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Capitolo 15

Le sue braccia cingevano la mia vita con una tale intensità che mi ritrovai a pensare a quanto quest'ultima fosse indiscutibilmente assurda, vista l'impossibilità di compiere alcun movimento che la sua stretta m'infliggeva.

Iniziai a dibattermi, mentre egli trascinava il mio corpo verso un'ignota stanza della villa, alzando quest'ultimo talmente con tanta forza che mi risultò difficile respirare correttamente, data la sua stretta pulsante che avvolgeva la mia gabbia toracica.

"Lasciatemi, vi ordino!" Ogni mia precedente lacrima divenne un urlo soffocato e disperato, poiché ponderavo inutile e senza senso piangere in una simile situazione dove avrei dovuto solamente sfilare i miei artigli per combattere contro un avversario più forte del mio corpo.

Ah, eppure egli era sostenuto da Lucifero! Io, invece, potevo vantare solamente di possedere ancora intatta la mia virtù, la quale il signor Wilkinson desiderava strappare con ardore dal mio corpo.

"Suvvia, signora Wilkinson, non dibattetevi," sussurrò al mio orecchio con un velo d'ironia. In risposta, reclinai velocemente il capo, sperando di colpire la sua mandibola, ma egli, con mio grande stupore, si scansò con un gesto fulmineo. "Peggiorerete il tutto..."disse con un gemito sforzato dovuto al peso incontrollabile che doveva reggere tra le braccia.

Poteva esservi altro di peggiore? Oh, povera me! Quante pene avrà mai dovuto patire la disperata Pamela Andrews, schiava di un padrone che non amava?

Urlai con una maggiore intensità e percepii il petto di mio marito irrigidirsi all'udire un simile grido sgraziato.

Le mie braccia erano incatenate ai fianchi e agitare le dita era l'unico movimento che mi riusciva possibile, pertanto tentai di graffiare il dorso della mano del perfido giovane, ma venni ben presto interrotta dalla voce di Dorothy alle nostre spalle, la quale camminava con velocitá verso le nostre figure, alzando le mani verso il cielo in un gesto afflitto.

Strappatemi dalle grinfie di questo figlio di Satana! pregai mentalmente alla buona e cara Dorothy.

"Mio buon signore!" Ella si avvicinò, allarmata. "Lasciate in pace quella povera creatura! Le farete male così!" La donna indicò le braccia di Bradley attorno al mio busto.

"Tacete! Poiché anche a me le parole di questa furfante mi hanno recato dolore!" ringhiò, strattonando il mio corpo verso i battenti di una porta.

Dolore! Insulso bugiardo! Ah, quanto poteva dolere agli uomini conoscere la veritá!

"Ve ne prego, signor..." Ma la voce della donna, pronta ammirevolmente ad accorrere in mio aiuto, venne spezzata dalla porta di una stanza a me ancora sconosciuta che venne chiusa alle nostre spalle.

Oh, quale piacere provai nell'avvertire il mio corpo finalmente libero da una tale stretta spossante!

Venni catapultata all'interno di quella che definii fosse un'enorme camera da letto, e afferrai tra le dita le tende di un nobile baldacchino decorato con le tonalità del rosa più intenso.

Soli. Io e Bradley Wilkinson.

Divina Provvidenza proteggimi! pregai sommessamente, indietreggiando dinanzi al suo sguardo iroso.

"E così, voi..." Il signor Wilkinson si sfiló la sua lunga giacca nera, accasciandola sul letto a me affiancato.

Oh, quale gesto perverso avrebbe compiuto ai miei danni?

"Voi credete che vi abbia sposata per rendervi una mia sgualdrina, vista la definizione che avete usato..." Chinò il capo, osservandomi con un atteggiamento criptico ed enigmatico, mentre continuava ad avanzare deciso nella mia direzione, poiché, evidentemente, aveva letto il timore e la tensione che celavo nello sguardo. "Ma mai permetterò che voi vi rivolgiate a me usando simili termini inappropriati per le vostre labbra e per quanto poco conoscete di me!"

