Capitolo 10
Mi sembra che la testa mi stia per esplodere. Va tutto male... e la situazione non cambia, non c'è equilibrio, non c'è una cosa che vada come voglio io.
Entro nel bagno e mi appoggio a uno dei lavandini. Allento i lacci della felpa e mi sciacquo la faccia, l'acqua gocciola dalla mia fronte. I miei capelli castani cadono a piccoli ciuffi davanti ai miei occhi.
-Via da qui!- sbraito contro due del primo anno.
-Non pensi che i bulletti nei bagni siano passati di moda?- mi sento rispondere.
Mi sollevo di scatto e, suppongo da notizie e racconti, mi riconoscono e finalmente se ne vanno in un borbottio sommesso
Ritorno a stringere il lavandino con le mani, le nocche diventano bianche.
-Ho sentito qualcuno urlare-
-Non è affar tuo, Adams- sibilo.
Gwen Adams. È la troia della scuola, ricava un sacco di soldi grazie ai suoi servizietti nei bagni. Si sistema il trucco davanti allo specchio:- Sicuro? Posso rimediare al tuo sconforto- inizia a giocherellare coi ciondoli dei suoi bracciali dorati.
-Non serve-
-Dai, so che lo vuoi. Da quanto tempo non mhmh?- mi guarda interrogativamente e mi si avvicina.
È la prima volta che ci penso, ma non m'importa.
-Levati- allontano le sue mani dal mio collo che ha iniziato a sfiorare.
-Quanta rabbia repressa- soffia quelle parole contro le mie labbra, mollo i suoi polsi che stavo trattenendo con forza.
-Quanta potenza racchiusa in questo corpo insoddisfatto- continua a parlarmi in modo sporco, faccio un passo indietro. Si sbottona la camicia della divisa.
-Ma che fai!?- le chiedo, consapevole della sua mente malata, ma non fino a questo punto. Non risponde ed entra in uno dei bagni, lasciando la porta socchiusa alle sue spalle. M'immergo in quello sbaglio dopo di lei, che esordisce con:- Allora si può-
-Non ho i soldi con me- sibilo, voglio tornare indietro. Lei nota la mia indecisione.
-Oh caro, non si tratta di soldi. Anch'io non mi sento nel pieno delle gioie, forse potremmo sollevarci il morale a vicenda- sospira.
-Un giocatore di lacrosse così...- comincia a strusciarsi su di me, faccio un passo indietro e la mia schiena sbatte contro la porta che Gwen chiude a chiave. Solleva un ginocchio e lo fa scivolare sino al cavallo dei miei pantaloni, ammicca, di risposta alzo con disprezzo il labbro superiore. Non posso credere che stia cedendo. Non ho mai avuto bisogno di una troia per soddisfarmi. Si abbassa toccandomi l'addome col palmo, la mia mente lotta contro il corpo, ma superficialmente non sono in grado di fermarla. Non riesco ancora a crederci che lo stia facendo.
Si sistema in ginocchio davanti a me. Mi sbottona i pantaloni. Riesco a sentire l'erezione premere contro ai boxer.
Li abbassa, ci indugia con la mano e me lo prende in bocca.
Raccolgo i suoi capelli in un pugno come mi è stato indicato da lei e appoggio l'altra mano alla parete. Si muove ritmicamente avanti e indietro, facendomi mordere il labbro inferiore. Chiudo gli occhi e alzo la testa.
Gemo e penso a Lily, alla nostra prima volta e ai suoi fianchi che si alzavano appena la toccavo. Penso a lei mentre mugugnava qualcosa appena mettevo una mano sotto i suoi leggings. Ai suoi sospiri appena le toccavo l'interno coscia. Penso alla mia mano che si muoveva in modo circolare sotto il suo intimo in pizzo.
-Fanculo- al pensiero delle mie mani sul suo corpo vengo subito.
Gwen si allontana per pulirsi:- Mi pagherai domani- esce dal bagno soddisfatta.
Annuisco assente e richiudo subito la porta. Mi addosso ad essa mentre mi rivesto. Ascolto il mio respiro ritornare regolare.
Tyler una volta mi ha chiesto se avessi mai pensato a Lily in quel modo. Sì, nonostante tutto, i pensieri erotici su Lily non mi mancano. Esco dal bagno e mi sistemo davanti allo specchio. Mi fisso, così intensamente da mettermi in soggezione.
Cosa ho fatto?
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