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Chapter 25.↯

"Ritorni tu
E torneranno
Tutte le mie ossa."

23 dicembre 2019 - Milano.

"Sei libero per Natale?"

"Perché?"

"Vorresti trascorrerlo con me, Claudio?"



******

23 dicembre 2014 - Verona

Quello sarebbe stato il loro primo Natale insieme, da quando Mario aveva deciso di metterci un taglio con Roma e essersi trasferito definitivamente a Verona. Non era stato semplice per loro, cambiare vita, riorganizzare gli spazi di casa, rinunciare a tutto le comodità che Mario aveva avuto e con quale era cresciuto, solo per l'unica cosa più importante sulla terra: l'amore.

Amava Claudio, forse glielo diceva poco, forse a volte dava per scontato i suoi sentimenti, ma lui era stato cresciuto così, a non mostrare mai nulla, non avendo mai ricevuto un affetto vero e sincero da parte dei suoi genitori. Aveva chiuso ogni contatto con sua madre e suo padre, di tanto in tanto si sentiva con Davide, ma non erano più i fratelli di una volta. L'unica con cui aveva mantenuto maggior rapporti era la sua sorellina, colei che ne risentiva maggiormente la sua assenza.

Anche i suoi amici a poco a poco era spariti. I messaggi diventarono sempre di meno, le chiamate inesistenti, tutto come se Mario non esistesse più.

Più volte aveva provato a domandarsi cosa sarebbe successo se un giorno lui forse scomparso definitivamente. Forse a Roma non se ne sarebbe accorto più nessuno, forse era così facile cancellare il suo ricordo dalla mente dei suoi amici.

Eppure, non gli importava. Da quando abitava a Verona aveva trovato braccia aperte pronte a stringerlo, una nuova famiglia, amici veri, abitudini che prima non aveva.

Aveva riscoperto il gusto nelle piccole cose, in un caffè al mattino e di una passeggiata all'aperto. Ben presto si reso conto che dei soldi e dei lussi non ne sentiva la mancanza, perché era sempre così, più denaro possiedi, più perdi il senso della realtà, degli affetti sinceri, della felicità.

E lui con Claudio lo era davvero. Felice, intendo. Amava tutto di quel ragazzo, amava svegliarsi con lui alla mattina ed averlo accanto, amava passare le serate insieme sul divano a guardare un film o uscire fuori con quegli amici che adesso non erano solo dell'altro ma erano anche i suoi. E proprio per questi e per tanti altri motivi, voleva rendere quel Natale indimenticabile per l'uomo che amava.

"E se partissimo?" propose proprio quella sera il più piccolo. Avevano appena finito di addobbare il piccolo albero in cucina e avevano passato ore e ore a litigare suoi colori, su quale palline appendere, e sciogliere l'intreccio delle luci.

"Vorresti andare via?" gli domandò Mario, accarezzandogli una guancia. Claudio era diventato piuttosto triste negli ultimi secondi e aveva scosso il capo, cercando di mascherare qualcosa che lo tormentava. "Claudio, ehi" aveva preso il suo volto tra le mani e lo aveva portato vicino al suo. "Dimmi che cosa succede, mi fai preoccupare se non parli e metti su questo musino che riempirei di baci ogni secondo" gli sussurrò dolcemente, dandoglielo davvero quel bacio a fior di labbra. Leggero ma che trasmetteva tutto il suo amore e strappando un nuovo sorriso a Claudio. Amava quando era lui la causa dei suoi sorrisi.

"Quando ero piccolo, amavo le feste. Il Natale era il mio giorno dell'anno preferito. Poi quando i miei genitori ebbero l'incidente, ecco è come se non mi sentissi più in grado di festeggiare. Avevo solo tredici anni, ed ero rimasto completamente solo. La nonna e il nonno cercarono di farmi rivivere il sapore delle feste, ma loro avevano perso un figlio, e io due genitori, così negli anni abbiamo smesso di sforzarci per festeggiare. Da quando sono andato via di casa e neanche loro ci sono più, il Natale mi ricorda solamente tutto ciò che io ho perso. Paolo, gli altri, mi hanno sempre invitato a passare le festività con loro, ma non me la sono mai sentito. È come se questo giorno mi serva per capire chi sono, e il perché il destino è stato così crudele con me. Ma quest'anno ci sei tu.. Ed è tutto diverso." gli sussurrò piano Claudio, e alla fine non era più il solo ad avere il cuore in mille pezzi.

Mario aveva capito. Per Claudio il Natale era una sofferenza, il Natale gli ricordava scene di quotidianità e famiglia ormai a lui lontane. Era rimasto solo su questo mondo. E da un lato pensò che anche lui si sentisse un po' orfano, eppure non faceva nulla affinché i rapporti con i suoi genitori migliorassero. Claudio lo aveva ascoltato tante volte lamentarsi della sua famiglia e solo ora si rendeva conto che forse per l'altro fosse così difficile comprendere la sua situazione. Claudio lo aveva spronato a parlare con i suoi e lui invece aveva sempre negato. E adesso si sentiva così in colpa anche solo col pensiero di averlo ferito lontanamente.