Se solo avessi potuto controbattere enunciando la quantità esorbitante dei troppi aspetti negativi che conoscevo della sua persona! Oh, come avrei voluto dimenticare ogni istante vissuto in sua compagnia!

Mi appoggiai alla parete della stanza, le mie unghie iniziarono a graffiare il materiale freddo alle mie spalle, nonostante quel gesto provocasse in me una sensazione nociva, tuttavia avvertivo l'incontrollabile bisogno di sfogare la mia rabbia su un oggetto solido che potesse sorreggere la mia anima frustrata.

"Ciò che avete detto con estrema convinzione in carrozza non è stato di mio gradimento..." Il giovane congiunse le mani dietro la schiena, alllontanandosi per iniziare a circolare riflessivo nella stanza.

Immobile ed imperterrita, seguivo con lo sguardo i suoi movimenti, notando come essi sembravano appartenere ad uno dei maggiori esponenti illuministi del secolo precedenti, tanta era la sua innata eleganza.

"Quindi avete creduto fosse necessario afferrare il mio corpo con violenza per seguire i vostri sciocchi ordini, senza badare al dolore che avreste potuto arrecarmi?" Incurvai le sopracciglia, dato che la disperazione precedente venne giustamente sostituita da un impulso frenetico di rabbia.

Egli si voltò velocemente, alzando il capo con fare imperativo. "E voi avete badato all'uso scorretto delle parole a me rivolte?"

Mi affrettai a controbattere, vista la rapidità con la quale si apprestò ad avvicinarsi al mio volto, poiché ero sicura che osservare il -dovevo ammettelo- meraviglioso verde del suo sguardo non mi avrebbe resa audace come avrei desiderato essere. "Uso scorretto della veritá, voi intendete!" dissi. Come palpitava il mio cuore! "Poiché quest'ultima vi fa male, signore."

"Cessate di chiamarmi signore! Sono vostro marito, dannazione!" sembrò  particolarmente attento a simili dettagli.

"Un vero marito quale voi intendete non avrebbe mai rivelato ai genitori della sua coniuge che quest'ultima non si è donata ad egli," dato il tono imperativo che era propenso ad utilizzare nel rivolgersi a me, decisi di imitare il suo comportamento alzando la voce, "specialmente se quest'ultimo può usufruire di belle donne!" Non seppi per quale ragione, ma pronunciai le ultime due parole quasi sputando, come se trattenere quel pensiero deplorevole mi recasse disagio.

In breve tempo ritrovai le sue dita strette attorno ai miei polsi e i suoi capelli corvini solleticarmi la fronte. Mi osservò profondamente per un lungo istante, spostando il suo sguardo dalle mie labbra ai miei occhi.

Nonostante apparisse quasi deluso dalla mia insistenza su un tale argomento, la sua stetta era delicata, tuttavia ciò non fu una giustificazione per placare il mio animo rabbioso e ferito.

"Credete che avrei accettato così prontamente la vostra mano se non vi avessi reputata una bella donna?"

Animo perverso!

Fu la goccia che incendiò il mare in me già sin troppo in tempesta: avvicinai il mio volto al suo e feci scivolare tumultuosamente le parole dalle mie labbra, avvertendo l'inspiegabile desiderio di ferire il suo cuore, così come egli aveva lacerato il mio. "Non mi è mai importato apparire femminile ai vostri occhi!"

Lui rimase in silenzio, osservò nuovamente per un istante le mie labbra, poi tornó a scrutare l'incendio nelle mie pupille. "E cosa vi importa, allora?"

Con un gesto repentino mi divincolai dalla sua stretta, spingendo il suo corpo contro l'asta del baldacchino dinanzi a me, tanto da renderlo barcollante.

Quale forza si era impossessata delle mie braccia in quel momento, mio buon Signore?

Eravamo due fuochi in un'unica stanza: nessuno avrebbe potuto spegnere l'altro.

"Voglio essere amata!" Urlai in un unico respiro, la rabbia miscelata alla disperazione ma, poiché vivido era il mio disappunto, non cessai di osservare i suoi occhi incollerirsi.

