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𝙞𝙡 𝙨𝙤𝙡𝙚 𝙗𝙖𝙘𝙞𝙖 𝙞 𝙗𝙚𝙡𝙡𝙞

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✍︎︎ 1. prendete la vostra protagonista e aggiungete un pulmino giallo infuocato (mi raccomando badate di scagliarlo violentemente nella ciotola sennò non ha lo stesso sapore)...

Ether Fox conosceva Percy Jackson. Cioè, ovviamente non lo conosceva conosceva, per carità. Non si erano mai parlati in due anni — perché mai uno come Percy Jackson avrebbe dovuto parlare con una come lei? — e ovviamente Percy Jackson non sapeva chi fosse Ether Fox. O meglio, molto probabilmente non se lo ricordava. Si erano conosciuti, due anni prima, e Ether gli aveva parlato in un modo di cui poi con gli anni si era decisamente pentita (cavolo quanto era stata imbarazzante!), ma teniamo conto che quando è ambientata la nostra storia Percy Jackson non aveva la minima idea di chi fosse Ether Fox.

Nessuno al Campo Mezzosangue sapeva chi fosse Ether Fox.

Ma tutti sapevano chi fosse Percy Jackson, e anche Ether lo sapeva. E ovviamente sapeva tutte le imprese che aveva compiuto nei precedenti due anni, tutte le volte che aveva salvato il mondo e tutte le cose stupide, avventate, strampalate e potenzialmente suicide che aveva fatto.

Eppure quando lui, e un altro paio di altri ragazzi popolari abbastanza sciocchi – o abbastanza coraggiosi, come preferivano definirli lì al Campo – da seguirlo nelle sue imprese, quasi la investirono con un pulmino infuocato mentre passeggiava intorno al laghetto delle canoe rimase comunque sorpresa.
All'inizio vide una palla di fuoco, tipo una stella cadente... anzi forse più tipo se fosse precipitato direttamente il sole dal cielo. La mancò di poco e andò a finire dritta dritta nel laghetto. Subito le Naiadi schizzarono fuori, abbandonando le ceste di vimini che stavano intrecciando e corsero via, prendendo Ether a spallate nella fretta.

«Almeno scusa lo potevate chiedere»

Borbottò, non davvero rivolta alle Naiadi. Non avrebbe mai osato parlare loro in quel modo, gli spiriti della natura offesi e arrabbiati le facevano paura, ma le capitava spesso di pensare ad alta voce senza preoccuparsi troppo di chi ci fosse intorno, tanto la gente tendeva a non sentirla. Spostò lo sguardo sulla cosa ma la luce che emetteva era così forte che le girò la testa e dovette sbattere gli occhi più volte per non cadere a faccia avanti (in tal caso, tra l'altro, sarebbe caduta dritta dritta nel lago), quindi si limitò a osservare i danni provocati dall'impatto. L'acqua ribolliva, che se qualcuno ci fosse stato dentro probabilmente a quel punto sarebbe stato bello bello che bollito e le canoe ormeggiate al pontile erano state ribaltate.

«Menomale che avevo rimandato a dopo l'idea di farmi un giro in canoa»

Alcune avevano cominciato a bruciare e un piccolo incendio aveva raggiunto anche Ether e, sciogliendo la neve, aveva dato fuoco alle piante sulla riva e con esse anche all'orlo della gonna lunga di Ether, che sfiorava il terreno.

«La mia gonna preferita»

La sua gonna preferita. La agitò in fretta finché del fuoco non rimase solo (solo si fa per dire, perché ora la sua gonna preferita era rovinata!) un enorme buco nel tessuto verde, circondato da una bruciatura marrone scuro.

«Almeno è in palette con l'outfit»

Si disse lanciando un'occhiata al top di pizzo marrone che indossava sopra.

