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Capitolo 16

Il giorno seguente, mentre attendevo al fianco del giovane Wilkinson l'arrivo di un signore che egli definì come un suo caro e anziano amico londinese, compresi quanto fossero squilibrati i miei sentimenti e le mie sensazioni.

Nel constatarlo, quindi, non potei fare a meno che rammentare la figura abbattuta di Bradley del pomeriggio precedente: egli aveva assunto un'espressione avvilita, la testa tra le mani che, talvolta, ammiccava curiosa e apprensiva nella mia direzione, come se i suoi pensieri fossero stranamente intenti a preoccuparsi per il mio stato d'animo, vista la luce di pentimento che covava nello sguardo, nonché la guerra che vi imperversava furiosamente, mentre credeva ancora che dormissi un sonno profondo.

Ah, povera me, come ero cedevole! Credevo di poter gioire nell'osservare la sua profonda tristezza, invece avevo inaspettatamente esternato la mia compassione, come se volessi essere indulgente nei suoi confronti.

Non dovevo forse odiare il suo comportamento oppressivo, mio Dio?

Dovete accettare i difetti di vostro marito, poiché vi resterà più semplice amarne i pregi.

Oh, come era difficile poter accettare e sorvolare sui suoi innumerevoli difetti! Inoltre, quali pregi poteva vantare di possedere?

Compresi quanto egli fosse orgoglioso dall'assenza di pentimento nel suo nuovo sguardo, mentre sedevamo silenziosamente nell'enorme salone della dimora, dove egli sembrava aver assunto nuovamente il suo solito piglio ribelle.

Il signor Wilkinson poggiò il capo sulle dita, il braccio accasciato in maniera lasciva sul bracciolo del lungo divano in raso ocra, e mi sorpresi nell'osservare come le sue gambe non fossero accavallate l'una sull'altra come la rigida ed esigente forma di galateo descriveva, poiché una sua caviglia, invece, era poggiata sul ginocchio dell'altra gamba, rappresentando così una figura improvvisamente stanca ed assente.

Fu questa la ragione che mi indusse ad osservare anche il suo giovane volto: i suoi occhi verdi scrutarono i movimenti delle tende dinanzi a noi, le quali volavano sotto la spinta del vento che spirava attraverso le inferriate, poi si posarono sul mio viso, ed io sostenni il suo sguardo.

Non parlai, e nel silenzio che urlava nei nostri sguardi, mi domandai improssivamente se il mio comportamento che poteva risultare quasi arrogante nei suoi confronti sarebbe stato utile.

Eppure, la consapevolezza di essere considerata da mio marito come un possibile e desiderabile oggetto di piacere m'impedì di formulare pensieri positivi sul suo riguardo, pertanto voltai il capo, nonostante riuscissi ad avvertire ancora il suo sguardo saldo puntato sui miei occhi, quando la voce flebile del maggiordomo riempì le pareti della stanza, annunciando l'arrivo di quello che egli presentò come il signor Roole. Bradley si ricompose, alzò il mento e lisciò il tessuto del bavero della sua giacca nera, in modo che esso potesse rendere la sua figura più slanciata di quanto non lo fosse già, dopodiché si alzó, congiunse le mani dietro la schiena e allungò una gamba, puntellando il pavimento con i suoi passi lenti.

Dai battenti della larga porta d'ingresso, sorvegliata da un paio di guardie in uniforme, entrò qualcuno, del quale non riuscii ad osservare l'aspetto, poiché la sua figura era coperta dalla presenza del giovane dinanzi a me, tuttavia poco vi badai, data la tranquillitá con cui sedevo ancora immobile sul divano.

"Oh, Cielo!" Una voce rauca ma possente parlò. "Quale fortuna avete mai ereditato per vantare di possedere il lusso di permettervi una simile dimora?"

Il signor Wilkinson avanzò ed osservai come la sua giacca fasciasse in maniera così magnanima i suoi fianchi. "Ne siete il benvenuto."

"Il vostro aspetto ancora giovane, mio caro Bradley, vi consentirà senza dubbio di poter disporre di ulteriori lussi." Il signor Roole celò un velo di ironia nelle parole. "Quali fanciulle avete conquistato, qui nel Bedfordshire?"

Oh, mia disgrazia! Più provavo a non badare a simili dettagli e più essi accorrevano nella mia direzione!

Sfortuna maligna!

Riconobbi il solito atteggiamento fiero ed imperativo che il signor Wilkinson era solito sfoggiare in presenza di ospiti da egli considerati illustri e di rango elevato, vista la risata soffocata che mostrò in risposta. "L'unica fanciulla di cui potrò mai disporre per il resto dei miei giorni."

