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15. Umanità

Miami

Rob era ancora in stato di incoscienza quando il cellulare prese a squillare: era Simon.

«Ehi, Dracula. Volevo dirti che qui da me è passata una bella stronza tutta sexy e sculettante e mi ha chiesto il tuo numero, mi ha riferito di essere una tua vecchia amica. Aveva un tono malizioso mentre pronunciava quelle parole e un fare abbastanza spinto e provocante», dichiarò Simon quasi gongolando per telefono.

«E tu che le hai risposto?» chiesi secco andando su e giù per la stanza.

«Beh, ovviamente sono stato professionale e cordiale, domandandole chi fosse e cosa volesse da te», enunciò il ragazzo tossendo più volte.

«Certo, come no! E io sono Gesù Cristo!» replicai ridacchiando.

«In effetti sei morto e resuscitato pure tu», ridacchiò il mio amico dall'altro capo della linea, «in ogni caso, mi ha detto di chiamarsi Faith e che quello che voleva da te non era udibile da me, in quanto mi avrebbe bloccato la crescita.»

«Sempre la solita, non cambierà mai. Alla fine glielo hai dato?»

«Oh, credimi, lo avrei fatto volentieri!» esclamò esultando Simon.

«Sei pessimo! Intendevo il mio numero, razza di pervertito! E comunque ha tipo centotrent'anni in più di te, e non reggeresti il suo ritmo... Fidati!» ribattei a tono.

Ci fu silenzio per qualche secondo e poi il ragazzo riprese a parlare.

«Mi stai dicendo che... cioè, quella lì... non mi dire che... è lei?» balbettò Simon sorpreso.

«Esattamente, le hai dato il numero o no?» aggiunsi brusco, non mi andava mai di soffermarmi su di lei, anche Simon sapeva solo poche cose su Faith.

«Sì. Sai, pensavo che, dato che tu mi hai ammazzato una fidanzata nel 1995, non è che magari per pareggiare i conti mi fai fare un giro con lei?» domandò allegro Simon.

«Sì, però poi tappezzerei la tua casa con le tue interiora», lo interruppi con sarcasmo macabro.

«Ah, fanculo, vampiro psicotico e deviato! Vai in spiaggia a prendere il sole nella bella Miami Beach!» chiuse la chiamata frustrato il mio informatore.

«Buona giornata pure a te, Simon!» risposi di rimando, anche se non poteva sentirmi.

In seguito a una veloce telefonata che ricevetti qualche minuto dopo, mi accordai con Faith per la serata, mentre Rob riprendeva lentamente conoscenza.

Il mio fedele compagno mi guardò furente, poi, con uno scatto fulmineo, mi afferrò per la t-shirt e mi inchiodò bruscamente contro la parete.

«Che cazzo ti è preso? Ti basta vedere quella stronza per ritornare un fottuto psicopatico? Sono passati più di sessant'anni dall'ultima volta!» ringhiò Rob dandomi un altro vigoroso scossone e facendomi impattare la schiena sul muro con tutta la sua forza.

«Non può accaderti di nuovo, hai già perso tutto una volta per causa sua. Sei arrivato nuovamente ad aggredirmi! Per cosa?! Per quella puttana che ti ha usato per interi decenni?» continuò con tono irato, lanciandomi sul divano.

«Questo lo puoi considerare l'ultimo incarico insieme! Non mi fido più a collaborare con Dottor Jekill e Mister Hyde, specialmente se c'è di mezzo quella troia psicotica! Era tutto un suo piano fin dall'inizio, ci ha incastrati», tuonò furibondo il mio amico indicandomi con un dito accusatorio, come se io fossi d'accordo con lei.

Io rimasi in silenzio limitandomi ad ascoltare il suo sfogo: lo avevo trafitto con un paletto e gli avevo spezzato il collo, aveva tutte le ragioni di questo mondo per avercela con me. Tuttavia, avevo un proposito ben preciso, e non glielo avrei rivelato altrimenti lo avrebbe compromesso.

Volevo vederci chiaro in questa storia: se Faith era tornata c'era qualcosa di grosso in ballo.

«Non hai nulla da dirmi? Prima mi ficchi un paletto in pancia, credendoti Buffy l'ammazza-vampiri, e ora fai finta di niente? Che cazzo sono, il tuo fottuto pupazzo? In ogni caso, ho chiuso con te, me ne vado!» concluse dedicandomi un'occhiata torva e scuotendo la testa.

«Sono stato fottuto da lei molte volte, Rob, e anche nel vero senso della parola...»

Un sorrisino si fermò sulle mie labbra per brevi istanti prima di sparire e tornare serio.

«Ha fatto tutto questo per me e questo lo apprezzo. Non la perderò di nuovo, e né tu né la tua amichetta bionda potrete fare qualcosa a riguardo questa volta», affermai mentre lui,con una mano sulla maniglia, era pronto ad andarsene.