C'è chi darebbe la vita per un solo giorno con la propria mamma e il proprio papà, e poi c'era lui che aveva deciso di perderli per uno sciocco orgoglio.

"Mi dispiace" aveva così semplicemente detto alla fine. "Volevo organizzare per te una bella cena e magari trascorrere la giornata sul divano, ma invece sai che c'è?" gli sorrise, illuminato da una nuova luce. Non potevano rimanere a Verona per le feste, avrebbero finito per piangere e passarle nel peggiore dei modi possibili, e lui non voleva.

Doveva renderli indimenticabili.

Quindi sotto lo sguardo sospettoso di Claudio, che non capiva cosa avesse in mente, si alzò e recuperò il suo telefono. Face un giro di telefonate e quando riuscì ad ottenere ciò che cercava, entusiasta si gettò tra le braccia di Claudio che lo guardava ancora con fare interrogativo.

"Si può sapere cosa hai fatto o devo iniziare a spaventarmi?"

"Niente affatto" gli baciò il naso e si innamorò ancora di più di quel ragazzo. "Solo che hai ragione tu. Quindi.. Abbiamo un volo esattamente tra quattro ore Claudio Sona, il tuo fidanzato ti porta sulla Tour Eiffel"

E da quell'anno, tutti gli anni avrebbero
aggiunto una nuova meta sul loro mappamondo.



*****

23 dicembre 2019 - Milano.

Claudio non riusciva a credere a quello che Mario gli aveva detto appena due minuti prima.

Trascorre il Natale lui, di nuovo come avevano fatto per tre anni da quando stavano insieme, un'usanza che avevano preso insieme, quella di partire pochi giorni prima del 25 dicembre e andare a visitare una città nuova, un luogo dove nessuno dei due era mai stato.

E la stessa cosa avevano fatto durante il periodo delle vacanze di Pasqua e quelle estive. Ogni qualvolta che avevano due giorni liberi, Mario lo portava sempre via da Verona, come se sapesse che quella città rappresentasse per Claudio sia una casa che una trappola. Non riusciva a separarsene.

E poi loro si erano lasciati e lui si era ritrovato a trascorrere i due Natali successivi da solo, in casa, a piangere a chiudere ancora il perché avesse perso anche lui. Perché lo aveva perso.

Gli era stato strappato dalle braccia nello stesso modo in cui gli erano stati tolti i suoi genitori, in una automobile maledetta, durante un giorno di pioggia. Ed entrambe le volte anche lui era sullo stesso abitacolo e ne era rimasto illeso.

Perché Mario era vivo, era vivo anche se in realtà una parte di lui fosse morta, come se il destino crudele gli avesse dato una condanna ancora più difficile da accettare, quella di vedere l'amore della tua vita inerme su un letto di ospedale per essere poi completamente cancellato dalla sua vita. E lo stesso ragazzo che aveva perso, ritrovato, riperso, che non vedeva da due lunghissimi e fottutamente anni, adesso gli chiedeva di passare insieme le feste come per riprendere una vecchia abitudine che loro avevano ma che di certo Mario non ne aveva più memoria.

Restò quindi in silenzio al suono di quella domanda e l'unica cosa che riusciva a pensare era come avesse fatto proprio lui a trovarlo in un locale affollato, il locale del loro primo incontro. E non era una coincidenza, non lo era per niente.

Non sempre il cielo di toglie tutto, a volte può anche regalarti delle possibilità, e questo era per forza uno di quei casi.

"Ho capito, è un no." aveva tirato però conclusione affrettato l'altro, non avendo ottenuto neanche un cenno come risposta. "Tu stai con un altro e io non ho nessuna pretesa a venire da te e riapparire nella tua vita come se nulla fosse." continuò l'altro, col fare nervoso e di chi si sentiva terribilmente ridicolo.

E solo allora Claudio si svegliò dal torpore in cui era caduto.

E aspetta... "un altro?" chiese alzando un sopracciglio.

"Sì, quel ragazzo dai capelli ricci. Ero alla presentazione del tuo libro e l'ho visto" aggiunse, mangiandosi la metà delle parole per l'agitazione.

E Claudio sorrise, perché questo proprio non se lo aspettava. Mario era andato alla presentazione del suo libro, quel pomeriggio era in quella libreria e lui adesso comprendeva il brivido che aveva avuto lungo la schiena quando aveva sentito due occhi fissarlo. Ma poi si era girato e non aveva visto nessuno eccetto per facce anonime e sconosciute che lo stavano ascoltando.

