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34. Il piano perfetto

Ero totalmente sconcertato da quello che mi aveva fatto vedere e narrato Markoos.
Sicuramente non era stata una storia felice la sua, ma non provavo compassione per uno che aveva ucciso o fatto morire tutti quelli che tenevano a lui solo per una calcolata e sanguinosa vendetta, o per il potere.
Il potere era quello che aveva su tutti noi.
Era più potente di Randhal e di Nathan e nessuno poteva fermarlo.

«Sai ... Non avevo capito inizialmente che i vampiri sarebbero diventati più forti in base alla loro vita, altrimenti avrei fatto bene a eliminare molte più persone all'epoca. Ma secondo te, come mai solo pochi vampiri hanno superato i cinquecento anni?» mi domandò Markoos retoricamente.

«Perché così facendo nessuno può tentare inutili rivoluzioni come fecero Randhal e altri dopo di lui. Vedi suo fratello, è stato più furbo, ha sacrificato la vita dei più vecchi in cambio di diventare il mio fedele braccio destro e ora ha più di mille anni. Conviene stare dalla mia parte, Henry» sentenziò l'ibrido afferrando il mio viso tra le mani.

«Com'è possibile diventare quello che sei diventato tu? Si può essere solo un mostro alla volta!» ringhiai cercando di liberarmi da quella presa.

«Lo so, quelli che hai visto tu erano disperati tentativi di creare altri come me, la mia razza e la mia dinastia ed estinguere una volta per tutti gli odiosi vampiri e gli schifosi lupi mannari. Quei due Clan mi hanno portato solo sofferenze. Hanno ucciso la mia famiglia e ora tutti i loro discendenti, tutte quelle ripudianti creature, finiranno con loro all'inferno. Per farlo ho bisogno dei loro due stupidi Dei o Demoni, chiamali come vuoi, e tu e Jack siete la chiave per poter far tornare quei due luridi esseri qui e una volta che li avrò evocati li imprigionerò in questo mondo grazie al mio potente amico Stregone e a tutti i suoi seguaci. Quando uniranno quei pochi poteri che li saranno rimasti e mi diranno come poter creare altri esseri superiori come me li caccerò di nuovo negli Inferi per sempre. Secoli di preparazione e domani che ci sarà la luna piena finalmente avrò ciò che bramo da intere generazioni» mi narrò Markoos completamente estasiato da quel macabro e orribile racconto.

«Perché aspettare così tanto?» gli chiesi ringhiando.

«Non sei stato attento allora ai miei preziosi ricordi... I patti che stipularono Frederick e l'altra sciamana prevedevano che per 1000 anni i rispettivi demoni avrebbero riposato e si sarebbero nutriti di ogni nuovo essere che sarebbe stato creato dagli iniziali vampiri e dagli originali lupi mannari. Vedi, nel corso del tempo i poteri di entrambi si sono affievoliti e i vampiri sono diventati sempre più mortali, ma come vedi, Nathan e Randhall sono quasi immortali sul serio a parte la decapitazione e l'estrazione del cuore. I lupi mannari potevano vivere anche duecento anni ed erano quasi imbattibili con la luna piena, ma come ben sai ora è molto diverso, questo perché il potere sprigionato dai quei due esseri si è pian piano affievolito nel corso dei secoli» continuò il ragazzo stringendo più forte la presa sul mio viso.

«Ora dormi che domani sarà un grande giorno e ti voglio riposato...» disse con un sorriso falso per poi spezzarmi di netto il collo portandomi all'oblio.

Parigi, Francia 1922

Avrei detto tutto a Silvye, ero deciso, probabilmente all'inizio si sarebbe spaventata ma forse per amore avrebbe capito.
Era la notte giusta: l'avrei persa o l'avrei portata con me per sempre. Mi stavo giocando tutto, ma erano passati anni interi e non potevo più nascondermi.
Feci un lungo sospiro ed entrai in casa pronto a parlare.
Mi spogliai molto lentamente del cappotto e del capello e inizia a sentirmi molto teso per quello che stavo per dirle.
Feci un passo verso la nostra camera, ma subito riconobbi un odore forte e pungente.
Ero talmente occupato a prepararmi un discorso che non avevo percepito nulla coi miei sensi di vampiro.
Era una delle poche volte dove l'uomo prevaleva sul mostro.
Notai una lunga scia di sangue a terra e la seguii con lo sguardo, estremamente cauto e spaventato.
Giunsi fino a un corpo immobile e steso per terra.
Non parlai, ma mi avvicinai ancora di più con un nodo in gola e una sensazione orribile che non provavo da secoli.

