𝙗𝙖𝙡𝙡𝙖 𝙪𝙣 𝙡𝙚𝙣𝙩𝙤... 𝙢𝙖 𝙣𝙤𝙣 𝙘𝙤𝙣 𝙩𝙚
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✍︎︎ piccola avvertenza: se quanto scritto di seguito vi fa venire il dubbio di aver scelto una pessima ricetta e di aver rovinato in questo modo il vostro pasto, allora andate avanti...
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Quel giorno, alla fine, si era fatta coraggio (costretta da Doth) e aveva parlato con Percy Jackson...
No, scherzo. Non si era fatta coraggio. Ma con Percy Jackson ci aveva parlato. Mentre Doth continuava a provare a spingerla verso di lui, lui si era girato! e non solo, aveva guardato verso di loro e... l'aveva salutata. e questa volta non era rivolto a Grover Underwood, il suo amico satiro, come due anni prima. Stava proprio salutando lei, Ether Fox. E lei stava per avere un infarto. E lui si era avvicinato, le aveva sorriso, e l'aveva ringraziata per l'aiuto con Nico. E poi... poi le aveva detto che si ricordava del loro primo incontro, e che anche lui pensava che lei fosse forte e che i suoi capelli erano fighissimi. Poi Doth li aveva lasciati soli ed Ether non aveva saputo dire se le era infinitamente grata o se voleva ammazzarla.
Lei e Percy Jackson avevano chiacchierato per qualche minuto, si erano salutati per raggiungere i rispettivi tavoli e poi si erano rincontrati al falò e avevano chiacchierato per tutta la sera. Esattamente come Ether aveva desiderato che accadesse per due anni.
La sera dopo c'era stata la Caccia alla bandiera. Campo va Cacciatrici di Artemide. Ovviamente Talia Grace aveva preso il comando della squadra del Campo, e aveva relegato Percy Jackson in difesa. Cosa abbastanza sgradevole per lui che prediligeva l'azione dell'attacco e non amava particolarmente che gli fossero dati ordini. Ma al contrario parecchio piacevole per Ether, dato che una buona parte dei figli di Demetra veniva sempre lasciata nelle retrovie, e anche Ether era lì, a pochi metri dal Pugno di Zeus, dove stavano la bandiera del Campo e Percy Jackson.
E da lì tutto era andato da sé, proprio come Ether aveva tanto desiderato. Il fato aveva fatto tutto al posto suo, e lei non si era dovuta a scomodare a la lanciarsi oltre la sua vergogna e il suo timore. Erano vicini, Percy aveva iniziato una conversazione per ingannare il tempo e Ether aveva semplicemente risposto. Poi Percy aveva fatto una cosa che Ether si aspettava da uno come lui: si era stufato di stare in difesa e aveva deciso di lasciare la sua posizione e di andare a dare una mano in attacco, disobbedendo agli ordini di Talia.
E poi aveva fatto una cosa che invece Ether non si aspettava affatto e che la lasciò di stucco: le chiese di andare con lui. Era stato fantastico. Okay, alla fine per colpa loro la squadra del campo aveva perso (Ether si era sentita molto male quando Talia aveva cominciato a urlare in faccia a lei e Percy), però...
Ether non riusciva a smettere di pensarci con faccia sognante, gli occhi a cuoricino rivolti verso il cielo, un sorriso da cretina e le braccia strette attorno alle sue stesse spalle in un auto-abbraccio.
E poi era successo qualcosa di ancora più inaspettato. Praticamente alcune cacciatrici e alcuni del campo erano partiti per un'impresa per salvare Artemide e Annabeth (a quanto pareva erano state rapite da un certo 'Generale', Ether li sapeva perché Katie Gardner non c'era in quella stagione e nelle riunioni dei capogruppo la sostituiva Miranda Gardiner che, mentre sistemavano insieme le piante della casa 4, raccontava tutto a Doth che raccontava tutto a lei). E Percy era stato lasciato fuori da quest'impresa, ma ci era andato lo stesso.
Ma non era questa la parte inaspettata. Bensì il fatto che Percy, ancora una volta, avesse chiesto a Ether di andare con lui. Una sera Ether tornava dalla sua routine di allenamento serale (routine si fa per dire, dato che aveva iniziato da una settimana e aveva già saltato tre o quattro giorni) e si era imbattuta in Percy e nel suo pegaso, Blackjack, e nemmeno lei sapeva come si era ritrovata a cavallo, le mani strette attorno ai fianchi di Percy, all'inseguimento dell'auto in cui viaggiava il gruppo dell'impresa.
Avevano passato tanto di quel tempo insieme, solo lei e Percy. Avevano creato un legame speciale, Ether si era innamorata sempre di più di lui, e aveva cominciato a sentire nello stomaco il morso crudele della gelosia quando lo sentiva parlare in continuazione di Annabeth e di quello che lei avrebbe fatto e di come dovessero sbrigarsi a salvarla. Alla fine non ce l'aveva fatta più e aveva confessato tutto a Percy.
Non proprio, in realtà.
