12. Amici o nemici?
San Gimignano, Italia
Aprile 1877
Schivai un fendente, puntai la mano verso il torso del nemico, e strappai il cuore a un Lama Oscura che veniva nella mia direzione brandendo un'ascia. Prima di andare nel bosco decisi di aiutare Roberto a sbarazzarsi di due uomini.
«Come è successo che sei diventato uno di noi?» gli chiesi, dopo aver ultimato il breve scontro con i due incappucciati.
«Mi ero salvato la notte della rivolta e andai a riposarmi in una taverna. Conobbi una donna e mi ubriacai con lei, non ricordo altro, solo di essermi svegliato così. Non l'ho mai più rivista, ma ho conosciuto quella ragazza bionda che mi ha impedito di divenire un mostro come la tua compagnia! Un'assassina senza morale come le ha insegnato il suo amico Nicola!» tuonò Roberto guardando Federica con odio mentre recuperava le forze.
«Ehi, Roberto, sono contento di vederti sano e salvo, ma non esagerare. Se non fosse stato per lei, sarei diventato io un mostro! Avanti, amico, in fondo siamo quello che siamo. Non possiamo fare i moralisti», contestai difendendo Federica.
Il discorso non continuò, il silenzio, per quanto interrotto dai rumori della battaglia, rendeva la tensione tra di noi densa e opprimente.
«E Pietro? Anche lui è...uno di loro?» domandai per cambiare discorso.
Non mi rispose e allora lo voltai di forza, ma non aprì bocca ancora per qualche attimo.
«Ho dovuto ucciderlo...non voglio parlarne», si limitò a dire molto scosso dal turbamento di aver dovuto pronunciare quelle parole.
Era amico di Pietro, così come lo ero io: da ragazzini si era spesso preso cura di noi quando combinavamo qualche marachella o altre cose di dubbio gusto. Era un brav'uomo, ma era fedele a mio padre e sicuramente era uno dei Lama Oscura.
Roberto odiava quello che aveva fatto a Pietro, glielo leggevo nei suoi occhi scuri e nell'espressione contrariata dei lineamenti marcati del suo viso.
Non aggiunsi altro e lo lasciai al suo dolore, come sapevo, avrebbe preferito.
Ci furono lunghi sguardi di sfida tra noi e tra lui e Federica, ma poi fui il primo ad andarmene. Mi incamminai con la mia amata verso il bosco dove, a detta sua, si nascondeva mio padre.
Camminammo a lungo e trovammo una magione a tre piani nel bel mezzo della foresta, sembrava molto antica.
«Aspettami qui, ci penso io», dissi a Federica per poi spiccare un lungo balzo sul balcone del terzo piano. Conoscevo mio padre, sarebbe stato lì, dove avrebbe potuto avere il controllo su tutto.
Mi sbarazzai facilmente dei due uomini che vennero a controllare l'enorme terrazza, e mi trovai faccia a faccia con colui che rappresentava il mio obiettivo, dopo essere entrato in quel che appariva come uno studio.
Una volta dentro, bloccai velocemente la porta della stanza in questione, in modo da evitare noiose interruzioni da parte dei suoi burattini.
«Allora, padre, inizia a parlare. Cosa è successo quella notte a Firenze?» lo minacciai con tono alterato.
«Posso spiegarti, figlio mio. Io e Lorenzo Marchesi siamo a capo dei Lama Oscura da molto tempo. Il padre di Nicola invece era all'oscuro di tutto. Sono tanti anni che combattiamo i vampiri nella nostra città. In quell'occasione sfruttammo come copertura la ribellione dei Nardi e decidemmo di dar loro la caccia per eliminarli definitivamente. Era un piano stabilito già dall'inizio», cominciò a raccontare porgendo le mani avanti in segno di difesa e forse scusa.
Indossava anche lui il completo con cappuccio dei Lama Oscura. I suoi capelli grigi e la sua barba argentea mi ricordavano un uomo che un tempo ammiravo e imitavo. Ora i lineamenti del suo viso erano quasi vaghi e irriconoscibili per me, dopo quello che mi aveva fatto.
«Quindi siete stati voi a far perdere il controllo a Firenze e far in modo che la capitale diventasse Roma?! Quei disordini, gli omicidi ai politici e tutto il resto...solo per questa rivolta?! Per far uscire tutti i vampiri allo scoperto?! Siete un traditore, padre! Avete tramato contro la vostra città per tutti questi anni!» tuonai sbottante di rabbia contro di lui, avvicinandomi minaccioso.