Eppure, con mia grande sorpresa, egli sembrò tentennare a tali parole, tanto che il suo sguardo sembrò spegnersi, come se il suo cuore si fosse lievemente sciolto ad una mia simile affermazione.

Ma come poteva un animo di pietra come quello del signor Wilkinson reagire sentimentalmente ad una rivelazione che egli avrebbe considerato futile e priva di reale significato?

Bradley sembrò, dopo attimi di silenzio, assorbire il fiato necessario per ribattere, ma lo precedetti.

"E invece voi non mi amate! Volete solamente questo" Sfiorai il mio corpo con movimenti lenti, "senza ragionare su quale piacere più profondo potrebbe celarsi qui!" Posai con enfasi una mano sul petto, dopodiché ricordai l'accaduto del giorno precedente. "Tuttavia ho deciso di non desiderare amore da voi, perché mai potrei giacere con un marito che rammenta il piacere di possedere carnalmente due dame chiamate Caroline e Phoebe!"

Una volta riacquistato equilibrio, egli si raddrizzò, osservandomi stupito e confuso. "Di che cosa state parlando?" Il suo tono di voce salì di un'ottava.

"Bugiardo nonché meschino siete! Non ricordate forse la poca delicatezza usata fisicamente nei loro confronti?" Portai istintivamente una mano ai capelli, come se il ricordo delle parole delle due giovani mi uccidesse.

Perché sembrava ferirmi ogni nuova informazione negativa riguardante Bradley Wilkinson?

"Ditemi, allora, con quanto ardore hanno graffiato la vostra schiena?" ribattei con tono pungente. "Potrei forse considerarvi il discendente diretto di Giacomo Casanova, non credete?" Osservai con rabbia il suo volto stringersi in un'espressione incredula.

"Quali idee sciocche hanno invaso la vostra mente? Chi vi ha detto queste futili menzogne?" Si avvicinò.

"Menzogne, voi le chiamate! Eppure esse rappresentano perfettamente l'uomo perverso che è in voi!" urlai, talmente era il desiderio di liberare il mio animo da simili rivelazioni.

Bradley annuì, chinó il capo e infilò le mani nelle tasche dei suoi calzoni, per poi avanzare con atteggiamento disinvolto.

Fui sorpresa nel notare come attendessi con ansia la sua avanzata senza arretrare.

"Sapete..." Si accarezzò le labbra. "Mi resta molto difficile dimostrare quanto vi ammiri per il vostro coraggio e la vostra eloquenza, pertanto avrei tentato di esternare questo mio pensiero se non vi foste rivolta a me in simili termini."

Quanta determinazione era nascosta nei suoi movimenti!

"Quindi, intendo accontentarvi," aggiunse, esoterico. "Avete ripetutamente espresso il vostro rifiuto al mio cospetto, enunciando inoltre come disprezzate la mia vicinanza a voi," Divenne serio e il suo sguardo si tinse di rabbia. "pertanto potrete vantare di avere a vostra completa disposizione, nonché in solitudine, questa stanza fino a..." Si sporse per osservare dalle inferriate come il sole splendesse tra la ricca vegetazione del Bedfordshire, poi inclinò il capo. "probabilmente fino a stasera." Si avviò con lunghi e rapidi passi sino alla porta d'entrata, avvolgendo il pomello con le sue giovani dita.

Oh, quale gesto arrogante dimostrò, rivelando il suo desiderio di rendermi prigionieri in quella camera!

"Cosa intendete fare?" Allarmata ed inconsapevole, mi avvicinai a lui, poggiando inaspettatamente una mano sulla sua spalla, tanto da farlo voltare.

Il suo sguardo tornò furioso e le sue labbra carnose si schiusero avvenentemente. "Intendo voi comprendiate che..." Aprì la porta, avvolgendo un mazzo di chiavi attorno al suo indice, "non sapete nulla di me." In un attimo, chiuse la porta alle sue spalle ed udii il tintinnio della serratura bloccare i battenti.

Frustrata e delusa da un simile comportamento che, ai miei occhi, recepii come un ulteriore tradimento, iniziai a bussare freneticamente, sperando nell'animo buono di Dorothy, la quale ero sicura sarebbe accorsa in mio aiuto, tuttavia in risposta udii solamente i passi decisi e imponenti di mio marito allontanarsi.