Lo aveva baciato. E, cosa peggiore, lui aveva ricambiato. Le ore successive erano state strane, perché dovevano far finta di niente davanti agli altri. Percy provava a parlarle, ma Ether gli sfuggiva imbarazzata.
Fino alla festa per la vittoria sull'Olimpo. Le feste sull'Olimpo erano sempre pazzesche, ma quella fu ancora più speciale. Ether se ne stava seduta sulle scale a sorseggiare una Coca-Cola e poi Percy le si era avvicinato. Avrebbe voluto sfuggire ancora ma poi lui le aveva chiesto di ballare e senza aspettare risposta l'aveva trascinata in pista al ritmo di una vecchia canzone rock.
Poi era partito un lento e tutto si era fatto ancora più imbarazzante per Ether. Erano più vicini ora, e ondeggiavano in quel modo colmo di disagio, appoggiati l'uno all'altra, ma senza sapere bene dove mettere le mani, con il tronco e il collo rigido e i piedi incollati a terra. E poi si erano fatto ancora più vicini, guardandosi negli occhi. E si erano baciati.
E vissero tutti felici e contenti.
O almeno, questo è ciò che successe nella testa di Ether. Durante quella settimana aveva passato tutte le serate sdraiata sul letto, con gli occhi fissi in alto e il cuscino stretto tra le braccia, a immaginare come sarebbe stato se fosse partita anche lei per quell'impresa. Cosa sono quelle facce? Oh! Pensavate che le cose precedentemente narrate in questo capitolo fossero davvero accadute? Che Ether fosse davvero partita per l'impresa? Che sciocchi. Non posso trattenere una risata. Davvero pensavate che se avrei bruciato tutta la storia così? Senza raccontarvi tutte quelle scenette shippose, e tutti i dialoghi, e i dettagli, e il pathos... Non posso trattenere nemmeno una smorfia di disgusto. Il giorno in cui racconterò il nascere di una storia d'amore (che è ciò che più apprezzo in una storia romance) riassumendolo in quattro paragrafetti – tra l'altro di una storia d'amore così cringe – mi scomunicherò da sola dalla gilda degli scrittori di fanfiction (e probabilmente non sarò nemmeno io, ma un alieno che mi ha posseduta, perché io il dono della sintesi non ce l'ho).
Comunque alla festa sull'Olimpo Ether ci era andata davvero, ma in quel momento avrebbe preferito non averlo fatto. Le piacevano le feste. Se ne stava nel suo angolino, sorseggiava un drink analcolico o una coca cola, ogni tanto andava a ballare un po' con Doth e per il resto ascoltava i gossip delle persone intorno a lei, le guardava divertirsi e giudicava i loro outfit (con parecchia cattiveria) o si inventava la loro storia.
Anche quella festa le stava piacendo, ma non riusciva a lasciarsi andare completamente. Stava ballando al fianco di Will Solace. Si erano scambiati sorrisi, si erano fatti fare giravolte a vicenda e lui le aveva anche pestato un piede per sbaglio, ed Ether ne era contenta. Will era simpatico, per non dimenticare che era stato uno dei tanti amici di Doth per cui Ether aveva avuto una cotta, ma lei continuava a lanciarsi occhiate intorno alla ricerca di Percy Jackson. Poi era partito un lento e l'unica cosa che era cambiata era che adesso lei e Will se ne stavano uno di fronte all'altra a fissarsi imbarazzati.
Almeno finché non avvistò la testa scura di Percy Jackson con la coda dell'occhio. Subito il suo sguardo scattò attento verso la folla. Poi vide spuntare accanto, vicino, troppo vicino, quella bionda di Annabeth Chase. Mandò giù tutto il rimpianto che le risaliva lo stomaco (per non essersi mai fatta avanti, per non essergli mai andata a parlare...) e sorrise a Will.
«Vado a prendere qualcosa da bere» gli disse «E magari a cercare Doth»
Lui le sorrise a sua volta e la salutò con un cenno. Le disse qualcosa che Ether scelse di ignorare, tanto in ogni caso non avrebbe capito: era mezza sorda quando intorno c'era silenzio, figuriamoci con le orecchie perforate da tutta quella musica.
Ether tirò un sospiro di sollievo quando fui fuori dal campo visivo del figlio di Apollo e si fece largo tra la folla. Raggiunse il tavolo del rinfresco e non ci mise molto a individuare Doth, sapeva che sarebbe stata lì, ad assaggiare tutte le varie bevande alcoliche che c'erano. Una volta Ether le aveva fatto notare che era minorenne e non poteva ancora bere. "Ancora per poco" aveva risposto Doth e Ether: "guarda che siamo in America si diventa maggiorenni a ventun'anni".
«Che palle»
Sbuffò e si appoggiò al tavolo accanto all'amica. Doth alzò lo sguardo e la fissò annoiata.
«Fammi indovinare.» disse, mandando giù un sorso di vino rosso «Percy Jackson»
«Ovviamente sta ballando un lento con Annabeth. Un lento! Chi li balla più i lenti?»
«A quanto pare lui li balla» alzò le spalle «Non con te però»
Ether le lanciò un'occhiataccia.