Poi aggrottò la fronte e si dondolò di lato inclinando la testa per cercare di vedere qualcosa attraverso le fiamme che cominciavano a dissiparsi. Rimase ancora più sorpresa quando vide che la misteriosa stella cadente non era altro che un pulmino laccato di giallo acceso, che ora galleggiava, spento, sulla superficie del laghetto.
Le prime a uscirne furono una serie di dodicenni scombussolate, con i capelli scompigliati ed espressioni contrariate dipinte in volto. Camminarono impettite nell'acqua, cercando di non bagnarsi i pesanti giacconi argentati che indossavano e sistemandosi le faretre sulle spalle.

«Cacciatrici»

Si disse Ether, ed era certa di non essere riuscita a mascherare l'espressione infastidita che le aveva piegato le sopracciglia e le labbra. Per fortuna non aveva mai incontrato le Cacciatrici di Artemide prima di compiere quattordici anni, altrimenti a quel punto sarebbe stata tra loro. Non che sarebbe stato un problema per lei rinunciare all'amore – in ogni caso nella sua vita di amore in quel senso neanche l'ombra, e in cambio dell'immortalità era un bell'affare – ma rimanere una ragazzina delle medie per sempre... quella sì che sarebbe stata una vera tortura.

«Vediamo se abbiamo bollito qualcuno di importante»

Un tipo biondo con gli occhiali da sole aprì lo sportello, affacciandosi dal sedile del passeggero, e poi con un salto riuscì ad atterrare direttamente a riva senza bagnarsi nemmeno la punta dei piedi e senza fare il minimo rumore.

«Apollo?» pensò subito Ether, sempre ad alta voce «Allora quello era effettivamente il sole caduto giù dal cielo»

«In persona»

Nemmeno il tempo di finire la frase, che Apollo era appena dietro di lei e la guardava, la testa sporta al di sopra della sua spalla, e Ether sobbalzò più violentemente di quanto avesse mai fatto in vita sua.

«Che infarto»

«Mi dispiace di averti turbata, bella» sorrise storto «Abbiamo avuto qualche problemino con l'atterraggio... con l'intero viaggio in realtà, ma l'importante è che nessuno si sia fatto niente. Spero che tu non sia rimasta ferita...»

«Sto benissimo, grazie» disse Ether con un sorriso a labbra strette «Anche se non posso dire lo stesso della mia gonna»

Tirò leggermente su il tessuto, mostrando, il buco e Apollo abbassò lo sguardo.

«Accidenti che peccato, era così fashion...» disse senza smettere di sorridere e prese a camminarle intorno, sempre leggero ed elegante «Però beh... il sole bacia i belli, no? Quindi puoi ritenerlo un complimento. Adesso sai con certezza di essere bella... io non bacerei mai una brutta o un brutto»

«Sapevo già di essere bella, grazie»

Borbottò lei.

«Audace. Mi piaci, bella»

«Mi chiamo...»

«Sì, sì, lo so, Ether Fox. Dimentichi che sono il dio della profezia, so i nomi di tutti. Ma preferisco i soprannomi» si girò verso il pulmino «Oh ce l'avete fatta. Tesoro tutto okay?»

Ed eccoli lì.

Grover Underwood, l'unico satiro che era riuscito a tornare vivo dalla ricerca di Pan; Thalia Grace – scesa dal sedile del guidatore, quindi era stata lei a quai-investirla con il carro del Sole – figlia di Zeus, che era morta, diventata un pino, aveva protetto in quella forma il campo per cinque anni, diventandone il simbolo, e poi era resuscitata, appena pochi mesi prima; e in mezzo, come nelle peggiori copertine dei film americani adolescenziali, c'era Percy Jackson, con la sua penna-spada che ancora sbucava dalla tasca dei jeans, probabilmente dopo l'ennesimo combattimento inaspettato, si disse Ether, i capelli in disordine, più lunghi dell'ultima volta che l'aveva visto, e la sua solita espressione semi confusa da sono-il-protagonista-ma-non-me-ne-rendo-conto.

«Ah, se fossi io al suo posto»

Ether alzò le sopracciglia. Con la coda dell'occhio notò che Apollo l'aveva sentita ma lui non disse niente, quindi anche lei fece lo stesso, maledicendo in tutte le lingue che conosceva quel suo brutto vizio di pensare ad altra voce.

