa stavate discutendo."
Egli scosse il capo. "Io... non posso dirvelo." rispose. "Tuttavia desidero cambiare la piega che il nostro discorso sta assumendo." Si allontanò e, come perplesso, si grattò le corte basette. "Vi unite a me, questo pomeriggio?"
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Io credo che il Bradley della prima parte sia estremamente affascinante! Voi quale preferite? Il Bradley afflitto, sofferente e tenero, o il signor Wilkinson autorevole, seducente e talvolta arrogante?
Di cosa discuteva con Dana? E in cosa dovrà unirsi, con lui, Allyson?
Votate e commentate!
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