Per quale ragione mi ritrovai a pensare a quanto fossero profonde tali parole?

Egli si spostò, arretrando di qualche passo, lasciando così scoperta la mia figura agli occhi del signor Roole e, senza osservarmi, allungò una mano che fui costretta ad accettare. "Vi presentò mia moglie, Allyson Wilkinson."

Il signor Roole era un uomo adulto di bell'aspetto, che sembrava conservare divinamente e molto accuratamente la sua età oramai visibilmente avanzata, tuttavia il suo sguardo era ancora acceso dal fuoco più ardente dato dalla passione per la vita. "Questa innocente fanciulla è vostra moglie? Non perdetevi in futili scherzi, signor Wilkinson!"

Innocente! Che giusta osservazione enunciò il signor Roole!

Avrei desiderato ardentemente ribattere spiegando come avessi conservato lucidamente la mia innocenza, onde evitare che quest'ultima cadesse in balìa di un simile lussurioso, ma compresi non sarebbe stato affatto educato o concepibile rivolgere tali parole ad un uomo che sembrava rispecchiare in parte il medesimo atteggiamento di mio marito.

Oh, poteva la vita londinese mutare in maniera così irreversibile le persone?

"Sì, è mia moglie." Il giovane continuò a stringere la mia mano.

"Splendida creatura! Vedo non avete perso tempo nel trovare una giovane così femminile e avvenente da poter ammirare, e questo vi rende un ottimo cacciatore di bellezza..." Il signor Roole fece scorrere il suo sguardo esperto lungo il mio corpo, contemplandone le forme, e fui avvolta da un'intensa ondata di rabbia.

Come avrei preferito essere ammirata per la natura dei miei pensieri!

Pertanto schiusi le labbra per poter controbattere istintivamente verso parole così prive di verencondia, ma fui interrotta dal'intervento di Bradley, il quale non tardò nel poggiare una mano sui miei fianchi, riuscendo in maniera magnanima nel suo intento di stringermi a sé.

Tentai inutilmente di allontanarmi dal suo corpo, ma le sue dita premettero maggiormente sulla mia carne, e riuscii ad avvertire il calore della sua mano strappare i tessuti della mia pelle.

"Vi prego di non esporre i vostri complimenti riguardo l'aspetto di mia moglie in maniera così esplicita. Potreste rischiare..."

L'uomo poggiò una mano sul suo panciotto bianco. "Siete forse geloso, signor Wilkinson?""

Le labbra del ragazzo al mio fianco si aprirono in un ampio sorriso criptico. "Oh, certo che sì. Tuttavia dovete anche sapere che..." Osservò il mio volto per un istante, scutando la piega delle mie labbra. "mia moglie ha un carattere un po'... particolare oserei dire. Non ha affatto alcun problema nell'esporre i suoi veri commenti riguardo le vostre parole, infatti sono certo che non tarderá a rivelarvi il suo disappunto." Tornò a rivolgere il suo sguardo dinanzi a sé.

Particolare o dignitoso? Badate bene a come catalogate la mia persona, signor Wilkinson! pensai, seppur domandandomi come riusciva quest'ultimo ad esaminare così attentamente il mio comportamento.

Il signor Roole scrollò le spalle, come se le parole di mio marito fossero scontate e ovvie. "Non ne potevo affatto dubitare." Poi, con mia grande sopresa, avanzò nella mia direzione, osservandomi quasi con un piglio paterno. "Siete ancora molto giovane, mia cara, quindi devo porvi i miei più sinceri complimenti." Nonostante avesse il volto dinanzi al mio, il signor Roole spostò lo sguardo su Bradley ed io incurvai le sopracciglia, confusa, mentre l'uomo tornò ad osservarmi. "Dovete sapere che il signor Wilkinson presta attenzioni e riverenze solamente a donne che reputa all'altezza dei suoi pensieri, pertanto, per avervi preso come sua moglie, deve -senza alcuna forma di dubbio- avervi ammirata così intensamente da non poter resistere al desiderio di rendervi sua preda," terminò la frase con un sussurro colmo di enfasi.

"In quale sentiero oscuro siete appena giunto con queste parole!" Il signor Wilkinson, al mio fianco, sgranò gli occhi, poiché, evidentemente, era ben consapevole del rischio a cui era accorso il signor Roole enunciandomi tali aspetti.