«Al suo posto, o li con lui

La sorprese poi Apollo, facendole prendere un altro piccolo infarto. Ether si voltò di scatto , sorpresa dal fatto che la testa del dio fosse di nuovo sporta sopra la sua spalla.

«Cosa?»

Subito indietreggiò e ovviamente inciampò in una pianta per la fretta e cadde, indovinate un po', proprio addosso a Percy Jackson. Non serve che vi dica io che la sua prima onestissima reazione quando riconobbe la sua voce mormorare una confusa imprecazione, fu quella di spalancare gli occhi e andare nel panico. No no, non fu una di quelle cadute dei film o delle fanfiction. Non rovinarono a terra una sopra l'altro, non si misero a ridere per poi smettere rendendosi conto della loro vicinanza e non si guardano intensamente negli occhi, e lei non si tirò su velocemente rendendosi conto della posizione in cui erano. No, semplicemente lei batté con la schiena contro di lui prima di riuscire a riprendere l'equilibrio e lui dovette fare un passo per non cadere.

Ma Ether andò lo stesso nel panico. Perché sì, come Apollo aveva già capito, Ether Fox aveva una cotta per Percy Jackson. Una cotta che andava avanti da quel giorno, nei bagni, quando l'aveva infradiciata dalla cima dei capelli alle unghie dei piedi facendo esplodere i bagni del campo ed era riuscito a chiedere la bocca a Clarisse La Rue rispondendole a tono.

«Oddio, scusa»

Disse subito, sbattendo velocemente le palpebre. Percy si limitò a riservarle un'occhiata vacua, come se lei lo avesse appena svegliato da un bel sogno, e un distratto «Tranquilla, non fa niente»

Fu allora che Ether notò che mancava una persona all'appello. Una persona che non mancava mai nell'allegra compagnia di Percy Jackson: Annabeth Chase, la più piccola Mezzosangue mai arrivata al Campo, la più intelligente dei figli di Atena (e quindi di tutto il Campo), migliore amica di Percy e, secondo Malcolm (un altro figlio di Atena che era amico di un'amica di Ether) anche suo love interest. Ether non la sopportava granché, si ripeteva che era solo per il modo in cui si comportava, un po' da maestrina, un po' come se il Campo fosse suo, e perché ostentava il suo essere diversa e non la solita ragazza che tiene allo stile o la solita bionda stupida, e perché tutti la conoscevano e la rispettavano (guai a non farlo). Ma sotto sotto era anche per quella storia del love interest.

«Wow è così che sono le ninfe?»

Ether abbassò lo sguardo. Al posto di Annabeth c'era una ragazzino sui dieci anni, con i capelli neri e la carnagione olivastra e un mazzo di carte dai disegni particolare che gli usciva per metà dalla tasca del cappotto. Se ne stava attaccato alla gamba di Percy, come i bambini alle gonne delle madri. Ether si costrinse in un sorriso alzando le sopracciglia.

«Lo prenderò come un complimento»

Commentò e il ragazzino subito spalancò gli occhi emozionato.

«Certo che è un complimento!» esclamò tirando fuori una carta dalla tasca «Hanno un sacco di incantesimi fichissimi e i loro attacchi tolgono un sacco di punti-vita»

Le mostrò una serie di numeri che lei non capiva alla base della carta.

«Ehm... Nico, no, lei non è una ninfa» intervenne Percy. Fece un passo avanti e appoggiò una mano sulla spalla del ragazzino. «È una mezzosangue, come noi, vero?»

Ovviamente, come Ether aveva previsto, Percy Jackson non si ricordava di lei. Afferrò con una mano la gonna e fece roteare l'altra davanti al busto mentre si esibiva in un teatrale inchino.

«Ether Fox, figlia di Demetra, lieta di fare la vostra conoscenza» disse «E, hai ragione Nico, le ninfe sono proprio toste. Ti consiglio di non risponder loro mai male e di non farle arrabbiare.»