«Non sprecherei tempo a salvare la tua umanità anche stavolta... in ogni caso», ribatté secco prima di incamminarsi e sbattendo con violenza la porta.

Rimasi a lungo su quel divano a pensare a come avrei potuto agire e mettere in atto il mio piano personale; avevo un appuntamento con Faith per quella sera in un locale in centro, dove avrei ottenuto delle risposte, ma non avrei coinvolto Rob o la sua impulsività avrebbe mandato a monte l'operazione.

Già il coinvolgimento di Simon non era stato desiderato.

Ero ancora sdraiato e intento a rimuginare su cosa dire e come comportarmi con Faith durante il nostro incontro che si sarebbe tenuto tra poche ore, quando sentii suonare il campanello.

Andai a vedere chi fosse dallo spioncino, cosa che facevo spesso data la mia natura e il mio " lavoro". Notai che non rappresentava un pericolo, perciò aprii la porta.

Mi ritrovai davanti una giovane donna che indossava un maglioncino bianco e dei jeans chiari, con ai piedi un paio di scarpe da ginnastiche color panna.

Era Sharon, la ragazza che avevo soccorso qualche notte prima dall'attacco del lupo mannaro.

Lei era molto bella nonostante la sua semplicità, i suoi capelli mori e lunghi le ricadevano sulle spalle ed era solo leggermente truccata attorno agli occhi smeraldini.

«Ehi, ciao, Henry. Ti disturbo? L'altra sera, mentre ero qui dopo che mi hai salvato da quel cane randagio, ho visto un libro interessante sulla tua libreria, tra l'altro ottimamente fornita di antichi volumi. Quello sulla famiglia Giusti mi interessa particolarmente», mi disse la ragazza dai capelli corvini gesticolando con fare nervoso e al contempo fissandomi negli occhi.

Prima che potessi aprire bocca, riprese a parlare.

«Anche solo dopo una rapida occhiata, ho notato che è un testo originale e so che non si trovano in giro, così speravo di poterci dare uno sguardo. Non ti ruberò molto tempo», supplicò Sharon unendo le sue mani come se dovesse pregare e rivolgendomi un fantastico sorriso.

Subito annuii, sorridendole genuinamente a mia volta, e le feci spazio per entrare senza proferire una parola, non preoccupandomi del mio aspetto casalingo, infatti portavo una banale T-shirt grigia e una tuta nera da ginnastica.

«Certo, dagli pure uno sguardo, ma trattameli bene», risposi ironico andando a prendere il libro che aveva richiesto per poi porgerglielo.

Ci sedemmo al tavolo e la guardai sfogliare con cura e meraviglia le pagine.

«Come lo hai ottenuto questo? Senza offesa, sembri tutto tranne un esperto di collezionismo. Hai origini italiane?» mi chiese la ragazza, passando la sua attenzione da me al libro a più riprese.

La osservai nei suoi occhi verdi smeraldo, che un po' mi ricordavano quelli di Faith. L'avrei vista tra poche ore, perciò non valeva la pena di pensare a lei.

Anzi, mi resi conto che la presenza di Sharon sortiva su di me l'effetto contrario, allontanava Faith dalla mia mente, così abbozzai un lieve sorriso.

«Sì, esatto. Questi testi sono passati di generazione in generazione. I miei antenati erano di Firenze», affermai orgoglioso. In realtà, facevano tutti parte della collezione di mio padre, li avevo fatti portare qui a Miami qualche anno dopo la mia "emigrazione".

«Cosa credi successe veramente nel 1876 in quella città? Dicono che i Giusti furono responsabili della "crisi di Firenze", insieme alla famiglia dei Marchese e dei Nardini, e del fatto che la capitale fosse poi spostata permanentemente a Roma. I tuoi antenati erano a stretto contatto con loro? Altrimenti non si spiega tutto questo materiale dell'epoca», continuò a chiedere la ragazza con un'espressione di dubbio dipinta sul volto e allo stesso tempo bramosa di conoscenza.

Vivere così a lungo come me portava a dover aver troppi ricordi e quelli più spiacevoli erano legati appunto all'anno della "rivolta".

Io ero al corrente della verità, l'avevo vissuta in prima persona, ma storicamente passò come un colpo di Stato dei Nardi e dei Giusti ai danni dei Marchese. Diciamo che era più credibile di "una rivolta organizzata dalle tre famiglie più potenti per cacciare dei vampiri utilizzando una milizia chiamata Lama Oscura".

I Nardi, le guardie di Firenze e i Lama Oscura, però, si massacrarono anche tra di loro, ignorando il fatto che solo i Lama Oscura sapessero cosa diavolo accadeva e cosa erano i vampiri. Per mio padre furono solo "danni collaterali per un bene superiore".

Forse era anche per colpa sua che ero divenuto così freddo, spietato e cinico quando venni trasformato in una creatura della notte.

«Tutto bene?» mi interpellò Sharon poggiandomi una mano sul braccio e abbozzando un sorriso.