«Silvye... Silvye, stai bene?» la chiamai più volte e poi mi inginocchiai di fianco al corpo steso della ragazza.

Le lacrime iniziarono a sgorgarmi dagli occhi quando notai i suoi occhi sbarrati e la bocca spalancata.
Due forellini sul collo erano stati la causa del suo decesso.
Era giovane e piena di vita...Non doveva morire così.
Raccolsi il suo corpo esile tra le mani e la osservai in quell'abito bianco e candido così come lo era lei.
Sylvie era innocente e il sangue sul suo vestito simboleggiava che qualcuno l'aveva sporcata per sempre.
Chiusi i suoi occhi piangendo e stringendola a me in un gesto di affetto che né io né lei avremmo mai più sentito.
Avrei trovato il colpevole e lo avrei ucciso, lo promisi quel giorno del 1922,tuttavia ogni promessa fu vana.
Decenni interi mi avevano tolto le speranze di trovare il responsabile e un perché a quel gesto.
La morte di Silvye mi aveva distrutto, ma non avevo mai fatto parola con nessuno di quella storia, ero semplicemente andato avanti. Quando si vive per sempre si hanno mille segreti e mille storie da raccontare, ma non c'è sempre spazio per tutto.

Miami

Prima che arrivasse Sharon nella mia vita non mi ero più legato a nessuna donna umana perché il ricordo di quella brutta esperienza mi aveva segnato.
Ora avevo capito...era stato Markoos a togliermi tutto quasi cento anni fa, ma non potevo ucciderlo.
Come si uccideva un ibrido immortale che aveva più di mille anni?

«Non sono stato io, Henry, non questa volta, non darmi le colpe di tutto...» sentii mormorare al mio risveglio.

Cyrus e Markoos mi studiavano come una cavia da laboratorio.
Cyrus era il capo degli stregoni di Markoos, un tizio folle con un'orribile tonaca rituale nera e oro. Mi misi seduto, abbastanza confuso e stordito, tenendomi il viso con le mani.

«Che diavolo state facendo?» mormorai ancora un po' intontito.

«Cyrus frugava allegramente tra i tuoi ricordi!» rispose lo stregone con tono isterico e fastidioso. Mi dava i brividi quanto Markoos.

L'ibrido aveva una maglia a maniche lunghe color panna con dei bottoncini sul collo a V, calzava normali jeans e degli scarponcini marroni.
Io durante la mia prigionia indossavo solo canottiere e t-shirt e jeans o pantaloni comodi.
Era il massimo che potessi ottenere e ora portavo dei jeans e canotta bianca.
Una terza figura fece capolino tra i due uomini.

«Sono stata io, volevo farti capire che non bisogna legarsi a ciò che è debole e umano. Volevo renderti più forte e pronto per il grande giorno che ti aspetti ad affrontare» la voce di Lauren era più irritante e odiosa che mai mentre pronunciava quelle parole.
Sospirai tremando per la rabbia mentre fissavo il pavimento.
Alzai lentamente lo sguardo con il volto completamente trasformato e i pugni serrati, così tanto da farmi male.
Era vestita completamente di nero, aveva una canottiera aderente e un paio di leggins che aiutava a risaltare perfettamente ogni singola curva del suo corpo; anche nell'abbigliamento non la riconoscevo davvero più.

«Vedi, hai fatto lo stesso errore con la piccola Sharon, e hai solo facilitato il mio compito e quello di Markoos...» mormorò la ragazza con fare superiore.