«Ehm... sì, lei è Ether»

Fece vago Percy. Non era neanche capace a fare finta di conoscerla... Ether roteò mentalmente gli occhi. Era la seconda volta che si incontravano, e la seconda volta che lei doveva presentarsi (Che fine aveva fatto il suo piano di "parlargli tante altre volte" dite? Ma dai, non ditemi che credete davvero che lo avrebbe portato a termine) e Ether si disse che probabilmente ce ne sarebbe stata una terza, perché Percy Jackson le pareva così tanto con la testa tra le nuvole che probabilmente si era scordato il suo nome due secondi dopo averlo detto.

Nico invece era interessatissimo a lei.

«E com'è una ninfa arrabbiata? Perché la tua gonna è bruciata? È stata una ninfa arrabbiata? Ti vesti di verde perché sei figlia di Demetra? E ti sei fatta i capelli dei colori delle volpi perché ti chiami 'Fox' di cognome? Oh oh, ma se sei figlia di Demetra puoi far crescere le piante come vuoi o hai tipo un super-pollice verde? Passi le giornate tipo a fare corone di fiori oppure combatti anche tu come loro?»

«Aiuto»

Fu la sincera reazione di Ether. Ma per fortuna i comuni mortali non avevano lo stesso udito acutissimo di Apollo e né Nico né Percy capirono.

«Eh?»

Fece il ragazzino e Ether sventolò la mano.

«No, niente. Fai tante domande.» sorrise «Che ne dici se ti rispondo mentre facciamo un giro del campo»

«Ehm...» intervenne di nuovo Percy «Dovremmo portarlo da Chirone. E poi dovrebbe vedere il filmato di orientamento e...»

«Tu hai visto quel filmato?»

«No»

«Eppure sei diventato l'eroe del secolo.» alzò le spalle «Credo che anche Nico possa farne a meno, mi sembra che abbiate cose più importanti di cui parlare con Chirone»

Lanciò un'ultima occhiata al furgoncino giallo e ai suoi passeggeri, poi fece un cenno con la testa a Nico, indicandogli il sentiero che portava alle altre parti del Campo.

«Allora, una ninfa arrabbiata fa molta paura, fidati non vuoi sapere davvero com'è; la mia gonna è bruciata perché pochi minuti fa il Sole è caduto a pochi metri da me; no, mi vesto di questo verde in particolare perché la mia stagione cromatica è autunno soft; sì, li ho tinti per quello e perché l'arancione sta bene con il verde ed è in palette; no, non sono capace di coltivare nemmeno una pianta grassa, però conosco tutte le ricette che includono cereali. E, un tempo sì, sapevo fare solo corone di fiori. Ma da un paio d'anni a questa parte mi esercito con la spada.»

«Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa»

Ether era entrata nella Cabina 4, lasciandosi alle spalle la porta aperta, che oscillò un paio di volte battendo piano sullo stipite, prima di fermarsi. Poi si buttò sul letto, abbracciò il cuscino con braccia e gambe, e prese a rotolare dall'entusiasmo.

«Fammi indovinare» Ether si fermò a pancia sotto e appoggiò la guancia sul cuscino, alzando lo sguardo «Al lago ti sei fatta un altro di quei film mentali in cui Percy Jackson ricambia il tuo sguardo»

Come Ether aveva previsto, in cabina non c'era nessuno se non Dotrothea, la sua migliore amica, che se ne stava appoggiata al davanzale, con i capelli biondi raccolti in una coda morbida che le ricadeva su una spalla, le maniche del maglioncino arrotolate, e le mani, come al solito, in qualche vaso, impiastrate di terra.

«No no no no no, Doth. Molto, molto meglio.» spalancò gli occhi, sorridendo, e si alzò di nuovo e iniziò a saltellare per la stanza «Io e lui ci siamo parlati. P a r l a t i. Io e Percy Jackson. Capisci, Doth? Io ho parlato con Percy Jackson. Percy Jackson ha...»