«Aspetta, calmati! L'ho fatto per proteggere tutti, non capisci! Quei mostri uccidevano la gente, dovevano essere fermati! Ora sei uno di loro, questo mi ferisce più della morte stessa», mi confidò poggiandosi contro la parete terrorizzato.
Sentii dei rumori fuori. Sicuramente la bionda e il suo esercito di vampiri erano giunti fin qui.
Presi mio padre per il braccio e lo trascinai verso il terrazzo senza il minimo sforzo. Insieme a lui balzai dalla finestra, lasciandolo poi finire sul prato sottostante. Venne circondato dai vampiri mentre si rialzava malconcio.
Mi misi di fronte a lui; molti dei nostri entrarono nella casa combattendo gli ultimi incappucciati rimasti.
Per i Lama Oscura era davvero finita.
Rimasero con me solo Federica, Roberto e la ragazza bionda.
«Tua madre ti ha donato questo...per proteggerti dal sole e poter vivere normalmente. Prendilo, figliolo», blaterò spaventato mio padre restituendomi l'anello della famiglia Giusti.
Notai che Roberto portava qualcosa di simile.
Mia madre sapeva tutto!
Io non avevo capito l'utilità di quell'oggetto, non ero mai più uscito durante il giorno. Lo accontentai riprendendolo.
Forse voleva fosse uno scambio?
Il gioiello per una vita "normale" in cambio della sua misera esistenza.
«Uccidilo o ci perseguiterà di nuovo!» mi consigliò Federica indicando mio padre.
Esitai e guardai Roberto che scosse la testa. Indossai l'anello al dito e sospirai.
«Fallo! Uccidilo!» ripeté la vampira intanto che mi avvicinavo a lui.
La bionda non fece nessun cenno, mi guardava a braccia conserte come se mi stesse sfidando a farlo.
«Vai, sei libero, padre. Ma se ti rivedrò ti ucciderò», gli promisi fissandolo negli occhi.
«Che diavolo hai fatto?!»mi chiese contrariata Federica mettendomi le mani sul petto e spingendomi appena.
Un Lama Oscura rotolò ai miei piedi e mi strinse la gamba.
«Ti prego, lascia anche a me!» mi supplicò piangendo. Lo osservai e ridacchiai.
«No!» sussurrai semplicemente prima di spezzargli il collo con un calcio secco, mentre sul mio volto si dipinse un ghigno ancora più largo.
Roberto mi spinse, facendomi indietreggiare di qualche passo.
«Che diavolo ti prende?! Si era arreso!» mi ringhiò contro indicando il cadavere.
Intanto notai un altro degli incappucciati che stava fuggendo verso la foresta ormai disarmato, lo afferrai da dietro e gli tolsi il cappuccio. Si trattava una donna spaventata e terrorizzata.
Il mio viso iniziò a trasformarsi e la morsi voracemente sul collo succhiando avidamente il suo nettare rosso per poi lasciarla a terra morente e agonizzante.
Volevo lanciare un messaggio al mio caro amico.
«Questo è quello che siamo, Roberto», gli risposi con la bocca piena di sangue, «mettitelo in testa e vivi senza fare il moralista! Non ci sono regole!»
Gli urlavo in faccia in modo arrogante, spalancando le braccia.
«Questa è colpa sua!» ribatté di rimandò lui indicando Federica, «questa puttana ti ha fatto diventare un assassino!»
Aveva superato il limite.
Non ci vidi più dalla rabbia: mi avventai su di lui placcandolo e buttandolo per terra, per poi colpirlo successivamente con due pugni al volto.
«Sei invidioso perché la tua donna è morta, amico?!» lo provocai con insolenza, mentre lo tenevo per il bavero.
Lui sbraitò di irritazione e si liberò, mettendomi una mano sul viso e facendomi volare contro un albero. Impattai violentemente contro di esso con la schiena e finì con la faccia sull'erba umida.
Dopodiché mi raggiunse, mi voltò e mi inchiodò al tronco percuotendomi con dei poderosi pugni. Mi misi in piedi e mi liberai dalla presa, per farlo poi cadere a mia volta in terra.
Lottammo ancora un po' fino a quando non vidi la bionda togliermi Roberto da sopra, dato che in quel momento era lui ad avere la meglio. Il vampiro non reagì alla presa e abbassò leggermente lo sguardo.