Scosse la testa e uscì dalla stanza trionfante e soddisfatta.
La seguirono il folle e l'ibrido, lasciarono la porta aperta quasi a invitarmi a farmi un'ultima camminata al di fuori di quelle quattro mura.
Restai ancora qualche istante completamente frustrato dalla rabbia.
Mi alzai dopo un po', lentamente, muovendomi quasi fossi un automa, come se fossi una macchina e non un essere in parte umano.
Nel salone pieno di mormorii tutti mi guardarono. Eravamo tutti prigionieri, ma senza catene e altro a legarci. Ciò simboleggiava una finta libertà, la cosa più orribile, e questo Markoos lo sapeva bene.
La mia testa era ancora china, ma percepivo gli occhi addosso.
Sharon, Faith, Nik, Rob, Kassandra, erano tutti lì gli ultimi sopravvissuti della nostra disastrosa compagnia.
Probabilmente Randhal era tenuto prigioniero dato che era il più pericoloso tra noi.
Mi avvicinai a Lauren e arrivai a un palmo dal suo viso.
Alzai la faccia a fissarla dritta negli occhi ,ero preso da una collera e da una rabbia che non avevo mai provato prima. La sua espressione di assoluta strafottenza alimentò quel sentimento negativo più che mai.
Aveva ucciso Silvye.
Lauren aveva ucciso Silvye, ora lo avevo metabolizzato per bene nella mia testa.
Tutto ciò che avevo provato negli ultimi minuti mi si riversò in quell'istante nella mente.
Feci una cosa che mai avevo fatto prima.
Aprii la mano più che potei e sferzai l'aria velocemente mollando uno sonoro ceffone in faccia alla vampira.
Tutto si riversò in quel singolo colpo, più plateale e significativo che altro.
Il contatto tra la mia mano e il suo viso rimbombò nel salone zittendo tutti, che intanto sembravano increduli a quel gesto da parte mia.
Per una volta la stessa Lauren era totalmente stordita, non aveva tutto sotto controllo come suo solito non avendo previsto la mia mossa, io però sapevo benissimo cosa avrebbe fatto in risposta a quella umiliazione pubblica.
Sgranò gli occhi e si massaggiò la guancia, incredibilmente irritata.
Il brusio mi fece capire che molti erano d'accordo con me, tutti i buoni per lo meno.
Cyrus fermò Markoos con una mano sul petto, vidi il tutto con la coda dell'occhio.

«Cyrus crede che tutto questo sia divertente, non trova, mio oscuro e demoniaco signore?» brontolò lo stregone psicotico.

«Come...come osi?!» ringhiò la vampira stupita muovendo la mascella e passandosi una mano sotto il mento.

Notai qualcosa di strano nei suoi occhi, come se fossero diventati completamente neri.
Anticipai la sua mossa, parai il suo colpo stringendo più forte che potevo il suo polso.
A volte la lucidità e la tattica erano più importanti della sola forza bruta, l'allievo stava dando del filo da torcere al maestro.
Spaccai il suo polso sbilanciandola e afferrai il suo mento con l'altra mano con uno scatto veloce.
Usai la mia forza da vampiro per lanciarla contro il muro più vicino.
Lauren impattò violentemente contro la parete scalfendola in più punti e poi cadde rovinosamente a terra ancora più frustrata.
Prima che potessi fare altro era già in piedi pronta ad attaccare, ma avevo predetto anche questo.
Mi limitai ad abbassarmi schivando il suo velocissimo colpo e facendole perdere l'equilibrio.
Afferrai con astuzia una sedia poco distante e la fracassai sullo stomaco della vampira ricavando un rudimentale paletto.
Ero dietro di lei e la tenevo da sotto il mento pronto a finirla, ma non sarebbe stato così semplice.
Bloccò il colpo con entrambe le mani e rivoltò la rozza arma contro di me perforandomi lo sterno e inclinando la punta verso l'esterno in modo da non toccare il cuore.
Markoos, il suo amato padroncino non voleva che morissi.
Mi fece fare una capriola che mi mandò a sbattere violentemente in terra e aumentò la pressione del pezzo di legno nelle mie carni.
Io mi limitai a ridere sputando sangue, ma con un sorrisino soddisfatto.
Per una volta le avevo dimostrato che era vulnerabile e non onnisciente.
La rabbia sul suo viso mi fece vedere che non c'era nulla che avesse preparato quella volta, che era autentico lo stupore e la rabbia che vedevo nei suoi occhi.
Sapeva mentire, manipolare e rivoltare tutto a suo favore.
Ma quella volta aveva subito la più cocente umiliazione che avesse mai patito.
Silvye avrebbe avuto giustizia in un modo o nell'altro, per ora poteva andare bene come inizio.
Era una piccola vendetta che avevo servito ormai raffreddata da novant' anni.
Più fredda di così non si poteva.

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