«Parlato con te, sì, sì, ho capito il concetto» Doth si spolverò le mani oltre il davanzale e poi chiuse la finestra «Quindi finalmente ti sei fatta avanti»

«No. Cioè, non proprio» rise nervosa «Diciamo che Thalia Grace mi ha quasi investita con un pulmino volante, il Carro del Sole in realtà, Apollo poi mi ha detto che sono bella e fashion — oh a proposito il Sole ha bruciato la mia gonna, la mia preferita — e mi ha a fatto prendere un paio di infarti e ho sobbalzato così forte che sono caduta e sono andata a sbattere contro Percy Jackson. E gli ho detto "Oddio, scusa" e lui mi ha detto "Tranquilla" ma era così distratto e perso nei suoi pensieri. Credo stesse pensando ad Annabeth Chase, perché lei non era con loro, forse Malcolm ha ragione, si metteranno in sieme prima o poi.»

«Tutto qua? "Oddio, scusa" "Tranquilla"» Doth alzò un sopracciglio mentre scioglieva i capelli e tirava giù le maniche «E scleri così? Ci conviene andare subito se vogliamo trovare posto»

Ether si tirò su e la raggiunse alla porta. L'orologio di vimini che i ragazzi di Demetra avevano appeso alla parete segnava le sette e mezza, e a breve tutti sarebbero stati al padiglione della mensa e loro non volevano essere da meno. In realtà volevano, avrebbero dato qualsiasi cosa per poter consumare i loro pasti per conto loro, in cabina o in riva al lago in santa pace, ma ovviamente ciò non era consentito, e andarsi a stipare al padiglione in mezzo a tutta quella gente era l'unico modo per mangiare. Uscirono e si chiusero la porta alle spalle. 

«No, no, aspetta.» Ether si sedette di fronte a lei, su un letto «Poi un ragazzino, uno nuovo che hanno appena portato, ci ha interrotti perché pensava che io fossi una ninfa e ha cominciato a farmi tantissime domande. E allora io gli ho detto "ehi ti porto a fare un giro del campo", perché volevo dare una mano, insomma, sono arrivati al Campo sul Carro del Sole, la Chase non era con loro, in che è parecchio strano, e ho pensato che dovevano subito andare a parlare con Chirone di quello che era successo e Nico, il ragazzino, non poteva certo andare con loro. Ho pensato 'ehi se li aiuto a toglierselo di mezzo Percy non potrà non ricordarsi di me'. E Percy mi fa, con quella sua adorabile faccetta confusa "dobbiamo portarlo da Chirone e fargli vedere il video di orientamento" e allora io ho messo su quella voce da tipa tosta e tenebrosa e un po' emo e gli ho detto tipo "tu lo hai visto quel video? No. Eppure sei un'eroe fichissimo". Non proprio con queste parole, ovviamente.»

«Uh»

«Ho fatto progressi. Cioè, sono addirittura riuscita a fare la mia aria da tipa tosta.»

«Lo sarebbe se domani non riprendessi a guardarlo da lontano mormorando "Dai vieni qui, chiedimi dove ho comprato questo outfit così favoloso, chiedimi anche solo se ho visto dov'è andata Annabeth o a che ora sono le lezioni di tiro con l'arco"»

«Mi hai sentita?»

«Tutti ti hanno sentita al tavolo. Per fortuna erano gli ultimi giorni e non c'era quasi nessuno»

«Cavolo che imbarazzo. Quindi lo sanno tutti»

«Se cominciassi a pensare dentro la tua testa lo sapremmo solo tu ed io» poi lanciò uno sguardo verso il basso e alzò un sopracciglio, con espressione interrogativa «Perché la tua gonna è bruciata?»

«Te l'ho detto, è stato il carro del Sole»

«Se parlassi più lentamente Foxy...»

«Se pensassi dentro la tua testa, se parlassi più lentamente... Se non ti vado bene come migliore amica trovatene un'altra. E non chiamarmi Foxy»

Era uno stupido soprannome che si era inventata a dieci anni, e da allora andava in giro a obbligare la gente a chiamarla così... aveva passato secoli a trovare un soprannome per 'Ether' (aveva visitato tutti quei siti per future mamme che suggeriscono le liste di nomi più usati nei vari paesi) e alla fine era giunta alla conclusione che era impossibile trovarne uno. Quindi era passata al cognome ed era stata contentissima di trovare un soprannome così figo (solo perché non sapeva che in Italia foxy è la carta igenica). Adesso capite perché era grata di non aver mai incontrato prima le Cacciatrici? Pensate farsi chiamare Foxy per tutta la vita...