"Preda, voi dite?" mormorai, determinata. "Come potete credere che io sia stata resa schiava dai voleri di colui che voi definite cacciatore? Non è forse compito di una preda fuggire dal suo carnefice?"

Bradley rise, orgoglioso di aver preannunciato la mia reazione in maniera così nitida ed io compresi come egli fosse rassegnato alle mie parole, mentre osservai l'espressione del signor Roole mutare dinanzi ai miei occhi.

"Oh, sono basito!" L'uomo si ricompose, piccato, poi osservò il giovane. "Questa fanciulla è un enigma. E voi amate le sfide," affermò con sicurezza.

Bradley sfoderò il suo sorriso esoterico e rivolse all'uomo uno sguardo bieco. "É vero," La sua voce divenne poi un sussurro quando osservò il mio profilo, stringendomi ancora più a sé, "è la sfida più contorta che io abbia mai avuto il coraggio di vivere."

————————————-

"A Londra sembravate avere più fortuna nei giochi d'azzardo, signor Wilkinson." Roole si accasciò sulla poltrona, osservando le carte rosse tra le sue mani.

Dinanzi ad egli, sofferente per la piega che il gioco stava assumendo, sedeva il giovane Bradley, vestito solamente della sua camicia bianca la quale, come a sottolineare il suo fervente maschilismo, lasciava intravedere le clavicole.

Tuttavia il ragazzo sorrise, stringendo tra i denti il suo labbro inferiore e sporgendosi verso il tavolo da gioco: il suo sguardo era colmo di una sfida ardente che sperava di soddisfare. "Ricordate, mio caro compagno di avventure, che colui che ha poca fortuna nel gioco" Ammiccò nella mia direzione e me ne chiesi la ragione. "ne ha molta in amore."

Amore! Come era strano il suono di una simile parola benevola uscire dalle sue labbra! Poiché ero sicura che egli non aveva mai provato un simile sentimento, e le mie speranze di mutare il suo animo scapestrato in uno desideroso d'amore erano ormai vane ai miei occhi.

Inoltre, come se i miei pensieri non fossero già abbastanza tumultuosi, non seppi se badare anche all'appellativo con cui aveva definito il signor Roole, lasciando sottintendere avventure di natura carnale -ne ero sicura-.

Mugolai contrariata e il signor Roole, seguito da mio marito, roteò gli occhi per posarli sulla mia immagine. "Ah, vorrei anche io poca fortuna nel gioco d'azzardo, se fossi certo che il destino mi ricompenserebbe con un simile gioiello." Tese le labbra in una linea sottile e sfiorò le sue lunghe basette grigie che andavano congiungendosi con la sua capigliatura argentea e diradata.

Non ebbi più la forza di controbattere alle loro parole, poiché oramai avevo compreso come fossero immutabili i loro discorsi, pertanto mi limitai a spostare lo sguardo da l'uno all'altro, dalla cripticità di Bradley alla franchezza del signor Roole.

Quest'ultimo afferrò, da una delle molteplici tasche interne della sua giacca, un piccolo contenitore in argento quadrangolare e da esso ne sfilò una lunga sigaretta sottile, seguita da un fiammifero che ne accese l'estremità. Poco dopo, dalla sua bocca fuoriuscirono flebili scie di fumo che provocarono un lieve appannamento della mia vista.

Il signor Roole porse una sigaretta a mio marito, ed io sgranai gli occhi nell'osservare come, con dita esperte, Bradley avvicinò quest'ultima alle sue labbra, inspirandone avidamente il sapore.

Egli reclinò il capo, espirò il fumo che aveva incamerato nei polmoni e sorrise, come se fosse beato da una simile sensazione di appagamento, poi osservò la lunga stecca di tabacco oscillare tra le sue dita.

"Gradite anche voi, signora Wilkinson?" Roole avvicinò una sigaretta alla mia mano, in segno di profferta.

Bradley allungó un braccio sul tavolo, facendo scivolare gran parte delle carte sul pavimento e alzò violentemente il tono della voce. "No." Il suo sguardo era inappellabile, non ammetteva repliche, tanto era rigido.

Con quale onere aveva il potere di decidere per me?

Quale superbia hai posto in lui, mio Dio! pensai.

"E chi siete voi per negarmelo?" Iniziai a protestare, seppur condividendo il suo disappunto. "Proprio voi! Oh, vi imponete febbrilmente proprio voi che state inspirando i trucioli di quel tabacco con tanta beatitudine!"

Il signor Wilkinson si sporse verso di me e avvertii la carezza del suo piede sulla mia caviglia. "Non posso permettere diventiate come me."

