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Capitolo 3

"Eccomi, sono qui!" grido, correndo nel mio ufficio, proprio mentre il mio capo sta per varcarne la soglia. Si starà domandando che fine ho fatto, io, che da quando sono stata assunta alla Williams Publishing, non solo non sono mai arrivata in ritardo, ma sono sempre stata la prima ad arrivare in ufficio.

"Sarah, mi stavo preoccupando."

Harry, il mio capo, mi scruta con aria corrucciata. Non c'è il ben che minimo tono di rimprovero nella sua voce.

Quando arrivai dall'università per uno stage in questa società fu lui la prima persona che conobbi e fu la mia fortuna. Mi prese sotto la sua ala protettrice e mi insegnò tutto quello che so su questo mestiere. Mi volle a lavorare con lui e fece pressione affinché mi assumessero a tempo indeterminato. Mi insegnò prima a diventare una brava editor e poi a coordinare un gruppo di bravi editor. Con lui c'è un feeling speciale; ci accomuna la passione per la lettura e i libri in generale. Con me si è sempre comportato come un padre. Si preoccupa se mangio abbastanza, se dormo bene e se c'è qualcosa che mi preoccupa. Spesso mi invita a passare le domeniche a casa sua con sua moglie. Sono rimasti soli dopo che il figlio è morto giovanissimo in un incidente stradale, e forse avermi intorno colma, per quanto possibile, un po' di quel vuoto che ogni tanto compare nei loro occhi buoni. Harry ha appena compiuto sessantadue anni e di lì a poco andrà in pensione. I colleghi delle risorse umane mi avevano detto che aveva fatto il mio nome per sostituirlo. Lui stesso ha più volte cercato di parlarmi di questo argomento ma io ogni volta avevo svicolato. L'idea di prendere il suo posto non mi piace per nulla. Lui è unico: attento, carismatico, pacato e capace di tirare fuori il meglio dai suoi collaboratori. Impossibile pensare di sostituire una persona così. Certo, l'ultima parola spetta a Mr. Williams, fondatore e Presidente dell'intero gruppo editoriale, ma tutti sanno che lui tiene in grande considerazione il parere di Harry. Dopotutto se questo gruppo è quello che è ora, un po' del merito è anche del mio straordinario capo e questo Ms. Williams lo sa e non manca mai di ricordarlo, anche pubblicamente.  

"Lo so Harry, sono in ritardo, ma ho ricevuto una telefonata importante. Poi, con questa neve, non riuscivo a trovare un taxi, mi dispiace."

"Rilassati Sarah, non c'è problema. Anzi..." continua sporgendosi dalla porta del mio ufficio e alzando il tono della voce tanto quanto basta per farsi sentire da tutti i miei colleghi già operativi nelle loro postazioni "Oggi è un gran giorno ragazzi: abbiamo scoperto che Sarah è umana. Per la prima volta in quanti sono? Cinque anni?" "Veramente sono sei" puntualizzo sapendo già dove vuole andare a parare "Beh, per la prima volta in sei anni Sarah è arrivata in ritardo" continua facendo scattare un fragoroso applauso

"Ma che colleghi simpatici che ho... sono proprio fortunata!"

"Dai Sarah, non prendertela, quando siamo arrivati e non ti abbiamo vista alla tua scrivania, abbiamo pensato ti fosse successo qualcosa. Il tuo assistente stava per chiamare la polizia!" riprende Harry chiudendosi la porta del mio ufficio alle spalle mentre, con passo deciso, si siede di fronte a me.

"No, potete tirare un sospiro di sollievo. Sono sana e salva. Ho solo ricevuto una notizia dall'Italia"

"Qualcosa di bello?"

"Di molto bello: la mia migliore amica si sposa tra quattro settimane e mi ha chiesto di farle da testimone di nozze." Non posso fare a meno di sorridere mentre racconto la notizia ad Harry, sono ancora contagiata dalla felicità di Rebecca.

"Bello! Ti prego, portaci una foto di te vestita da damigella d'onore. Faccio fare una gigantografia dalla tipografia e la appendiamo qui in ufficio, a testimonianza che, almeno una volta nella vita, non ti sei vestita con un taillor nero."

"Stamattina sei stato morso dal serpente della simpatia?" replico con una smorfia " E poi, giusto per essere precisi, in Italia non esistono le damigelle d'onore, ci sono le testimoni di nozze anche per la sposa, e poi, guardami... io sono sempre vestita benissimo: seria e professionale."

"Ahahah, dai Sarah, ogni tanto un vestitino un po' più corto non ti starebbe male."

Giuro, sono basita

"Harry, ma sei impazzito? Poi io, che sono italiana, secondo te, posso abbassarmi a discutere di abbigliamento con un americano? E' una questione di DNA: noi lo stile l'abbiamo nel sangue, come il ballo per i cubani." lo riprendo mentre lui sghignazza senza ritegno.

"Capo, scusa la franchezza, ma ho un milione di cose da fare. Sei entrato nel mio ufficio per una qualche valida ragione o per discutere di moda?"

"In realtà sì, c'è una validissima ragione" ecco, veniamo al sodo

"Se è per la riunione di oggi, volevo rivedere qualcosa prima con te perché..."

"No, aspetta un attimo" mi interrompe "oggi tu non verrai alla riunione settimanale."

"Non verrò?" Come no?

"No, il tuo assistente ti riferirà poi le parti essenziali. Tu oggi sei richiesta ai piani alti."

"Piani alti? Alti quanto?"

La mia faccia doveva aver assunto proprio una strana espressione perché Harry si affretta a darmi le poche informazione che ha a disposizione

"Mr. Williams in persona ha chiesto di parlare con te." Chi? Cosa? Quando?

"E perché?"

"Non chiederlo a me. Non ne so nulla. So solo che ha chiamato la sua segretaria dicendo che il Presidente vuole vederti subito, quindi ora alzati da quella scrivania, dirigiti all'ascensore e sali nel suo ufficio: ti sa aspettando."

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