«Ma come, ti piaceva tanto. Non volevi essere chiamata in altro modo...»

«Si, quando avevo tredici anni»

«Guarda che era appena due anni fa»

«Beh la gente cambia molto in due anni»

Arrivarono al padiglione della mensa e si strinsero sulle panche del tavolo di Demetra.

«Guarda un po' chi c'è lì...» Doth fece un cenno della testa verso il braciere. Ether si voltò, e vide Percy Jackson che lasciava cadere un po' delle sue patatine fritte nei carboni. «Avete anche gli stessi gusti terribili in fatto di cibo»

«Ehi! Non insultare le patatine fritte. A volte un po' di sano cibo spazzatura fa bene»

«Non credo. E non cambiare argomento. Mi pare che tu non abbia ancora fatto la tua offerta, e mi pare che questo sia il momento giusto, anzi perfetto, per andarla a fare»

«Nononononono» Ether scosse ripetutamente la testa «Non ci pensare nemmeno»

««Sì invece»

«Non posso andare lì così e...»

«Mi sembra di avere un deja'vù...»

«Si, e ti ricordi come è andata a finire l'ultima volta»

«Sì me lo ricordo, e non sarebbe successo se fossi andata da lui subito»

«Sarebbe successo di peggio»

«Che fine hanno fatto i tuoi progrssi?» Doth si alzò , spostando rumorosamente la panca (gli altri ragazzi seduti poco più in là le imprecarono contro), e afferrò Ether per un braccio «Adesso vieni con me»

Le mise in mano il suo piatto e prese il proprio e riprese a trascinarla verso il braciere.

«È inutile, non gli parlerò»

«Hey Doth»

Will Solace arrivò accanto alla sua amica, mettendole un braccio attorno alle spalle. Fece un cenno di saluto anche a Ether, che si limitò ad un sorriso imbarazzato. Conosceva bene più o meno tutti gli amici di Doth, non perché ci avesse parlato, ma perché lei le raccontava sempre tutti i gossip e le cavolate che facevano insieme. E anche perché aveva avuto una cotta per ognuno di loro almeno una volta.

«Will»

«Spero che tu oggi non sia andata ad allenarti con l'arrampicata»

«Oddio, ancora!»

«Sentì, devi aspettare che la tua spalla si riprenda completamente–»

«Se no potresti sviluppare un problema più serio, si si, lo so. Calmati» lanciò un'occhiata verso il tavolo di Efesto e agitò la mano «Ciao, Beck! Dicevi?»

«Dicevo che no, non mi calmo. Se ti fai male ci rimetto io, sei la mia prima paziente e Lee non mi farà più curare i mezzosangue se muori per colpa mia!»

«Lee Fletcher è un idiota. Lui nemmeno è capace a guarire le persone e vuole comandare te?»

«Lee è il capocabina»

«Beh è comunque un idiota»

«Come sei testarda» si allontanò da Doth scuotendo la testa e lanciò un'occhiata a Ether «Perché hai un buco gigante nella gonna?»

«Tuo padre mi ha investita»

«Eh?»

Doth lo scacciò via con una mano, come se fosse una mosca fastidiosa.

«Lascia stare, non sono affari tuoi. Noi abbiamo fame, ciao.»

«Si che lo farai»

Disse decisa a Ether non appena si furono allontanate.

«Eh? No non lo farò»

«Cosa non farai?»