«Oh, certo, scusa. È che è una domanda che cerco spesso anch'io in questi volumi e stavo pensando a una risposta sensata da darti», mentii volendo apparire come un povero ragazzo curioso che stava elaborando una teoria su un avvenimento storico, invece che sembrare un vecchio perso in ricordi di centocinquant'anni fa.

«Secondo me è stato qualcuno di cui non sappiamo molto a combinare tutto quel casino mettendo contro le tre famiglie, anche se devo confidarti che credo che tra i Nardini e i Giusti i rapporti non fossero idilliaci. È una cosa avvenuta troppo tempo fa e trovare una soluzione non ci aiuterebbe a nulla, se non a soddisfare una nostra curiosità. Comunque sì, un mio lontano antenato era molto amico del capo della famiglia Giusti», affermai alzandomi per dirigermi verso il frigorifero e chiederle infine se volesse qualcosa da bere.

«La tua teoria è molto interessante. Anch'io leggendo vari documenti ho sospettato che la cosa riguardasse i Giusti e i Nardini, invece che i potenti Marchese. Inoltre, so per certo che il figlio Enrico dei Giusti e la figlia dei Marchese scomparvero misteriosamente e non furono mai trovati, né i corpi né tanto meno loro tracce. Alcuni sostengono che siano stati loro a cospirare contro le famiglie utilizzando i Nardi come strumento. Però anche di Nicola non si seppe più nulla, che fosse anche lui in combutta con loro?» affermò la ragazza con tono interrogativo e un'espressione confusa sul volto.

Dovevo ammettere che gli storici avevano una fervida immaginazione e questa fanciulla era piuttosto sveglia, ma tutto questo non c'entrava con me e Federica, e anche lo spietato Nicola era stato una "vittima" come noi due.

«No, non credo loro c'entrino con ciò che è successo. Erano solo due ragazzi innamorati e Nicola era un arrogante nobile, ambizioso, certo, ma incapace di manovre politiche di quel calibro», le riferii con tono ironico.

Successivamente portai una bottiglia d'acqua con due bicchieri sul tavolo, versandone un po' per parte e sedendomi di fronte a Sharon.

«Sembri sicuro di queste tue affermazioni, quasi come se fossi stato lì. Devi aver letto molto questi documenti», esclamò la giovane ridacchiando e sorseggiando dal suo bicchiere.

In realtà non avevo mai letto nulla che fosse contenuto in quei libri, se non di rado e sporadicamente; era come se mi raccontassero cose che avevo già visto, perciò reputavo noiose quelle letture.

«Esatto, sono molto interessanti e delucidanti in merito alla storia», dissi fingendomi entusiasta e indicando con il bicchiere il volume in questione.

Mentre ascoltavo Sharon che mi esponeva le sue assurde teorie sulle cospirazioni a Firenze, riflettevo sulla sua possibile reazione di fronte all'effettiva versione di quei fatti che tanto la appassionavano. Se avesse saputo la verità credo che, invece di spaventarsi, avrebbe cercato di scriverci una relazione sopra, talmente era trascinata da quell'epoca storica. Era un tratto di lei che stava iniziando ad affascinarmi.

«Grazie per la tua disponibilità, Henry. Non vorrei essere stata invadente, ti riporterò questi due testi il prima possibile. Non temere, ho selezionato questi che sono i più interessanti», mi ringraziò cortesemente la ragazza dirigendosi verso l'uscita con un sorriso radioso e soddisfatto.

Prima di andare, mi chiese il numero di telefono per chiamarmi non appena avesse finito coi due libri.

«Ci vediamo presto allora», si congedò infine dandomi un veloce bacio sulla guancia, cosa che mi sorprese non poco, ma più per le sensazioni che mi scatenò dentro.

Rimasi a guardarla mentre si avviava verso la sua automobile fino a quando non ci salì sopra e poi tornai dentro casa.

Come mai mi preoccupavo per l'incolumità di quella ragazza, ero disponibile con lei e non avevo neanche pensato minimamente di nutrirmi dal suo invitante collo?

Forse rivedere Faith aveva riacceso la mia umanità sepolta da ormai troppi anni, e l'innocenza, la purezza di Sharon, così come la sua bellezza e la sua determinazione mi ricordavano non Faith, bensì Federica Marchese, l'umana che aveva avuto accesso al mio cuore più di un secolo fa.

Per la prima volta, dopo oltre cento anni, la vampira dai capelli biondo cenere, invece di aver un'influenza negativa su di me, aveva sortito l'esatto contrario.

Tra Faith e Sharon mi importava più dell'umana, non avevo dubbi. Averle viste entrambe in poco tempo mi aveva portato a una profonda riflessione.

Non ci sarebbero state più inutili stragi questa volta, io ero stato una pedina del suo piano contro i Bloodlines e i Firewolf, ma ora Faith sarebbe stata parte del mio.

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