A quel punto mi alzai pulendomi i vestiti e ridacchiai.
«Ti fai comandare da questa bambolina, eh?!»ghignai guardando la ragazza in questione e poi Federica che rise insieme a me.
La donna mi rivolse un sorrisino ironico.
«Stai bene?» chiese a Roberto poggiandogli una mano sulla spalla.
«Oh, hai trovato la fidanzatina?» domandai sarcastico e provocatorio osservandoli con aria beffarda.
La bionda tolse la mano e inclinò la testa di lato, sorridendo.
«E anche se fosse?! Geloso che la mocciosa che hai al tuo fianco non sia all'altezza della ragazza del tuo amico?» ribatté sempre con quel ghigno odioso sulle labbra.
Digrignai i denti mentre Federica si intrometteva nella discussione.
«Ehi, bionda, non sfidare la fortuna, fino ad adesso mi servivi, ma ora potrei farti davvero male», esclamò infastidita andando incontro all'altra vampira.
Non riuscì a pronunciare altro perché poi fu scaraventata contro il muro della magione con una manata sull'addome, lasciandomi a bocca aperta.
«Non sai con chi hai a che fare, bambina. Non immischiarti nei discorsi degli adulti», replicò facendo una smorfia di disgusto. «Adesso è meglio per tutti se la smettete di provocarvi. O farete la sua stessa fine!" concluse riportando l'attenzione su di me, facendo un finto sorriso e sbattendo più volte le ciglia.
Andai da Federica e la aiutai ad alzarsi, per poi baciarla velocemente sulle labbra.
«E così sei una vampira...ecco perché ti sei liberata facilmente da quegli uomini nel vicolo», aggiunsi sorridendo con un angolo nella bocca e scrutandola.
«Beh, grazie per questo salvataggio, anche se mi hai rammollito il migliore amico. Siamo vampiri, uccidiamo e ci nutriamo», precisai infine chiudendo il discorso fissandola negli occhi.
«La parte più difficile del piano per salvarti è stato il dover collaborare con questi due, una stronzetta bionda con le manie da eroina e un vampiro mollaccione senza spina dorsale», esclamò Federica indicandoli con una mano e scuotendo la testa.
La vampira fece un passo avanti, scrutando Federica con i suoi occhi indagatori e sorrise.
«Chiamami un'altra volta stronzetta, mocciosa, e ti farò fare un bel volo dalla finestra», enfatizzò l'eroina guardando torva Federica che ricambiò la sua occhiata e fece una smorfia ma senza replicare stavolta. Si strinse a me mettendomi le braccia attorno ai fianchi.
«Ma almeno ora sei qui con me», e mi diede un bacio maliziosa continuando a puntare il suo sguardo sulla compagna di Roberto.
La vampira, di tutta risposta, alzò gli occhi al cielo e fece un'espressione di disappunto. Poi guardò Roberto e gli diede una pacca sul petto, per poi fargli un cenno con la testa.
«Andiamo, dolcezza», gli disse seria e impeccabile. Lui la osservò confuso.
«Ma non dovevamo...» lasciò la frase in sospeso perché la bionda gli fece segno di zittirsi e sorrise.
«Tutto a suo tempo. Per il momento non c'è più niente per noi qui», concluse avviandosi verso il bosco con Roberto che la seguiva a passo svelto.
Federica slacciò il suo abbraccio per fare dei passi avanti.
«Ma come?! Ve ne andate già?! E io che pensavo che avremmo fatto un'uscita a quattro tenendoci tutti per la manina!» dichiarò Federica con tono sarcastico e facendo un'espressione fintamente dispiaciuta. In risposta mi avvicinai a lei e le passai un braccio attorno alle spalle, ridendo della sua battuta.
Roberto si voltò verso di me lanciandomi un'occhiataccia mentre la vampira bionda si girò completamente per poi sfoggiare uno dei suoi sorrisi ammalianti, ma che trovavo dannatamente irritanti.
«Non sfidare la fortuna, bambina. Potrei ridurti peggio di come sei ridotta adesso», replicò con un tono puramente canzonatorio continuando a sorridere.
Roberto mi lanciò un ultimo sguardo, prima di sparire con la vampira che, nonostante fosse odiosa, mi aveva salvato dalle grinfie dei Lama Oscura, ponendo fine alla loro misteriosa organizzazione.
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