Lo osservò mentre si infilava il cappotto pronto per lasciare il locale, ma lui non glielo permise. "c'eri ma non hai visto tutto."

"Ho visto abbastanza."

"Ah si? E cosa?"

"Ho visto come lo abbracciavi" gli occhi di Mario era fuoco accesso, annebbiato da fastidio al solo ricordo di quello che aveva visto.

"Marco è solo un animo." risponde ridendo stavolta, e facendo innervosire ancora di più l'altro.

"A me sembra di più di un amico."

"È vero. Mi ha aiutato tanto. E per un periodo abbiamo provato ad andare anche oltre l'amicizia ma non ha funzionato. Siamo legati da un sentimento fraterno, nulla di più" gli rispose, guardandolo intensamente degli occhi. Mario deglutì ma sembrava crederci, quando invece che andare via, si avvicinò maggiormente a lui e appoggiò la sua fronte contro quella dell'altro. "E poi non sei rimasto abbastanza per sentire la dedica del libro."

"oh, a qualche altro spasimante lo hai dedicato?" chiede maggiormente infastidito.

"A te, Mario."

E bastarono quelle semplici parole per mettere fine ad ogni dubbio e ad ogni altra paura.

"Tu.. Come-"

"Sei sempre stato con me, Mario. Anche quando non c'eri, cosa ti credi? Che avrei mai potuto dimenticarmi di te?" e questa era una frecciatina bella e buona e lui lo sapeva, ma non era riuscito a frenare le parole. Perché non poteva concepire che Mario davvero pensasse che un altro avrebbe mai potuto prendere il suo posto. Non avrebbe mai potuto mancare meno al suo amore, anche se lo aveva accettato, anche se aveva accettato la fine, anche se aveva chiuso questo amore dentro un vaso di cristallo e congelato il suo cuore. Lo aveva fatto perché aveva aspettato il suo ritorno, ogni giorno. Era andato avanti con questa convinzione che loro non potevano finire così. Lui aveva raccontato di Mario, ogni secondo in quei due anni. Lo aveva fatto nei piccoli gesti, delle canzoni, nel vestire.

"Mi giro ancora per cercarti affianco a me quando sono in giro, Mario o al supermercato. Mi sveglio la notte e guardo la parte vuota del letto e ripenso a quando invece era occupata da te. Ma non posso fartene una colpa, l'ho capito. Ho sbagliato a lasciarti in quel modo a Roma due anni fa ma dovevo farlo per me, dovevo farlo perché mi sono annullato per te. E sono stato male, ho sofferto come un cane, ma poi mi sono rialzato. Non sto più male come prima, ma a te ci penso sempre. Ovunque io vado sarei sempre con me." appoggiò una mano alla sua guancia e la accarezzò lentamente. "non te ne faccio più una colpa, ma se tu adesso, stasera mi dicessi che sei qui perché in questi due anni mi hai pensato anche solo per sbaglio, se sei qui perché vuoi darci una possibilità che mi hai negato due anni fa, se sei qui perché è rimasto ancora qualcosa di sospeso tra di noi, chiedimelo, Mario. Chiedimi di restare, di provarci, ma devi esserne sicuro perché io una chance adesso te la darò senza neanche pensarci ma è l'ultima, è l'ultima volta."

Vide il volto del moro sbiancare ad ogni parola, ma non se ne stava andando, non stava scappando a gambe levate come era solito fare quando si trovava di fronte a queste situazione. No, lo aveva ascoltato e aveva sentito i battiti del suo cuore aumentare e poi i suoi occhi diventare lucidi.

Claudio gli stava dando una vita per scappare e una per restare. Gli stava lasciando la possibilità di andare via ma non tornare mai più, o di rimanere e cercare di capire se c'era ancora qualcosa da poter fare per loro. E Claudio lo sapeva che se il ragazzo avesse risposto di no, gli avesse detto che non era pronto a questo, ne sarebbe uscito di nuovo distrutto, completamente devastato. Ma non gli importava più perché quel ragazzo era davanti a lui ancora.

"Ho prenotato un volo per due. Vuoi venire a Berlino con me?" aveva risposto alla fine e il cuore di Claudio aveva fatto una capriola nel suo petto.

Non si sa come sia successo ma si ritrovarono occhi dentro occhi e non ebbero paura ad azzerare le distanza e ricambiare un bacio che entrambi stavano aspettando.

Così "Sì." disse solamente sulla sua bocca Claudio, e poi ci furono solo labbra.






******

Lo so, vi aspettavate l'epilogo e giuro che la storia doveva terminare così e queste doveva essere il capitolo finale.
Ma la verità è che non riesco ancora a separarmene, è come se non avessi ancora detto tutto di loro. Quindi ho deciso di non lasciare un finale così aperto e regalare alla storia un epilogo diverso.

So che mi aspettavate da un mese e perdonatemi.
Spero di far presto,
Sabry

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