Rimasi in silenzio, riflettendo su quella frase per la quale non riuscivo a trovare una risposta coerente.

Oh, mai come lui! Mia Buona Provvidenza, liberamene! pregai, nonostante non avessi cessato di mostrare il mio stupore per quel gesto.

Annuii, ritirando la mano.

"Siete possessivo con vostra moglie, signor Wilkinson."

Con mio grande stupore, il ragazzo reagì a tali parole sfoderando un orgoglio quasi arrogante, ghignando in maniera superba e beffarda. "Potrei ritenermi una divinità indistruttibile se riuscissi a placare gli istinti di questa graziosa fanciulla."

"Quindi potrei replicare assicurando che non è necessario che voi facciate alcuno sforzo per salire in graduatoria." Le parole fuggirono dalle mie labbra prima che riuscissi a formulare un pensiero in grado di badare ai miei istinti frenetici, tuttavia rimasi sorpresa dal fatto di non avvertire alcun accenno di rabbia, bensì solo il disperato desiderio di osservare nuovamente la reazione di Bradley alle mie repliche quasi sfrontate.

"Avrete da sudare, mio giovane Wilkinson." Il signor Roole lanciò con veemenza una carta sul tavolo. "Asso di picche!"

Il signor Wilkinson fece scivolare le carte che reggeva in mano lungo il suo collo, per solleticarne la pelle, dopodiché schiuse le labbra con un fruscìo sonoro e fece schioccare la sua lingua sul palato. "Anche la ragazza dovrà sudare al mio cospetto, signor Roole."

Oh, quanto divertimento potevano mai provare nel prendersi beffa della mia persona?

Il ragazzo alzò un sopracciglio, socchiuse le palpebre come se fosse estremamente concentrato, e aggrovigliò la sua capigliatura corvina fra le dita nella disperata ricerca di qualcosa cui aggrappare le sue speranze, poi pescò una carta dal mazzo, ghignando e arretrando con la sedia quando ne osservò il seme.

"Due caratteri così forti..." ragionò Roole. "Richardson scrisse una frase nel suo più celebre libro..."

"Pamela!" lo interruppi, riconoscendo il titolo del romanzo al quale avevo identificato la mia anima.

"Esatto." Mi osservò, sorpreso. ""Ti amo per la tua dolce sincerità" recitava una pagina del volume, quindi..." Il signor Roole sorrise quasi affettuosamente, osservando l'espressione disorientata di Bradley, mentre si sporgeva verso il tavolo. "voi amate la vostra coniuge per l'onestà con la quale si rivolge a voi?"

Il mio cuore arrestò la sua corsa in un unico istante, così come il signor Wilkinson alzó improvvisamente lo sguardo, serio, poiché ogni traccia di ilarità era momentaneamente svanita dal suo volto.

Egli non rispose, ma si limitò a scartare l'unica carta che reggeva in mano, con un'espressione affranta che capii non fosse dovuta all'evidente perdita, ma bensì alla frase pronunciata poc'anzi dall'anziano ospite.

Come riuscirono ad accaldarmi simili parole!

Tuttavia, potevo giustificare il mio stato d'animo improvvisamente confuso chiedendo la licenza per ritirarmi nelle mie stanze.

Mi alzai, reggendo in mano i lembi del mio abito bianco. Bradley fissava, ancora inerme, un punto indistinto dinanzi a sé, per poi alzare lo sguardo alle mie parole. "Con vostro permesso, mi ritiro nelle mie camere."

Senza attendere una risposta o un possibile divieto, m'incamminai verso il lungo corridoio. Un'improvvisa scarica di adrenalina avvolse le mie gambe, tantoché mi ritrovai a correre involontariamente.

Non posso permettere diventiate come me.

Non conoscete nulla di me.

Oh, quale forza mi obbligò ad ascoltare il mio istinto così desideroso di risposte!

"Dorothy." Notai la donna affaccendarsi nella pulizia dello studio del signor Wilkinson, e le appoggiai freneticamente una mano sulla spalla, bramosa del suo aiuto."avete detto di conoscere Bradley sin da quando era un semplice fanciullo."

La donna annuì confusa, osservando il mio ansimare disperato.

"Pertanto sapreste sicuramente dirmi dove abitava, a Londra."

Bradley avrebbe osato insinuare nuovamente quanto poco conoscessi di lui quando, con il suo più grande stupore, ero decisa a scoprire ogni dettaglio nascosto del suo passato?

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Un'Allyson quasi arrogante diviene improvvisamente curiosa!

Cosa scoprirà?

Votate e commentate!

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