9. Una nuova vita - Parte II -
Firenze, Italia
Dicembre 1876
Qualcosa mi riportò alla realtà, interrompendo bruscamente quel bellissimo ricordo.
Come in altre notti, anche quella volta mi sentii stranamente osservato. Mi capitava spesso, ma, quando poi mi guardavo attentamente intorno, non vedevo mai nessuno.
Mi misi sull'attenti appena udii un suono di passi provenire da un vicolo vicino. Notai una figura avvicinarsi nell'oscurità. Cercai di osservare meglio; dopo gli eventi dei mesi prima, infatti, mi preparavo sempre al peggio.
La sagoma s'incamminò nella mia direzione; dal portamento lento e sinuoso, sembrava fosse una donna. Quando raggiunse una zona illuminata, rimasi totalmente paralizzato e incapace di reagire o anche solo pensare.
Non potevo crederci... lei era di fronte a me!
Stropicciai gli occhi, ma la giovane era ancora lì e avanzava con andatura sensuale, scandita dal rumore dei tacchi che impattavano sulla stradina di ciottolato. Era stato difficile riconoscerla. Non indossava uno dei suoi sontuosi abiti, ma una camicetta bianca col tulle, un paio di pantaloni aderenti marroni e degli stivali neri.
Ogni cosa si fermò: dentro di me le emozioni si accavallarono e si mischiarono una con l'altra lottando tra di loro.
Il peso allo stomaco diventò insopportabile.
Amore, sorpresa, paura, eccitazione, dolore, rammarico, tristezza, gioia...
Non sapevo come gestire tutto in un colpo solo.
La mia espressione di stupore fu accompagnata da vari boccheggi. Provai a parlare, ma dalle mie labbra non uscì alcun suono. Deglutii tre o quattro volte, e i miei occhi scuri divennero lucidi. Non era più accaduto da quella drammatica notte.
«Fe...» tentai avvicinandomi a lei lentamente.
«Fede...» ripetei, come se avessi avuto una visione.
Il nodo alla gola si stava gradualmente alleviando.
Ero sconvolto, lo shock mi aveva reso incapace di avere una reazione o di capire cosa stesse succedendo in quel momento.
Io, lei e quella città...
I ricordi si fecero nitidi e la realtà fu sopraffatta dalle mie memorie. Mi avvicinai ancora e sgranai gli occhi, allungando una mano verso la chioma della ragazza.
«Federica», riuscii a dire con voce rotta passandomi i suoi boccoli tra le dita.
Era un sogno o un incubo?
«S-s-s-sei tu?» le chiesi piangendo senza più trattenermi.
«In carne e ossa», mi rispose lei, sbattendomi al muro e baciandomi con passione.
Le nostre lingue s'intrecciarono più volte, la sua presa sui miei capelli era forte e decisa.
Non era da lei!
Era troppo diretta e mi aspettavo una reazione diversa, più dolce. Non sapevo perché e come mai lei fosse lì; ero in trance, completamente fuori dal mondo, avevo perso il contatto con la realtà. Ero frastornato, anche se felice.
«Cosa è successo?! Ti ho vista morire! Non è possibile che tu sia qui!» affermai confuso, con espressione sorpresa, mentre le lacrime rigavano ancora il mio viso.
Lei mi portò un dito sulle labbra e mi guardò con occhi furbi e maliziosi.
«Shhhh...vieni, ti mostro cosa è accaduto.»
Poi, prendendomi per mano, camminò per diversi minuti senza parlare, trascinandomi in una casa vicina che presumevo fosse la sua nuova modesta abitazione.
Una volta dentro una semplice stanza con tutto il minimo indispensabile, cominciò a togliersi la camicia e subito la sua bocca fu sulla mia.
Io la credevo morta da mesi, e lei pensava solo al sesso?!
Dopo un primo attimo di smarrimento, però, realizzai che le domande in quel momento erano superflue, come i nostri abiti del resto.
Detto sinceramente, lei era qui con me, tra le mie braccia, era abbastanza.
Iniziò a occuparsi anche dei miei vestiti, sbottonandomi a rilento la camicia, mentre continuava a baciarmi. Infine mi levò anche i pantaloni. Non perse tempo e mi spinse sul letto, spogliandosi senza troppi complimenti. Ora indossavamo solo il nostro intimo.
Federica si mise a cavalcioni sopra di me, interruppe il bacio e mi guardò intensamente.
Qualcosa però m'inquietò, sembrava quasi che le sue pupille fossero diventate rosse. Sicuramente era stata la mia immaginazione.
L'attimo dopo si dedicò al mio collo e lo leccò lentamente, mentre io passavo le mani sul suo corpo seminudo.
Poi, improvvisamente e inaspettatamente mi morse con forza.
Il dolore fu acuto, e sentii i suoi canini squarciarmi gradualmente la carne.
Sgranai gli occhi e gemetti, tra dolore e piacere, intanto che si muoveva sensualmente su di me. I movimenti del suo bacino, circolari e sinuosi, fecero reagire il mio membro. Incominciò a succhiare il sangue che scorreva frenetico a causa dell'eccitazione provocata da quel momento.