Accanto a Doth comparve Malcolm, quello di cui vi parlavo prima, e Ether dovette trattenersi dal tirare giù tutti gli dei in una sola imprecazione. Adesso capite perché avrebbe tanto voluto non essere costretta a fare tutti i pasti lì? Doth aveva una quantità esorbitante di amici. Will Solace, Charles Beckendorf, Malcolm (come caspiterina fa di cognome Malcolm?) e poi i fratelli Stoll, capocabina di Hermes, un tipo di Afrodite di cui Ether non ricordava mai il nome e il loro fratellastro Fil Jacobs. Tutti tipi abbastanza popolari. E soprattuto tutti ragazzi. Ragazzi per cui Ether aveva avuto una cotta (tranne quello che era suo fratello e Malcom, che le stava parecchio antipatico). Sapete tra un 'Speriamo che Percy Jackson venga a chiedermi a che ora sono le lezioni di tiro con l'arco' e l'altro aveva pensato parecchie volte a quanto fossero simpatici (e sexy) gli amici di Doth, ma erano state cotte ancora più futili di quella per Luke Catsellan perché non aveva mai nemmeno avuto il coraggio di parlarne con la sua amica (era sicura che si sarebbe messa a ridere e avrebbe detto "Ma come fai ad avere una cotta per lui? È solo un idiota!").

«Possibile che oggi nessuno si faccia gli affari propri?»

«Nervosetta stasera, Thea»

«Non chiamarmi così»

«Comunque non mi interessano le vostre chiacchiere da ragzze, sono qui solo per dirti che ci sarà Caccia alla Bandiera Campo vs Cacciatrici, e visto che Annabeth non c'è sono io che mi occupo della straategia. Anche se dubito che potrò fare qualcosa, sicuramente Thalia Grace si metterà a comandare tutto perché è la figlia di Zeus e bla bla bla – Ether scorse il cielo rombare in risposta, oltre i confini magici del Campo – Comunque ci servite voi fiorelline per un lavoretto»

«Okay, parlerò con Katie. Ora addio, Malcolm»

«Come sei simpatica» roteò gli occhi «Oh... ciao Ether, perché hai la gonna bruciata?»

«Perché il Sole bacia i belli»

... aggiungete qualche goccia di Percy Jackson (assicuratevi che sia 'Percy Jackon super confident e carismatico e ancora più figo dopo il glow up' e non più 'Percy dodicenne che non si ricorda i nomi dei personaggi della mitologia') ✍︎︎

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Goodnight!

Siete molto fortunati che io sia una persona previdente e che avessi previsto di non riuscire a scrivere un capitolo a settimana e che quindi non abbia cominciato a pubblicare questa storia prima di avere un paio di capitoli già pronti, perché altrimenti oggi non lo avreste avuto questo capitolo. Penso sia stata la peggior settimana di tutta la mia vita scolastica

𝚡 : Eh ma che ti aspetti stai in quinto.

: TUA MADRE.

( sarei io)

Anyway

Fa freddo. Bello, da una parte, sta arrivando il tempo delle cioccolate calde e dei pile e dei film sotto le coperte, dall'altra settimana prossima vado in Spagna e e devo riempire la valigia di maglioni e felpe x_x

Anyway (si di nuovo)

Questo capitolo aveva tipo 2000 parole

poi mi sono messa a revisionarlo

e ora ne ha 3927.

Evidentemente quando gli dei stavano forgiando le mie abilità letterarie evidentemente avevano finito la bustina di "dono della sintesi" (anche quelle di concentrazione, organizzazione, velocità, pragmatismo, e una serie di altre cose che mi avrebbero reso la vita molto più facile)

Perciò

se vi annoiano i capitoli lunghi

1 che problemi avete. I capitoli lunghi sono la cosa migliore del mondo, non capisco come facciano ad annoiare. Specialmente quando c'è quella ff in corso che ami che aggiorna una volta a settimana e vuoi che il capitolo finisca il più lentamente possibile perché sai che dovrai aspettare un'INTERA SETTIMANA prima del prossimo (spero vivamente che questa sia la ff preferita di qualcuno – broh è solo il secondo capitolo come fa ad essere la preferita di qualcuno, al massimo possono esserne incuriositi – o che in futuro lo sarà)

2 non leggete questa storia

Anyway,

Cosa ne pensate di questo secondo incontro tra Ether e Percy? (Spero solo cose belle perché l'ho riscritto 25 volte). Questo capitolo è tipo il primo che ho scritto, è un po' lo sprazzo di ispirazione che ha dato vita a questa storia

bye

𝓫𝘰𝘴𝘬𝘰 ✍︎︎

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