«Grazie eh»
«Sono solo onesta» posò il bicchiere e le due presero a passeggiare ai margini della folla «Mentre tu ti facevi sogni proibiti su Percy Jackson io ho letto un libro di filosofia. E c'è questo filosofo che dice che essere onesti anche a costo di apparire brutali è meglio che fingersi sempre dolci e gentili»
Ether roteò gli occhi.
«Come vuoi»
Andarono ad appoggiarsi alla scalinata di un tempio.
«Non è giusto»
Sbuffò Ether. Si sedette e si appoggiò coi gomiti sulle ginocchia.
«Sai com'è» Ether le lanciò un'occhiata, gli occhi schiacciati tra le guance a loro volta schiacciate tra i palmi delle mani «Non può sapere che hai una cotta per lui se non glie lo dici. Ed è normale che prima o poi si trovi un'altra.»
«Lo so. Mica sono scema, non serve che mi spieghi le cose come ai bambini. Però è brutto lo stesso.»
«E allora vai a parlarci. Passaci del tempo insieme o che so io. Provaci almeno, poi magari comunque preferisce Annabeth pazienza.»
«Ma io non sono capace»
«Come fai a non essere capace devi solo parlare. Come stai facendo ora con me»
«Non sono capace. Con lui non ci so parlare. Mica posso andare lì e iniziare a parlargli a caso»
«Si invece. Adesso ti insegno io» indico in mezzo alla folla «Guarda è lì. Adesso vai e gli chiedi come è andata l'impresa, come sta, eccetera, e poi così parte la conversazione e diventate amici»
«Ma sta ballando con Annabeth. Mica posso interromperli»
Il valzer che stava suonando si fermò e ripartì la musica da discoteca.
«Giusto in tempo» esclamò Doth «Ora puoi andare»
«No dai. Magari un'altra volta»
«No dai, adesso.»
«Sembri la pubblicità degli assorbenti»
Doth le afferrò un polso
«Ti ci porto io»
«Cosa? No!»
Ma Doth aveva già cominciato a trascinarla verso Percy e Annabeth.
«Ehi Percy, Annabeth»
Ether chiuse gli occhi e si passò una mano sulla fronte, ma perché la sua amica doveva essere così diretta?
«Ciao» disse subito Annabeth, leggermente scocciata «Tu sei l'amica di Malcolm, giusto? Dorothea»
«Doth, per favore, grazie. Comunque sì, sono io» afferrò Ether per la spalla e la spinse in avanti «E lei è Ether, Ether Fox. Sicuramente l'avete vista in giro per Campo»
Percy Jackson fece una faccia che fece pensare a Ether che stesse per dire qualcosa tipo "Ehm... in realtà no, non l'ho mai vista e non so chi sia". Ovviamente non si ricordava di lei, né del loro incontro di appena una settimana prima, come allora non si era ricordato del loro incontro ancora precedente. Ma Annabeth gli tirò una gomitata e lui non lo disse, mise su un sorriso di circostanza e annuì.
«Piacere»
Disse e tese una mano ed Ether ci mise qualche secondo a capire che ce l'aveva con lei.
«Oh, piacere mio»
Non gli strinse la mano, ma afferrò la gonna e si esibì in un inchino teatrale. Era una cosa che faceva sempre, per mantenere un certo personaggio, ma quella volta non le riuscì così bene. Fu veloce e nervoso e per poco non ci inciampò nella gonna. Poi ci fu un silenzio imbarazzante.
«Ehm, okay»
Disse Annabeth. E di nuovo silenzio imbarazzante. E poi lei e Percy Jackson sparirono nella folla con una scusa.
«Mannaggia alle orchidee»
Borbottò Ether.
«Almeno gli hai parlato»
Disse Doth.
«Si, ma non conta. Ho fatto una figuraccia. Ma che importa, infondo. Tanto non si ricorda nemmeno chi sono. Cioè, ci siamo visti la settimana scorsa. Mi ha quasi investita, e poi l'ho pure aiutato con quel ragazzino e non si ricorda di me»
Doth alzò le spalle.
«Sarà colpa dell'ADHD»
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... vi basterà prendere un panetto di immaginazione, stenderlo bene con un matterello e avvolgerci tutto ciò che avete fatto e poi usarlo come accompagnamento alla vera storia ✍︎︎
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Indovinate chi aveva questo capitolo già pronto ma rileggendolo ha pensato 'mh la parte iniziale non mi piace voglio farla più lunga' e ci ha messo tre settimane per fare questa modifica perché se ne dimenticava sempre ?
Se ve li steste chiedendo anche voi: io.
La parte iniziale è come avevo pianificato che sarebbe stata questa storia all'inizio. Poi ho detto "Nah non glie la posso rendere così facile" e ho cambiato tutto.
Un po' brevino come capitolo per i miei standard, lo so e mi dispiace, ma tranquilli non ce ne saranno molti così.
Non è mio solito rileggere i capitoli prima di pubblicarli (cioè sì ma agli errori grammaticali etc non ci faccio caso) perché sono una persona irreparabilmente frettolosa quindi se ci sono errori di qualsiasi tipo avvisatemi che correggo subito.
bye
𝓫𝘰𝘴𝘬𝘰 ✍︎︎
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