Non capivo cosa diavolo stesse succedendo, quel mix di sofferenza, godimento e paura erano nuovi per me, ma la lasciai fare.
Non avevo più nulla, ora che avevo ritrovato lei m'importava solo di stare con la ragazza che amavo.
Non m'interessava per quale ragione fosse lì invece che essere morta da mesi.
Non mi preoccupavo neanche del perché non mi avesse cercato prima o quali perversioni avesse maturato, l'importante era solo che fossimo insieme.
Mentre pensavo a queste cose, mi rilassai chiudendo gli occhi e mi abbandonai a Federica completamente.
Il mio corpo era sempre più debole e la vista iniziò ad appannarsi. Quel miscuglio di sensazioni mi mandò in estasi, anche se ormai stavo perdendo lentamente e piacevolmente i sensi.
Infine non percepii più nulla, sentii solo un sapore metallico sulle labbra.
Mi svegliai di soprassalto e, ansimando, mi portai le mani sul torso nudo. Respirai a fatica e dondolai avanti e indietro sgranando gli occhi. Mi presi qualche momento per calmarmi, poi girai la testa di lato e vidi la schiena scoperta di Federica, che guardava fissa il muro di fronte a lei.
«Ci hai messo molto tempo!» esclamò annoiata, voltandosi.
Era completamente nuda, e mi persi a osservare le sue forme: i fianchi snelli e sinuosi, le gambe affusolate ed eleganti. Infine il mio sguardo si posò sui suoi seni sodi e rotondi.
Mi si avvicinò lentamente e mi posò una mano sul petto.
«Che cosa è successo?!» chiesi mentre incominciavo a ricordare spaventato.
Avevo un dolore acuto alla testa e i muscoli del corpo indolenziti. Troppe sensazioni parevano cambiate dalla mia perdita di conoscenza, mi sentivo come se avessi dormito per giorni interi.
«Perché riesco a sentire cosa dicono le persone che passano qui fuori?! Perché ho tanta sete?!" le domandai all'improvviso più calmo.
Non ero mai stato così strano in tutta la mia vita. Facevo fatica a muovermi e a controllare le mie emozioni.
«Ti spiegherò tutto...» mi rispose languidamente, mettendosi sopra di me e baciandomi in modo lento.
Intrecciai più volte la lingua con la sua, mentre la tenevo dai capelli dietro la nuca. Il desiderio ardente di possederla si amplificò dentro di me e, senza rendermene conto, in pochi attimi, l'avevo sollevata e sbattuta contro il muro della stanza.
«Inizi già a usare la tua nuova forza e la velocità aumentata!» affermò divertita Federica con un sorrisetto malizioso, prima di baciarmi ancora, questa volta con passione accentuata.
Non capivo cosa significassero quelle parole, ero troppo preso dalla voglia di farla mia.
Mi liberai con uno strattone dell'ultimo pezzo di stoffa che ci divideva ed entrai con vigore in lei, lambendole il collo. Le alzai una gamba liscia e soda e la tenni con fermezza per assicurarmi un ingresso più semplice.
Ci spostammo da una parete all'altra a una celerità normalmente impossibile.
La sentii gemere e continuai a possederla muovendo i fianchi e strizzandole i glutei tra le mani, intanto che la sostenevo con le braccia. Ancora una volta i nostri corpi si misero in movimento con una rapidità fuori dal comune e finimmo sul letto. Lei era sopra di me e io sempre dentro di lei, mentre ondeggiava il bacino, in maniera regolare e provocante, per dare piacere a entrambi.
Posò le mani sui miei pettorali e mi cavalcò con maggiore vigore, mentre io stringevo i suoi seni tra le dita. Ricambiai le sue spinte godendo di pura estasi, intanto che lei scaricava la tensione e l'eccitazione graffiandomi il petto.
Chinò la testa, diminuendo il ritmo e passando la lingua sul sangue che lievemente fuoriusciva dai leggeri tagli sul torace, mentre la tenevo per la nuca.
Con uno scatto mi misi seduto per penetrarla meglio: i versi che lei emetteva mi portarono a spingere ancora di più, intanto che la mia bocca si occupava dei suoi seni. Cinse le gambe attorno ai miei fianchi e mi venne incontro energicamente, leccandomi il collo e soffocando le sue grida.
Quella passione sfrenata e selvaggia ci stava lentamente consumando e sembrava non finire mai.
La stesi sotto di me e strinsi il lenzuolo mentre ringhiavo, serrando i denti, e affondavo completamente ininterrottamente. La punta del mio sesso si gonfiava e pulsava dentro di lei, toccandole i punti più sensibili, con movimenti del bacino sempre più secchi e veloci.
Ormai i gemiti di Federica erano divenuti urla acute.
Il tessuto tra le mie dita finì per squarciarsi quando conclusi il rapporto, esplodendo in lei varie volte, quasi ringhiando per contenere il piacere che traboccava in lei. La ragazza arrivò poco dopo con un sfogo sonoro e prolungato, graffiandomi la schiena.
Uscii lentamente e mi misi di lato cercando di recuperare le forze e il respiro.
Non avrei mai immaginato che quell'incontro mi avrebbe cambiato per sempre la vita, e quando dico per sempre, intendo letteralmente.
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