"Aprite, ve ne prego! Siete disgustoso!" urlai, sperando che la mia voce potesse essere percepibile, dato il mio desiderio incomprensibile di ferire la sua considerazione. "Non avete alcun rispetto per le donne, vergognatevi! Che Iddio possa perdonarvi per un simile affronto ai miei danni!"

Le mie urla furono vane ed esse provocarono in me solo un ulteriore sensazione di disperazione, tantoché, pochi secondi dopo, non potei far altro che accasciarmi tra le lenzuola ruvide e antiche del letto dinanzi a me, per poi chiudere amaramente gli occhi.

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Nonostante avessi lasciato le mie forze ancora inebriate nel sonno, percepii nitidamente la voce di Dorothy aggirarsi per la stanza convulsamente. "Oh, per quale ragione, mio signore, avete ridotto ad una situazione simile una creatura così innocente?"

Decisi di restare ad origliare le sue parole, continuando però a mantenere chiuso lo sguardo, per farle credere fossi ancora avvolta da un sonno profondo.

Silenzio.

"Non rammentate come avete afferrato il suo debole corpo? Povera fanciulla, quanto dolore avrá patito!" A seguire, uno schiocco di mani.

"Lo so, Dorothy." La voce calda e protettiva del giovane Wilkinson riverberò fra le pareti.

Essa appariva quasi affranta, come se fosse consapevole di aver agito in maniera subdola e meschina.

"Avevate detto di voler lasciare la ragazza in solitudine, per quale ragione, ora, sedete al suo fianco?"

Oh, mai avrei desiderato la presenza di quel giovane al mio fianco, poiché avrebbe creato in me solamente una sensazione intensa di nausea, pertanto pregai il buon Signore di continuare a poter bearmi di quei momenti di libertá che, seppur con la forza, mio marito mi aveva imposto.

"Ne sono consapevole, Dorothy." Egli sembrò quasi seccato dalle continue sottigliezze della donna. "Eppure credo voi conosciate quanto sia forte la mia..."

"Sensibilitá, signore."

Aprii furtivamente gli occhi e notai come il signor Wilkinson gesticolò, per poi scuotere il capo. "Non siate sciocca. Volevo solo constatare quali fossero le sue condizioni, ma..."

"Mio caro signor Wilkinson, sapete che vi conosco da quando eravate ancora un fanciullo, pertanto vorrei chiedere la vostra licenza per poter esprimere il mio pensiero." azzardó la donna, arricciando il tessuto del grembiule che teneva allacciato in vita.

"Parlate, quindi."

"Nascondete dietro avvenenza e fascino l'affetto che nutrite per vostra moglie"

Il respiro venne a mancarmi e sfociai in un lieve singhiozzo di stupore, tantoché temetti essi potessero comprendere come riuscissi furtivamente ad ascoltare la loro conversazione.

Ah, che errore commise Dorothy nell'inculcare nella mente di un tale pervertito simili sentimenti di amore! Richiusi gli occhi, ma udii Bradley sospirare. "Perspicace..."

Oh, no, mio Signore! Preferisco essere odiata da un simile individuo che amata in maniera turpe e falsa! pensai.

La porta venne chiusa velocemente.

Sperai con ardore vi fosse solo la buona Dorothy al mio fianco, quindi sospirai, grata alla Divina Bontá di avermi concesso il lusso dell'assenza del signor Wilkinson.

"Come dovrò fare con te?"

Oh, era la voce di Bradley quella che risuonò al mio fianco! Egli non aveva lasciato la stanza, mio malgrado.

Evidentemente credeva dormissi, povero ingenuo!

Credetti di gioire quando aprii gli occhi segretamente per osservare come il giovane sedeva su una poltrona, il capo chino e la testa tra le mani, in un gesto quasi disperato.

Invece, il mio cuore fu invaso da un' insolita sensazione di compassione e di tristezza.

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Perché, secondo voi, Allyson ha reagito, nella conclusione, diversamente da quanto si aspettasse?

Votate e commentate!

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